Il peso del coraggio. 58° viaggio di solidarietà e speranza in Kenya. Le cinque Santina nel mondo

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.10.2023 – Vik van Brantegem] – Il lungo viaggio di Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami in Kenya sta andando verso la sua conclusione, con il ritorno previsto per l’11 ottobre, dopo aver svolto un programma molto intenso. Quindi, sta per terminare anche questa nostra reportage con i suoi report, che ogni volta ci regalano suspense, commozione e occasioni di riflessione sulla vita che conduciamo noi, come cristiani, nella nostra zona di comfort. È già in programma il suo prossimo 59° Viaggio di Solidarietà e di Speranza in Messico, dal 18 al 28 novembre 2023 (con una possibile sosta in Colombia per il battesimo della quinta Santina, di cui parla oggi nel suo Report).

Dopo la consueta Santa Messa di inizio viaggio, concelebrata domenica 17 settembre nel Santuario Madonna dei Campi di Stezzano, Don Gigi è partito il giorno successivo per il 58° viaggio di solidarietà e di speranza in Kenya. Questo nuovo viaggio è molto impegnativo ed è il più lungo dei 58 compiuti da Don Gigi finora e prevede tra altro l’inaugurazione dalla Fondazione Santina di un sistema di irrigazione dei campi aridi della prigione di Garissa vicino alla Somalia e nella missione di Mpeketoni come abbiamo riferito [QUI].

Dopo aver iniziato il 22 settembre il reportage del 58° viaggio, riportando il Report 58/1 – La bilancia del coraggio [QUI] di Don Gigi, il 26 settembre abbiamo riportato il suo Report 58/2 – Barak [QUI], che sarà il #VoltoDiSperanza N. 44.
Il 29 settembre abbiamo riportato il Report 58/3 – Malanga [QUI], in cui Don Gigi ci ha fatto partecipe delle formidabili consolazioni di questa piccola Fondazione Santina nell’aiutare dei piccoli giganti, come Mary, a riscattarsi dalla loro minorità e povertà, imparando in modo eroico un mestiere.
Il 2 ottobre abbiamo proseguito con il Report 58/4 – Saumu [QUI], il racconto di un triste caso di mutilazione genitale femminile. “Se la storia di Barak era un eroico dolore – conclude Don Gigi -, questo stupido inutile dolore di Saumu mi tormenta di più e solo nello scrivere, nel silenzio e nella preghiera trovo un po’ di pace”.
Il 4 ottobre, con il Report 58/5 – Beyond borders [QUI] Don Gigi ha cercato di contestualizzare come con Jimmy vive questi giorni dalle parti di Mpeketoni e Garissa in Kenya, sulla frontiera con la Somalia, tra paure, disagi ed insicurezze. Il viaggio da Garissa a Mashabaha sembra in set del film “Beyond the Borders”, ma qui la realtà è tristemente vera ed aggressiva, racconta.
Il 6 ottobre abbiamo pubblicato il Report 58/6 – Paradiso terrestre: inaugurazione sistema irrigazione nei campi del carcere di Garissa [QUI], in cui Don Gigi ha raccontato anche di un secondo grande miracolo, meno appariscente ma di grande valore ed è quello che riguarda l’acqua potabile.

Oggi, nel Report 58/7 – Le cinque Santina, dopo una prima parte – che Don Gigi definisce “divagazione”, che ci aiuta a capire in che situazioni da sballo lui scrivo lì in Africa – formula cinque domande: perché a cinque bambine, in Vietnam, in Messico, in Colombia e due in Kenya, è stato dato il nome Santina, il nome di sua madre, morta dopo una malattia con tanta sofferenza?

Report 58/7 – Le cinque Santina

Scrivo con ancora nel cuore lo spavento per la folle corsa in motocicletta dal villaggio in cui mi trovavo a visitare Lucy ed altri bambini fino a Msabaha. Purtroppo, la mia testa è europea e le 9 di sera sono orari regolari. Non qui e soprattutto non nei villaggi dove quando cala il sole e non vi è elettricità, ogni attività sociale finisce. Parlando vicino al fuoco con Lazzaro, Peter, ecc., il tempo passa e arrivano le 11. Salutiamo tutti e con Jimmy ci incamminiamo a piedi sotto la tenuta luce delle stelle, che pallidamente rischiara il sentiero. Ho gli scarponi e attraverso gigantesche pozze di acqua piovuta torrenzialmente nel pomeriggio. Notte fonda, enormi pozze di acqua, un mare di fango.

Lentamente nel cervello stanco e bollito realizzo che tornare al villaggio sarà una impresa. Jimmy mi dice: “Padre, il primo motociclista che passa lo prendi, ci vediamo domani mattina a casa mia”. Camminiamo insieme 10 minuti e finalmente appare una moto. Difficile chiamarla moto un veicolo costruito con diversi e colorati pezzi di ricambio. Ma della moto scassata mi preoccupo di meno, quello che mi mette i brividi è il faro anteriore: al posto di una forte luce sembra un lumicino da cimitero e non parliamo di quello posteriore che è spento.

È tardi, sono stanco e, senza badare troppo, salto in sella. Inizia un casino atomico. Il mio amico motociclista si presenta con uno strano tono di voce: “Ciaoooo, mi chiamo Frederich!” Il tono della voce è altissimo, grida. Al momento non rispondo e lui continua in modo invasato: “Vedi il faro della mia moto è molto debole, ma è così apposta, sembra la luce di un cero ai morti che veneriamo. Io vado in moto sicuro perché sono guidato dai morti! Sì, mi guidano i morti e così sono sicuro”.

Da una forte accelerata e investe in pieno una pozzanghera, la attraversa, la moto scivola, ma fortunatamente non succede nulla. Frederich ancora più esaltato e con una voce altissima mi grida: “Vedi non ci siamo uccisi! Ci hanno protetto”. Si gira, vedo per un secondo i suoi occhi stralunati e sento il puzzo del suo alito: è completamente ubriaco. Grida, canta, chiama gli spiriti! Dentro di me è un incubo. 10 minuti prima non avrei mai pensato di finire in mano ad un idiota di 20 anni ubriaco fradicio e dieci minuti dopo ogni metro mi spaventi, la moto scivola, lui grida, l’ennesima buca. Ad un certo punto perde la strada!

Penso di aver recitato un intero rosario invocando dai miei morti e dal paradiso protezione. Ad un certo punto non ne posso più. Stringo forte con la mano la sua spalla destra e grido: “Stop! Fermati immediatamente!“ Il ragazzo non immaginava la mia reazione e prontamente mi obbedisce. “Scendi dalla moto!” Ci sediamo su un tronco secco: ”Frederich, sei ubriaco, non puoi guidare in questo stato!” Lui mi guarda con gli occhi bianchi che emergono dal buio e proprio come fanno gli ubriachi da euforia passa a depressione: “Ho bevuto troppo Gigi, litri di birra e poi due bicchieri di Kenya cane (una bevanda fatta con canna da zucchero, è alcool puro, un autentico sballo, è veleno). Allo stato pietoso in cui si trova non reagisco. Ho con me una bottiglia di un litro e mezzo di acqua. La tolgo dallo zaino e dico: “Bevila lentamente tutta”. Lui obbedisce. Mentre beve, gli dico di respirare a pieni polmoni. Passano 20 minuti. La bottiglia è vuota. “Guardami negli occhi, ora cerca di trovare la strada, non parlarmi di morti, non gridare e non parlare nemmeno. Ti voglio totalmente concentrato sulla strada e portami fuori da sto fottuto casino!”

Accendo sul cellulare il navigatore. In questo pezzo di terra non c’è segnale, non posso chiamare nessuno e anche se chiamassi, non saprei dire dove siamo. Frederich sale sulla moto in silenzio e guida in modo completamente diverso, non sicuro, ma almeno non furiosamente spericolato e stupido. Giriamo a vuoto per un quarto d’ora e poi finalmente ecco, il sentiero conosciuto. Felici ci fermiamo ed il ragazzo fa la sua pipì. Meno male tutto alcool che se ne va. “Padre ora sto meglio, grazie, possiamo andare!”

Giungiamo a Mshabaha sani e salvi, con solo alcune escoriazioni dai rami contro i quali abbiamo sfregato nella prima parte folla della corsa. “Scusami e grazi padre! Non voglio essere pagato perché mi hai insegnato tanto!” Lo guardo negli occhi e gli metto in tasca duemila scellini, una buona somma di denaro. “Prendi questi soldi e promettimi che domani mattina vai in officina e ti fai montare davanti e dietro sulla moto due luci accecanti!” Sorride e mi dice: “Giuro che domani mattina lo faccio!”

Prima che ho iniziato a scrivere questo report, Frederich è passato al villaggio e orgoglioso mi ha mostrato la sua moto: aveva due fari accecanti come la luce del sole. Ed ora dopo questa divagazione iniziamo il report vero e proprio. Spesso queste divagazioni vi aiutano a capire in che situazioni da sballo scrivo qui in Africa. Sono ben 24 giorni questo viaggio. Devo misurare bene le forze la prossima volta.

Ieri era domenica e sono andato a celebrare la Santa Messa nell’orfanotrofio di Mambrui. Arriva il momento delle preghiere dei fedeli. “Bambini, chi vuole dire a voce alta una sua intenzione di preghiera?” Il primo bimbo prega per la salute.

“Bene, chi vuole dire la seconda?” Lei, senza quattro dentini davanti, ma bella come il sole, alza la sua manina. In orfanotrofio nessuno sa che vi sia una guerra in corso tra Palestinesi ed Israeliani, e vi confesso che neppure io so molto, in questo buco fuori dal mondo. Lei, la meravigliosa bambina senza quattro dentini, alza la manina e dice. “Prego per la Pace!”

«La guerra piace ai politici che non la conoscono. Che votano perché l’Italia invada l’Afghanistan, senza essere in grado di individuarla sulla cartina. La guerra piace a chi ha interessi economici, che se ne sta ben distante dalle guerre. Chi invece la conosce si fa un’idea molto presto. Io che non sono tanto furbo ci ho messo qualche anno per capire che non importa se c’è un’altra guerra. Che sia contro il terrorismo, per la democrazia o i diritti umani. Ogni guerra ha una costante: il 90% delle vittime sono civili, persone che non hanno mai imbracciato un fucile. Che non sanno neanche perché gli arriva in testa una bomba. Le guerre vengono dichiarate dai ricchi e potenti, che poi ci mandano a morire i figli dei poveri» (Gino Strada, Festa della Scienza e Filosofia a Foligno il 26 aprile 2018).

Lei è la mia Santina. La prima Santina, nata il 29 ottobre di ormai sette anni fa. La sua preghiera mi sconvolge per il forte valore profetico. La bimba non sa della guerra eppure prega oggi, domenica 8 ottobre, proprio per la Pace, mentre una furiosa ed inaspettata guerra è iniziata. Guardo Santina e guardo il rosso braccialetto che porto al polso destro con il nome di Everlyne [QUI].

Dopo la Santa Messa la abbraccio forte forte. Ora Santina parla inglese ed è bellissimo che possiamo parlarci. Mostro il braccialetto con il nome della mamma e mi dice di sì con la testa. Le mostro i video di quando era appena nata e sorride divertita. Mi abbraccia affettuosa e timida insieme. Inizio con la prima delle cinque domande, che in questo report formulerò.

Fondazione Santina – La piccola Santina e le piccole cose belle. Programma di adozioni a distanza in Kenya.

1. Perché a questa bimba, figlia di una povera donna malata di AIDS, che ora è morta, è stato dato nome Santina?

Dovete immaginare l’emozione che provo, a chiamare la bimba con il nome di mia madre. Mi vengono i brividi, mi emoziono e vedo rivivere mia madre Santina nel dramma dell’AIDS oggi in Africa. Mia madre certo che è viva: a Gerusalemme ci sono le sue spoglie mortali, ma la sua anima è qui, nel dolore di una bimba orfana per l’AIDS.

In paradiso, come sapete, non vi è né spazio né tempo, e dunque Santina dal meraviglioso giorno della sua morte abita con Dio. Con Dio è presente laddove si soffre, perché lei nella sua vita, soprattutto negli anni della disabilità, non ha fatto altro che soffrire.

Parlando di bimbe con il nome Santina, dobbiamo dal Kenya volare in Messico dove da due prigionieri condannati all’ergastolo, da quella coppia di marito e moglie, è nata una seconda Santina. Ho battezzato anche lei [QUI]. Ed ecco, la seconda delle cinque domande.

Fondazione Santina – Acapulco, Messico. Santina, figlia di due narcos, esce dalla prigione per la prima volta all’età di 2 anni.

2. Perché ad una piccola bimba in un terribile carcere è stato dato il nome Santina?

Forse intravvedete la risposta. Perché mia madre con il dolore che ha sopportato in vita, oggi lenisce il dolore della vita di una mamma e di un papà delinquenti, che hanno voluto chiamare la bimba Santina in onore di mia madre.

Il carcere dove è nata la mia seconda Santina è un luogo spaventoso, perché i cartelli dei narcos nel 2016 fecero una mattanza: 126 persone ammazzate. E così la vecchia Santina del paradiso continua ad insegnarmi ancora di più oggi di quando era in questa vita terrena. Siamo arrivati a due bimbe di nome Santina, giusto?

Adesso prendiamo l’aereo ed andiamo all’altro capo del mondo, a Saigon in Vietnam, sono 12 ore di differenza di fuso orario, esattamente all’altro capo del mondo la distanza Carcere di Las Cruces in Messico e Saigon. E qui una mamma sieropositiva di 16 anni mette alla luce una bimba sana e la chiama San Tina [QUI]! Ecco la mia terza domanda.

Fondazione Santina – A Saigon in Vietnam, Duong San Tina la nostra terza Santina.

3. Perché in un quartiere povero e malfamato di Saigon, da una ragazza minorenne nasce una bimba di nome San Tina?

Ancora una volta quella testona di mia madre decide di rendersi presente a me in Vietnam nella grave piaga dell’AIDS. Insomma, mia madre ha gusti raffinati. Per il momento non è certo gente potente, influente, ricca, ma sono malati, delinquenti, ultimi. Questo tipo di presenza di mia madre ancora oggi più di ieri sembra avvicinarmi ad un libro consunto che porto sempre con me in modo maniacale e si chiama Vangelo.

Dunque, facciamo i conti: una Santina africana, una Santina messicana ed una San Tina vietnamita! Ma mancano ancora due domande. Allora continuiamo. Se vogliamo trovare un’altra bambina di nome Santina, dobbiamo volare da Saigon a Garissa, nuovamente in Kenya, ma in un luogo completamente diverso da quello dove è nata la prima Santina. Dai precedenti report conoscete la città di Garissa. Lo scorso anno, in una cattedrale crivellata di colpi da sparo di Al-Shabaab, in una terra dove il 24 giugno scorso moriva sgozzato Barak, battezzai la mia quarta Santina. Questa piccolina per me contiene una magia per la data in cui è nata: esattamente il 3 maggio 2021. In quel pomeriggio, con il cuore impazzito tornavo a Bergamo per iniziare questa mia nuova vita. Avevo appena lasciato il Vaticano a mezzogiorno e quella bimba nasce proprio a mezzogiorno di quel giorno. in una data magica nasceva la mia Santina, mentre moriva una vita vecchia e stanca di formalità, status simboli, falsi onori e ricchezza, nasceva con la piccola Santina di Garissa la mia nuova passionale, dirompente, entusiasmante vita. Una nuova vita come una carica di dinamite che esplode. Ecco dunque la mia quarta domanda.

Fondazione Santina – In Kenya, due bimbe di nome Santina.

4. Perché in Kenya proprio in una città insicura come Garissa e dove dimostrare la fede significa spesso dare la vita e perché proprio il 3 maggio 2021 a mezzogiorno nasce una bimba di nome Santina?

Forse Santina dal cielo ha voluto rendersi presente a Garissa, perché lì la fede è davvero forte e solo con questa forte fede posso reggere il formidabile taglio con la vita passata. La nascita di Santina a Garissa mi dice di vivere con fede questa nuova vita e mia madre mi propone la famiglia piena di fede e vuota di denaro di Garissa, in cui la mia nuova vita è plasticamente rappresentata dalla quarta Santina.

E così siamo arrivati alla quinta domanda con la quale concludo il report. E qui vi è una sorpresa atomica. E la sorpresa è di alcuni giorni fa. Vi ricordate del libretto Frangelis [QUI] , ambientato in Colombia lo scorso maggio a Bogotà. Vi ricordate che Frangelis [QUI], una piccola prostituta lesbica era incinta di un bimbo? Per proteggere il bambino non ancora nato, la convinsi a tatuarsi il nome del figlio sulla spalla destra. Nel libro si vede bene il tatuaggio che le ho regalato, con scritto Ismael David. Non so perché ma nel malfamato schifoso di Santa Fè mi chiesi: e se si sbaglia? E se fosse una bimba? Pensa se la chiamasse Santina! Mi prese una forte emozione che poi dimenticai.

Nei mesi scorsi, Frangelis mi ha detto che avrebbe partorito nel mese di ottobre. Giunto in Kenya, perdo il senso del tempo e dello spazio. Immaginatevi se penso alla Colombia. È martedì 3 ottobre, sto grattandomi una delle noiosissime punture di micro-zanzare (a proposito, non vi è repellente che tenga, anzi forse è un buon condimento al sangue che bevono), una formica mi si sta arrampicando su dito del piede. Al cellulare sento il suono di un messaggio. È un videomessaggio di Frangelis: mai ne aveva inviato uno. Forse è nato Ismael David? Scarico il Messaggio e la voce della giovane prostituta mi dice: “Padre Gigi, voglio darti una bella notizia e una sorpresa. Non sto aspettando un bambino, ma una bimba dunque non nascerà Ismael David. Ma sei pronto? La mia bambina si chiamerà Santina Emma Yared. Ti piace? E me la battezzerai tu quando vieni”.

Stropiccio gli occhi, sto sognando? Sono in Kenya e mi giunge un messaggio dalla Colombia? Ma è un film? Respiro forte, forte. Ho abbastanza linea, ci provo, la chiamo! Videochiamata. Riesco ad avere la linea e la vedo bella come il sole nello squallore della vita di una prostituta. “Frangelis, ma è vero o è uno scherzo?” Lei scoppia a ridere nei suoi 22 anni e mi dice: “Ho fatto l’ecografia ed è una bambina. Voglio chiamarla con il nome della tua mamma, la sua storia di dolore mi dà una forza incredibile”. Le mando baci, dico di trattarsi bene e di non trascurarsi

Le dico: Frangelis, avviso subito Padre Giorgio. Poi sai che faccio: il 18 novembre devo andare in Messico fino al 28, se non è troppo caro, mentre vado oppure ritorno, faccio scalo a Bogotà per baciare tutt’e due!” “Grazie Gigi, vieni presto a vedere la tua quinta Santina!” La linea cade.

Lascio tutto, e nel silenzio pieno di incanto giungo alle rive dell’oceano indiano. Non vi è nessuno. Mi butto in acqua completamente vestito e faccio 20 bracciate vigorosissime, fino a mancare il respiro. Poi grido con tutta la forza dei miei polmoni: Grazie Dio! Grazie Santina! L’urlo è formidabile, nessuno sulla terra lo sente, ma nel cielo pieno di stelle sono sicuro che gli angeli si sono turati le orecchie e mia madre arrossendo dice a loro: “Scusate, ho un figlio tutto matto!” Con i vestiti zuppi di acqua ritorno per il sentiero al villaggio e lentamente recito il rosario per la quinta Santina colombiana. Dimenticavo, la quinta domanda.

Fondazione Santina – In Colombia nasce una Santina.

5. Perché a Bogotá da una prostituta nasce una quinta Santina?

Ora, la risposta la lascio a voi. Io mi butto in mare. Giuro, questa volta non urlo.

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