Papa Francesco e il cambio di paradigma del pontificato

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.10.2023 – Andrea Gagliarducci] – L’inizio del Sinodo la settimana scorsa ha coinciso con un definitivo cambio di paradigma nel pontificato di Papa Francesco. Dopo dieci anni, avendo quasi completato il passaggio generazionale nel Collegio cardinalizio e nella Curia romana, Papa Francesco è emerso senza maschera, proiettando le sue idee e la sua mentalità. Non ha più bisogno di scendere a compromessi o di trovare un equilibrio. Dice e fa ciò che ritiene giusto senza preoccuparsi delle conseguenze.

I segni di questo cambio di paradigma si erano già resi evidenti con Traditiones custodes e poi con le risposte ai dubia su Amoris laetitia. In quel caso Papa Francesco non ha avuto paura di operare una rottura radicale con quanto fatto in precedenza e con il passato, quasi imponendo la sua visione della Chiesa anche a realtà che magari hanno dato molti frutti. Poi ci fu la decisione di riformare l’Opus Dei, che di fatto abolì l’istituzione delle Prelature personali come le aveva immaginate Papa Giovanni Paolo II e cambiò radicalmente la struttura dell’Opus Dei. E prima ancora, vale la pena ricordare che Praedicate Evangelium, la Costituzione di riforma della Curia, era stata pubblicata all’improvviso, senza preavviso, senza traduzioni, e con una conferenza stampa che solo successivamente ne ha spiegato la portata.

La scorsa settimana, tuttavia, il cambio di paradigma è diventato completo, come dimostrano tre sviluppi che sembrano separati ma che sono invece intimamente collegati:

  1. La risposta ai dubia di cinque cardinali, in rappresentanza dei cinque continenti, su alcune questioni dottrinali emerse di recente.
  2. La risposta ai dubia sollevati dal Cardinale Dominik Duka, Arcivescovo emerito di Praga, sull’applicazione dell’Esortazione Amoris laetitia.
  3. La pubblicazione dell’Esortazione Laudate Deum, che è un aggiornamento di Laudato si.

Le risposte ai dubia sono state scritte dal Cardinale Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, e sottoposte al Papa. Laudate Deum è un testo scritto interamente da Papa Francesco, tanto che l’originale è in spagnolo, e non esiste nemmeno, almeno per ora, la cosiddetta editio typica in latino.

Questi tre sviluppi dimostrano che il Papa non ha più paura di uscire allo scoperto e che intende dire esattamente quello che pensa. In definitiva, la decisione di chiamare a Roma l’amico Fernández è nata anche dal bisogno di aiuto per portare avanti la sua agenda di rinnovamento della Chiesa.

Papa Francesco non aveva mai voluto rispondere alle domande che gli venivano poste su questioni dottrinali, evitando di generare polemiche.

I dubia di quattro cardinali presentati nel 2016, che lamentavano un’applicazione generica, vaga e non unitaria di Amoris laetitia, erano rimasti senza risposta, sospesi mentre si moltiplicavano le interpretazioni dell’Esortazione. Ma è stato lo stesso Papa a dire come interpretare l’Esortazione, rispondendo alle indicazioni dei sacerdoti della zona di Buenos Aires dicendo che quella era «l’unica interpretazione possibile» e chiedendo di inserire la sua lettera e le indicazioni a lui inviate, negli Acta Apostolicae Sedi, la rassegna dei documenti ufficiali della Santa Sede.

Papa Francesco non evita più astutamente di rispondere direttamente, inviando invece segnali. In contrasto con i testi (a volte molto vaghi, se non ideologici) del nuovo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, Papa Francesco afferma una posizione chiara, mostra la sua idea sull’evoluzione della dottrina, mette da parte ogni interpretazione che si discosta dai suoi e anzi ribadisce l’indipendenza dei vescovi nella gestione di alcune situazioni.

Il Papa non si assume la responsabilità di apportare cambiamenti fondamentali in campo dottrinale. Accetta però una retorica che non è né un sì né un no, e rimanda tutto al discernimento personale. Si trattava di un approccio del resto già praticato nelle parrocchie e nelle Chiese locali, valutato caso per caso. Adesso, però, Papa Francesco ha tolto anche un riferimento dottrinale. Il discernimento va fatto nelle situazioni concrete, il che significa che ci sono aperture che, in ultima analisi, toccano anche la dottrina della Chiesa.

Il Papa dice no alla benedizione di ogni forma di unione che non sia un matrimonio tra un uomo e una donna e aperto alla vita, e ribadisce il suo “no” anche alle unioni omosessuali. Ma poi sottolinea che la grazia agisce misteriosamente, per cui una benedizione non può essere negata. Apre quindi la porta alla benedizione delle coppie omosessuali, se i vescovi locali lo ritengono opportuno.

E poi, le risposte ribadiscono che i divorziati risposati, per avere accesso alla comunione, sono chiamati a vivere “da amici” e in “continenza”. Tuttavia, il Cardinal Fernández nota che, in alcuni casi, questa continenza è complessa e bisogna tenerne conto. Insomma, la Riconciliazione non si può negare perché, alla fine, non tutti riescono a vivere una vita pienamente cristiana.

Ciò che colpisce è proprio il senso della vita cristiana. Viene descritto come un ideale, non una vocazione, e un ideale rischia di non essere concreto e non rispondendo ai bisogni di alcuni, se non di molti. Ma questa nozione di ideale – e di misericordia applicata alle difficoltà – mette in qualche modo a rischio la struttura stessa della fede. Alla fine non ci sono più martiri, né eroi, perché è accettato che la vita cristiana non può essere vissuta pienamente.

Il Papa vuole invece che la vocazione cristiana sia vissuta pienamente nell’ambito sociale. Ne è testimonianza l’Esortazione Laudatum Deum, la cui pubblicazione rappresenta il terzo degli eventi degni di nota di questa settimana. Come si relaziona l’Esortazione con le risposte ai dubia? L’Esortazione è il documento più politico di Papa Francesco. Relativamente breve (14 pagine), ribalta l’ordine tradizionale nei documenti cattolici di passare dal generale al particolare.

Per Papa Francesco, però, si parte dal particolare, cioè dai dati ambientali, e poco importa se questi dati provengono principalmente da documenti internazionali spesso contestati che, per loro stessa natura, presentano delle variabili. Il Papa sottolinea invece che questi dati rappresentano la verità e non vanno ignorati. Chi contesta i dati, alla fine, lo fa per ragioni economiche, non scientifiche.

Laudate Deum è l’Esortazione più politica di Papa Francesco, perché non ha più bisogno di nascondersi dietro il quadro della tradizione. Dice direttamente quello che vuole dire, senza filtri. Il Papa sceglie di scrivere un’Esortazione perché, a differenza di un’Enciclica, è un documento più personale. Può anche aggirare i vari dicasteri che verificano la coerenza teologica.

Anche Laudato si è stato un documento politico, nato da una contingenza particolare che voleva influenzare il dibattito. Non era, però, così politico come l’Esortazione (non definita apostolica) Laudate Deum, destinata a tutti gli uomini di buona volontà, che si estende per 60 paragrafi prima di descriverne il fondamento teologico solo dal paragrafo 61 ma impiega 14 paragrafi per puntare il dito a coloro che, anche all’interno della Chiesa cattolica, sono scettici nei confronti del cambiamento climatico.

Pertanto, le risposte ai dubia e all’Esortazione mostrano il definitivo cambio di paradigma di Papa Francesco. Il Papa si è tolto la maschera, non ha più filtri e si sente sicuro di parlare.

Le critiche al Papa vengono subito taciute come opposizione e come attacco al Papa. Voci un po’ diverse da quella del Papa vengono messe a tacere o cadono vittime dell’ideologia, e quando non è il Papa a parlare chiaro, ci sono i “guardiani della rivoluzione” che lavorano sulla narrazione papale, lo difendono in ogni aspetto, e lo proteggono nei media riformulando le sue dichiarazioni.

Attualmente, l’idea è che il pontificato viva da solo, isolato e distaccato dagli altri pontificati e dalla Storia della Chiesa – sebbene sia nella Storia per vari motivi. Non è un caso che i documenti papali citino, nella maggior parte dei casi, documenti dello stesso Papa Francesco, e raramente di qualsiasi Papa precedente, tranne occasionalmente Papa Paolo VI o Papa Giovanni XXIII. I pontificati di Papa Giovanni Paolo II e di Papa Benedetto XVI sembrano quasi una parentesi nella Storia della Chiesa. È perché Papa Francesco è ancorato agli anni Settanta o semplicemente perché ha deciso di procedere diversamente?

Alla fine abbiamo un Papa che risponde e dice quello che pensa, anche se a volte in modo vago. Intanto l’avvio del Sinodo ha aperto il laboratorio della Chiesa del futuro. Sarà una Chiesa a immagine e somiglianza di Papa Francesco?

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato oggi dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

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