Striscia di Gaza e Israele. Restituire la speranza ad una Terra Santa grondante di sangue. La buona politica è al servizio della pace

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.10.2023 – Vik van Brantegem] – In queste ore siamo testimoni impotenti di tanto dolore che avviene tra la Striscia di Gaza e lo Stato di Israele, Terra Santa grondante di sangue. Dopo anni di dolore per il destino del popolo armeno di Artsakh/Nagorno-Karabakh (dall’inizio della guerra dei 44 giorni scatenata il 27 settembre 2020 dall’Azerbajgian contro l’autoproclamata Repubblica di Artsakh fino ad oggi, dopo lo sfollamento forzata dell’intera popolazione a seguito dell’attacco terroristico dell’Azerbajgian del 19 e 20 ottobre), assistiamo al vortice pericoloso della morte e della violenza generato da Hamas nella Striscia di Gaza. Questo non è la soluzione che porta alla pace. Dalla terra verso il cielo sale il terribile dolore provocato dalle tante guerre della Terza Guerra Mondiale “combattuta a pezzi” in varie parti del mondo, che attendono il giorno nuovo della luce e della speranza.

Sia pace! Una pace che gli uomini non sono in grado di costruire a causa dell’opera del Signore della Guerra e che solo il Signore della Pace ci può donare. Che San Michele Arcangelo con le sue Milizie Celeste ricaccia il Male con il Maligno nell’Inferno.

«Proprio là dove gli uomini, nel tentativo di evitare ogni sofferenza, cercano di sottrarsi a tutto ciò che potrebbe significare patimento, là dove vogliono risparmiarsi la fatica e il dolore della verità, dell’amore, del bene, scivolano in una vita vuota, nella quale forse non esiste quasi più il dolore, ma si ha tanto maggiormente l’oscura sensazione della mancanza di senso e della solitudine. Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore» (Papa Benedetto XVI – Spe salvi, 35).

«Vorrei essere a Gerusalemme, ma il Signore mi ha voluto qui». «Il mio cuore ora è in Terra Santa». Lo ha detto il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, OFM, Patriarca latino di Gerusalemme, in Italia per partecipare al Sinodo, ieri 7 ottobre 2023 nell’omelia della Santa Messa di Ringraziamento che ha celebrata nella cattedrale di Sant’Alessandro Martire a Bergamo, la sua diocesi di origine, insieme al Vescovo Francesco Beschi, ai vescovi nativi bergamaschi e ai vescovi lombardi, ai Vicari episcopali e ai Delegati vescovili, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, ai rappresentanti delle comunità ecclesiali territoriali, alle istituzioni, ai gruppi e alle associazioni laicali e a tutti coloro che sono uniti nella preghiera di lode e di invocazione per il suo nuovo ministero.

Varcando la soglia del Duomo, il Cardinal Pizzaballa è passato tra due grandi ulivi, simboli di pace oggi più che mai, a rappresentare due popoli – ha detto Monsignor Beschi nel suo saluto – «il cui destino non può essere di ostilità ma di riconciliazione» in una giornata tanto dolorosa, segnata dall’inizio di un nuovo conflitto tra Israeliani e Palestinesi. Il pensiero e il cuore del Cardinal Pizzaballa sono a Gerusalemme. Lo dice più volte nel corso della solenne Concelebrazione Eucaristica: «Vorrei essere lì. Ma se il Signore mi ha lasciato qui, significa che è qui che devo essere».

«Mi sento un po’ a disagio – esordisce – con tutte queste feste. È stata una giornata molto bella, densa di emozioni, che qualche volta hanno preso il sopravvento. Mi sono detto, calmati, il mondo è già stato salvato, e in questa giornata ricca di gioia ma anche di preoccupazioni, per il conflitto scoppiato in Israele, ho provato a prendere le distanze, a tenere la barra dritta».

Il cardinale francescano biblista torna sulla parabola della vigna, dal Vangelo secondo Matteo (Mt 21,33-43), che è stata proclamata: «La vigna rappresenta il mondo, la Chiesa, e non è di nostra proprietà, noi ne siamo i custodi. Dobbiamo prendercene cura». Nelle Scritture la vigna è la casa d’Israele, spiega: «In Terra Santa, dove è facile passare da un fallimento all’altro, bisogna coltivare la fiducia, continuare a credere nell’altro. Non è semplice, se hai il dolore dentro di te, credere che l’altro possa cambiare. In Medio Oriente le parole giustizia e fiducia sono complicate, eppure proprio lì va coltivata quella follia che ci fa ritenere che con l’altro si possa parlare, dialogare. Oggi più di prima abbiamo bisogno di scommettere sull’altro». Parole significativa, pronunciato dall’uomo che ha dedicato la vita a costruire ponti, sulle orme di Papa Giovanni Paolo II.

Il Cardinal Pizzaballa confessa, con disarmante sincerità, di non aver ancora capito cosa significhi essere cardinale. «Ma lo imparerò strada facendo», assicura citando Mosè («Lo ascolteremo e lo faremo»). Il cardinalato «è un servizio», nel suo significato più profondo, «sarò voce per i più piccoli, quelli che nessuno ascolta, nella consapevolezza che per essere voce bisogna saper ascoltare ma anche orientare, saper dire i sì e i no necessari». Poi l’arrivederci a Gerusalemme, preceduto da una richiesta a tutti i presenti: «Ho bisogno delle vostre preghiere e del vostro sostegno per riuscire a creare fiducia e speranza».

Il Vescovo Beschi, al termine del Sacro Rito ha donato al Cardinal Pizzaballa un’effigie di Sant’Alessandro: «Un segno di solidarietà, simbolo della nostra vicinanza. Noi ti accompagneremo là dove andrai».

Oggi parto da qui, da Bergamo, dal Cardinale bergamasco Pizzaballa per riflettere su cosa sta succedendo nella Striscia di Gaza e in Israele, per poi lasciare la parola nei giorni successivi al Monsignore bergamasco Luigi (Don Gigi) Ginami, in tre articoli con ampi stralci dai report di tre viaggi di solidarietà e speranza che ha compiuto nella Striscia di Gaza:

  1. 6° viaggio di solidarietà e di speranza (28.12.2014-02.01.2015) – 9 ottobre 2023 [QUI]
  2. 8° viaggio di solidarietà e di speranza (18-22.03.2015) – 10 ottobre 2023 [QUI]
  3. 35° viaggio di solidarietà e speranza (28.12.2018-02.01.2019) – 11 ottobre 2023 [QUI]

Questi tre viaggi erano stati preceduti da una prima missione umanitaria dell’Associazione Amici di Santina Zucchinelli Onlus nella Striscia di Gaza, il 21 e 22 ottobre 2014. Quella missione aveva un intento eminentemente spirituale, di condivisione per confortare il dolore delle piccolissime comunità cristiane che vivono nella città di Gaza. A tale fine le mete dell’itinerario erano quattro: la parrocchia cattolica della Sacra Famiglia, la parrocchia ortodossa di San Porfirio di Gaza per rendere omaggio alla sua vita millenaria (fondata nel 407 d.C.), la comunità delle suore Missionarie della Carità e la loro cura dei bambini disabili, l’ospedale luterano di Gaza. La missione umanitaria era composta da Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami, Presidente dell’Associazione; il neuropsichiatra Marco De Murtas e l’imprenditore Caterina Piantoni, membri ordinari dell’Associazione; Giorgio Ferrari, storico corrispondente di guerra di Avvenire. Oltre alla condivisione ed al conforto spirituale, con momenti prolungati di preghiera con le comunità visitate, la Missione aveva come scopo altresì di individuare alcuni piccoli progetti di solidarietà.

In chiusura riportiamo il link agli Instant Book di Don Gigi dopo le sue visite alla Striscia di Gaza.

Dopo l’attacco di Hamas a Israele, il Cardinal Pizzaballa ieri a Bergamo ha detto no alla violenza e ha chiesto di pregare per la pace. Ha espresso i suoi sentimenti di dolore, di condanna della violenza, di grande preoccupazione per quello che è successo e del sentore che ci possa essere un ulteriore aggravarsi della situazione.

Mimmi Muolo ha intervistato il Cardinal Pizzaballa per Avvenire [QUI]:

Che cosa le fa pensare che possa esserci un’escalation?
Innanzitutto l’estensione dell’attacco. E il fatto che ci siano molti Israeliani rapiti, civili anche. Sono elementi decisamente nuovi, tenendo presente anche il contesto di grande sfiducia che c’è. Spero naturalmente di sbagliarmi, ma temo che la situazione si aggraverà ulteriormente. Ci sarà ritorsione contro ritorsione.

Infatti anche le autorità israeliane, Netanyahu in testa, hanno parlato di atto di guerra e non di “semplice” attacco terroristico.
Un’ulteriore conferma, purtroppo, della mia sensazione.

Ma è stato un fulmine a ciel sereno o c’erano segni premonitori?
I territori sono sempre stati un vulcano pronto a esplodere. Penso comunque che almeno da parte di Israele questa situazione nelle sue modalità sia stata una sorpresa.

Che cosa si può fare adesso? È da salutare come un fatto positivo che a eccezione dell’Iran, la comunità internazionale abbia condannato unanimemente l’attacco?
Certamente. Prima di tutto bisogna fermare la violenza e poi fare pressioni diplomatiche per evitare che il gioco delle ritorsioni diventi un ciclo vizioso dal quale è difficile uscire. Quindi cercare di riportare un minimo di ragionevolezza tra le parti. Anche se in questo momento sembra difficile.

Ha avuto modo di sentire il Papa?
Mi sono consultato con la Santa Sede. Il Papa è comunque informato della situazione.

È prevedibile un suo appello all’Angelus?
Naturalmente non posso rispondere per il Papa, ma spero di sì. La sua voce è importante.

Com’è la situazione dei fedeli Cristiani?
La stessa di tutti. La guerra non guarda in faccia a nessuno. Certamente i Cristiani sono una comunità già molto provata e questa situazione senz’altro non aiuta.

A volte si ha sensazione che la maggioranza della popolazione, sia israeliana, sia palestinese voglia fortemente la pace, ma sia quasi tenuta in ostaggio dai gruppi che soffiano sul fuoco della guerra.

Si, la popolazione è stanca di tutto questo, ma è ancora vero che c’è molta sfiducia reciproca. Non basta non volere la guerra. Bisogna impegnarsi in prospettive diverse, se non altro per favorire relazioni di buon vicinato. Anche se questo lo vedo difficile da entrambe le parti.

Qual è l’appello che si sente di rivolgere in questo momento, anche affinché il conflitto non si estenda ad esempio dalla parte del Libano?
Che tutti i leader religiosi si adoperino per calmare la situazione e spegnere gli animi. Che nessuno insomma getti benzina sul fuoco. E auspico la preghiera per la pace. E già oggi faremo in tutte le nostre chiese un’iniziativa in tal senso.

«Seguo con apprensione e dolore quanto sta avvenendo in Israele, dove la violenza è esplosa ancora più ferocemente, provocando centinaia di morti e feriti. Esprimo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime, prego per loro e per tutti coloro che stanno vivendo ore di terrore e di angoscia. Gli attacchi e le armi si fermino, per favore, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta: ogni guerra è una sconfitta! Preghiamo perché ci sia pace in Israele e in Palestina! In questo mese di ottobre, dedicato, oltre che alle missioni, alla preghiera del Rosario, non stanchiamoci di invocare, per l’intercessione di Maria, il dono della pace sui molti Paesi del mondo segnati da guerre e da conflitti» (Papa Francesco – Angelus Domini, 8 ottobre 2023).

I Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme si uniscono in un appello alla pace e alla giustizia in mezzo alla violenza dilagante

La Terra Santa, un luogo sacro per innumerevoli milioni di persone in tutto il mondo, è attualmente impantanata nella violenza e nella sofferenza a causa del prolungato conflitto politico e della deplorevole assenza di giustizia e rispetto dei diritti umani. Noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, abbiamo ripetutamente lanciato appelli sull’importanza di rispettare lo Status Quo storico e giuridico dei santuari santi. In questi tempi difficili, ci riuniamo per alzare la voce in unità, facendo eco al messaggio divino di pace e amore per tutta l’umanità.
Come custodi della fede cristiana, profondamente radicata in Terra Santa, siamo solidali con la popolazione di questa regione, che sta sopportando le conseguenze devastanti dei continui conflitti. La nostra fede, che è fondata sugli insegnamenti di Gesù Cristo, ci obbliga a sostenere la cessazione di tutte le attività violente e militari che arrecano danno ai civili sia Palestinesi che Israeliani.
Condanniamo inequivocabilmente qualsiasi atto che prenda di mira i civili, indipendentemente dalla loro nazionalità, etnia o fede. Tali azioni vanno contro i principi fondamentali dell’umanità e gli insegnamenti di Cristo, che ci ha implorato di «amare il prossimo tuo come te stesso» (Mc 12,31).
È nostra fervente speranza e preghiera che tutte le parti coinvolte prestino ascolto a questo appello per una cessazione immediata della violenza. Imploriamo i leader politici e le autorità a impegnarsi in un dialogo sincero, cercando soluzioni durature che promuovano la giustizia, la pace e la riconciliazione per la popolazione di questa terra, che ha sopportato il peso del conflitto per troppo tempo.
Nella nostra qualità di leader spirituali, tendiamo le nostre mani a tutti coloro che soffrono e preghiamo affinché l’Onnipotente possa concedere conforto agli afflitti, forza agli stanchi e saggezza a coloro che occupano posizioni di autorità. Chiediamo alla comunità internazionale di raddoppiare i suoi sforzi per mediare una pace giusta e duratura in Terra Santa, basata sulla parità di diritti per tutti e sulla legittimità internazionale.
Ricordiamo le parole dell’apostolo Paolo: «Perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace» (1 Cor 14,33). Nello spirito di questo messaggio divino, imploriamo tutti di lavorare instancabilmente per porre fine alla violenza e per instaurare una pace giusta e duratura che permetta alla Terra Santa di essere un faro di speranza, fede e amore per tutti.
Possa la grazia di nostro Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo essere con tutti noi in questi tempi difficili.
I Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme
Gerusalemme, 7 ottobre 2023

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

“Tacciano le armi e si convertano i cuori!”
Dichiarazione
della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana


L’attacco contro Israele e la reazione che ne sta seguendo, con un’escalation inimmaginabile, destano dolore e grande preoccupazione. Esprimiamo vicinanza e solidarietà a tutti coloro che, ancora una volta, soffrono a causa della violenza e vivono nel terrore e nell’angoscia. Chiediamo il pronto rilascio degli ostaggi. Come auspicato da Papa Francesco durante la preghiera dell’Angelus di oggi: “Gli attacchi e le armi si fermino, per favore, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione, ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta: ogni guerra è una sconfitta!”.
Ci appelliamo alla comunità internazionale perché compia ogni sforzo per placare gli animi e avviare finalmente un percorso di stabilità per l’intera regione, nel rispetto dei diritti umani fondamentali. Quella Terra che riconosciamo come Santa merita una pace giusta e duratura, per essere punto di riferimento di “fede, speranza e amore”. Troppo sangue è già stato versato e troppo spesso di innocenti. Alle famiglie delle vittime e ai feriti giunga il nostro conforto. In questo mese, dedicato alla preghiera del Rosario, invitiamo tutte le nostre comunità a pregare per la pace: “Tacciano le armi e si convertano i cuori!”.

Postscriptum

1. Terroristi di Hamas hanno registrato un video con un ragazzino israeliano rapito che tengono in ostaggio a Gaza, lasciando che ragazzini palestinesi locali abusino di lui. Per mantenere vivo il conflitto, vogliono diffondere l’odio alla generazione successiva.

2. Una famiglia israeliana terrorizzata è tenuta in ostaggio dai terroristi di Hamas dopo aver ucciso una sorella 12enne della bambina.

3. La ragazza sul pick-up, seminuda e a testa in giù, sicuramente già morta, mentre i terroristi di Hamas stavano sopra e i passanti le sputavano addosso, era Tedesca, aveva trent’anni e si trovava lì per partecipare al Festival musicale per la pace vicino alla recinzione del confine della Striscia di Gaza. Shani Louk rappresentava tutto ciò che gli islamisti odiano: bellezza, femminilità e libertà. I terroristi di Hamas hanno ucciso questa giovane donna con il pretesto della loro religione mortifera. Possa questa giovane donna riposare in pace. Gli Stati Uniti confermano che diversi cittadini Americani sono stati uccisi e rapiti da Hamas in Israele. Fonti israeliane riferiscono che almeno 250 corpi sono stati ritrovati proprio nel luogo del Festival. La situazione era molto peggiore di quanto si pensasse inizialmente.

4. Ieri sera a Istanbul, il governo turco ha organizzato una celebrazione della vittoria e una manifestazione alla quale hanno partecipato migliaia di sostenitori di Erdoğan per celebrare il massacro di civili Israeliani da parte dei terroristi di Hamas. I partecipanti hanno chiesto all’esercito turco di inviare truppe in Israele per aiutare i terroristi di Hamas.

5. «Quella scatenata ieri non è la guerra tra due Paesi, e tantomeno tra due popoli. L’attacco è venuto da Hamas, un’organizzazione terroristica islamica di estrema destra, sostenuta dall’Iran, il cui obiettivo è la “distruzione di Israele”. L’occupazione dei territori palestinesi da parte dei coloni israeliani è un tema grave, che allontana le possibilità di pace e che interroga la comunità internazionale. La posizione di fronte alla guerra in corso non può però essere ambigua, e ci deve vedere vicini a Israele» (Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo).

Fondazione Santina – Promo Instant Book #VoltiDiSperanza N.10 Fahmi. Conflitto Israele-Palestina.
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Fondazione Santina – Promo Instant book #VoltiDiSperanza N.20 Amina. Striscia di Gaza – Conflitto palestinese.
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Foto di copertina: la N come Nazareno in arabo.

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