ONU e UE non hanno impedito la pulizia etnica dell’Artsakh. Traditi i valori umani la responsabilità di proteggere. Il resto sono storie
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 05.10.2023 – Vik van Brantegem] – «Ieri gli ultimi funzionari, guidati dal Presidente Samvel Shahramanyan, hanno lasciato la Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh per l’Armenia. Secondo le mie fonti, oltre 15 Armeni identificati sono rimasti sotto il dominio azerbajgiano. Il numero totale non può superare i 40, compresi quelli dispersi» (Artak Beglaryan, ex Ministro di Stato e ex Difensore dei Diritti Umani della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh).
Va tenuto presente, che il termine “pulizia etnica” che viene adoperato, non esiste nel senso legale. È solo un modo politico e mediatico per dire genocidio, crimine contro l’umanità, crimine di guerra e aggressione, che sono i termini legali definiti dalle convenzioni pertinenti.

Non è disponibile ancora nessun dato concreto sul numero dei militari dell’esercito di difesa dell’Artsakh uccisi durante l’aggressione terroristica delle forze armate dell’Azerbajgian il 19 e 20 settembre. La quasi totale mancanza di video da parte dell’Azerbajgian che mostrano/sfilano dei prigionieri di guerra dell’Artsakh catturati durante e dopo l’attacco terroristico del 19 e 20 settembre supporta le notizie di loro che hanno combattuto fino all’ultimo uomo in molte posizioni militari dell’esercito di difesa dell’Artsakh. Questo è verosimilmente vero. Le informazioni non ufficiali indicano il numero dei militari dell’Artsakh uccisi a circa 500, in assenza di dati ufficiali che devono ancora essere resi noti. Quasi la totalità delle istituzioni della Repubblica di Artsakh hanno smesso di postare o pubblicare. La maggior parte operava su Facebook, alcune avevano pagine web. Lo Stato di Artsakh è lentamente giunto al termine.

In questa tabella c’è la meticolosa – o meglio, maniacale – cronistoria della pulizia etnica compiuta dal regime genocida azero-turco di Baku. Non è composta da qualche organizzazione armena. Non è distribuita da un’agenzia di stampa filo-armena. È stata fornita in un raptus di masochismo dal capo della macchina di propaganda menzognera di Baku, Hikmet Hajiyev, Consigliere per gli Affari Esteri del Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev. Per una volta, finalmente, dice la verità e nel contempo fornisce la prova del crimine commesso dal suo padrone: prima ti faccio morire di fame, poi ti faccio guerra, poi ti do un po’ di acqua e cibo, quindi ti do il carburante così te ne vai.
A differenza di quella italiana (con pochissime eccezioni), la copertura mediatica francese della pulizia etnica del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian è stata sorprendente. Anche quando danno spazio ai propagandisti azeri, i giornalisti francesi si limitano a interrogarli con domande critiche e a verificare le loro bugie. Davvero un’ottima copertura da parte di tutti i media, in particolare di France 24, BFM Tv e Le Monde. E di conseguenza, in Francia c’è una società ben informata: il pubblico francese dice “mi dispiace per quello che sta succedendo, è disgustoso vedere il comportamento dell’Azerbajgian e la Francia deve fare di più”. La Francia è stata di gran lunga l’alleato più forte per l’Armenia e il Paese che ha sostenuto gli Armeni di più su tutti i fronti: il Presidente Macron attivo nella diplomazia, la mobilitazione dei politici francesi e dei media, l’aiuto medico, umanitario e militare.
L’Azerbajgian ha rifiutato di partecipare all’incontro a cinque, previsto per oggi, 5 ottobre a Granada. Questo incontro avrebbe dovuto coinvolgere Armenia, Azerbajgian, Francia, Germania e Unione Europea. L’Azerbajgian ha sostenuto che questo formato a cinque ha creato un’atmosfera ostile nei loro confronti e ha insistito sulla partecipazione della Turchia. Francia e Germania si sono opposte a questa richiesta, portando Baku alla decisione di ritirarsi dall’incontro.
Aspettatevi di sentire e di leggere: «Gli Stati Uniti e l’Unione Europea sono delusi dal fatto che l’Azerbajgian si sia ritirato da questo incontro e incoraggiano entrambe le parti a tornare al dialogo».
Quindi, dopo che l’Azerbajgian avrà lanciato nuovi attacchi contro l’Armenia, sarà: «Gli Stati Uniti e l’Unione Europea esortano entrambe le parti a cessare l’attività militare e a tornare al dialogo».
«L’ossessione dell’Unione Europea e degli Stati Uniti per un “accordo di pace” tra Armenia e Azerbajgian ha portato a nessun Armeno nel Nagorno-Karabakh, nessuna sicurezza per l’Armenia, un Azerbajgian aggressivo, nessun accordo e nessuna pace. Hanno fallito come mediatori perché hanno ignorato l’intera essenza del conflitto del Nagorno-Karabakh» (Tatevik Hayrapetyan).
Il Presidente della Commissione Europea, Charles Michel, ha detto che la Russia ha tradito gli Armeni dell’Artsakh. L’Azerbajgian continua ad essere un partner affidabile e fornire gas riciclato russo. Mentre la Russia ha davvero tradito il popolo armeno dell’Artsakh, l’Unione Europea ha tradito l’intero sistema di valori su cui sembrava basarsi, trattando Ilham Aliyev, un aggressore e autocrate anti-armeno, come un “partner affidabile” e un “costruttore di pace”.
Il Parlamento Europeo ha discusso una risoluzione comune contro l’Azerbajgian. Nei loro progetti di mozione i gruppi S&D, ALE/Verts, Renew e PPE suggeriscono sanzioni contro l’Azerbajgian. Oggi, giovedì 5 ottobre viene votata una bozza di risoluzione comune.
L’intervento di Massimiliano Salini, Europarlamentare di Fi-Ppe ieri in plenaria a Strasburgo: «È gravissimo il colpevole silenzio dell’Europa e dell’Occidente davanti alla cancellazione di un popolo cristiano dal Nagorno-Karabakh, sradicato con violenza da una terra dove vive da migliaia di anni. La drammatica inadeguatezza di Commissione e Consiglio non può coprire la voce di questo Parlamento, che sta invece denunciando con chiarezza quanto sia inaccettabile quel che è accaduto al popolo armeno, che rappresenta oggi anche la cultura europea: un popolo cristiano perseguitato».
La bozza finale della risoluzione comune, che sarà votata oggi dal Parlamento Europeo, è terminata [QUI]. Il Parlamento Europeo critica duramente la Commissione Europea. Al punto 19 si legge: «Esprime profonda insoddisfazione per il fatto che le segnalazioni periodiche del Parlamento in merito della situazione nel Nagorno-Karabakh e che ci sono stati rischi di un esito catastrofico sono state ignorato dalla Commissione e dal Consiglio; deplora il fatto che l’azione dell’Unione Europea finora non abbia portato ad alcun risultato positivo; chiede che il Servizio Affari Esteri Europeo riconsidera la sua azione nel Caucaso meridionale e sostituisca il personale dedicato; si rammarica della lentezza nella risposta da parte delle istituzioni dell’Unione Europea, con l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e politica di sicurezza rilasciando una dichiarazione solo due giorni dopo che l’Azerbajgian ha lanciato il suo attacco contro il Nagorno-Karabakh».

I media statali dell’Azerbajgian, il 18 aprile 2023 hanno riferito di un’intervista del Presidente dell’Azerbajgian Ilham Aliyev con la televisione azerbagiana nel distretto di Salyan: «I separatisti, che attualmente si inventano nomi fittizi – uno si definisce presidente, un altro ministro, un altro ancora si definisce presidente di qualche parlamento – questo gruppo di clown deve finalmente capire che non può giocare con la nostra pazienza.
Sono sicuro che la maggioranza della popolazione armena che attualmente vive in Karabakh è pronta ad accettare la cittadinanza azera. In poche parole, queste sanguisughe, questi animali predatori non glielo permetteranno. Non lasceranno che queste persone vivano comodamente, dopo averle tenute in ostaggio per 30 anni. Pertanto la mia posizione è questa. Fatelo sentire a tutti, sia ai leader armeni che alle forze che oggi li sostengono. Nessuno può influenzare la nostra volontà. Lo abbiamo dimostrato, sia durante che dopo la guerra. Se necessario, lo dimostreremo nuovamente in qualsiasi forma.
I separatisti dovrebbero capire anche che hanno due opzioni: o vivranno sotto la bandiera dell’Azerbajgian o se ne andranno.
Abbiamo cacciato come cani Serjik Sargsyan, Robert Kocharian e Seyran Ohanyan, le principali figure dei separatisti, dal Karabakh e li abbiamo messi in ginocchio. Sono venuti in Karabakh durante la seconda guerra del Karabakh, presumibilmente per combattere contro di noi. Tutti e tre scapparono dalle nostre terre come conigli. Nessuno di loro può mettere il naso a Khankendi o in qualsiasi altro posto adesso.
Abbiamo ripetutamente affermato che non discuteremo dei nostri affari interni con nessun Paese. Il Karabakh è una nostra questione interna. Gli Armeni che vivono in Karabakh dovrebbero accettare la cittadinanza azera o trovare un altro posto dove vivere. C’è completa libertà in questo, tutti i fondamenti democratici sono stati offerti. Questa questione dovrebbe essere risolta sulla base dei diritti umani».

Rimane confermato il numero di 9 prigionieri politici dell’Artsakh a Baku. Il regime genocida dell’autocrate Ilham Aliyev ha annunciato di aver arrestato gli ex Presidenti della democratica Repubblica di Artsakh, Arkadi Gukasyan (1997 al 2007), Bako Sahakyan (2007 al 2020) e Arayik Harutyunyan (dal 2020 al settembre 2023) nonché l’attuale Presidente dell’Assemblea Nazionale, Davit Ishkhanyan (eletto in agosto 2023).
Inoltre, rimane confermato dalle autorità dell’Azerbajgian che altri 5 cittadini Armeni sono stati sequestrati illegalmente dal Servizio di Sicurezza Nazionale dell’Azerbajgian: Ruben Vardanyan, ex Ministro di Stato; David Babayan, ex Ministro degli Esteri; Tenente Generale Levon Mnatsakanyan, ex Ministro della Difesa e il suo Vice, Tenente Generale Davit Manukyan; Tenente Generale Arshavir Gharamyan, ex Direttore del Servizio di Sicurezza Nazionale.
Tutti loro sono prigionieri politici nelle mani di uno dei più spietati regimi del mondo, con una ricca storia di pogrom, crimini contro l’umanità, crimini di guerra, corruzione e molte altre atrocità di massa. Vengono perseguiti semplicemente per aver protetto il proprio popolo e lottato per l’autodeterminazione. Il resto sono storie. Sputate sulle vostre garanzie di diritti e sicurezza per il popolo dell’Artsakh.
Dichiarazione del Ministero degli Esteri della Repubblica di Armenia
4 ottobre 2023
«Condanniamo fermamente gli arresti da parte dell’Azerbajgian dei leader del Nagorno-Karabakh Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan, Arayik Harutyunyan, Davit Ishkhanyan, Ruben Vardanyan e altri.
Nonostante il dialogo con i rappresentanti del Nagorno-Karabakh, le dichiarazioni degli alti funzionari dell’Azerbajgian sulla volontà di rispettare e proteggere i diritti degli Armeni, di non ostacolare il loro ritorno nel Nagorno-Karabakh e sull’instaurazione della pace nella regione, le forze dell’ordine dell’Azerbajgian continuano gli arresti arbitrari.
La Repubblica di Armenia ha ripetutamente espresso, anche all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 23 settembre, la necessità di garantire l’esclusione di tali azioni. Il 28 settembre, la Repubblica di Armenia ha già presentato ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia affinché applichi una misura provvisoria nel caso dell’Armenia contro l’Azerbajgian ai sensi della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (ICERD), chiedendo all’Azerbajgian di astenersi da azioni punitive contro l’attuale o precedente leadership o i militari del Nagorno Karabakh.
La Repubblica di Armenia adotterà tutte le misure possibili per proteggere i diritti dei rappresentanti del Nagorno-Karabakh illegalmente detenuti, anche nei tribunali internazionali.
Chiediamo inoltre ai partner internazionali di essere coerenti in tutti i loro messaggi e appelli rivolti all’Azerbajgian sulla protezione dei diritti e della sicurezza del popolo del Nagorno-Karabakh e di affrontare la questione sia a livello bilaterale con l’Azerbajgian che su varie piattaforme internazionali».
«Alla luce delle precedenti attività di questo separatista, l’Azerbajgian dovrebbe avviare le necessarie procedure legali e perseguire attivamente l’estradizione di Artak Beglaryan a Baku per un potenziale procedimento penale. Mi auguro che venga subito inserito nella lista dei ricercati dell’Interpol. La riconciliazione rimane sfuggente senza la dovuta responsabilità. Si ritiene che coloro che hanno sostenuto il separatismo abbiano commesso atti criminali e devono essere consegnati alla giustizia in conformità con la legge» (Rahman Haji).
«Chiede l’estradizione di un attivista per i diritti umani ed ex Difensore per i Diritti Umani dell’Artsakh, mentre l’ex Difensore per i Diritti Umani dell’Azerbajgian ha dichiarato che il soldato dell’Azerbajgian, Ramil Safarov, che ha decapitato un soldato armeno in Ungheria, “dovrebbe diventare un esempio di patriottismo per i giovani dell’Azerbajgian”» (Artak Beglaryan).
Dopo aver preso la dose del mattina, Ali Alizada, il clown che fa da Ambasciatore dell’Azerbajgian in Iran, ha postato su Twitter: «La giornata è iniziata con una buona notizia, ieri sera tutti questi criminali, leader separatisti armeni, sono stati arrestati e portati a Baku. Questi sono 3 criminali che sono tra i criminali armeni più crudeli le cui mani sono intrise del sangue di innocenti azeri. Dovrebbero essere consegnati alla giustizia e puniti severamente».
«L’Azerbajgian si sta vendicando degli ex leader politici e militari del Nagorno-Karabakh arrestandoli e trasferendoli a Baku. Fonti ufficiali azerbajgiane riferiscono che gli ex Presidenti dell’Artsakh, Arayik Harutyunyan, Arkadi Ghukasyan e Bako Sahakyan, insieme al Presidente dell’Assemblea Nazionale, Davit Ishkhanyan, sono stati trasferiti a Baku.
Il Ministro di Stato dell’Artsakh, Artur Harutyunyan, il Direttore del Servizio di Sicurezza Nazionale, Ararat Melkumyan, il Ministro degli Interni, Karen Sargsyan e il Capo dello Staff presidenziale sono arrivati avantieri in Armenia attraverso il checkpoint azerbajgiano. Quando queste persone partirono per il Corridoio di Lachin, gli ex Presidenti erano ancora a Stepanakert.
In generale, non è possibile stabilire contatti con chi è in Nagorno-Karabakh perché Karabakh Telecom non opera più, ma Azertelecom sì.
L’Azerbaigian ha anche arrestato l’ex Ministro di Stato, Ruben Vardanyan, l’ex Ministro degli Esteri, Davit Babayan, l’ex Comandante dell’esercito di difesa, Levon Mnatsakanyan e l’ex Vice Comandante, Davit Manukyan.
Esistono varie versioni su come gli ex Presidenti sarebbero potuti finire nelle mani dei servizi speciali azeri. È possibile che il loro nascondiglio sia stato scoperto da qualcuno che ne sapeva qualcosa. Potrebbe essere coinvolto Sargis Galstyan, che in precedenza ha ricoperto posizioni di rilievo nel sistema politico e di sicurezza del Nagorno-Karabakh ed è stato nominato nella squadra di Stepanakert dal governo Aliyev. Sargis Galstyan ha legami di padrino-figlioccio con Bako Sahakyan. In altre parole, Sargis Galstyan potrebbe essere stato a conoscenza dell’ubicazione dei nascondigli segreti e dei bunker e potrebbe aver informato l’Azerbajgian. Potrebbe anche aver abusato della fiducia di Bako Sahakyan e Arkady Ghukasyan, aver appreso la loro posizione e trasmesso i dati all’Azerbajgian.
Sargis Galstyan ha lavorato anche nel Servizio di Sicurezza Nazionale del Nagorno-Karabakh. Il giornalista armeno Tatul Hakobyan ha riferito che Sargis Galstyan ha iniziato a costruire un’amicizia con Bako Sahakyan quando Bako Sahakyan era il Direttore del Servizio di Sicurezza Nazionale dell’Artsakh dal 2001 al 2007. Sargis Galstyan aveva buoni rapporti anche con Samvel Shahramanyan, che firmò il decreto di scioglimento della Repubblica di Nagorno-Karabakh. Dopo le elezioni del 2020, Samvel Shahramanyan è stato nominato Ministro del patriottismo militare dell’Artsakh e Sargis Galstyan è diventato il Capo dello Staff del Ministero. Sargis Galstyan è stato Vice Capo di Gabinetto del Ministero dell’Istruzione del Nagorno-Karabakh e, in precedenza, funzionario del governo della regione di Shushi e Direttore dell’hotel Shushi Plaza. Il giornalista Tatul Hakobyan ha riferito che Sargis Galstyan è stato contattato ieri dai suoi parenti da Yerevan che si sono trasferiti qui. Ha dichiarato esplicitamente di essere a Khankendi e di servire l’Azerbajgian contro Nikol (il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan). Hakobyan nota che Galstyan chiama Nikol Pashinyan Effendi nei post precedenti sulla sua pagina Facebook. C’è una manifestazione dolorosa nel discorso politico armeno quando si vuole insultare qualcuno; lo chiamano Turco o Effendi, cosa che ritengo riprovevole. È una manifestazione fascista.
È interessante notare che una persona che ricopriva una posizione di leadership in un ministero con un nome così patriottico come Ministero del patriottismo militare ha iniziato a fornire servizi all’Azerbajgian. Ha ricoperto anche una posizione di rilievo nel Servizio di Sicurezza Nazionale del Nagorno-Karabakh. Non c’è dubbio che i servizi speciali dell’Azerbajgian abbiano reclutato quest’uomo decenni fa.
Ha informato i suoi parenti che ha iniziato a servire l’Azerbajgian. Come segno dell’affidabilità di questo servizio, Sargis Galstyan avrebbe potuto rivelare all’Azerbajgian dove si trovavano gli ex leader. Non credo che sia possibile condurre un’indagine in un giorno e scoprire questa circostanza. Tuttavia, quando una persona inizia a servire lo Stato che ha sottoposto il suo popolo alla pulizia etnica, ci si aspetta di tutto da lui, soprattutto quando una volta gli veniva data fiducia e veniva nominato a posizioni elevate nella sfera politica e della sicurezza.
Mesi fa, gli USA hanno accolto con favore il discorso di Aliyev che dichiarava l’amnistia. Speriamo che oggi l’Azerbajgian ascolti le parole degli Stati Uniti e mostri compassione verso le persone detenute» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
«Ho avuto una chiamata con il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, e l’ho ringraziato per la significativa assistenza umanitaria dell’Azerbajgian, in particolare nel settore energetico con l’avvicinarsi dell’inverno. Abbiamo riaffermato il nostro impegno nei confronti dei principi di sovranità e integrità territoriale degli Stati. Abbiamo anche discusso della sicurezza regionale, delle sfide attuali e dei formati di interazione» (Volodymyr Zelenskyj).
Quindi, il Zelenskyj dell’Ucraina ha avuto una conversazione telefonica con l’Aliyev dell’Azerbajgian. Va notata innanzitutto la tempistica di questa chiamata telefonica, subito dopo la conclusione della pulizia etnica dell’Artsakh. Non solo l’Azerbajgian continua ad occupare parte del territorio sovrano armeno, ma sta tentando di rivendicarne ancora di più attraverso le sue rivendicazioni di “Zangezur” (regione di Syunik dell’Armenia) e di “Azerbajgian occidentale” (l’intera Armenia, con la capitale Yerevan, chiamata “Irevan”). Inoltre, l’Azerbajgian è un alleato russo e ha firmato con la Russia un’alleanza due giorni prima dell’inizio della guerra della Russia in Ucraina. Infine, l’Azerbajgian ricicla gas russo per riscaldare gli Ucraini in inverno.
«Papa Francesco, visitando nel 2016 l’Armenia, il primo Stato cristiano, lei ha parlato molto bene di questo antico focolare culturale. Ma lei ha abbandonato la stessa Armenia mentre veniva sottoposta al genocidio. Non ha condannato il crimine secondo regole giuste, universali e cristiane!» (Liana Margaryan).

«Lusine, madre di sei figli, è stata sfollata con la forza da Hadrut durante la guerra del 2020, ma dopo la guerra è tornata in un’altra parte dell’Artsakh per vivere in un ostello nella sua terra natale. E ora stanno cercando di convincerci che abbiamo “lasciato volontariamente” la nostra patria» (Siranush Sargsyan).
«”L’intera popolazione ha lasciato il Nagorno-Karabakh”. Essendo uno di loro, ancora non riesco a capire cosa sia successo, cosa posso aspettarmi dagli altri?» (Marut Vanyan).
«“Il pane ci sarà dopo due ore”. Stavo cercando di comprare un pane al supermercato di Yerevan. Quando piove, diluvia…» (Marut Vanyan).

La Coca Cola è più vecchia dell’Azerbajgian. L’Artsakh ha più di 3.000 anni. L’Azerbajgian non esisterà in eternità. L’Artsakh vivrà.
C’è qualcosa di abbastanza ipocrita nel comportamento dello Stato di Israele. Da una parte il Paese fornisce all’Azerbajgian armamenti sofisticati e all’avanguardia, dall’altra parta invia medici in Armenia per curare i feriti da questi armi.
Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri della Federazione Russa, uno stato terrorista, ha critico la democrazia dell’Armenia. Hanno sparato con tutte le loro armi contro l’Armenia e ora stanno cercando di svalutare la parola “democrazia”. Vogliono parlare la lingua del governo e del popolo armeno in modo che sia comprensibile, ma è estremamente falso. Questa è la tipica diplomazia dell’ascia russa.
Emerge la notizia di un incontro segreto tra rappresentanti dell’Unione Europea, USA e Russia a Istanbul il 17 settembre per uno scambio di opinioni sull’Artsakh, due giorni prima dell’attacco terroristico dell’Azerbaigian nel territorio.
L’unica cosa più esasperante del rapporto della missione di monitoraggio delle Nazioni Unite di un giorno scarso in Artsakh, che rilevava che non vi erano segnalazioni di violenze sui civili post-cessate il fuoco, ma ammetteva che la squadra di imbianchini non ne aveva visti più di 50, era sapere che Stati Uniti e Unione Europea avrebbero elogiato l’Azerbajgian per aver consentito la visita farsa.



























