A colloquio con il card. Prospero Grech
Il cardinale maltese Prospero Grech nel giorno dell’apertura del Conclave che il 13 marzo elesse nuovo Pontefice Papa Francesco ha tenuto una meditazione indirizzata ai 115 cardinali elettori: “Quando si scende a compromessi con il Vangelo lo si svuota della sua dynamis, come se ad una bomba a mano si rimuovesse il tritolo in essa contenuto. Non si deve cedere nemmeno alla tentazione pensando che, poiché il Concilio Vaticano II abbia appianato la salvezza anche a coloro che sono fuori della Chiesa, si relativizzi la necessità del battesimo. Oggi si aggiunge l’abuso di tanti cattolici indifferenti che trascurano o rifiutano di battezzare i propri figli. L’annuncio del Vangelo del Regno di Dio si concretizza nell’annuncio di ‘Gesù Cristo, e questi crocifisso’…
E’ proprio la predicazione dell’assurdità della croce, che in meno di trecento anni ridusse al minimo le religioni dell’Impero Romano e aprì la mente degli uomini ad una visuale nuova di speranza e di risurrezione. Della medesima speranza è assetato il mondo odierno, che soffre di una depressione esistenziale. Il Cristo crocifisso, però, è intimamente legato alla Chiesa crocifissa. E’ la Chiesa dei martiri, da quelli dei primi secoli fino ai numerosi fedeli i quali, in certi paesi, si espongono alla morte semplicemente andando alla messa domenicale. Ma la Chiesa crocifissa non si limita soltanto ai suoi martiri. Quando essa riflette la persona, l’insegnamento e il comportamento di Cristo, non fa altro che presentare la Verità, che è Cristo medesimo. La Chiesa quindi chiede agli uomini di rispecchiarsi nello specchio di Cristo e di se medesima”.
Partendo da questo estratto abbiamo incontrato il card. Grech a Tolentino (MC) a conclusione delle feste dedicate al ‘Perdono’ di san Nicola: papa Francesco incarna il kairos di cui lei parlava?
“Papa Francesco è un dono alla Chiesa, perché tutta la Chiesa (cardinali inclusi) aveva in mente un cambiamento radicale di tante cose, particolarmente riguardo alla curia, papa Francesco sta mettendo mano a questo desiderio dei cardinali. Ringraziamo il Signore di questo dono e speriamo che lo illumini, affinchè la Chiesa si possa presentare al mondo contemporaneo con una faccia nuova”.
Papa Benedetto XVI amava Agostino; papa Francesco ama più Monica od Agostino?
“Papa Benedetto XVI ama Agostino perché è uno studioso ed ha fatto la tesi su sant’Agostino. Papa Francesco non è un professore di teologia, però nell’omelia che ha fatto all’inizio del nostro Capitolo generale ha spiegato molto bene sant’Agostino. Certamente non lo ignora… anzi! Inoltre il Papa è molto devoto di santa Monica: spesso visitava la tomba di santa Monica e vi sostava a pregare”.
Perché sant’Agostino è sempre attuale?
“Agostino non è un teologo da tavolino; Agostino è uno che scrive della propria esperienza: del peccato e della Grazia. Parla esistenzialmente e non soltanto ‘teologhese’. Egli è un santo convertito, che ha fatto l’esperienza del mondo. Agostino poi è un Pastore e dalla sua azione pastorale viene anche la sua teologia. Infine Agostino è qualche volta anche un ‘teologo da tavolo’, ma questo lo metterei in subordine. I santi Padri del passato generalmente non erano teologi da tavolino. La loro cattedra era il pulpito e dal pulpito dovevano affrontare tutti i problemi sia del loro uditorio che della Chiesa, della spiritualità di tutta la Chiesa, e ciò che predicavano dovevano viverlo loro stessi, prima di tutto nella loro vita personale. Questo è anche il caso di S. Agostino”.
Alcuni giorni fa si è concluso il Capitolo, in cui è stato eletto il nuovo priore generale, lo spagnolo Padre Alejandro Moral Antón, che ha auspicato che ‘la famiglia agostiniana sia sempre di più evangelizzatrice’. Come l’Ordine Agostiniano affronta la nuova evangelizzazione?
“Abbiamo un nuovo Padre generale ed un nuovo Consiglio. Hanno votato molte mozioni sull’Ordine per adattarlo ai nostri tempi. La cosa più bella che hanno compiuto è stata quella di pregare insieme affinchè lo Spirito Santo ci guidi”.