Conclusa la Settimana Sociale: la famiglia protagonista
Domenica 15 settembre a Torino si è conclusa la 47^ Settimana Sociale dedicata alla famiglia con un messaggio dei partecipanti a papa Francesco:
“Carissimo Papa Francesco a nome di tutti i partecipanti alla 47ª Settimana sociale dei Cattolici Italiani esprimiamo la nostra profonda gratitudine per il denso messaggio, che mette al centro dell’impegno delle nostre comunità ecclesiali la famiglia fondata sul matrimonio bene comune di tutti, speranza dell’intera società italiana. Il Suo magistero, che è stato un punto di riferimento fondamentale per i lavori della Settimana sociale, illuminerà il cammino del nostro impegno corresponsabile. Le assicuriamo la nostra comune preghiera per il Suo provvidenziale e prezioso servizio di presidenza alla carità di tutta la Chiesa”.
Nella giornata conclusiva il sociologo Luca Diotallevi ha ribadito che l’architettura della famiglia è parte essenziale della città e non è un ‘affare privato’. Nella relazione conclusiva l’Arcivescovo di Cagliari e Presidente del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali, mons. Arrigo Miglio, ha delineato la missione dei cattolici per ridare fiducia all’Italia: “Il Messaggio di Papa Francesco ci ha ricordato che questa missione ci è affidata in primo luogo dalla lunga tradizione delle settimane sociali, cioè dalle generazioni di cattolici che da oltre un secolo si sono impegnate seriamente a servizio del bene comune del paese: tra di loro alcuni emergono per generosità e per vera e propria santità, a cominciare dal beato Toniolo, e sono stati loro ad incoraggiare e sostenere tutti gli altri che hanno lavorato e servito umilmente nell’impegno quotidiano.
Non sono mancati i martiri, che hanno pagato con la vita il loro impegno di servizio al paese. Questa lunga teoria di donne e di uomini è stata preceduta e in parte accompagnata dalla schiera luminosa dei ‘santi sociali’ torinesi, che in questi giorni abbiamo imparato a conoscere più da vicino e nell’accoglienza premurosa riservataci dalla chiesa torinese abbiamo sentito il profumo della loro vita, il profumo di Cristo, che continua a propagarsi attraverso la testimonianza di questa chiesa particolare, particolarmente impegnata da 50 anni a vivere e tradurre in vita quotidiana il Concilio”.
Quindi ha ricordato il cammino della Chiesa italiana per i prossimi anni: il V Convegno ecclesiale nazionale (Firenze, 2015); il XXVI Congresso eucaristico nazionale (Genova, 2016); la XLVIII Settimana sociale dei cattolici italiani (2017). Infine ha invitato a ritrovare l’unità biblica: “Trovare unità nel capire da dove nasce e cos’è la famiglia significa trovare unità nell’Amore Agape che è Dio stesso (cfr. le encicliche di Benedetto XVI): un Amore che ci precede, ci è donato, non è manipolabile da nessuno, e per noi cristiani ha il volto e il cuore di Gesù… Per parlare di famiglia occorre anzitutto parlare di amore e la particolare missione della famiglia di trasmettere amore e vita interessa dunque tutti, singole persone e società tutta.
La società ha bisogno di amore, ne ha bisogno anche per uscire dalle sue crisi. Lo scenario che in questi giorni ci è stato presentato e proiettato è lo scenario di un mondo dove la luce dell’amore si sta affievolendo sempre più. La speranza guarda verso l’alba e l’aurora, gli scenari che anche in questi giorni abbiamo esaminato parlano invece di tramonto”. Questo amore agisce nella concretezza e si alimenta dell’amore di Dio: “La nostra missione deve anch’essa farsi progetto, per la continuità e per l’efficacia di cui abbiamo bisogno… Abbiamo conosciuto delle vere e proprie settimane sociali regionali e diocesane, sia in realtà più vaste sia in altre più piccole e spesso più vivaci”. Prima della conclusione sono state condivise le relazioni dei laboratori tematici, svoltisi nella giornata di sabato.
Quindi la missione educativa della famiglia consiste in una vita comunitaria centrata sulla famiglia: “La comunità è risorsa per ogni famiglia così come la famiglia è risorsa per la comunità e per le altre famiglie… Vi è una genitorialità sociale che impegna la famiglia nell’assunzione di un compito di cura che va al di là delle cure domestiche”. Per adempiere a tale compito sono necessarie le alleanze attraverso una informazione che sia anche formazione con interventi attraverso i media, comunicazione, comuni e sulla dispersione scolastica.
Per rendere concreto questo obiettivo occorre accompagnare il giovane nel mondo del lavoro attraverso interventi mirati nella preparazione al matrimonio (responsabilizzazione, educazione e formazione), promuovendo l’educazione alla laboriosità e alla responsabilità sociale, a una cultura del lavoro come servizio agli altri. Ma per permettere alla famiglia questa azione occorre pensare ad un nuovo ‘redditometro’ fiscale attraverso la scala del ‘Fattore Famiglia’. Ciò comporta pensare ad un nuovo welfare attraverso politiche familiari ‘family friendly’.
Quindi occorre pensare nuove politiche per accogliere famiglie immigrate: “Chiediamo alle istituzioni ecclesiali ai vari livelli, seguendo l’esempio di papa Francesco, di far sentire alta la propria voce nella difesa dei valori evangelici dell’accoglienza. Sia la nostra chiesa profezia convinta e coerente di una società più giusta, fraterna, accogliente per tutti”. Perciò la famiglia è chiamata ad abitare la città:
“Le stesse parrocchie e diocesi possono attivare scuole di formazione politica e di approfondimento della Dottrina Sociale orientate in particolare alle tematiche familiari e della cittadinanza attiva. In questi contesti culturali vanno recuperati valori come la bellezza (generatrice di rispetto, cura e amore per gli altri e per il creato) e la scelta di nuovi e più sobri stili di vita”.