Annunciare la fede. A Roma, il convegno del Rogate

Termina oggi il Convegno di studi della Famiglia del Rogate “Annunciare il Rogate nella nuova era della comunicazione”, due giorni di dibattiti, relazioni, tavole rotonde svoltisi dal 6 dicembre a Roma, presso le aule del Salesianum. Al culmine del Convegno, le relazioni del direttore della Sala Stampa della Santa Sede p. Federico Lombardi e del vaticanista di Avvenire Mimmo Muolo.
Partendo dal n. 25 della lettera circolare di Rogazionisti e Figlie del Divino Zelo “La nostra comunicazione ieri e oggi”, che definisce l’approccio della Chiesa ai media “fondamentalmente positivo e incoraggiante”, p. Lombardi ha ricordato che «la Chiesa invita anzitutto a vedere le grandi possibilità che la comunicazione sociale, anche con le scoperte che le nuove tecnologie ci hanno offerto, può rappresentare per l’annuncio della Chiesa. E’ proprio vero quel che si dice nella lettera: l’evangelizzazione è comunicazione, la missione stessa della Chiesa è evangelizzare. La Chiesa ha sempre utilizzato le Comunicazioni sociali a seconda del livello in cui erano disponibili secondo le varie epoche. […]E’ assolutamente naturale e necessario che la Chiesa entri, e lo fa spontaneamente, con il procedere del suo inserirsi nella cultura, nei diversi tempi storici utilizzando i mezzi che sono a disposizione».
Tra le linee guida per la comunicazione offerte nell’intervento, alcuni “consigli pratici” appresi dall’esempio dei pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: «l’umiltà di apprendere dall’esperienza stessa», «essere se stessi», «comunicare il positivo», la «fiducia nella ragione, nell’impegno di comunicare messaggi impegnativi e robusti», e «comunicare per unire». «Comunicare con un atteggiamento sempre positivo e aperto verso l’altro è un elemento vitale. Anche qui – è la testimonianza di P. Lombardi – ho imparato seguendo i papi, dal loro modo di parlare. Cercare di cogliere il positivo che c’è nei diversi popoli, nei diversi uditori, per costruire a partire da questo un messaggio che sfidi gli ascoltatori a trovare il meglio di se stessi per dare poi un contributo positivo con la loro vita e il loro impegno. Riconoscere e mettere in luce quello che c’è di buono, di importante e di bello nella storia e nella cultura di un popolo, dei suoi usi, dei suoi costumi, è fondamentale».
“Sfide e opportunità dei nuovi media” nell’intervento del vaticanista di Avvenire Mimmo Muolo. Parola spesso usata con una connotazione principalmente negativa, intesa come sinonimo di crisi, difficoltà, scoraggiamento, “sfida” è – ha esordito Muolo – «vox media, un termine che può e deve essere adoperato nel suo doppio significato, secondo i contesti. “Sfide” significa innanzitutto opportunità, lotta, capacità di reazione e di proposta. In altri termini, invito a misurare le proprie forze e a lottare per la causa del Vangelo. Un invito che viene dal papa, con la lettera enciclica Spe salvi, dove la speranza non è un vago sentimento, ma la persona stessa di Gesù Cristo».
Come per i discepoli di Emmaus di fronte alla sfida della disillusione, la sfida di oggi è «un più forte impegno nel campo della comunicazione, che per il cattolico non è un’opzione, ma una missione, “la missione”» da vivere attraverso media che «non sono più solo strumenti, ma un ambiente culturale. Un ambiente ormai plasmato dagli stessi media». Sfida «di livello», da accogliere con coraggio ed entusiasmo, e da affrontare attraverso due coordinate: presenza ed educazione. «Nei nuovi media non possiamo non esserci, ed è benemerita l’opera di chi si impegna per esserci. Questa presenza, tuttavia, non può essere una presenza sprovveduta, ma formata. Educare i nostri ragazzi, i giovani, le famiglie, gli anziani – che non sono meno esposti degli altri ai rischi dei media – è qualcosa che richiede presenza e accompagnamento. Se i pericoli di internet sono i virus, l’unico antivirus che abbiamo a disposizione è la formazione, delle coscienze innanzitutto.» «Proprio come quei discepoli sfiduciati ad Emmaus – è la conclusione del giornalista – l’invito è ad avere coraggio: anche sulle vie di internet non siamo soli, con Gesù possiamo trovare la strada giusta».