L’Angelus del papa. Avvento e speranza

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“La speranza cristiana va oltre la legittima attesa di una liberazione sociale e politica, perche’ cio’ che Gesu’ ha iniziato e’ un’umanita’ nuova, che viene ‘da Dio’, ma al tempo stesso germoglia in questa nostra terra, nella misura in cui essa si lascia fecondare dallo Spirito del Signore”. Lo ha detto il Papa, prima dell’Angelus, affacciandosi dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano davanti ai fedeli e i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.

“Si tratta percio’ di entrare pienamente nella logica della fede: credere in Dio, nel suo disegno di salvezza, ed al tempo stesso impegnarsi per la costruzione del suo Regno – ha sottolineato – La giustizia e la pace, infatti, sono dono di Dio, ma richiedono uomini e donne che siano ‘terra buona’, pronta ad accogliere il buon seme della sua Parola. Primizia di questa nuova umanita’ e’ Gesu’, Figlio di Dio e figlio di Maria. Lei, la Vergine Madre, e’ la ‘via’ che Dio stesso si e’ preparata per venire nel mondo”. “Con tutta la sua umilta’, Maria cammina alla testa del nuovo Israele nell’esodo da ogni esilio, da ogni oppressione, da ogni schiavitu’ morale e materiale, verso ‘i nuovi cieli e la terra nuova, nei quali abita la giustizia’ – ha concluso – Alla sua materna intercessione affidiamo l’attesa di pace e di salvezza degli uomini del nostro tempo”.

Al termine, il ricordo di Alessio II, patriarca di Mosca. ”Nei giorni scorsi – ha detto il papa nei saluti in italiano dopo la preghiera dell’Angelus – e’ morto il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Sua Santita’ Alessio II. Ci uniamo – ha aggiunto – nella preghiera ai nostri fratelli ortodossi per raccomandare la sua anima alla bonta’ del Signore, affinche’ lo accolga nel suo Regno di luce e di pace”. Appena appresa la notizia della morte del capo della chiesa ortodossa russa, venerdi’ scorso, Benedetto XVI aveva inviato un messaggio di cordoglio, nel quale ricordava i meriti ecumenici e spirituali del defunto patriarca.

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