Festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Ave Crux, spes unica

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 14.09.2023 – Vik van Brantegem] – La ricorrenza della festa dell’Esaltazione della Santa Croce di oggi costituisce per me, come per tutti i Cavalieri del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, insieme alla festa di San Giorgio, l’evento religioso strettamente legato al carisma Costantiniano, il più sentito e importante dell’anno [*], alla pari della Santa Pasqua e del Santo Natale. A questi eventi si aggiungono per me personalmente, secondo la spiritualità francescana, anche la festa di San Francesco del 4 ottobre e tutte le festività e solennità mariane.

La festa dell’Esaltazione della Santa Croce nacque a Gerusalemme, a seguito dell’anniversario della dedicazione, avvenuta il 13 settembre 335, delle due basiliche fatte edificare da Costantino, l’una sul Golgota (ad Martyrium), l’altra dedicata alla Risurrezione eretta sul Santo Sepolcro (Anastasis), per esaltare e onorare la Santa Croce come trofeo della vittoria pasquale di Cristo e segno che apparirà in cielo ad annunciare a tutti la seconda venuta del Signore. Il giorno seguente con solenne cerimonia si fece l’ostensione della Santa Croce, in ricordo del ritrovamento da parte dell’Imperatrice Elena, il 14 settembre 320. Nel 614, il Re dei Persiani, Cosroe II, che aveva mosse guerra ai Romani e dopo aver sconfitto Gerusalemme, portò via con sé, tra i tesori, anche la Santa Croce di Gesù. L’Imperatore bizantino Eraclio propose a Cosroe la pace, che venne però respinta. Di fronte al diniego, mosse guerra e vinse presso Ninive, chiedendo la restituzione della Santa Croce, che tornò solennemente a Gerusalemme.
La croce, già strumento del più terribile fra i supplizi, che Costantino nel 320 proibì di usare, per il cristiano è l’albero della vita, il talamo, il trono, l’altare della Nuova Alleanza: dal Cristo, nuovo Adamo addormentato sulla croce, è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa. La Santa Croce è il segno della signoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono configurati a lui nella morte e nella gloria (cf. Rm 6, 5).
Quindi, in questo santo giorno non si esalta la crudeltà della croce, ma dell’Amore che Dio ha manifestato agli uomini accettando di morire in Croce. Pur essendo Dio, Cristo umiliò se stesso facendosi servo. Questa è la gloria della Croce di Gesù.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3,13-17).
Il paradosso della Croce
«Come è possibile che uno strumento di dolore, di tortura e di morte diventi strumento di salvezza e fonte di vita? La croce è il mistero più grande del cristianesimo. È “scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani”. Lo strumento di dolore più orrendo e insopportabile al quale è stato sottoposto il Figlio di Dio oggi viene riconosciuto come strumento di salvezza, esaltato, adorato, glorificato, chiamato “scala del paradiso” e “albero della salvezza”. Perché così Dio ha voluto agire: la croce è la spada che ha distrutto il diavolo, senza la croce la morte avrebbe oggi l’ultima parola. Per questo nel guardare la croce di Cristo, siamo invitati a guardare le nostre croci, “Chi non prende la propria croce e mi segue, non è degno di me” e ancora “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”. È proprio in ciò che noi vorremmo eliminare e che ci è di scandalo che Dio ci aspetta, è quello il talamo nuziale dove lo sposo vuole unirsi a noi. A che serve infatti un mondo senza dolore e senza croce se, alla fine, siamo destinati al silenzio e al buio della tomba? Non siamo fatti per i cimiteri ma per il cielo, non per la morte ma per la vita. Il cammino, la scala, è la croce» (Miguel Cuartero).

La Chiesa Cattolica Romana, le Chiese Ortodosse e molte Chiese Protestanti celebrano la festività liturgica dell’Esaltazione della Santa Croce, il 14 settembre, anniversario del ritrovamento della vera Croce da parte di Sant’Elena nel 320. Secondo la tradizione, Sant’Elena avrebbe portato una parte della Santa Croce a Roma, in quella che diventerà la basilica di Santa Croce in Gerusalemme, e una parte rimase a Gerusalemme. Bottino dei persiani nel 614, che fu poi riportata trionfalmente nella Città Santa.
Nella celebrazione eucaristica di questo giorno il colore liturgico è il rosso, il colore della Passione di Gesù che richiama appunto la Santa Croce e che viene utilizzato anche il giorno del Venerdì Santo durante il quale i fedeli cattolici compiono l’adorazione della Santa Croce. In Oriente questa festa, per importanza, è paragonata a quella della Pasqua.
La croce, già segno del più terribile fra i supplizi, è per il cristiano l’albero della vita, il talamo, il trono, l’altare della nuova alleanza. Dal Cristo, nuovo Adamo addormentato sulla croce, è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa. La croce è il segno della signoria di Cristo su coloro che nel Battesimo sono configurati a lui nella morte e nella gloria. Nella tradizione dei Padri la croce è il segno del figlio dell’uomo che comparirà alla fine dei tempi.
La stessa evangelizzazione, operata dagli apostoli, è la semplice presentazione di “Cristo crocifisso”. Il Cristiano, accettando questa verità, “è crocifisso con Cristo”, cioè deve portare quotidianamente la propria croce, sopportando ingiurie e sofferenze, come Cristo, gravato dal peso del “patibulum” (il braccio trasversale della croce, che il condannato portava sulle spalle fino al luogo del supplizio dov’era conficcato stabilmente il palo verticale), fu costretto a esporsi agli insulti della gente sulla via che conduceva al Golgota. Le sofferenze che riproducono nel corpo mistico della Chiesa lo stato di morte di Cristo, sono un contributo alla redenzione degli uomini, e assicurano la partecipazione alla gloria del Risorto.
In Occidente la festività del 3 maggio, a ricorrenza dell’Inventio Crucis (il ritrovamento della Vera Croce di Cristo da parte dell’Imperatrice Elena, madre dell’Imperatore Costantino) è stata tolta dal calendario liturgico del rito romano in seguito alle riforme del Missale Romanum operate sotto Papa Giovanni XXIII nel 1960/1962. Le Chiese Ortodosse commemorano ancora due eventi, uno il 14 settembre, rappresentando una delle dodici grandi festività dell’anno liturgico, e l’altro il 1º agosto nel quale si compie la Processione del venerabile Legno della Croce, giorno in cui le reliquie della Vera Croce furono trasportate per le strade di Costantinopoli per benedire la città. In aggiunta alle celebrazioni nei giorni fissi, ci sono alcuni giorni delle festività mobili in cui viene fatto particolare ricordo della Santa Croce. La Chiesa Cattolica Romana compie l’adorazione liturgica della Santa Croce durante gli uffici del Venerdì Santo, mentre le Chiesa Ortodosse celebrano un’ulteriore venerazione della Santa Croce la terza domenica della Grande Quaresima. In tutte le chiese greco-ortodosse, durante il Giovedì Santo, una copia della Santa Croce viene portata in processione affinché i fedeli la possa venerare.
«Tieniti sempre stretto alla Croce,
perché essa non opprime;
se il suo peso fa vacillare,
la sua potenza solleva»
(San Pio da Pietrelcina).
Ti salutiamo, o Croce, unica speranza
O Crux, ave, spes unica,
hoc passionis tempore
piis adauge gratiam,
reisque dele crimina.
Te, fons salutis Trinitas,
collaudet omnis spiritus:
quos per Crucis mysterium
salvas, fove per sæcula.
O Croce, Ave, unica speranza
in questo tempo di Passione
accresci ai pii la grazia,
cancella ai rei i crimini.
Te, Trinità fonte di salvezza,
lodi ogni spirito:
dalla vittoria della Croce
elargisci, aggiungi il premio.
Ultime due strofe dell’antico inno alla Vera Croce di Cristo, il Vexilla Regis (I vessilli del Re) scritto da San Venanzio Fortunato nel VII secolo e riformato nei secoli successivi.
«Di null’altro mai ci glorieremo
se non della Croce di Gesù Cristo,
nostro Signore» (Gal. 6,14).
[*] L’Ufficio della Santa Croce, antica devozione nell’Ordine Costantiniano – 14 settembre 2022 [QUI]
14 settembre, il Giorno della Santa Croce – 14 settembre 2022 [QUI]