Rolando Maria Rivi. Il martire bambino

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.09.2023 – Vik van Brantegem] – Nel libro Rolando Maria Rivi. Il martire bambino (Ares 2023, 224 pagine, con la Prefazione di Lorenzo Fontana, Presidente della Camera dei Deputati) Andrea Zambrano racconta la storia del seminarista 14enne ucciso in odio alla fede da una squadra di partigiani comunisti sull’Appennino emiliano, pochi giorni prima della fine della Seconda Guerra Mondiale. Rolando Maria Rivi (San Valentino di Castellarano, 7 gennaio 1931–Monchio di Pelagano, 13 aprile 1945) è stato beatificato come martire nel 2013. Zambrano ripercorre la vita e la fede del giovane e, con un taglio da inchiesta giornalistica, analizza le fasi del processo, le testimonianze dei protagonisti, la diffusione del culto fino alla straordinaria richiesta di perdono da parte della figlia del suo assassino.

Andrea Zambrano, classe 1977, laurea in Lettere Classiche all’Università di Bologna, è giornalista professionista, caporedattore a La Nuova Bussola Quotidiana, collaboratore del mensile Il Timone. Per Ares ha pubblicato Una culla per Amanda (2018), sul miracolo che ha permesso la canonizzazione di Papa Paolo VI. Cura il blog Fuori schema.

Rolando Maria Rivi, nato il 7 gennaio 1931 a San Valentino, frazione di Castellarano, secondo dei tre figli di Roberto Rivi e Albertina Canovi, entrò nel seminario di Marola nell’autunno del 1942. Nel giugno 1944, quando il seminario di Marola venne occupato dai soldati tedeschi, fu costretto a ritornare a casa. Non smise però di sentirsi seminarista, né di indossare l’abito talare, nonostante il parere contrario dei genitori, preoccupati per i gesti di odio antireligioso diffusi nella zona. Infatti, gli atti di violenza e le uccisioni di sacerdoti diverranno infatti in quel periodo molto comuni.

Il 10 aprile 1945, durante le ultime fasi della Secondo Guerra Mondiale, fu rapito da un gruppo di partigiani comunisti, che costrinsero il ragazzo quattordicenne a seguirli nella boscaglia. Ai genitori fu lasciato un bigliettino con scritto: “Non cercatelo. Viene un attimo con noi partigiani”. Accusandolo di fare la spia per i fascisti, dopo tre giorni di percosse, umiliazioni e sevizie, lo uccisero a colpi di pistola in un bosco di Piane di Monchio, frazione di Palagano.

«Domani un prete di meno», questa la motivazione che venne data dal commissario politico della 27ª Brigata Garibaldi “Dolo” che uccise il seminarista Rolando Maria Rivi. Ci furono molte vittime fra il clero italiano durante la Seconda Guerra Mondiale e la guerra civile. Vittime dei nazisti, come Don Giuseppe Morosini (1913-1944), accompagnato al supplizio dal Vescovo che lo aveva ordinato sacerdote, il futuro Cardinale Luigi Traglia (1895-1977), oppure come tanti sacerdoti e parroci assassinati dai partigiani e militanti comunisti, anche oltre il 25 aprile, come Don Umberto Pessina (1902-1946). Scrisse il Vescovo di Reggio Emilia, Mons. Beniamino Socche (1890-1965), nel suo diario: «La salma di Don Pessina era ancora per terra; la baciai, mi inginocchiai e domandai aiuto (…). Parlai al funerale (…) presi la Sacra Scrittura e lessi le maledizioni di Dio per coloro che toccano i consacrati del Signore. (…) Il giorno dopo era la festa del Corpus Domini; alla processione in città partecipò una moltitudine e tenni il mio discorso, quello che fece cessare tutti gli assassinii. Io  ̶  dissi  ̶  farò nota a tutti i Vescovi del mondo il regime di terrore che il comunismo ha creato in Italia». In Emilia Romagna e soprattutto nel «triangolo della morte» (Bologna, Modena, Reggio Emilia) perirono barbaramente 93 sacerdoti e religiosi; la maggior parte a seguito delle vendette dei «rossi». Fra le vittime anche Rolando Maria Rivi, colpevole di indossare la talare.

Seguendo le indicazioni di alcuni partigiani, comprese quelle dello stesso assassino, la sera del 14 aprile Roberto Rivi e Don Alberto Camellini, parroco di San Valentino, ne ritrovarono la salma che presentava il volto coperto di lividi, il corpo martoriato e le due ferite mortali, una alla tempia sinistra e l’altra all’altezza del cuore. L’indomani lo trasportarono a Monchio, dove ebbe esequie e sepoltura cristiane.

Dopo la Liberazione, il 29 maggio 1945 la salma fu traslata e tumulata nel cimitero di San Valentino, con l’omaggio di tutti i parrocchiani. Essendo divenuta la sua tomba meta di pellegrinaggi, il 26 giugno 1997, con una solenne cerimonia, gli venne data nuova sepoltura all’interno della chiesa di San Valentino, nel sacrario dei parroci della pieve.

Nel 1951 la Corte di Assise di Lucca condannò i responsabili dell’uccisione, Giuseppe Corghi, che aveva sparato, e Delciso Rioli, comandante della 27ª Brigata Garibaldi “Dolo”, a 23 anni di reclusione. La condanna venne confermata nel 1952 dalla Corte di Assise di Appello di Firenze e diventò definitiva in Cassazione. I due furono poi condannati – in tutti e tre i gradi di giustizia – per omicidio a 22 anni di carcere, ma ne scontarono solo 6 per effetto dell’Amnistia Togliatti.

Dopo una serie di guarigioni ottenute con la sua intercessione, riconosciute come miracolose dalla Chiesa Cattolica, il 7 gennaio 2006 fu aperta dall’Arcidiocesi di Modena-Nonantola la causa di beatificazione. Il 28 marzo 2013 fu promulgato il decreto di riconoscimento del martirio. Il 5 ottobre 2013 è stata celebrata la cerimonia di beatificazione nel Palazzetto dello Sport di Modena.

Quando nell’autunno 2013 fu approntata una mostra itinerante intitolata “Io sono di Gesù”, ci furono polemiche e la mostra fu boicottata dai genitori della scuola “Anna Frank” a Rio Saliceto, con la motivazione che “infanga la memoria della Resistenza”. Il Vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, Mons. Massimo Camisasca replicò: «La beatificazione di Rolando Rivi è stata presentata dalla Chiesa diocesana come un grande momento di riconciliazione. Questo è il significato del riconoscimento che la Chiesa ha dato del martirio. La riconciliazione non può avvenire attraverso la negazione della verità storica. Nessuno deve avere paura della verità storica. Se c’è un male che è stato compiuto dobbiamo denunciarlo: dobbiamo perdonare coloro che l’hanno compiuto, ma non nascondere ciò che è accaduto».

Il 15 aprile 2018, nel 73º anniversario del martirio, la Signora Meris Corghi, figlia di Giuseppe Corghi, in presenza del Vescovo Massimo Camisasca, ha stretto la mano alla sorella e agli altri parenti ancora in vita del martire, lanciando un messaggio di pace e di unione per la fine di tutte le guerre: «Questa stretta di mano tra le nostre due famiglie sia il simbolo della giusta espiazione per l’odio fraterno per ogni padre, per ogni nonno, per ogni bisnonno che ognuno ha nella nostra famiglia tornato vivo dalla guerra».

Prefazione
di Lorenzo Fontana
Presidente della Camera dei deputati


Questa biografia di Andrea Zambrano ci restituisce, in tutti i suoi passaggi storici, la vicenda del rapimento, della tortura e dell’assassinio di Rolando Maria Rivi, giovane seminarista cattolico ucciso il 13 aprile del 1945, pochi giorni prima della Liberazione.

Rolando aveva solo quattordici anni quando fu finito a colpi di pistola, dopo tre giorni di percosse e sevizie, in un bosco di Monchio, una località del modenese che dista venticinque chilometri da San Valentino, la frazione del comune di Castellarano dove viveva coi suoi genitori e dove, il 10 aprile, era stato prelevato e portato in montagna dai suoi carnefici o dai loro complici. Fu grazie al coraggio del padre che la salma, sotterrata alla meno peggio, fu ritrovata. E fu grazie ancora alla sua tenacia che la vicenda non fu dimenticata e che i responsabili del barbaro assassinio furono consegnati alla giustizia e condannati nel 1951. Fu veramente coraggioso Roberto Rivi perché egli si trovò da subito a operare in un clima di isolamento.

Zambrano ha il merito di ricostruire con dovizia di particolari e con lo stile di un’inchiesta giornalistica quel “contesto ambientale” in cui il delitto poté prima maturare e consumarsi e poi restare per molto tempo nascosto, come egli scrive, da una «cortina di ferro di indifferenza e reticenza».

Ma perché un giovane e innocente seminarista venne messo a morte? Tre gradi di giudizio e, molti anni dopo, il processo di beatificazione da parte della Chiesa cattolica, hanno chiarito senza ombra di dubbio la questione. Rolando fu ucciso in odium fidei: agli occhi dei carnefici, egli aveva il solo torto di portare l’abito talare e di essere un cattolico osservante.

Dopo il riconoscimento da parte della Chiesa di una serie di guarigioni e miracoli, ottenuti per sua intercessione, Papa Francesco ha promulgato nel 2013 il decreto con cui è stato riconosciuto il suo martirio.

Nel libro di Zambrano si rinviene un doppio livello di lettura: storico-politico e religioso. Da un lato, esso offre uno spaccato della nostra storia e della latente “guerra civile” che ha opposto per tanti anni, in modo più o meno sotterraneo, italiani a italiani, vittime spesso indifese del fanatismo politico; dall’altro, ci ricorda come la Chiesa sia Ecclesia pressa e come i suoi uomini siano costretti non solo a portare la Croce ogni giorno, ma anche a subire oltraggi e dileggi, persecuzioni e violenze.

Le forze del male sono sempre in agguato: anzi, a volte sembrano predominare. Figure adamantine come quella del beato Rivi ci aiutano a coltivare, nonostante tutto, la speranza in un mondo migliore e nella redenzione futura.

Preghiera al Beato Rolando Maria Rivi

Signore Gesù, Fratello maggiore dei martiri, grazie perché ora ci chiami a mettere i nostri passi sui passi del nostro fratello Rolando che, pur amando immensamente la vita perché tuo dono, non ha esitato a rimetterla nelle tue mani, perché, anche quanti credevano di strappargliela, potessero aprire gli occhi del cuore e scoprire il tuo Volto nel suo volto sfigurato.
Nei martiri noi riconosciamo il punto di incontro tra la nostra responsabilità e la tua grazia; accettiamo lo scandalo del loro sangue versato che dona salvezza e vita; accogliamo la sconfitta del male che sembra vincere il bene; contempliamo il mistero delle tenebre sconfitto e illuminato dalla luce.
Vogliamo seguirti in questo cammino di amore, per imparare dai nostri fratelli e sorelle, testimoni di perdono e di pace, che la croce, strumento di morte, porta il Crocifisso, il nostro Signore Gesù, Salvatore risorto e vincitore di tutte le morti.
Illumina il nostro cuore con il tuo Spirito, perché i nostri passi non esitino a seguire le tue orme e di quanti ti hanno seguito su tutti i Calvari del mondo ed ora sono nella tua Vita.
Amen.

Beato Rolando Maria Rivi, pregate per noi.

Vitam et sanguinem pro Christo nostro Rege.

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