Nuovi obblighi in tema di responsabilità per combattere l’epidemia degli abusi nei sodalizi sportivi

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 03.09.2023 – Ivo Pincara] – Lo sport è necessario, assieme all’alimentazione e al sonno, per condurre uno stile di vita sano. Però, tra il 2017 e il 2020 sono stati celebrati oltre quaranta processi a carico di tesserati per abusi sessuali all’interno del mondo sportivo italiano. Secondo uno studio condotto dalla giornalista Daniela Simonetti, Impunità di gregge (Chiarelettere 2021 [QUI]), il fenomeno degli abusi nel mondo dello sport ai danni dei giovani atleti, in particolare delle ragazze, è un problema estremamente esteso. Può spaziare dalla violenza emotiva e verbale fino ai palpeggiamenti e alle molestie sessuali. Uno dei fattori principali che rende i ragazzi “prede facili”, è collegato all’attaccamento eccessivo con la figura dell’allenatore: considerato spesso l’elemento cardine per raggiungere il successo. Dietro questo rapporto di potere sbilanciato può facilmente nascere e nascondersi una situazione di abuso.

Purtroppo, non esisteva l’obbligo di radiazione per chi commetteva questo tipo di crimine. Daniela Simonetti ha spiegato che serviva all’interno del mondo dello sport un “codice rosso”, poiché le normative fino allora erano calibrate su situazioni risalenti al secolo scorso, perciò su una sensibilità quasi nulla nei confronti delle donne e dei ragazzi vittime di violenza.

Dopo che sono emersi gli maltrattamenti diffusi, subiti all’interno delle palestre, dal 2017 l’associazione Change the Game [QUI] monitora il fenomeno degli abusi psicologici e fisici, promuove attività di sensibilizzazione per combattere la retorica delle “mele marce”. Inoltre, offre online lo sportello Ti Ascolto ChangetheGame a cui può rivolgersi chiunque abbia subito o assistito ad un abuso psicologico, fisico o sessuale, per fermare chi commette o copre questo tipo di crimine.

In gran parte delle federazioni sportive regnava sovrana la discrezionalità nei comportamenti, applicavano semplicemente un periodo di sospensione di alcuni mesi o anni, mentre alcune di esse, tra cui la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), la Federazione Arrampicata Sportiva Italiana (FASI) e la Federazione Italiana Baseball e Softball (FIBS), condannavano e punivano con la radiazione gli abusi di qualsiasi genere a danno dei giovani tesserati. Il consorzio Vero Volley, che faceva corsi di formazione sulla tematica della tutela dei minori e aveva messo a punto un decalogo con i comportamenti da tenere nei riguardi dei giovai atleti.

Entro la scadenza del 31 agosto 2023, i sodalizi sportivi hanno dovuto stabilire delle Linee Guida per la predisposizione dei modelli organizzativi e di controllo dell’attività sportiva e dei codici di condotta a tutela dei minori e per la prevenzione delle molestie, della violenza di genere e di ogni altra condizione di discriminazione, previste dal D.L. 39/2021, dirette a prevenire abusi, violenze e discriminazioni nell’attività sportiva, anche nel rispetto delle indicazioni contenute nella Delibera della Giunta Nazionale del CONI n. 255 del 25 luglio 2023. Come esempi citiamo la FIP (Federazione Italiana Pallacanestro) [QUI], la Federgolf (Federazione italiana golf) [QUI], la Fitarco (Federazione italiana tiro con l’arco) [QUI], la CSAIn (Centri Sportivi Aziendali e Industriali) [QUI], la FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) [QUI], la Federbocce (Federazione italiana bocce) [QUI].

Essendo diventate efficace dal 31 agosto 2022 le norme del D.L. 39/2021 39/2021 attuativo della cosiddetta Riforma dello Sport in materia di Modelli organizzativi e di controllo in prevenzione delle discriminazioni e delle violenze, tutti i sodalizi sportivi (dilettantistici e non) hanno dovuto adottare tali principi all’interno della propria gestione interna, attraverso la redazione di specifici modelli organizzativi e di controllo, definiti MOG (Modelli di organizzazione, gestione e controllo).

Al riguardo, l’Avv. Matteo Pozzi ha ricordato su Italia Oggi: «Tale istituto non è del tutto alieno al mondo sportivo, in quanto lo si ritrova presente nello Statuto federale (art. 7, comma 5) e nel Codice di giustizia (art. 7) della FIGC, in quanto viene prevista la possibilità di eliminare o ridurre la responsabilità oggettiva della società per fatti commessi dai propri tesserati e da soggetti comunque riconducibili ad essa, mediante l’adozione, l’idoneità, l’efficacia e l’effettivo funzionamento, verificato nella sua applicazione concreta da un organismo di garanzia interno, di un modello organizzativo e di controllo, valutato dal Giudice in sede decisionale. Il modello deve prevedere anche l’adozione di un codice etico per gli aspetti decisionali e disciplinari.
Queste norme si allineano all’orientamento giurisprudenziale secondo cui l’applicazione della responsabilità oggettiva non può avvenire in via automatica, ma attraverso un’analisi attenta e comprensiva di tutti i comportamenti tenuti dall’ente e della presenza o meno di un sistema interno di prevenzione già funzionante».

Quindi, i sodalizzi sportivi (Federazioni sportive nazionali, le Discipline sportive associate e gli Enti di promozione sportiva), sentito il parere della Procura generale del CONI, hanno dovuto dotarsi entro il 31 agosto 2023 delle linee guide secondo quanto disposto dall’art. 16, cioè, di appositi modelli di organizzazione e controllo, con codici di condotta nell’attività sportiva a tutela dei minori e per la prevenzione delle molestie, della violenza di genere e di ogni altra condizione di discriminazione prevista dal D.L. 11 aprile 2006, n. 198 (Codice delle pari opportunità) o per ragioni di etnia, religione, convinzioni personali, disabilità, età o orientamento sessuale.

L’adesione alle Linee Guida implica, dunque, che tutti i soggetti interagenti con il mondo sportivo debbano aver piena consapevolezza circa l’importanza di una corretta condotta etica garantendo un ambiente sicuro e propositivo, durante l’espletamento di un’attività sportiva.

Se prima potevano esservi dubbi interpretativi sul concetto di “soggetto sottoposto” per identificarlo nel mero “tesserato” di un sodalizio, ora con il netto inquadramento di “lavoratore sportivo” previsto dal D.L. 36/2021 per ogni forma di prestazione dietro pagamento, è applicabile tale forma di responsabilità in capo all’ente sportivo a meno che lo stesso abbia adottato un modello organizzativo idoneo a prevenire reati della specie di quello che è stato commesso dal proprio sottoposto. Spetterà poi all’organo accertatore dimostrare il contrario; in tal caso il sodalizio sarà ritenuto responsabile se l’esecuzione del reato si è verificata per inosservanza degli obblighi di direzione o vigilanza che dovavano essere adottati dall’ente medesimo.

Ha scritto l’Avv. Stefania Pensa su Sportslex del 20 luglio 2023 [QUI]: «Appare dunque chiara la prospettiva che, da ora in poi, con l’inquadramento di “lavoratore sportivo”, previsto dal decreto legislativo n. 36/2021, per ogni forma di prestazione lavorativa dietro corrispettivo, sarà, sicuramente, applicabile la forma di responsabilità amministrativa in capo alla “sportiva” a meno che la stessa abbia adottato un modello organizzativo idoneo a prevenire reati della stessa fattispecie di quello commesso dal proprio sottoposto. In tal caso, se l’esecuzione del reato si è verificato per inosservanza degli obblighi di direzione o vigilanza che devono essere adottati dall’ente medesimo, la “sportiva” verrà ritenuta responsabile.
Elemento dirimente è che l’art. 16, relativo al decreto legislativo n. 39/2021, prevede che tutte le “sportive” che si sono già dotate di un modello organizzativo, ai sensi del decreto legislativo n. 231/2001, dovranno integrarlo ed aggiornarlo con quanto disposto dal nuovo decreto di riferimento. È bene ricordare che il decreto legislativo n. 231/2001 ha caratterizzato una particolare forma di responsabilità amministrativa degli enti (la stessa responsabilità viene applicata indistintamente sia alle ASD che alle SSD), in dipendenza di determinati reati commessi da propri amministratori, dirigenti, dipendenti o terzi mandatari qualora realizzati nell’interesse o a vantaggio dell’impresa stessa. Ciò significa che l’ente può essere chiamato a rispondere di taluni reati commessi a suo profitto o vantaggio dai dirigenti o dalle persone sottoposte alla loro vigilanza.
Dunque, è facile prevedere una sorta di parallelismo tra la c.d. responsabilità oggettiva delle società sportive per i comportamenti dei propri tesserati e la c.d. responsabilità amministrativa degli enti derivante da reato, che più che in ambito sportivo, introduce l’ente nel processo penale.
L’intento dei c.d. MOG sportivi è quello di alleviare l’automatica riconduzione delle responsabilità in capo alla società (ad oggi considerata datrice di lavoro), per i fatti commessi esclusivamente da dipendenti o terzi mandatari.
La responsabilità dell’ente ex decreto legislativo n. 231/2001 si configura nel momento in cui un soggetto dipendente o collegato allo stesso, realizzi un fatto costituente reato nell’interesse ovvero a vantaggio dell’organizzazione per cui opera.
Inoltre, lo stesso art. 16 del decreto legislativo n. 39/2021, prevede che la mancata adozione, da parte delle “sportive”, dei modelli organizzativi su menzionati, sarà sanzionabile, dall’Organismo Sportivo di riferimento. Quest’ultimo, all’interno delle proprie Linee Guida, avrà previsto specifiche sanzioni in capo ai tesserati in caso di violazioni al Codice delle pari opportunità e/o di condanna in via definitiva per reati contro i minori (600-bis e seguenti del c.p.). Inoltre, viene previsto che per i reati suddetti, gli enti potranno costituirsi parte civile nei relativi processi».

Infine, non va fatto lo sbaglio di ritenere che solamente in Italia esistono gli abusi sportivi, come abbiamo osservato anche recentemente [QUI]. Uno studio in sei Paesi europei (Austria, Belgio, Germania, Romania, Spagna e Gran Bretagna) ha recentemente rivelato che il 75% delle atlete e atleti ha subito almeno una volta una violenza prima dei 18 anni in ambito sportivo (44% emotiva, 37% fisica, 35% sessuale senza contatto fisico, 20% con contatto fisico). Citando alcuni esempi più famosi all’interno dell’opinione pubblica, nel 2018 negli Stati Uniti è stato condannato a più di cento anni di carcere il medico della squadra olimpica di ginnastica Larry Nassar, che per anni ha abusato di circa 500 atlete, inclusa la campionessa olimpica Simone Biles.

UN Women – Tolleranza zero per abusi o molestie nello sport femminile
Unric.org, 30 agosto, 2023


UN Women, in qualità di sostenitore dello sport femminile e partner della FIFA, accoglie con favore l’azione della FIFA nei confronti del presidente della federazione calcistica spagnola e l’avvio di un’indagine completa in seguito a un atto chiaramente inappropriato nei confronti di un’atleta durante la finale della Coppa del Mondo Femminile FIFA 2023.

UN Women si unisce a tutti coloro che affermano la tolleranza zero per qualsiasi forma di abuso o molestia, in qualsiasi momento e ovunque nello sport femminile.

Le donne ovunque hanno il diritto di partecipare pienamente allo sport senza alcuna forma di abuso o molestia, che sia dietro porte chiuse, negli spogliatoi, sui social media o sul palcoscenico mondiale.

Tutti coloro che sono coinvolti nello sport, a qualsiasi livello, hanno il dovere di fare la propria parte. Dobbiamo impegnarci collettivamente affinché violenza, molestia e abuso nello sport femminile non siano tollerati e non possano continuare, in modo che possiamo veramente dire che è finito.

Troppi abusi nello sport minorile, il governo interviene
di Sabina Pignataro
Vita.it, 8 giugno 2022


Due anni di incontri e colloqui, una policy, un sito [QUI]: il tavolo tecnico del Dipartimento dello Sport della Presidenza del Consiglio presenta il proprio lavoro sugli abusi sessuali, fisici ed emotivi sui minori nello sport. «Una svolta perché il tema della violenza nel mondo sportivo entra per la prima volta nell’agenda governativa», commenta Daniela Simonetti, componente commissione per la tutela Minori della FIGC e presidente ChangeTheGame, l’associazione di volontariato che dal 2017 è impegnata a proteggere atlete e atleti da violenze e abusi sessuali, emotivi e fisici [QUI]. Nel volley come nell’equitazione, nel nuoto, nel ciclismo, nel calcio e nella danza.

Il progetto mette a disposizione molti materiali – pubblicazioni, webinar, vademecum, documenti tecnici – realizzati per condividere con associazioni, enti, famiglie di giovani atlete e atleti e ogni persona interessata, l’approfondimento delle tematiche e la divulgazione delle buone prassi che promuovono la tutela delle e dei minorenni nello sport.

Al tavolo hanno preso parte ventisei associazioni, tra cui ChangeTheGame. «Siamo stati i primi a denunciare gli abusi nello sport. Eppure ancora oggi restano sottovalutati la violenza delle parole, la sopraffazione emotiva e fisica, la competitività precoce che fa del bambino un mero oggetto, la violenza sessuale frutto di manipolazioni e di un eccesso di potere da parte di coach non preparati e non formati», sottolinea Simonetti.

Restano sottovalutati la violenza delle parole, la sopraffazione emotiva e fisica, la competitività precoce che fa del bambino un mero oggetto, la violenza sessuale frutto di manipolazioni e di un eccesso di potere da parte di coach non preparati e non formati

Simonetti segue il tema della violenza e degli abusi sessuali nello sport da diversi anni. Nel 2021 ha pubblicato la prima inchiesta in Italia: “Impunità di gregge” (Chiarelettere edizioni [QUI]), un libro dirompente, che squarcia un velo di ipocrisia su fatti avvenuti e accertati a tutti i livelli, denuncia le lacune, le mancanze e le colpe del sistema sportivo.

«Dal 2017 sono stati celebrati oltre quaranta processi a carico di tesserati per abusi sessuali all’interno del mondo sportivo italiano», racconta l’autrice. «Il Coni non si è mai costituito parte civile. Non è stato istituito alcun numero verde per aiutare le vittime». Eppure, «la violenza sessuale, gli abusi, le molestie sono una realtà dello sport in Italia come all’estero; non di tutto lo sport ma di una parte importante. Nessuna federazione di casa nostra prevede però l’obbligo di radiazione per chi commette abusi e violenze».

Gli esempi positivi

Esistono anche casi positivi, qualche presidente federale illuminato, ma sono voci ancora isolate, predicatori nel deserto. La FASI (Federazione Arrampicata Sportiva Italiana) nel proprio regolamento di giustizia ha introdotto l’illecito di violenza sessuale e abusi sui minori collegandolo all’esclusiva sanzione della radiazione. Il Consorzio Vero Volley ha previsto la figura del doppio coach, ha avviato corsi di formazione sul tema delle molestie e messo a punto un decalogo con i comportamenti da tenere nei riguardi dei minori, firmato dagli allenatori che devono produrre i certificati penali e dei carichi pendenti. La Federazione Italiana Baseball li acquisisce al momento di assumere un coach e li verifica con cadenza semestrale. Nel mondo del grande calcio, l’Inter attua politiche antipedofilia e chiede i certificati ai tecnici delle giovanili.

Scrive ancora Simonetti: «Tutte le federazioni sportive dovrebbero chiedere agli allenatori i certificati penali e dei carichi pendenti, educarli e istruirli con programmi di formazione obbligatori sul tema delle molestie e della violenza, anche psicologica e verbale, imporre regole stringenti sulle trasferte, vietare – come già previsto in alcune nazioni europee – le relazioni sessuali o sentimentali tra allenatore e allievi, affiancare al coach persone in grado di intercettare e prevenire situazioni di disagio, cambiare faccia alla giustizia sportiva troppo spesso in balia del potere politico, aiutare i giovani atleti e le giovani atlete a riconoscere il germe corrosivo dell’abuso, far sì che il sistema accolga e interpreti una denuncia nel modo giusto, permettere al mondo degli adulti di rompere il silenzio».

Come racconta Daniela Simonetti in questa sconvolgente inchiesta, «le regole sembrano fatte apposta per tollerare e coprire le violenze sui tesserati da parte di altri tesserati – dal bullismo alla pedofilia alle molestie sessuali – che pure sono diffusissime. E documentate».

Inoltre, in un Podcast dal titolo No Coach [QUI], condotto dalla giornalista Alessia Tarquinio, per la prima volta parlano le vittime di abusi e violenze nello sport.

Cattivi maestri e pessimi adulti

Secondo lei, «attorno a cattivi maestri e allenatori, ci sono spesso anche pessimi adulti che banalizzano le azioni criminali, spacciandole come normali, e lasciano sole le vittime, le quali spesso non denunciano per paura di non essere credute e per vergogna».

Racconta la presidente: «Sono solo quattro mele marce, pochi balordi, lo sport è sano: è questa la risposta, praticamente un mantra ripetuto fino all’ossessione, a ogni accusa, a ogni processo, a ogni udienza, a ogni condanna di un cattivo maestro dello sport alla sbarra per atti sessuali con minori, quasi sempre un’allieva o un allievo, in tanti casi bambini e bambine precipitati in un tritacarne senza fine né speranza. Le mele marce non sono quattro, ma molte di più. In Italia non esiste un osservatorio sul fenomeno».

Il report Fifa: più di una atleta mondiale su due è vittima di violenze

Da uno studio della Federcalcio mondiale del 2021 è emerso un dato spaventoso: oltre un’atleta su due, considerando tutti gli sport, ha subìto almeno una volta durante la sua carriera violenze psicologiche o sessuali da parte di soggetti interni al proprio mondo, soprattutto allenatori e istruttori. In alcuni Paesi, secondo il report, si arriva anche al 65% di atlete vittime di violenze.

È necessario un nuovo approccio al tema degli abusi

Commentando il progetto Battiamo il silenzio, Simonetti osserva che «il governo ha fatto un passo, il primo, forse il più rilevante. Eppure, resto convinta che la chiave di volta sia la creazione di un’Agenzia autonoma svincolata e libera da politiche federali e indipendente da logiche di potere che soffocano lo sport. È necessario un nuovo approccio al tema degli abusi, un approccio moderno e rispettoso dell’infanzia, senza inquinamenti e forzature, libero perché la vita di un bambino non si può barattare né può essere uno strumento per mantenere il potere. Serve un approccio etico, multidisciplinare, attento, capace di saper punire ma anche di prevenire e recuperare».

Negli anni, l’associazione ChangeTheGame ha sviluppato diverse iniziative, tra cui un Progetto di formazione/informazione dei tecnici e degli atleti e ha redatto, pubblicato e distribuito un codice di comportamento per istruttori, allenatori e tecnici e due manuali informativi, in versione digitale e cartacea, uno denominato “Educare alla consapevolezza contro gli abusi sessuali nello sport” [QUI].

Le associazioni coinvolte

Il tavolo tecnico per la co-costruzione e la promozione di una policy per la tutela delle giovani atlete e dei giovani atleti, con particolare riferimento alle pratiche contro il maltrattamento e gli abusi, per garantire a tutti di praticare lo sport in un ambiente sano e sicuro è coordinato dal Dipartimento per lo sport, da Evelina Christillin – Consigliere UEFA, da Fiona May – ex atleta olimpica, Membro del consiglio d’amministrazione della UEFA Foundation for Children – e dal CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia).

Ed è costituito dai seguenti enti e associazioni: Aces, Acsi, A.Ge, Aics, Asilo Savoia, Arcigay Aps, Assist associazione nazionale atlete, Aic, Cammino, Cavallo Rosa, Centro nazionale sportivo Libertas, Centro sportivo italiano, Cipm, C.S.A.In., Differenza Donna, Rcos, Federazione italiana rugby, Figc, Associazione IWW Osservatorio, Mai più violenza infinita, Save The Children, Scuola di Fair Play Italia, Telefono Azzurro, Terre Des Hommes, Uisp, Unicef.

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