È un “mondo al contrario”. E il libro del Generale Vannacci ce lo conferma (due volte)

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 20.08.2023 – Miguel Cuartero] – È un mondo al contrario quello in cui viviamo. Un mondo in cui prima di dire che 2+2 fa 4 siamo invitati a valutare se, al di là della matematica (roba da medievali!) non sia meglio lasciare aperta la questione per non offendere nessuno. Né i due, né i quattro, né i cinque, né coloro che pensano, ragionano o vivono diversamente la “loro” matematica: magari con un pensiero più “aperto” e meno tradizionale, più moderno e avanguardista per cui 2+2 può fare quello che tu vuoi tu, basta volersi bene. Fa nulla se a offendersi sia la maestra di matematica della prima elementare. Gli adulti, i vecchi, i boomer si adeguino al nuovo corso fatto di libertà, di sfumature e di spensieratezza ecosostenibile e arcobaleno.

È un mondo al contrario e ne abbiamo la prova ogni giorno. Un mondo nel quale una scrittrice di fama e di successo (premiata, intervistata, incensata, incattedrata, lodata da ogni parte persino da coloro che lei accusava [QUI] [1]) viene definita “controcorrente” pur avendo essa prestato la propria voce al padrone, mentre chi pensa diversamente viene insultato, sbeffeggiato, censurato, querelato e sanzionato.

Un mondo al contrario che, mentre incentiva la diversità come valore assoluto, censura ogni “pensare altrimenti” (Diego Fusaro) e zittisce ogni voce che non si conforma e non si adegua.

La scrittrice Guia Soncini ne parla con immancabile ironia nel suo saggio L’era della suscettibilità [QUI], dove descrive un fenomeno grottesco e sempre più pervasivo per cui ogni frase, ogni parola, ogni ragionamento libero rischia di far scattare ondate di indignazione di massa (o meglio, di mass-media) con annessa iscrizione all’albo dei cattivi maestri.

“Al contrario” è quel mondo che anziché guardare a ciò che di buono ci hanno lasciato i nostri padri, a ciò che ha forgiato la nostra nazione, a ciò che ha dato lustro al nostro Paese, a ciò che ha reso grande la nostra cultura e ha dato un anima alle nostre vite, in una parola alle radici che ci alimentano, disprezza il proprio passato, si pente, si vergogna, chiede scusa e invita ad accogliere il nuovo, il diverso, lo straniero come portatore di civiltà e cultura, di ricchezza e splendore che – a prescindere – sono migliori dei nostri.

Va bene tutto. Ma se uno non fosse d’accordo e osasse esprimere la propria opinione? Nella dittatura della diversità e della differenza governa l’omologazione e l’uniformità del pensiero. Proprio perché è un mondo al contrario. Dunque chi non pensa correttamente, chi non parla correttamente [QUI], chi non agisce correttamente è da considerare delinquente (perché “delinque”), eretico da sanzionare, punire, rieducare.

Gli esempi, le testimonianze, gli aneddoti si sprecano e non è possibile contenerli in un libro. O forse un libro potrebbe aiutare a sistematizzarli e a organizzarli, a offrire una dignitosa e ragionata rappresentazione plastica. Ce ne sono all’estero (in Spagna, in Francia e nel Regno Unito non mancano i dissidenti che fanno uso contemporaneamente delle facoltà cognitive e della tastiera) ma in Italia il panorama è desolante. Chi avrebbe il coraggio di scriverne? E una volta scritto chi avrebbe il coraggio di pubblicarlo? Eppure – forse durante la notte di San Lorenzo – sembrerebbe che gli astri si siano allineati e un uomo coraggioso ha trovato modo di pubblicare qualche riflessione politicamente, sessualmente e religiosamente scorretta. Il coraggio dimostrato in guerra [2] non poteva venir meno nel confronto intellettuale ed ecco dunque il testo.

Mentre per aggirare il muro di gomma dell’editoria italiana (estremamente politicizzata quando non più attenta al fatturato che ai contenuti e al pensiero), ci è voluta l’auto-pubblicazione su Amazon [3], unico editore che ricorda di avere degli autori pur non conoscendoli (provateci voi a chiedere le già misere remunerazioni previste a un editore “classico”).

Il libro ha il merito di evidenziare le contraddizioni della “moderna società progressista ed inclusiva”. E per questo, sempre perché viviamo nel regime della libertà (libero pensiero, libera espressione, libero comportamento…), ha provocato un rumoroso e fragoroso strappo di vesti tra i benpensanti al potere. Giornali, tv e i loro padroni (in crisi di astinenza da potere politico) hanno alzato un polverone mediatico contro l’eresia del pensiero di un generale troppo loquace, accusandolo di fascismo e di omofobia.

Il libro spiega perché viviamo in un mondo al contrario. E lo spiega due volte: prima con le considerazioni scritte, poi con gli eventi annessi. Solo in un mondo al contrario un’intera classe politica si leva contro un cittadino che esprime liberamente le proprie idee. E solo in un mondo al contrario il Ministro della Difesa si inchina ossequioso all’opposizione per sanzionare pubblicamente il cittadino preso di mira dai propri avversari politici [4].

In molti hanno ricordato la frase di George Orwell secondo il quale “nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario“. Non che si voglia identificare “la verità” col pensiero del Generale Vannacci (questo il suo cognome), ma nel libro ci sono molte verità che cozzano con le falsità del pensiero unico.

Sappiamo che in Italia (nel mondo) ci sono degli argomenti tabù sui quali non è possibile dissentire dal mainstream. Argomenti sui quali non è consentito dibattito, né sono permesse obiezioni. Nel parlare di cambiamento climatico, di migranti e di omosessualità, di ebrei o di fascismo non è consentito dissentire da ciò che giornali, libri e tv considerano verità consolidate e indiscutibili. E il peccato più grande commesso dal generale è quello di esprimersi proprio si questi temi provocando l’ira e il furore dei buoni. Lo ha fatto con rispetto e argomentando [5] (onore al giornale che ha pubblicato degli stralci per far valutare ai lettori usando la propria testa). Ma lo ha fatto. Osando persino affermare ciò che è normale e ciò che non lo è. Dicendo che 2+2 fa 4, senza sentimentalismi di sorta.

In un mondo al contrario poco importa che fino a ieri si sia lodato il pensiero controcorrente, le provocazioni, il ragionamento non conforme, che ci aiutava a crescere, a ragionare e a non “essere scontati né supponenti”. Ieri l’eretico ci salvava la vita. Ora l’eretico la rischia. Perché nel mondo al contrario, se sei dalla parte sbagliata, si finisce facilmente etichettato e a testa in giù, anche senza un giudizio che emetta una sentenza che non sia quella mediatica e sommaria mossa dai censori del politicamente corretto.

Nel frattempo il libro del generale è diventato il primo in classifica nelle vendite (pur non essendo presente nelle librerie, neanche in quelle che contano!) [2]. Perché in un mondo al contrario i padroni pensano di dominare il mondo, ma la gente comune pensa, tenacemente e caparbiamente, altrimenti.

Miguel Cuartero

Questo articolo è stato pubblicato ieri dall’autore sul suo blog Testa del Serpente [QUI].

Note
Le note che seguono sono del Blog dell’Editore

[1] Ci ricordiamo il caso di Michele Murgia che disse: “In divisa soltanto i dittatori”? Una Murgia surreale, fuori luogo e offensivo nei confronti del Generale Francesco Paolo Figliuolo e delle forze dell’ordine, che aveva suscitato ovviamente l’indignazione generale. Il punto è che la Murgia si permetteva di attaccare chi a lei non andava a genio, ma guai attaccare lei.

[2] Il Generale di divisione Roberto Vannacci (La Spezia, 20 ottobre 1968) è stato comandante della Task Force 45 durante la Guerra in Afghanistan, comandante del 9º Reggimento d’Assalto Paracadutisti Col Moschin, comandante della Brigata Paracadutisti Folgore e comandante del contingente italiano nella Guerra Civile in Iraq. Dal 21 giugno 2023 è comandante dell’Istituto Geografico Militare di Firenze.

Il Generale Vannacci è stato al centro di un acceso dibattito, denunciando l’esposizione dei militari italiani ai rischi dell’uranio impoverito e dei metalli pesanti in zona d’operazione. Sulla base di quanto riportato da alcune testate giornalistiche, fra le quali la trasmissione Sono le venti di Peter Gomez, Il Fatto Quotidiano e La Notizia, durante il comando della missione Prima Parthica in Iraq (2017-2018), il Generale Vannacci ha presentato due esposti alla Procura militare e alla Procura della Repubblica di Roma, denunciando gravi e ripetute omissioni nella tutela della salute del contingente italiano. Sulla vicenda, il Tenente colonnello incursore (Aus.) Fabio Filomeni ha pubblicato un libro dal titolo Baghdad, Ribellione di un Generale che ripercorre gli avvenimenti vissuti in prima persona durante la missione in Iraq in qualità di Responsabile del servizio di prevenzione e protezione del contingente. Il Generale Vannacci ha denunciato il pericolo di esposizione alle particelle di uranio impoverito all’interno del suo Documento di valutazione dei rischi (DVR) smentendo, de facto, i vertici del Ministero della Difesa che, per anni, hanno sostenuto l’inesistenza di tale minaccia per la salute.

[3] Il mondo al contrario di Roberto Vannacci (autopubblicato il 10 agosto 2023, 373 pagine [QUI]) è al primo posto in tutte le categorie nella classifica Bestseller di Amazon (in Libri, Saggi, Libertà e sicurezza e Interviste).

«Il titolo la dice lunga sul tenore e sui contenuti di questo libro. Il Mondo al contrario vuole infatti provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che, come me, percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità. “Cosa c’è di strano? Capita a tutti, e spesso” – direte voi. Ma la circostanza anomala è rappresentata dal fatto che questo sgradevole sentimento di inadeguatezza non si limita al verificarsi di eventi specifici e circoscritti della nostra vita, a fatti risonanti per quanto limitati, ma pervade la nostra esistenza sino a farci sentire fuori posto, fuori luogo ed anche fuori tempo. Alieni che vagheggiano nel presente avendo l’impressione di non poterne modificare la quotidianità e che vivono in un ambiente governato da abitudini, leggi e principi ben diversi da quelli a cui eravamo abituati.
Basta aprire quella serratura di sicurezza a cinque mandate che una minoranza di delinquenti ci ha imposto di montare sul nostro portone di casa per inoltrarci in una città in cui un’altra minoranza di maleducati graffitari imbratta muri e monumenti, sperando poi di non incappare in una manifestazione di un’ulteriore minoranza che, per lottare contro una vaticinata apocalisse climatica e contro i provvedimenti già presi e stabiliti dalla maggioranza, blocca il traffico e crea disagio all’intera collettività. I dibattiti non parlano che di diritti, soprattutto delle minoranze: di chi asserisce di non trovare lavoro, e deve essere mantenuto dalla moltitudine che il lavoro si è data da fare per trovarlo; di chi non può biologicamente avere figli, ma li pretende; di chi non ha una casa, e allora la occupa abusivamente; di chi ruba nella metropolitana, ma rivendica il diritto alla privacy».

[4] Il 17 agosto, sette giorni dopo la pubblicazione di Il Mondo al Contrario, scoppia la polemica con il pretesto di alcune espressioni nel libro prese fuori contesto da parte di alcuni giornalisti (me che hanno capito benissimo di cosa tratta il libro). Appurato che – come osserva l’autore: «La reazione [di una corrente di pensiero che vieta la critica a determinate categorie di persone] dà ragione al tono del mio libro» – non li ascoltiamo. Invece, altri hanno apprezzato il libro, come anche questo Blog dell’Editore. In fin dei conti, non si tratta della polemica sul contenuto di un libro. Il punto è che viene attaccata la libertà di stampa, anche da parte del governo. Non ci pare difficile da capire.

Il tutto è riassunto da Beppe Severgnini il 19 agosto 2023 in due frasi sul Corriere della Sera: «Sarebbe facile, ma probabilmente inutile, spiegare all’autore dove sbaglia. Se molti si diranno d’accordo col generale, è il caso di cominciare a preoccuparsi».

Ecco: il confronto sulle idee è dichiarato inutile e la maggioranza ha torto perché non è d’accordo con la corrente di pensiero rappresentato da Severgnini. È così che intendono la democrazia e la libertà di pensiero (e soprattutto di espressione), dando ragione al tono del libri di Vannacci. Proprio un “mondo al contrario” che, mentre incentiva la diversità come valore assoluto, zittisce ogni voce che non si conforma e non si adegua.

Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha “preso le distanze dalle opinioni espresse da Vannacci”, definendole “farneticazioni personali che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione”. Detto con la faccia di bronzo da uno che sigla accordi militari con l’autocrate guerrafondaio armenofobo genocida di Baku, in violazione delle leggi italiani, screditando l’Esercito, la Difesa e la Costituzione.

Lo Stato Maggiore dell’Esercito in una nota ha comunicato che le forze armate si dissociano dai contenuti del libro, mai sottoposti ad autorizzazione né valutazione da parte dei vertici militari, riservandosi l’adozione di provvedimenti a tutela della propria immagine. Invece di erigersi a censore dei pensieri espressi in un mondo libero da un cittadino che esercita i suoi diritti costituzionali, lo Stato Maggiore dell’Esercito dovrebbe occuparsi della difesa della Nazione, non screditare un pluridecorato generale.

Come conseguenza, il Generale Vannacci il 18 agosto 2023 è stato destituito dal comando dell’Istituto Geografico Militare di Firenze e il 21 agosto trasferito a disposizione del Comandante del Comando delle Forze Operative Terrestri di Sopporto-COMFOTER SPI (una delle aree di vertice dell’Esercito Italiano, posto alle dirette dipendenze del Capo di Stato Maggiore) nella sede di Firenze.

«“In un mondo libero si scrive ciò che si pensa”, afferma il deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, in merito alle frasi contenute nel libro del Generale Roberto Vannacci, in un’intervista al Corriere della Sera. “Se stabilissimo che compito della politica è decidere la bontà delle idee sarebbe la fine della democrazia”, ha proseguito Donzelli. Vannacci “come militare fino a questa vicenda ha reso un grande servizio alla Nazione”. Ma il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, “ha fatto benissimo” ad avviare l’azione disciplinare. “Rappresentando un ministero delicato, ha attivato un meccanismo previsto dalle procedure dell’esercito. In modo che si potesse verificare se ciò che ha fatto corrisponde alle regole militari oppure no”. “Se qualcuno si ritiene offeso ci sono gli organismi preposti. Chi ha dato al Pd il diritto di autoproclamarsi censore?”, domanda Donzelli. “Non vorrei arrivare al principio che si scrivono idee solo se piacciono al Pd”. “Leggo che il Pd e le sinistre dicono di no – aggiunge -. Ma cosa vogliono? La lapidazione in piazza? Il rogo dei libri che non condividono? Il gulag delle idee che non corrispondono alle tante correnti con cui litigano?”. “Non voler eliminare il favor familiae non è omofobia, è la Costituzione”, afferma il deputato» (Sky Tg 24).

[5] Il Generale Vannacci ha replicato alle critiche, «amareggiato per frasi decontestualizzate»: «Le critiche non mi disturbano affatto e al Ministro Crosetto non replico, mi attengo a quelle che sono le sue disposizioni. Ciò che mi procura disagio è la strumentalizzazione: sono state estratte frasi dal contesto e su queste sono state costruite storie che dal libro non emergono. Sono amareggiato dalla decontestualizzazione e dal processo a delle opinioni. Sono pronto a confrontarmi sulle mie opinioni e nel campo delle argomentazioni, del merito, non di altri aspetti. La libertà di opinione è una delle radici della nostra radice libera e occidentale. Giordano Bruno lo hanno bruciato perché aveva un pensiero controcorrente, meno male abbiamo superato quei momenti e mi auguro che nessuno voglia tornare indietro, che nessuno voglia imporre un modo di vedere la realtà. Hanno fatto una grande pubblicità al libro, magari le vendite aumenteranno. Per le illazioni fatte io non ho problemi a rispondere nel merito, sarò ben lieto di farlo».

Intervenuto il 18 agosto nella trasmissione Diario del Giorno di Rete4, mentre veniva sollevato dall’incarico, ha detto:
«Non mi sento di fare passi indietro, rivendico quanto ho scritto. Non uso mai parole volgari o triviali: esprimo liberamente i miei pensieri».
«Riguardo le decisioni che sono state prese, non replicherò in quanto decisioni gerarchiche, per le quali risponderò nelle sedi secondo i tempi opportuni che mi verranno indicati dalla mia catena di comando».
«Chi indossa una divisa ricopre un ruolo istituzionale però la libertà di parola è garantita dalla Costituzione. Io combatto il pensiero unico che vieta la critica a una determinata categoria di persone. L’odio è un sentimento come l’amore, e quindi io penso che sia lecito provare disprezzo per qualcosa o per qualcuno. Questo non vuol dire istigare alla violenza: sono libero di provare odio per gli stupratori o per chi fa del male ai bambini. Questo non vuol dire che stia istigando al linciaggio di queste persone».
«Quando ho scritto il libro mi aspettavo che avrebbe dato da discutere. L’ho scritto con tono provocatorio anche rendendomi conto di quelle che avrebbero potute essere le reazioni. Ma sicuramente non mi aspettavo un polverone del genere».
«La libertà di opinione e le idee si devono confrontare sul piano delle argomentazioni e non della gogna mediatica».
«L’obiettivo era quello di scrivere un libro per manifestare opinioni che sono personali, senza attuare una vera e propria denuncia com’è stato detto, ma proponendo temi sui quali riflettere. I temi sono quelli del buon senso, al quale dedico il primo capitolo, e di quella che definisco la normalità, cioè quello che pensa la maggior parte della popolazione. La normalità non ha accezione positiva o negativa in sé. Uno dei più grandi dizionari conosciuto da tutti definisce normalità la condizione consuetudinaria di quello che pensa la maggioranza».
«”Con gli omosessuali non sono normali” intendevo dire che rappresentano una porzione minoritaria della società e quindi come tali escono dai canoni della normalità. Proprio a questo riguardo, sono il primo a dire che ho sempre rifuggito la normalità nella mia carriera, in quello che ho fatto e mi sono sentito. Non per questo mi devo sentire migliore o peggiore di qualcun altro. Nel mondo degli anormali o di quelli che non seguono i canoni della normalità, sono in buona compagnia con tutti gli omosessuali che ci sono su questo pianeta. Non la considero un’offesa, ma una considerazione da un punto di vista statistico».
«In questo libro non parlo di servizio, non tratto di argomenti riservati e non faccio propaganda politica, che sono esattamente le cose proscritte ai militari che si esprimono pubblicamente e che in questi casi devono richiedere un’autorizzazione alla catena gerarchica. Tratto di questioni di pubblico dominio che coinvolgono la nostra società. Sono pareri che rientrano nella libera manifestazione dei pensieri, che possono non essere condivisi. Io combatto il pensiero unico, il fatto di doversi inquadrare tutti in una corrente di pensiero che vieta la critica a determinate categorie di persone. Posso criticare gli operai, i professori, i carabinieri, posso criticare tutti ma se critico gli omosessuali questa è la reazione. Probabilmente questa reazione dà ragione al tono del mio libro».

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