Il papa agli universitari: ogni vera riforma inizia dalla coscienza e dalla libertà

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Se si vuole che un ambiente umano migliori in qualità ed efficienza, occorre che ciascuno cominci con riformare se stesso. Il papa nella specialissima udienza concessa oggi agli studenti e ai professori dell’Università di Parma, ha ricordato San Pier Damiani che insegnò nell’ateneo e la riforma universitaria in Italia.

“Come sapete, – ha detto il papa ai più di mille accolti nell’Aula delle Bendezioni, – l’attività universitaria è stata il mio ambito di lavoro per tanti anni, e anche dopo averla lasciata non ho mai smesso di seguirla e di sentirmi spiritualmente legato ad essa”. Benedetto XVI ha ricordato la sua visita a Parma nel 1990, quando “svolsi una riflessione sulle “vie della fede” in mezzo ai mutamenti del tempo presente”. Ma oggi la lezione del papa è quella di San Pier Damiani.

“Le nuove generazioni sono oggi fortemente esposte a un duplice rischio,ha spiegato il papa, dovuto prevalentemente alla diffusione delle nuove tecnologie informatiche: da una parte, il pericolo di vedere sempre più ridursi la capacità di concentrazione e di applicazione mentale sul piano personale; dall’altra, quello di isolarsi individualmente in una realtà sempre più virtuale. Così la dimensione sociale si disperde in mille frammenti, mentre quella personale si ripiega su se stessa e tende a chiudersi a costruttive relazioni con l’altro e il diverso da sé. L’Università, invece, per sua natura vive proprio del virtuoso equilibrio tra il momento individuale e quello comunitario, tra la ricerca e la riflessione di ciascuno e la condivisione e il confronto aperti agli altri, in un orizzonte tendenzialmente universale.”

E se oggi come mille anni fa la soicietà è segnata da incertezze e particolarismi, “gli studi accademici dovrebbero senz’altro contribuire a qualificare il livello formativo della società, non solo sul piano della ricerca scientifica strettamente intesa, ma anche, più in generale, nell’offerta ai giovani della possibilità di maturare intellettualmente, moralmente e civilmente, confrontandosi con i grandi interrogativi che interpellano la coscienza dell’uomo contemporaneo.” Riformare per il papa come per monaco Dottore della Chiesa significa partire dalle coscienze. “Spesso, ha detto il papa, oggi, anche in Italia, si parla di riforma universitaria. Penso che, fatte le debite proporzioni, rimanga sempre valido questo insegnamento: le modifiche strutturali e tecniche sono effettivamente efficaci se accompagnate da un serio esame di coscienza da parte dei responsabili a tutti i livelli, ma più in generale di ciascun docente, di ogni studente, di ogni impiegato tecnico e amministrativo.” E la riforma si collega alla libertà.

“La validità di una riforma dell’Università non può che avere come riscontro la sua libertà: libertà di insegnamento, libertà di ricerca, libertà dell’istituzione accademica nei confronti dei poteri economici e politici. Questo non significa isolamento dell’Università dalla società, né autoreferenzialità, né tanto meno perseguimento di interessi privati approfittando di risorse pubbliche. Non è di certo questa la libertà cristiana! Veramente libera, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa, è quella persona, quella comunità o quella istituzione che risponde pienamente alla propria natura e al proprio fine, e la vocazione dell’Università è la formazione scientifica e culturale delle persone per lo sviluppo dell’intera comunità sociale e civile”, ha concluso il papa.

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