8 settembre: la Chiesa indiana contro la violenza alle donne
Da decenni la Chiesa indiana dedica l’8 settembre, festa della Natività di Maria, per ribadire che la violenza sulle donne e sulle bambine è sintomo di declino sociale, come ha ribadito, dopo l’ultimo grave episodio avvenuto il 22 agosto a Bombay (dove una giovane fotoreporter, stagista di una rivista in lingua inglese con base nella città, si era recata alla Shakti Mills, una ex fabbrica tessile in stato di abbandono, per realizzare un servizio fotografico, è stata violentata da cinque uomini tra 18 e 25 anni) l’arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza Episcopale Indiana, card. Oswald Gracias:
“Le nostre donne e le nostre bambine subiscono violenze e abusi persino nelle loro famiglie, oltre che nella società, che le umilia, le svilisce, le discrimina, le esclude e le sfrutta. La corrosione della morale, la sua corruzione, dimostrano che il nostro sistema di valori è stato seriamente compromesso… è la peggiore aggressione che una donna possa subire: lo stupro è terrorismo fisico e psicologico, un crimine abominevole contro l’onore delle donne”.
Il presidente della Catholic Bishops Conference of India ha ribadito l’impegno della Chiesa nello sradicamento di tale violenza: “La Chiesa è uno strumento per servire la società e la nazione attraverso l’educazione e le nostre strutture. Ho già chiesto alle nostre scuole di inculcare i valori della giustizia e del rispetto di genere non solo agli studenti, ma anche ai genitori. E’ importante sensibilizzare madri e padri su come trattiamo le donne nelle nostre famiglie. La Chiesa di Bombay e di tutta l’India servirà per dare inizio a una cultura e una società nobile, costruite sull’uguaglianza, la giustizia e il rispetto tra uomini e donne”.
In India sono da tempo in considerevole aumento i casi di stupro nei confronti delle donne e la Chiesa cattolica è in prima linea nel cercare di estirpare questo genere di violenza, che non risparmia neppure le religiose, come ha dimostrato l’aggressione subita nei mesi scorsi da una giovane suora cattolica nello Stato dell’Orissa. Pertanto, l’arcivescovo di Calcutta, monsignor D’Souza, aveva rinnovato l’appello alle istituzioni e alla società in generale a ‘combattere questo fenomeno’:
“La Chiesa farà ogni sforzo per rilanciare una riflessione pubblica per fermare questi atti contro la dignità umana… Parleremo con le istituzioni, con il Governo e l’amministrazione civile, e anche con i leader religiosi, con cui abbiamo ottimi rapporti. Non solo per protestare ma per suscitare una riflessione e per adottare una strategia comune… Come Chiesa cattolica abbiamo organizzato nell’ultimo anno incontri con le altre comunità religiose per generare un vero sussulto di coscienza. Le religioni possono aiutare nella formazione delle coscienze”.
Il fenomeno è molto preoccupante tantoché il 27 gennaio scorso la Conferenza episcopale indiana aveva indetto una Giornata di solidarietà per la giustizia, la sensibilizzazione e l’uguaglianza; e nella solenne Adorazione Eucaristica del 2 giugno oltre 19 milioni cattolici indiani avevano pregato, in unione a papa Francesco, per ribadire anche ‘la preoccupazione per i problemi dell’India, per una missione che sia più efficace contro la povertà, per la dignità delle donne e contro la violenza, questioni calde nel nostro paese’, come aveva ribadito in una nota il card. Gracias:
“La Chiesa cattolica è all’avanguardia nella promozione dell’uguaglianza di genere, attraverso un servizio instancabile e disinteressato ai più poveri, attraverso servizi sociali, assistenziali ed educativi. Tuttavia la strada da percorrere è ancora lunga: la mentalità patriarcale deve cambiare, urge fermare la discriminazione di genere e dare pari dignità alle donne”. Un rapporto del’ ‘Asian Centre for Human Rights’ ha dimostrato che in 10 anni (2001 – 2011) si sono registrati 48.338 casi di stupri di bambini, con un aumento del 336% dei casi fra il 2001 (2.113 casi) e il 2011 (7.112 casi), solo di casi denunciati e accertati.
Proprio nel gennaio scorso l’Arcidiocesi di Bombay (Mumbai) aveva lanciato una campagna, denominata ’37.000.000 di diyas (luce)’, in memoria delle 37.000.000 di vittime indiane, ‘solo perché erano donne’; l’India ha un rapporto uomini/donne più sbilanciato nel mondo ed è al 4° posto nel mondo per la scarsa considerazione della condizione femminile.