L’ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme in pellegrinaggio a Roma
Il pellegrinaggio dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme si terrà a Roma dal 13 al 15 settembre nel contesto dell’Anno della Fede. L’evento è preceduto dalla riunione della Consulta che, composta dai rappresentanti delle 62 luogotenenze dell’Ordine, dal 10 al 12 settembre è anche e soprattutto chiamata a discutere la revisione del vigente Statuto. La nuova stesura sarà poi sottoposta all’approvazione del Papa, è stato spiegato alla conferenza di stampa di presentazione di stamattina. Promuovere l’incremento della pratica della vita cristiana nei suoi membri e fornire un aiuto morale e materiale alla Chiesa che è in Terra Santa: questi i due scopi fondamentali dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, ricordati in conferenza stampa dal cardinale Edwin Frederick O’Brien, Gran Maestro dell’Ordine, i cui membri sono circa 30mila. L’attenzione è dunque rivolta in particolare ai bisogni del Patriarcato latino di Gerusalemme, ma l’Ordine non opera a beneficio solo della Terra Santa in senso stretto, ma anche di Libano e Egitto.
L’Ordine Equestre del Sacro Sepolcro di Gerusalemme appartiene al novero delle pubbliche associazioni di fedeli poste sotto l’autorità della Santa Sede, esso è composto da volontari, che non possono percepire alcuna retribuzione per il loro impegno, ma, al contrario, hanno l’obbligo di versare un contributo annuale per finanziare le sue attività caritative. L’impegno dell’Ordine a favore della Terra Santa è attestato da un dato di per sè eloquente: tra il 2002 e il 2012 è stata inviata la somma di oltre 98 milioni di dollari per la ricostruzione delle chiese, scuole e ospedali. L’esperienza che si concretizzerà nei prossimi giorni (13-15 settembre) si inserisce all’interno di un cammino di formazione: il pellegrinaggio alla tomba di San Pietro, la catechesi sul tema della fede e l’incontro con il Santo Padre.
I cavalieri e anche le dame del Santo Sepolcro, con il segno del pellegrinaggio, desiderano evidenziare il loro cammino come credenti. Le giornate dell’Ordine del Santo Sepolcro segnano un ulteriore tappa dell’Anno della Fede, che ha promosso e promuove moltissimi eventi seguiti da altrettanti fedeli. Momento saliente dell’intera manifestazione, accanto alle celebrazioni liturgiche, è rappresentato dall’incontro con il Santo Padre Francesco nell’Aula Paolo VI il 13 settembre. Si prevede la presenza di 3000 pellegrini provenienti da 34 nazioni da tutti e cinque i continenti per un totale di 56 Luogotenenze e Delegazioni Magistrali.
A spiegare invece in cosa consista la revisione del vigente Statuto, che è quello promulgato da Paolo VI nel 1977, è intervenuto il prof Agostino Borromeo, governatore generale dell’Ordine. L’attuale testo, nota, non sembra più consono all’ecclesiologia sviluppatasi dopo il Concilio Vaticano II e per certi aspetti alla sensibilità dei nostri tempi. La bozza del nuovo testo punta infatti a sviluppare in modo più organico l’impegno spirituale dei membri, a radicare più profondamente l’azione delle articolazioni periferiche nella vita delle Chiese locali e ad estendere l’azione caritativa dell’Ordine ad un’area geografica del Medio Oriente più ampia: “Cavalieri e Dame sono inoltre invitati, sia individualmente sia collettivamente, quale struttura locale nell’ambito dell’Ordine, a mettersi a servizio delle rispettive Chiese particolari, con piena corresponsabilità nella vita e nell’attività pastorale di queste ultime. I membri sono incoraggiati ad offrire la propria collaborazione alle parrocchie, alle diocesi e alle Conferenze episcopali regionali e nazionali, anche mettendo a disposizione delle autorità ecclesiastiche locali una parte delle offerte finanziarie, raccolte nel promuovere iniziative a favore della Terra Santa. Si tratta di una proposta radicalmente innovativa. Infatti, pur rimanendo lo scopo prioritario dell’Istituzione, il sostegno della presenza cattolica in Terra Santa, l’Ordine non può ignorare che in certi Paesi, in cui i suoi membri sono attivi, vi sono persone che vivono situazioni di disagio, anche più drammatiche di quelle subite dalle popolazioni cristiane del Medio Oriente”.