Gli abusi sessuali nella Chiesa e la mancata “tolleranza zero”

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 08.08.2023 – Vik van Brantegem] – In occasione della XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù in Portogallo, Papa Francesco ha incontrato per un’ora il 2 agosto 2023 nella Nunziatura Apostolica a Lisbona un gruppo di 13 vittime di abusi sessuali da parte del clero portoghese, accompagnate da alcuni rappresentanti delle istituzioni della Chiesa portoghese incaricate della tutela dei minori e nel contrasto di questo crimine della Chiesa Cattolica Romana.
Uno degli “scandali” – in realtà dei crimini – che ne “deturpano il volto”, a cui Papa Francesco ha fatto riferimento anche qualche ora prima, durante i Vespri nel Mosteiro dos Jerónimos con i vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, le consacrate, i seminaristi e gli operatori pastorali del Portogallo [QUI]. Il Santo Padre ha sottolineato la “delusione” e la “rabbia” che “alcuni nutrono nei confronti della Chiesa, talvolta per la nostra cattiva testimonianza e per gli scandali che ne hanno deturpato il volto, e che chiamano a una purificazione umile e costante, a partire dal grido di dolore delle vittime, sempre da accogliere e da ascoltare”. Il Papa ha invitato a non restare “impigliati nelle reti della rassegnazione e del pessimismo”.
Lo scorso febbraio la Chiesa in Portogallo ha diffuso un’indagine della Commissione indipendente per lo studio degli abusi sessuale del clero portoghese e rafforzato il suo impegno contro questa piaga, che ha convalidato 512 testimonianze, su un totale di 564 ricevute, relative a casi avvenuti tra il 1950 e il 2022. Un’Assemblea straordinaria dei vescovi del Portogallo il 3 marzo 2023 a Fatima ha analizzato lo studio della Commissione indipendente, nell’impegno di “raddoppiare gli sforzi” per contrastare i crimini di abusi sessuali in seno alla Chiesa.

A tal fine. il Presidente della Conferenza Episcopale del Portogallo, Mons. José Ornelas Carvallo, Vescovo di Leiria-Fátima (foto sopra), aveva annunciato un coinvolgimento delle varie diocesi e istituzioni religiose, insieme a vescovi diocesani e superiori maggiori. La CEP ha poi assicurato il sostegno “spirituale, psicologico e psichiatrico” alle vittime di abusi sessuali alle “strutture esistenti” nella Chiesa e annunciato in una nota che i vescovi avrebbero dato un “segno visibile” del loro impegno nei confronti delle vittime organizzando “un memoriale durante la Giornata Mondiale della Gioventù”.
Il Consiglio permanente della CEP in una riunione a Fatima a metà aprile scorso, ha ribadito gli impegni presi, perché “i comportamenti e gli atteggiamenti del passato non si ripetano”. Il 20 aprile, si era poi svolta una Giornata nazionale di preghiera per le vittime di abusi sessuali, abusi di potere e abusi di coscienza nella Chiesa e i vescovi portoghesi avevano annunciato anche la creazione di un Gruppo di accompagnamento delle vittime di abusi sessuali, presieduto dalla psicologa Rute Agulhas.
Come riferisce Adista [QUI], riportando in italiana le parole di Anne Barrett Doyle, condirettrice di BishopAccountability.org, che ha affermato [QUI] che anche a Lisbona, Papa Francesco ha incontrato le vittime di abusi sessuali del clero, secondo un programma che tende a ripetersi durante le visite in Paesi in cui a livello mediatico la questione degli abusi clericali è molto presente, mentre negli altri, dove di questo tema non si parla, questo genere di incontri non avviene.
Il 3 agosto scorso, Barrett Doyle ha scritto sul sito di BishopAccountability.org, organismo indipendente fondato nel 2003, che conserva il più grande archivio al mondo di documenti sul problema degli abusi sessuali del clero, al di fuori degli archivi della Santa Sede: “Quando Papa Francesco si reca in un Paese dove è scoppiata la crisi degli abusi sessuali del clero, incontra le vittime, esprime vergogna e dolore e promette un cambiamento. Lo ha fatto durante la sua visita negli Stati Uniti nel 2015, la sua visita in Cile nel gennaio 2018, la sua visita in Irlanda nell’agosto 2018 e la sua visita in Canada nel 2022”.
E altrove? “Quando il Papa visita un Paese dove i vescovi non fanno i conti con i titoli dei giornali sugli abusi, non incontra le vittime. Non ha tenuto tali incontri in Ungheria, Congo, Romania o Panama, anche se le vittime della Chiesa in ciascuno di quei Paesi sono sicuramente migliaia”.
Insomma: “Gli incontri del Papa con le vittime riguardano le pubbliche relazioni, non il cambiamento. E a questo punto del suo pontificato, la tattica non è solo stanca, è cinica. Le scuse senza una vera riforma sono peggio che prive di significato. Sono prive di rispetto”.
Nei suoi dieci anni di pontificato, argomenta Anne Barrett Doyle, in realtà Papa Francesco non ha attuato una vera legge di “tolleranza zero” per fermare i molestatori: “Secondo il diritto canonico, i sacerdoti colpevoli possono ricevere una serie di sanzioni e, sebbene alcuni siano stati laicizzati, molti ricevono sospensioni temporanee e tornano al ministero. Per questo i vescovi portoghesi, che hanno restituito alle parrocchie preti accusati in modo credibile, non corrono il rischio di perdere i loro prestigiosi incarichi o titoli. Quei vescovi non violano il diritto canonico; lo stanno seguendo”.
Ma le vittime e i sopravvissuti meritano di meglio, scrive Barrett Doyle: “Meritano le azioni concrete che il Papa più volte ha promesso. Non è troppo tardi per Francesco per ripristinare la sua credibilità come riformatore. Potrebbe compiere questi passi fondamentali e cruciali per fermare gli abusi sessuali del clero e il loro insabbiamento in Portogallo e altrove”.
La condirettrice di BishopAccountability.org elenca questi passi:
“1. Potrebbe cambiare il diritto canonico universale per emanare una vera tolleranza zero per gli abusatori sessuali nel sacerdozio. Ciò significherebbe che un religioso ritenuto colpevole anche di un solo atto di molestie su minori verrebbe rimosso definitivamente dal ministero. A nostra conoscenza, l’unica politica dei vescovi nazionali che si avvicina alla tolleranza zero, almeno sulla carta, è quella varata dai vescovi statunitensi nel 2002.
2. Potrebbe rinnovare la sua inefficace legge sulla responsabilità del vescovo, Vos estis lux mundi, che persino il suo stesso consigliere, Padre Hans Zollner, SI, descrive come ‘non funzionante’. Il Papa potrebbe ripulire la casa, Paese dopo Paese, rimuovendo i vescovi complici, privandoli dei loro titoli e pubblicando resoconti delle loro malefatte. Potrebbe anche iniziare in Portogallo; dovrebbe denunciare pubblicamente e rimuovere il Presidente della conferenza episcopale José Ornelas e tutti i suoi colleghi che hanno dimostrato disprezzo per le testimonianze delle vittime e resistenza a risarcire le vittime per il terribile danno inflitto loro dalla Chiesa.
3. Potrebbe dimostrare trasparenza con una direttiva significativa. Potrebbe ordinare al Dicastero per la Dottrina della Fede di rendere noti nomi, incarichi e fascicoli delle migliaia di preti che ha giudicato colpevoli. In tal modo farebbe causa comune con le vittime di abusi in tutto il mondo, così come con i 160 vescovi e i 32 superiori religiosi negli Stati Uniti che hanno pubblicato elenchi almeno parziali di preti accusati credibilmente”.