Il digiuno per la pace, una geniale intuizione di Papa Wojtyla

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Con l’annuncio di domenica scorsa all’Angelus di una giornata speciale di preghiera e di digiuno “per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero”, prevista per sabato 7 settembre, a cui stanno via via aderendo in tantissimi, da movimenti, associazioni e comunità di fedeli a singoli esponenti politici e leader religiosi, Papa Francesco riprende e fa propria una bella intuizione di Giovanni Paolo II. Si deve alla creatività pastorale del pontefice polacco l’idea di rivitalizzare la prescrizione biblica della parziale astinenza cultuale dai pasti per rilanciarla al di fuori delle occasioni rituali dell’anno liturgico (il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo) e di alcune consuetudini in tempi solenni (come per esempio, la Vigilia di Natale, la cui cena era chiamata anticamente ‘di magro’) e per proporla come occasione privilegiata di preghiera spirituale e corporale.

Sono state cinque le volte in cui Giovanni Paolo II ha invitato la Chiesa universale e i cattolici a praticare una giornata di digiuno e a pregare insieme per la pace, in un arco temporale che va dal 1986 al 2003, e sempre sotto il segno della richiesta di pacificazione mondiale. In questo senso, si potrebbe quasi affermare che è stata una delle tante novità del suo pontificato,  dato che a nessun altro pontefice era mai venuto in mente di farlo in precedenza, e che ora Francesco ripropone a pochi mesi dalla sua elezione a successore di Pietro.

La prima volta di Papa Wojtyla fu il 27 ottobre 1986, in concomitanza con la storica giornata di preghiera con le altre religioni indetta ad Assisi. Successivamente fu per chiedere la pace per la Bosnia Erzegovina massacrata dalla guerra. Per questo conflitto si ebbero ben due giornate di digiuno in anni consecutivi,  rispettivamente il 10 gennaio 1993 e il 21 gennaio 1994. In due occasioni (il 1986 e il 1993), esse furono accompagnate esplicitamente dalla ‘preghiera’ e dal contemporaneo raduno nella città di San Francesco di tutte le religioni. Ancora la cittadina umbra tornò ad essere al centro della preghiera universale per la pace in occasione della quarta giornata, il 24 gennaio 2002. E’ la circostanza che forse è ricordata di più, perché fu un’iniziativa voluta da Papa Wojtyla nel contesto dei mesi drammatici che seguirono agli attentati di Washington e di New York alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001.  Qui però il digiuno fu praticato un mese prima, il 14 dicembre 2001, e le due iniziative, distinte ma collegate idealmente, furono annunciate nel corso dell’Angelus di domenica 18 novembre 2001.

“La scena internazionale – affermò Papa Wojtyla rivolgendosi ai fedeli – continua ad essere turbata da preoccupanti tensioni. Non possiamo non ricordare le pesanti sofferenze che hanno afflitto e che ancora affliggono tanti nostri fratelli e sorelle nel mondo: migliaia di vittime innocenti nei gravissimi attentati dell’11 settembre scorso; innumerevoli persone costrette ad abbandonare le loro abitazioni per affrontare l’ignoto e talvolta la morte cruenta; donne, vecchi e bambini esposti al rischio di morire di freddo e di fame. In una situazione resa drammatica dalla sempre incombente minaccia del terrorismo – proseguì il Papa – sentiamo l’esigenza di elevare il nostro grido a Dio. Quanto più insormontabili sembrano le difficoltà e oscure le prospettive, tanto più insistente deve farsi la nostra preghiera per implorare da Dio il dono della comprensione reciproca, della concordia e della pace”.

Giovanni Paolo II passò poi a spiegare ai presenti e al mondo il significato della giornata di astinenza dai cibi: “Sappiamo che la preghiera acquista forza se è accompagnata dal digiuno e dall’elemosina. Così insegna già l’Antico Testamento ed i cristiani, fin dai primi secoli, hanno accolto questa lezione e l’hanno applicata, particolarmente nei tempi di Avvento e di Quaresima. Da parte loro, i fedeli dell’Islam hanno appena iniziato il Ramadan, mese consacrato al digiuno e alla preghiera. Noi cristiani ci avvieremo tra poco nell’Avvento per prepararci, nella preghiera, alla celebrazione del Natale, giorno della nascita del “Principe della pace”. In questo momento storico – concluse il Papa – l’umanità ha bisogno di vedere gesti di pace e di ascoltare parole di speranza. Come dissi quindici anni fa, annunciando l’incontro di preghiera per la pace che si sarebbe tenuto ad Assisi nell’ottobre successivo: “E’ urgente che un’invocazione corale salga con insistenza dalla terra verso il Cielo, per implorare dall’Onnipotente, nelle cui mani stanno i destini del mondo, il grande dono della pace, presupposto necessario per ogni serio impegno a servizio del vero progresso dell’umanità”.

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