Una mano per non abortire, rispettando la legge 194. E parte la protesta
A Torino, i progressisti si sono scagliati contro la “stanza dell’ascolto” dedicata a chi pensa di abortire, l’iniziativa della Regione Piemonte all’Ospedale Sant’Anna [*]. Ma perché? La sinistra anti-donne – con Pd e M5S che attaccano la “destra integralista” – ignora la legge 194. In realtà, chi è contrario alla stanza di aiuto alla vita che sta solo attuando la legge, sta violando la 194, non la “destra integralista”. Sono 45 anni che chi ne critica l’essenza mortifera (che ne è in realtà la sostanza, non sono ipocrita) è accusato di trascurarne le parti di sostegno alla maternità.
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 02.08.2023 – Renato Farina] – La notizia è stata comunicata con il santo candore delle cose buone e giuste. Eccola. «Nasce presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino una stanza per offrire supporto concreto e vicinanza alle donne in gravidanza, contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre alla interruzione della gravidanza».
Una stanzetta e dietro l’uscio un volto amico, una possibilità per allargare l’orizzonte della libertà, per aprire la porta del ragionevole dubbio, di quel forse-meglio-di-no che non spalanca un abisso di torture ma di fraternità. Magari è bene che la creatura che si agita in me viva, non sono sola. La convenzione è stata annunciata dall’Assessore regionale Marrone (centrodestra) ed è stata firmata dalla Città della Salute e dal Movimento per la vita.
Gestanti in difficoltà
Rileggo il comunicato. Comincia con «nasce». Vi si specchia la contentezza. La finalità – dice ancora la nota ufficiale – è di «fornire supporto e ascolto a donne gestanti che ne abbiano necessità, nell’ambito di un più generale percorso di sostegno durante e dopo la gravidanza alle donne che vivono il momento con difficoltà e che potrebbero quindi prendere in considerazione la scelta dell’interruzione di gravidanza o che addirittura si sentono costrette a ricorrervi per mancanza di aiuti».
Il linguaggio è contorto dal politicamente corretto, i concetti sono soffocati dal timore di provocare l’ira degli abortisti, prontissimi a far scattare la clausola del no agli estremismi. Ma quali estremisti. A proposito: nel linguaggio internazionale i sostenitori del diritto incondizionato all’aborto sono chiamati “pro Choice”, pro-scelta.
Ma che scelta è se l’unica ritenuta ammessa è di affondare un altro essere umano? Il percorso tra i birilli per non incocciare nelle polemiche lo traduciamo così. «Ehi, gente: sia chiaro, nessuno si mette in mezzo alla volontà di abortire, ma esiste una violenza sociale, una povertà economica e una pressione ambientale che stringe alla gola le donne trascinandole a compiere un passo senza ritorno che comunque è una tragedia. A chi lo desidera proviamo a offrire un sentiero senza odore di morte oltre che causa di rimorsi infiniti». Poveretti, che ingenuità.
Subito si è alzata la voce di Silvio Viale, politico e ginecologo, che ha tacciato questa iniziativa di «molestia» alle donne, «è un golpe», questa stanza «non si farà, lo impediremo». Viale è Esponente di +Europa, eletto in consiglio comunale con i voti dei radicali di Emma Bonino in sommatoria con Azione di Calenda e Italia Viva di Renzi.
Il pesce pilota, battendo i compagni sul tempo, ha scatenato nel Partito democratico una gara a cercare di scavalcarlo in violenza verbale, d’altra parte in linea con la tattica di Elly Schlein che vuole trasformare la politica e la libertà d’opinione in guerra. La vicepresidente del Pd, Chiara Gribaudo: «Inaccettabile. La stanza di ascolta serve a colpevolizzare le donne». Cecilia D’Elia, senatrice del Pd, inventa la categoria dei «sedicenti pro-vita», trattati con disprezzo come fossero terroristi con quel linguaggio ricalcato sulle condanne del Pd alle sedicenti Brigate rosse. Non è una faccenda locale, ma acquista una valenza paradigmatica. Infatti l’Ospedale Sant’Anna è il primo in Italia per numero di nascite (6.590 nel 2022) e per aborti (2.500 nel 2021).
Ovvio che si cerchi di bloccarla. Dà fastidio ai populisti padroni delle piccole vite altrui, perché, come spiega Marrone, Assessore regionale alle politiche sociali: «Aprire nel principale ospedale ostetrico del Piemonte uno spazio dove donne e coppie in difficoltà possano trovare aiuto nei progetti a sostegno della vita nascente è una conquista sociale».
P.S. Si possono legalmente toccare, rompendogli le ossa con tronchesini ben sterilizzati, oppure sciogliendoli chimicamente, i bambini non nati.
La legge 194
Invece la legge 194 che consente tutte queste cose non si può toccare. Ok. Guai. Nessun partito oggi presente in Parlamento propone del resto di modificarla. Non solo: se uno, dopo averla letta, prova a sostenere che l’aborto non è considerato un diritto ma una sciagurata facoltà – come ripete il Ministro Eugenia Roccella – viene sbattuto fuori dal recinto democratico.
Chi è contrario alla cameretta di aiuto alla vita in realtà è lui a violare la 194. Sono 45 anni che chi ne critica l’essenza mortifera (che ne è in realtà la sostanza, non sono ipocrita) è accusato di trascurarne le parti di sostegno alla maternità. Giusto. Leggiamola.
Fin dal titolo: «Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza». Leggo.
«1. Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio». Ancora, all’articolo 2 c’è proprio l’invito a operare come in Piemonte regolando la: «collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita».
Chi è contro la legge? Ho conosciuto una donna, cieca dopo la prima gravidanza, che ha aperto un centro di ascolto simile alla Mangiagalli di Milano, si chiamava Paola Bonzi, scomparsa 4 anni fa. Grazie a lei sono nati 22mila bambini.
Che facciamo? Mandiamo una cartolina ai 22mila spiegando loro che sono degli abusivi? Nati in violazione della libertà? Ma va’ là.
Questo articolo è stato pubblicato ieri su Libero Quotidiano.
[*] Vita nascente: progetti a sostegno delle mamme
Sei una neo-mamma? Stai per avere un bambino? La Regione ti può aiutare, con progetti per accompagnare le donne e i loro bambini nei primi mille giorni di vita. Vita nascente è l’iniziativa della Regione Piemonte che sostiene concretamente le donne in difficoltà che stanno per diventare mamme o lo sono appena diventate. Con Vita nascente le donne potranno ricevere ascolto, consulenza, supporto, sostegno economico e beni di prima necessità.
I progetti in concreto, chi gestisce i progetti e gli atti normativi [QUI].
Per conoscere i progetti “Vita nascente” a cui sia possibile accedere sul territorio della propria Asl di riferimento, scrivere [QUI].