Aiuto alla Chiesa che Soffre: una Settimana di preghiera per la pace in Siria

Nell’Angelus di domenica scorsa papa Francesco ha indetto per sabato 7 settembre dalle ore 19 alle ore 24, vigilia della ricorrenza della Natività di Maria regina della pace, una giornata di digiuno e preghiera per la Siria, ricordando che il dialogo è ‘l’unica strada per la pace’: “Tutti depongano le armi e si lascino guidare dalla voce della propria coscienza per non chiudersi nei propri interessi. Con tutta la mia forza chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza… Chiedo a tutte le Chiese particolari che, oltre a vivere questo giorno di digiuno, organizzino qualche atto liturgico secondo questa intenzione”.
E la pace in Siria è sempre più in bilico; l’Occidente è diviso sulle azioni da prendere; i Capi di Stato fervono in incontri per decidere un possibile attacco. Di fronte a questo scenario ci sentiamo impotenti; riprendendo le parole del Papa, Aiuto alla Chiesa che Soffre chiede a tutti una settimana di preghiera e di digiuno: “I nostri fratelli e sorelle siriani hanno bisogno ora più che mai del nostro aiuto e delle nostre preghiere. Aiuto alla Chiesa che Soffre aveva pianificato una campagna di preghiera per la Siria in ottobre, mese dedicato alla Madonna e alla preghiera del Rosario. Ma purtroppo le notizie che ci giungono dal martoriato paese mediorientale non ci permettono di aspettare. Il popolo siriano ha bisogno delle nostre preghiere ora! Vi proponiamo di unirvi a noi in preghiera per una settimana. Nella preghiera di ogni giorno troverete dichiarazioni che sono giunte a noi dalla Siria. Per motivi di sicurezza non è sempre stato possibile citare le fonti, ma abbiamo voluto ugualmente condividere con voi le parole dei nostri fratelli nella fede”.
Ecco la preghiera d’intercessione per la pace in Siria, da recitare in questa settimana: “Dio di compassione ascolta le grida del popolo della Siria, dona conforto a coloro che soffrono a causa della violenza; dona consolazione a coloro che piangono i propri morti; da forza ai paesi vicini affinché accolgano i rifugiati; converti il cuore di quelli che hanno fatto ricorso alle armi e proteggi chi si impegna per promuovere la pace. Dio di speranza ispira i governanti a scegliere la pace al posto della violenza e a ricercare la riconciliazione con i nemici; ispira compassione nella Chiesa universale per il popolo siriano e dacci la speranza di un avvenire di pace fondato sulla giustizia per tutti. Noi ti chiediamo questo attraverso Gesù Cristo Principe della Pace e Luce del mondo. Amen”.
La settimana di preghiera è introdotta dalle parole di Gregorios III Laham, Patriarca di Antiochia, di tutto l’Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme dei Melchiti: “La sofferenza ha ormai oltrepassato ogni limite. La Siria intera è divenuta un campo di battaglia. Ogni aspetto della democrazia, diritti umani, libertà, cittadinanza, è andato perduto e nessuno sembra interessarsene. La crisi ha ucciso migliaia di civili, soldati, esponenti dell’opposizione, uomini, donne, bambini, clerici musulmani e sacerdoti cristiani”. La crisi siriana ha avuto inizio il 15 marzo 2011; le Nazioni Unite parlano di oltre 100.000 morti. Secondo l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (UNHCR) i rifugiati siriani sarebbero 1.971.003. La maggior parte di loro ha trovato rifugio in Turchia, Libano, Iraq e Giordania. Alla cifra stimata dalle Nazioni Unite dobbiamo tuttavia aggiungere i tanti che hanno paura di registrarsi come rifugiati, perché temono ripercussioni al termine del conflitto, ed i molti sfollati interni.
In Libano i rifugiati siriani sono più di 700.000. L’arcivescovo di Zahlé e Furzol, nel Libano, mons. John Issam Darwish ha scritto all’organizzazione: “Sono ormai 10 mesi che aiutiamo i rifugiati. Abbiamo iniziato sostenendo 19 famiglie, ma il numero di persone bisognose è aumentato rapidamente ed incredibilmente. Ora aiutiamo 580 famiglie. E saranno molte di più se la situazione si aggraverà e il conflitto si estenderà a tutta la Siria”. Aiuto alla Chiesa che Soffre ha raccolto un racconto giunto da una madre siriana, invitando a pregare per le vittime di guerra: “Una bambina di sei anni giocava a nascondino con il suo fratellino, quando il piccolo è stato ucciso da un cecchino. Qualche giorno dopo, in lacrime di fronte alla tomba di suo fratello, la bimba ha urlato: ‘esci fuori, non voglio più giocare!’”.
Nella preghiera del sesto giorno Aiuto alla Chiesa che Soffre invita a pregare per la mnoranza cristiana, che rappresenta circa il 5,2% della popolazione, che dopo il Sinodo per il Medio Oriente del 2010, i cristiani mediorientali si sono impegnati nel testimoniare attivamente il Vangelo, pur essendo una piccola minoranza: “In molti paesi del mondo arabo, però, la violenza ha ben presto messo a tacere i frutti dell’assemblea sinodale. I cristiani mantengono sempre una certa neutralità. Non si schierano né con il governo, né con l’opposizione e per questo motivo sono spesso criticati e presi di mira da ambo le parti. La neutralità non ha però salvato i due vescovi rapiti lo scorso aprile, Gregorios Yohannna Ibrahim e Boulos al-Yazigi, né i tre sacerdoti tenuti in ostaggio, tra cui padre Paolo Dall’Oglio. E non ha risparmiato le centinaia di cristiani rapiti o uccisi, né ha messo fine al massiccio esodo dei nostri fratelli nella fede”.
Intanto il sito ‘Ora pro Siria’ ha pubblicato una lettera di quattro suore trappiste, che vivono in un monastero cistercense in un villaggio maronita al confine col Libano, fra Homs e Tartous: “Oggi non abbiamo parole, se non quelle dei salmi che la preghiera liturgica ci mette sulle labbra in questi giorni: ‘Minaccia la belva dei canneti, il branco dei tori con i vitelli dei popoli… o Dio disperdi i popoli che amano la guerra…Il Signore dal cielo ha guardato la terra, per ascoltare il gemito del prigioniero, per liberare i condannati a morte… Ascolta o Dio la voce del mio lamento, dal terrore del nemico preserva la mia vita; proteggimi dalla congiura degli empi, dal tumulto dei malvagi. Affilano la loro lingua come spada, scagliano come frecce parole amare…’… Oggi siamo andate a Tartous… sentivamo la rabbia, l’impotenza, l’incapacità di formulare un senso a tutto questo: la gente cerca di lavorare, come può, di vivere normalmente.
Vedi i contadini bagnare la loro campagna, i genitori comprare i quaderni per le scuole che stanno per iniziare, i bambini chiedere ignari un giocattolo o un gelato… vedi i poveri, tanti, che cercano di raggranellare qualche soldo, le strade piene dei rifugiati ‘interni’ alla Siria, arrivati da tutte le parti nell’unica zona rimasta ancora relativamente vivibile… guardi la bellezza di queste colline, il sorriso della gente, lo sguardo buono di un ragazzo che sta per partire per militare, e ci regala le due o tre noccioline americane che ha in tasca, solo per ‘sentirsi insieme’… E pensi che domani hanno deciso di bombardarci… Così. Perché ‘è ora di fare qualcosa’, così si legge nelle dichiarazioni degli uomini importanti, che domani berranno il loro thé guardando alla televisione l’efficacia del loro intervento umanitario… Domani ci faranno respirare i gas tossici dei depositi colpiti, per punirci dei gas che già abbiamo respirato?.. A chi ha un vero amore per la Siria (per l’uomo, per la verità…) chiediamo tanta preghiera… tanta, accorata, coraggiosa…”.
Anche Pax Christi International è profondamente preoccupata per gli avvenimenti in Siria., condannando l’uso di armi chimiche e fa appello alla comunità internazionale, “affinché questa riconosca al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la responsabilità e l’autorità di affrontare questa vergognosa violazione del diritto e della morale internazionale e di lavorare congiuntamente con i Paesi membri per proteggere la popolazione siriana, senza inasprire la violenza… Nell’ambito di una soluzione politica, bisognerebbe prendere in seria considerazione il dispiegamento di una forza di polizia multinazionale, disarmata o minimamente armata, allo scopo di garantire zone di non-violenza e di supportare i siriani impegnati per la pace.
Invitiamo anche Papa Francesco ad unirsi a leader cristiani, musulmani e di altre confessioni, di tutto il mondo e di tutte le tradizioni, che intendono impegnarsi nella costituzione di una forza religiosa di pace, da mandare in Siria, per accompagnare la popolazione in questo tempo di grande pericolo e sofferenza… Pax Christi International esprime, inoltre, la sua più profonda solidarietà al popolo siriano. Preghiamo per tutti coloro che sono rimasti in Siria, per coloro che sono fuggiti dal Paese, per tutti coloro che hanno perso i loro cari, per tutti coloro che guardano al futuro con grande paura, e in modo particolare, per quei coraggiosi operatori di pace che hanno resistito alla violenza e che hanno cercato di operare un cambiamento positivo, percorrendo le vie della nonviolenza”.