1 settembre: la famiglia educa al creato

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Oggi, la Chiesa cattolica italiana celebra l’ 8^ Giornata per la custodia del Creato, ‘La famiglia educa alla custodia del Creato’, a pochi giorni dall’inizio della 47^ settimana sociale dei cattolici, prendendo avvio dalle parole del libro dei Proverbi: ‘La donna saggia costruisce la sua casa, quella stolta la demolisce con le proprie mani’.

Secondo i vescovi italiani questa massima vale sia per la casa che per l’ambiente, perché la prima scuola educativa è la famiglia: “Così ha fatto Maria di Nazaret che, con mani d’amore, sapeva impastare ‘tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata’. Così pure Giuseppe, nella sua bottega, insegnava a Gesù ad essere realmente ‘il figlio del falegname’. Da Maria e Giuseppe, Gesù imparò a guardare con stupore ai gigli del campo e agli uccelli del cielo, ad ammirare quel sole che il Padre fa sorgere sui buoni e sui cattivi o la pioggia che scende sui giusti e sugli ingiusti”.

Anche papa Francesco nell’udienza generale del 5 giugno ha esortato tutti a custodire il creato: “Il ‘coltivare e custodire’ non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, riguarda anche i rapporti umani… Questa ‘cultura dello scarto’ tende a diventare mentalità comune, che contagia tutti. La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora, come il nascituro, o non serve più, come l’anziano. Questa cultura dello scarto ci ha resi insensibili anche agli sprechi e agli scarti alimentari, che sono ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo, purtroppo, molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione”.

Quindi i vescovi italiani indicano tre piste da sviluppare nelle comunità parrocchiali, perchè la cultura della custodia che si apprende in famiglia si fonda sulla gratuità, sulla reciprocità, sulla riparazione del male: “La famiglia è maestra della gratuità del dono, che per prima riceve da Dio. Il dono è il suo compito e la sua missione nel mondo. E’ il suo volto e la sua identità. Solo così le relazioni si fanno autentiche e si innesta un legame di libertà con le persone e le cose. E’ una prospettiva che fa cambiare lo sguardo sulle cose. Tutto diventa intessuto di stupore. Da qui sgorga la gratitudine a Dio, che esprimiamo nella preghiera a tavola prima dei pasti, nella gioia della condivisione fraterna, nella cura per la casa, la parsimonia nell’uso dell’acqua, la lotta contro lo spreco, l’impegno a favore del territorio. Viviamo in un giardino, affidato alle nostre mani”.

Per quanto riguarda la reciprocità, i vescovi sostengono che “la famiglia ha una importanza decisiva nella costruzione di relazioni buone con le persone, perché in essa si impara il rispetto della diversità. Ogni fratello, infatti, è una persona diversa dall’altra. E’ in famiglia che la diversità, invece che fonte di invidia e di gelosia, può essere vista fin da piccoli come ricchezza. Già nella differenza sessuale della coppia sponsale che genera la famiglia c’è lo spazio per costruire la comunione nella reciprocità. La purificazione delle competizioni fra il maschile e il femminile fonda la vera ecologia umana… Non più avversari, ma collaboratori. In questa visione nasce quello spirito di cooperazione che si fa tessuto vitale per la custodia del creato, in quella logica preziosa che sa intrecciare sussidiarietà e solidarietà, per la costruzione del bene comune”.

Dalla collaborazione nasce la riparazione del male: “In famiglia si impara anche a riparare il male compiuto da noi stessi e dagli altri, attraverso il perdono, la conversione, il dono di sé. Si apprende l’amore per la verità, il rispetto della legge naturale, la custodia dell’ecologia sociale e umana insieme a quella ambientale. Si impara a condividere l’impegno a ‘riparare le ferite’ che il nostro egoismo dominatore ha inferto alla natura e alla convivenza fraterna. Da qui, dunque, può venire un serio e tenace impegno a riparare i danni provocati dalle catastrofi naturali e a compiere scelte di pace e di rifiuto della violenza e delle sue logiche… Con la fantasia della carità. Un segno forte di questa cultura, appresa in famiglia, sarà infine operare affinché venga custodita la sacralità della domenica. Anche ‘il profumo della domenica’, infatti, si impara in famiglia. E’ soprattutto nel giorno del Signore che la famiglia si fa scuola per custodire il creato”.  

Questi ultimi capoversi del messaggio riprendono i capitoli 24 e 25 del Documento preparatorio della Settimana Sociale per un diverso abitare nella città: “Deve partire dall’interno delle stesse famiglie la possibile via per vivere città più pulite e sostenibili. Le esperienze in atto sono numerose. E’ possibile ad esempio aggregarsi contro lo spreco, per consumare meno producendo di più, creare consorzi per un consumo equilibrato, proporre campagne sostenibili da diffondere e imitare, evitare il superfluo, ricalibrare il rapporto tra domanda e offerta, nonché battersi affinché il territorio non venga ulteriormente deteriorato…

Abitare la città vuol dire essere consapevoli delle responsabilità collettive delle aree urbane: da qui proviene oltre l’80% delle emissioni di gas serra che provocano cambiamenti climatici a livello mondiale. L’urbanizzazione e la gestione di queste aree non rappresentano solo un problema, ma l’opportunità di affrontare concretamente la crisi ambientale… Il tema del custodire il creato chiama in causa le famiglie, ma anche le amministrazioni, per una progettazione che conduca verso stili di vita sostenibili da un punto di vista economico, ecologico, relazionale e spirituale”.

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