Il sacro è il reale… non l’IA
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 13.07.2023 – Robert Moynihan] – La questione: i nostri antenati credevano nella santità di Dio. Gli scienziati di oggi si stanno lasciando quella “credenza logora” alle spalle e, tramite la tecnologia, stanno cercando di trasformare gli uomini in dei, senza alcun riguardo per la “santità”.
L’annuncio centrale della fede Cristiana è un fatto storico, un evento accaduto in un certo luogo e in un certo tempo: la risurrezione di Gesù a Gerusalemme la prima mattina di Pasqua. Questa è la “Buona Notizia” (il Vangelo): che Gesù di Nazaret è risorto dai morti dopo la Sua esecuzione a Gerusalemme nel circa 30 d.C., quasi 2000 anni fa. Che Gesù “calpestò con la morte la morte”. La convinzione che Lui fece questo, l’accettazione che questa “Buona Notizia” – che Lui ha vinto la morte veramente – era vero, indusse i Suoi seguaci a riverirLo e ad amarLo. Lo riverirono e lo amarono perché erano persuasi che fosse degno, che il potere che aveva permesso a Gesù di vincere la morte, di “invertire l’entropia”, di superare l’apparentemente inevitabile processo di invecchiamento, malattia, decadimento e morte, non fosse un potere tecnologico, finanziario o occulto di qualsiasi sorta, ma piuttosto la Sua perfetta bontà, la Sua perfetta santità. (Perché la morte non ha potere sulla perfetta santità.)
La santità, ontologicamente, è legata a o connessa con l’Eterno, una realtà che nella Sua essenziale “sussistenza” è al di là del decadimento e della morte, una realtà che non può morire, una realtà che, nella Sua natura fondamentale, la Sua essenza, rimane per sempre, “nei secoli dei secoli”, senza fine. Troviamo questa verità in tutta le Sacre Scritture, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento.
Gesù disse che il nome di Dio (la Sua essenza) è “santo”, o “da fare o da tenere come santo”, quando insegnò ai Suoi discepoli il Padre Nostro: “Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome” (Matteo 6,9).
Il profeta Isaia scrisse: “Poiché così parla l’Alto e l’Eccelso, che ha una sede eterna e il cui nome è santo: In un luogo eccelso e santo io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati (…)” (Isaia 57,15).
Il profeta Samuele ha scritto: “Non c’è santo come il Signore, non c’è rocca come il nostro Dio” (1 Samuele 2,2).
Scriveva Pietro, nella sua prima lettera: “Perciò (…), siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà. Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri d’un tempo, quando eravate nell’ignoranza, ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: Voi sarete santi, perché io sono santo” (1 Pietro 1:13-16).
Il re Davide nei Salmi scrisse: “Allora ti renderò grazie sull’arpa, per la tua fedeltà, o mio Dio; ti canterò sulla cetra, o santo d’Israele. Cantando le tue lodi, esulteranno le mie labbra e la mia vita, che tu hai riscattato” (Salmo 71,22-23).
Dio è più di un mezzo per raggiungere un desiderio transitorio o un obiettivo mondano: Lui è il nostro bene più grande. Dio è fine a se stesso. I profondi progressi della scienza e della tecnologia moderne, insieme a un generale oblio del posto del “santo” nel tentativo di rendere eterno ciò che è limitato e temporale, ci hanno portato all’ossessione peculiare del nostro tempo presente: cercare la vita eterna attraverso la tecnologia piuttosto che attraverso l’unione con il Dio eterno e santo, cioè diventando pieni di grazia, cioè, santi. Attraverso la tecnologia, non attraverso la santità. Mediante l’IA (intelligenza artificiale) e non mediante l’incorporazione nella santità di Gesù Cristo risorto, mediante i misteri della vita Cristiana, noti anche come i “sacramenti” Cristiani, tutti e sette i quali intendono incorporare finiti, peccaminosi esseri umani nell’essere infinito e santo del Risorto stesso. Due recenti notizie di cronaca sollecitano questa riflessione.
In primo luogo, il miliardario magnate della tecnologia, Elon Musk, ha rivelato in un’intervista del 18 aprile con Tucker Carlson, che il co-fondatore di Google, Larry Page, una volta gli aveva detto che sperava di costruire una IA super-intelligenza artificiale che Musk ha descritto come un “dio digitale”. Secondo Musk, lo scambio è avvenuto quando è rimasto a casa di Page a Palo Alto, in California, quando i due erano “amici intimi”. Musk ha detto: “Parlò con lui fino a tarda notte”. Page voleva una “super-intelligenza digitale”, ha detto Musk, “fondamentalmente un dio digitale, se vuoi, il prima possibile”. Musk ha notato una serie di dichiarazioni pubbliche di Page nel corso degli anni che dimostrano, che “l’intero obiettivo di Google è quello che viene chiamato IGA, intelligenza generale artificiale o super-intelligenza artificiale”. Quindi, un nuovo Dio “tecnologico”. Non uno santo.
In secondo luogo, il “futurologo” israeliano Noah Harari, in un’intervista del 19 maggio a Lisbona, in Portogallo, ha suggerito che “l’IA può creare nuove idee; [può] persino scrivere una nuova Bibbia”. Harari lavora a stretto contatto con Klaus Schwab, capo del World Economic Forum, che ha proposto un “Great Reset” per l’umanità da qui al 2030. Ciò suggerisce che il “Reset” potrebbe comportare la creazione di un nuovo “libro sacro” per l’umanità, creato da “intelligenza artificiale”. Non una Sacra Scrittura ma una scrittura da intelligenza artificiale.
Il Cristianesimo fa una proposta centrale: che l’uomo — ogni persona umana — è a immagine e somiglianza di Dio, e, nell’esistere intende, come ci dice Sant’Ireneo, rendere gloria a Dio — la realtà ultima — divenendo pienamente vivo mediante la visione di Dio, cercando Dio e finalmente vedendoLo. Ciò significa che qualsiasi umanesimo, qualsiasi deificazione de facto dell’uomo, qualsiasi adorazione dell’uomo e non di Dio, non condurrà gli esseri umani alla vera felicità ma, al contrario, a un vicolo cieco e alla miseria. Questa è l’essenza della questione.
Abbiamo una chiamata, una vocazione, ognuno di noi. Siamo chiamati a intraprendere un pellegrinaggio in questa vita, per mettere gli occhi sul nostro vero destino, la nostra vera casa, e viaggiare verso quel destino, quella casa, di fronte a ogni tentazione, a ogni destino alternativo proposto, concentrandoci solo su quella meta finale. L’obiettivo è incontrare il Logos, Cristo. “L’uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l’Assoluto; l’uomo porta in sé il desiderio di Dio”, ha detto Papa Benedetto XVI nell’udienza generale dell’11 maggio 2011 [QUI].
Questo è il messaggio del Cristianesimo, ed è il messaggio che sta dietro a tutte le elaborate strutture della Chiesa, tutti gli insegnamenti, le dottrine, i comandamenti, i consigli, le leggi, i sacramenti, i riti e le iniziative caritative.
Questo è il vero cuore della Chiesa, e il vero scopo della Santa Sede, il vero centro del Vaticano, anche se tutte le insufficienze e le mancanze degli uomini hanno reso difficile vedere chiaramente quel vero centro. Tuttavia, questo vero centro rimane…
Questo editoriale nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato in inglese dall’autore sul numero di luglio/agosto 2023 del Inside the Vatican Magazine [QUI].
Foto di copertina: Andrea Mantegna, Lamento sul Cristo morto o Cristo morto e tre dolenti) è uno dei più celebri dipinti di tempera su tela (68×81 cm), databile con incertezza tra il 1470-1474 circa o al 1483 circa, conservato nella Pinacoteca di Brera a Milano.


























