Il Meeting di Rimini testimonia la libertà religiosa
Battute conclusive al Meeting di Rimini con grandi personaggi che portano la propria testimonianza per ‘far risplendere la luce dalle tenebre’.
Il testimone più ‘atteso’ forse è stato Paul Bhatti, già Consigliere Speciale del Primo Ministro del Pakistan per le Minoranze Religiose e fratello del ministro per le Minoranze del Pakistan, Shahbaz Bhatti, ucciso il 2 marzo del 2011, affermando che la religione è la miglior tutela dei diritti umani: “La religione possiede di gran lunga gli strumenti migliori a tal fine, rispetto a qualunque altra struttura dello stato secolare. La fede cristiana ha un grande rispetto delle altre fedi e si propone di scrivere la legge di Dio nel cuore dell’uomo e di alimentare i valori e le qualità di carattere necessari a sviluppare i diritti umani”.
Poi ha raccontato l’opera svolta da suo fratello: “La profonda fede e l’impegno di Shahbaz Bhatti sono stati incrollabili per tutta la sua vita nel suo amore per Nostro Signore Gesù Cristo e nell’impegno per i diritti dei poveri e delle minoranze religiose del Pakistan sofferenti. Ha combattuto la giusta lotta contro la discriminazione, l’intolleranza e la persecuzione religiosa, sostenendo l’idea della libertà religiosa, l’armonia tra le fedi, la tolleranza e l’uguaglianza in una società libera, in cui tutte le persone possano vivere insieme in pace e armonia senza nessun timore. E’ per questa visione e missione che ha vissuto, sperando di vederla realizzata un giorno, ed ha perso la vita per questo ideale”.
Ed ha proposto di creare un cammino di educazione religiosa: “Porre le basi dei diritti umani nell’immagine divina significa renderli dei diritti sacri. Ogni singolo essere umano è creato ad immagine di Dio, quindi ogni negligenza od offesa agli esseri umani è un peccato verso il Creatore. Come ‘immagine di Dio’ non dobbiamo ucciderci tra noi. Il diritto alla vita comprende il diritto ai mezzi di sussistenza, il cibo, l’abitazione, il vestiario e la salute. Gli uomini sono responsabili per il benessere degli altri e questo obbligo lo abbiamo principalmente con Dio”.
Padre Vladimir Vorobev, rettore dell’Università ortodossa San Tichon, ha raccontato la sofferenza della Chiesa ortodossa russa nel secolo scorso, quando con l’elezione di san Tichon a patriarca di Mosca la Chiesa russa si preparava alla persecuzione e già nel 1917 cominciano gli arresti e le fucilazioni di sacerdoti, vescovi e semplici cristiani: padre Vorobev ne fa un elenco dettagliato e documentato. Nonostante le persecuzioni padre Voroben ha raccontato come il popolo russo ha conservato la fede: “C’è stato un piccolo e santo resto che è sopravvissuto. Veri santi che hanno trasmesso la fede ai giovani. Io ho avuto la fortuna di conoscere queste persone”, ricordando i suoi incontri con numerosi ‘Starec’, uomini pieni di grazia che aiutavano a vivere cristianamente nonostante le persecuzioni cui erano sottoposti.
Claire Ly, giornalista e scrittrice cambogiana, docente all’Istituto di Scienze e Teologia delle religioni di Marsiglia, invece ha raccontato la sua storia di conversione dal buddhismo al cristianesimo, divisa in tre tappe: l’incontro con il Dio degli occidentali, il vangelo di Gesù e l’incontro eucaristico. La sua vita è segnata dal dolore: il regime comunista dei ‘khmer rossi’ stermina la sua famiglia, padre, fratelli e marito, fucilati perché ritenuti imperialisti. Lei, professoressa di filosofia con un figlio di due anni e un altro in grembo, è considerata ‘intellettuale da rieducare’ e viene destinata a un campo di lavoro in una risaia:
“Perché a me? Secondo il Karma se qualcuno soffre è perché ha commesso qualcosa di male, ma io non avevo fatto nulla. Ho cominciato a insultare il Dio degli occidentali, tutti i giorni, per sfogare la mia rabbia, fino a quando un giorno nella risaia è calato un silenzio strano, un silenzio ‘abitato’. Quel silenzio mi ha fatto sentire non solo la mia sofferenza ma per la prima volta anche quella degli altri”. Claire Ly nel 1980 fugge in Francia, dove è accolta come rifugiata politica. Senza soldi, riceve aiuto dal pastore protestante e dal parroco: “Gesù di Nazareth mi seduce con la sua umanità, anche lui era mendicante come me. Questo richiamo mi dà coraggio e non ho più paura. Mi sento libera di presentare me stessa”.
Nel 1983 Claire ha ricevuto il battesimo; senza rinnegare la sua radice buddhista la scrittrice ha raccontato il ritorno con i figli nella terra e negli stessi luoghi dove era stata trucidata la sua famiglia, e, mostrando la fotografia di un fiore accanto alla fotografia del crocifisso della chiesetta del suo villaggio, ha concluso:
“Un’apertura all’amore, vi invito a sognare insieme a me affinché vi sia un grande abbraccio che raccolga tutti gli uomini, cristiani e non cristiani”.