L’America come in uno specchio che ripete il suo passato. Ne uscirà con la Dottrina Sociale?
Quando nel 2012 il candidato alla presidenza repubblicano Mitt Romney, mormone, presentò come suo eventuale vicepresidente Paul Ryan, cattolico, in molti negli Stati Uniti si sono sentiti come trasportati indietro del tempo. Perché un secolo prima c’era stato un altro Ryan, un cattolico, che aveva cambiato le sorti dell’America. Non è successo con Paul Ryan, che, da cattolico, si è anche reso protagonista di dichiarazioni in un certo senso controverse, specialmente per quanto riguarda la Dottrina Sociale della Chiesa. Ma è successo con monsignor John Ryan, e il suo lavoro è coinciso con “uno dei picchi nella storia della Catholic University of America”, secondo Maria Mazzenga, archivista storica alla CUA.
L’America di John Ryan era simile a quella di Paul. Una America in grande cambiamento, con divisioni sociali ed economiche di proporzioni storiche. Nel 1900, circa il 40 per cento degli americani viveva in povertà. E nel 1920, molti dei circa 20 milioni di cattolici erano arrivati nelle città industriali d’America dove c’era bisogno di immigranti. Tutti vivevano in società che li discriminavano dal punto di vista religioso. Tanto che tutti i lavori pesanti erano dati a loro. E questo era diventato insostenibile per John Ryan, il quale ha fatto del riscatto sociale la base del suo attivismo cristiano.
Nato a Vermillion, Minnesota, nel 1869, proveniente da una famiglia irlandese del Midwest, Ryan non poteva che essere cattolico. In una situazione di disagio e difficoltà, John Ryan lesse la Rerum Novarum di Leone XIII. Ne rimase affascinato. L’enciclica diede a Ryan gli strumenti di cui aveva bisogno per portare il suo cattolicesimo come fondamento delle sue idee riguardo l’economia.
John Ryan scese in campo a difesa dei più deboli. Chiese un salario minimo quando non ce n’era nessuno, e scrisse anche la bozza della legge del Minnesota che, sebbene lievemente modificata nella sua versione originale, divenne legge nel 1914. Non solo: fece pressione per una legislazione federale fatta di diritti basi degli impiegati, da quello di sindacato a quello dell’assicurazione. Nel 1919, è stato l’autore del Programma dei Vescovi per la ricostruzione sociale, sostenendo, oltre a queste misure, anche le case popolar, un sistema nazionale di occupazione e la regolazione di monopoli e di tasse pubbliche.
Il programma di Ryan fu messo da parte, e l’amministrazione Coolidge finì il mandato in depressione economica. L’amministrazione Roosevelt fu invece più ricettiva, e chiamò Ryan ad essere parte di vari comitati all’interno della Casa Bianca, consigliando il presidente riguardo la legislazione sociale e quella del lavoro. Molta dell’agenda del New Deal era frutto delle idee di Ryan, e quando questi morì, nel 1945, gran parte di quello che lui aveva scritto e per cui si era battuto era diventato legge.
È stato quello uno dei più grandi momenti anche per la Catholic University of America, secondo Maria Mazzenga. Ryan proveniva dalle fila di una università che “era nata per una ragione preminentemente intellettuale: i cattolici erano preoccupati dal decadimento dei valori cristiani nella società cristiana europea. Se guarda all’architettura della Catholic University, noterà che è un’architettura neogotica. L’università fu costruita così nel XIX secolo proprio a simboleggiare la ricerca di un recupero della società europea. Doveva preservare i valori cristiani dal secolarismo”.
E per quello la zona intorno all’università è chiamata “piccola Roma”, perché – spiega Mazzenga – “vennero invitate la Congregazioni religiose ad aprire case di studio, a circondare l’università, per tenere viva quell’eredità intellettuale cattolica”.
Quell’eredità ha avuto subito una grande importanza. Situata in una zona che facesse da incrocio con ogni parte di Washington, l’università ha subito avuto a che fare con i presidenti degli Stati Uniti, che l’hanno visitata più volte. Nei momenti di crisi, ci si affidava alla forza intellettuale dei cattolici.
Come è successo negli anni Cinquanta, un altro degli anni ruggenti dell’Università Cattolica, secondo Maria Mazzenga. Perché – spiega – “in quegli anni la Chiesa fu sempre più vista come baluardo contro il comunismo e così molti americani arrivarono a rispettare la CUA per il lavoro che faceva”.
E forse l’America dovrebbe guardarsi allo specchio. Perché ritornando indietro, guardando al contributo cattolico, sociale, intellettuale e culturale, riprendendo quelle idee, forse può davvero trovare una soluzione e riscatto. Come successe dopo la crisi del ’29
(3 – continua)