L’America dei migranti emarginati, oggi come un secolo fa

“Elysium” è uno dei film più visti nelle sale cinematografiche USA. Science fiction di sicuro successo, con un cast d’eccezione (Matt Damon, Jodie Foster), è ambientato nella terra del 2154. Lì, la sovrappopolazione ha spinto i ricchi a costruirsi una piattaforma spaziale (Elysium appunto), una sorta di paradiso dove l’assistenza medica funziona (ma solo se si è cittadini) e dove non si può emigrare illegalmente. E sulla terra, nella Los Angeles del futuro che viene girata a Città del Messico, si parla spagnolo in quartieri sporchi e pieni di disperati e diseredati.
Eppure questo scenario negli Stati Uniti si sente drammaticamente presente. I vescovi cattolici d’America si battono per una riforma dell’immigrazione che sia “comprehensive”, ovvero che vada a legalizzare un certo tipo di immigrazione, a non penalizzare quanti arrivano con qualifiche di lavoro basse, a regolarizzare i flussi. Ma la preoccupazione dell’opinione pubblica americana è tutta per i “latinos” sempre più presenti negli Stati Uniti. Ci sono intere enclave dove si parla solo spagnolo.
Ma nello stesso tempo, altri temi sono affrontati nel film. Come quello dell’assistenza sanitaria. La grande riforma voluta da Obama ha in realtà acuito il divario. Dietro il mito dell’assistenza sanitaria allargata a tutti – sottolineano i vescovi USA – c’è un vulnus alla libertà religiosa, che comporta l’obbligo di distribuire contraccettivi e fare abortire negli istituti cattolici. Il dibattito è accesissimo.
Il punto vero, però, è che nemmeno la riforma di Obama garantirà l’assistenza sanitaria per quanti non hanno ottenuto la cittadinanza. Ed è un tema che il film sottolinea. Perché sono in molti che cercano di partire clandestinamente verso Elysium, per curare i propri cari o guarire. Ma per farlo, devono diventare cittadini di Elysium. Lo stesso problema che affrontano molti immigranti senza documenti.
È per questo motivo che i vescovi americani appoggiano la riforma dell’immigrazione. Con il rischio, però, che questa riforma vada ad aiutare anche la riforma sanitaria.
Uno dei principali promotori della riforma della legge sull’immigrazione è il cardinal José Gomez, arcivescovo di Los Angeles. Gomez è stato lui stesso un immigrato, e da giovane ha viaggiato su e giù per il confine della sua nativa Monterrey in Messico fino a casa di suo zio a San Antonio. Gomez ha detto una volta al Los Angeles Times di aver fatto quel viaggio così tante volte che “distinguevo con difficoltà tra Messico e Stati Uniti”.
La sua difesa degli immigranti illegali e di politiche governative che creino un percorso verso la cittadinanza per gli 11 milioni di migranti irregolari stimati nasce, per Gomez, dalla sua stessa storia. “Questa popolazione – ha detto di fronte al Congresso degli Stati Uniti come presidente della commissione Migrazioni della Conferenza Episcopale USA – la maggior parte della quale è venuta negli Stati Uniti con i suoi genitori e non per propria volontà, è particolarmente vulnerabile, ha bisogno di assistenza, e merita una chance di raggiungere il sogno americano”.
Ma il dibattito, negli Stati Uniti, è qualcosa di più ampio. Quando, a inizio luglio, Papa Francesco ha postato un tweet in cui diceva che Dio ci avrebbe giudicato sulla base di come trattiamo i migranti, le reazioni non si sono fatte attendere. Ed era prevedibile, visto che il Papa era andato a toccare un nervo scoperto della società americana.
Così, Cristopher Manion ha scritto su Crisis Magazine che “quando diversi prominenti prelati cattolici alla conferenza di Napa, in California, hanno mostrato la loro visione della ‘Next America’, dando per scontato che la vecchia America fosse finita, i loro commenti si focalizzarono sull’immigrazione, tanto che il cardinal Mahony, l’arcivescovo emerito di Los Angeles, ripropose diversi passaggi delle Scrittura e dell’insegnamento cattolici per invocare l’amnistia per gli ‘alieni illegali’. Ma quando allo stesso cardinal Mahony fu chiesto nel 2009 riguardo l’aborto e la riforma sanitaria, aveva detto che ‘questo tema è fuori dal mio campo. Il mio campo è l’immigrazione’. E quando l’Obamacare è infine stato approvato nel marzo 2010 (includendo ancora l’aborto), il cardinale fu estatico” nell’appoggiarlo.
Manion non si è fermato qui: ha messo in luce la differenza tra gli attuali leader della Chiesa come Mahony e Gomez, e il cardinal James Gibbons, arcivescovo di Baltimora, colui che promosse anche la fondazione della Catholic University of America. Il quale insistette che i cattolici tedesco americani, che avevano a lungo rifiutato di usare l’inglese in chiese, scuole ed altri eventi pubblici, assimilassero la cultura americana.
Gomez, invece, ha promosso un punto di vista diverso. Ossia che “ci si aspetta che l’America si assimili ai suoi immigranti”.
Anche questo ha creato polemiche. Lauren Green, che lavora al Fox News Latino, ha osservato che mentre i circa due-terzi dei latinos negli Stati Uniti si identificano ancora come “cattolici romani”, le giovani generazioni si stanno spostando verso il protestantesimo, abbracciando le fedi evangelicals.
E in fondo una speranza i cattolici USA ce l’hanno. Che con un Papa latino-americano finalmente la Chiesa riprenda a fare il suo lavoro in America Latina. Tanto che, dopo le parole di Papa Francesco alla Gmg di Rio de Janeiro (che ha chiesto ai giovani di andare nelle periferie, dai più lontani), USA Today ha osservato: “Si trattava di un messaggio che puntava a rivitalizzare una istituzione che è da secoli in America Latina, che ora diventa meno rilevante in una regione in cui le persone diventano meno di radici culturali cattoliche o lasciano del tutto la Chiesa”.
Così, la Chiesa cattolica USA sul tema si trova quasi a rincorrere un governo che non ha mai amato, perché metteva in discussione la sua libertà religiosa. Ma forse, per evitare il rischio di un “Elysium” (e c’è chi giura che i ricchi la stanno già costruendo una piattaforma spaziale), basterebbe guardare indietro, alle proprie radici. E andare a vedere quale fu la spinta sociale che ha fatto dell’America l’America negli Anni Venti e poi Trenta. Anche questa è una storia cattolica.
(2 – continua)
vedi anche: “La Chiesa in America tra grandi battaglie e polarizzazione”