Il papa: il Libano torni ad essere modello di convivenza

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La Comunità internazionale deve contribuire ad evitare di fare del Libano, antica culla di culture e di religioni, un terreno di scontro per conflitti regionali o internazionali. Benedetto XVI riceve il nuovo ambasciatore del paese dei cedri e lancia un appello a tutte le nazioni: “Il Libano dovrebbe essere un laboratorio per la ricerca di soluzioni efficaci per i conflitti che agitano da molto tempo il Medio Oriente”.

Nel discorso in francese consegnato dal papa a Georges Chakib El Khoury, 56 anni, sposato , tre figli e una carceriera di Giudice di Investigazione e Direttore delle comunicazioni dell’ esercito, si legge il compiacimento del Vaticano per i “coraggiosi sforzi” per riportare la vita politica alla normalità. “Il dialogo nazionale, scrive il papa, in corso da qualche settimana sarà certamente l’ occasione di chiarire le sfide che il paese deve affrontare oggi e di cercare i compromessi necessari per affrontarle. Mi auguro che, mettendo da parte gli interessi particolari e guarendo le ferite del passato , tutti si impegnino effettivamente sul cammino del dialogo e della riconciliazione, per permettere al paese di progredire nella stabilità.” Per il papa occorre “avanzare con decisione sul cammino aperto dagli Accordi di Doha, per costruire insieme le istituzioni libanesi.” Il 21 maggio di quest’ anno nell’ Hotel Sheratano di Doha, capitale del Quatar, è stato firmato, dopo 6 giorni di incontri, che ha permesso la elezione del generale Michel Suleiman a presidente del Libano. Alla elezione di Suleiman segue la formazione di un nuovo governo, nel quale la minoranza avrà 11 ministri, e quindi il “terzo di blocco” – ossia la possibilità di impedire qualsiasi decisione del governo – e l’emanazione di una nuova legge elettorale. Un accordo discusso, certamente non perfetto, ma salutato da tutti come un nuovo inizio per il Libano.

Oggi anche il papa ha detto che “l’attitudine fondamentale che deve guidare ciascuno in questo impegno per il bene comune deve rimanere inalterata: che ciascun gruppo che compone il popolo libanese si senta veramente a casa propria e veda che le sue preoccupazioni e legittime attese siano effettivamente prese in considerazione nel rispetto reciproco dei diritti degli altri.” Il Papa chiede ai libanesi “una cooperazione sempre più profonda tra tutti i componenti della nazione ed ha assicurato che “la Santa sede continua a seguire con una grande attenzione gli sviluppi della situazione”, perché ha aggiunto – “particolarmente sensibile alle sofferenze che conoscono da molto tempo le popolazioni del medio Oriente”. Da ricordar dare che uno dei problemi in prospettiva è la istituzione de della corte internazionale voluta dall’Onu per giudicare i responsabili degli omicidi politici commessi in Libano negli ultimi anni, a partire da quello dell’ex capo del governo, Rafic Hariri.

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