Roccia del mio cuore è Dio. 56° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Colombia. Un tatuaggio, strada maestra per giungere al cuore
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.05.2023 – Vik van Brantegem] – Prosegue il racconto del 56° viaggio di solidarietà e speranza di Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami, dal 30 aprile all’11 maggio 2023 in Colombia. Ho iniziato il 3 maggio 2023 con il suo Report 56/1. 1.003.605 chilometri [QUI]. Ho continuato con il suo Report 56/2. Frangelis [QUI], in cui scrive del suo incontro nel quartiere Santa Fe con la piccola prostituta Frangelis di solo 22 anni. La parrocchia, in cui è ospitato da Don Giorgio in questi giorni, è a pochi passi di questo quartiere pericoloso e fuori controllo della metropoli. Ieri è seguito il Report 56/3. L’inaugurazione del dormitorio per tossicodipendenti [QUI]. L’8 maggio 2023 ho presento il Report 56/4. Al carcere “La Modelo” [QUI].
Il titolo che questo articolo ha ricevuto – tradotto, “I Spolverini e gli idraulici” – in spagnolo sembra un gioco di parole. E lo è, con un significato profondo, che sarà chiaro, dopo aver letto quanto segue. In tutto questa atrocità disumani che racconta, come Don Gigi, il gesto del prigioniero Alejandro ha commosso anche me.
Oggi presento il Report 56/5. Tatuaggio, che è un proseguo del Report 52/2. Frangelis, sulla storia di questa ragazza che sarà il prossimo #VoltoDellaSperanza. Don Gigi conclude: “Torno in Italia con un tatuaggio nel cuore. Li vi è scritto un nome: Ismael David. Voglio pregare per lui fino alla nascita e anche voi fate lo stesso”.
Questo report è preceduto dal video con Padre Giorgio che sintetizza il 56° viaggio di solidarietà e speranza di Fondazione Santina in Colombia.

Report 56/5. Tatuaggio
Ho passato la notte a pensare a Frangelis, e alla situazione disgustose che quella ragazza vive. Questi ambienti tanto bassi e privi di morale diseducano la persona e diseducano soprattutto i giovani. La ragazza che ho incontrato è caduta in un baratro dal quale è difficile uscire. E in quel baratro la sofferenza si mangia il cuore. E così la ragazzina percorre la strada della prostituzione e anche il suo orientamento sessuale viene confuso fino a diventare lesbica.
So che queste righe non sono molto edificanti. E forse qualcuno smette di leggere, ma la cruda realtà è questa.
Oltre a lei, penso molto a come proteggere la sua creatura. Non servono molto discorsi come: non abortire, è bello essere madre, ecc. ecc. Tutti discorsi che si possono fare a ragazze che vivono in un contesto pulito, non a coloro che vivono a Santa Fe in un quartiere di depravazione fatto di prostituzione, armi, coca, marijuana.
Penso e ripenso come proteggere il bimbo da un aborto, perché per chi si prostituisce la maternità non è consentita.
Mentre rifletto, ecco il suono di un messaggio WhatsApp. Guardo… è di Frangelis ed è una foto di un tatuaggio: JOB 17/12/20 sulla spalla sinistra e sopra il tatuaggio dell’angelo che raffigura suo figlio nato e morto nella data che si è fatta incidere con il nome. Sono felice! Allora per lei la gravidanza è importante, se decide di scrivere nella pelle per sempre il nome del figlio. E in più, a Frangelis piacciono i tatuaggi.
Qui in Colombia, e soprattutto a Bogotà, due cose trionfano: i grandi e colorati murales che mi fanno impazzire dalla loro bellezza e i tatuaggi. Il 50% della popolazione si tatua qualche cosa.
Il linguaggio dei tatuaggi non va esorcizzato o immediatamente rifiutato. Va capito profondamente e alla fine con intelligenza va giudicato con elementi precisi. E qui ci sono due cose sicure: che Frangelis amava il suo figlio morto prematuramente e ama i tatuaggi al punto di farsi incidere per sempre il nome del suo piccolo sulla pelle. Devo partire da qui per aiutarla, mi dico.
La chiamo e la invito a venire in parrocchia. Accetta e così parlo con Padre Giorgio. In questi giorni ho visitato la casa per ragazze madre che ha aperto. Li starà benissimo potrà mangiare, custodire la sua gravidanza con un tetto sicuro, potrà seguire alcune sedute di psicoterapia ed anche studiare, completare la su formazione o cercare un lavoro umile ma buono e sicuro. Padre Giorgio accetta di incontrarla e di proporle concretamente questo cammino di ricupero.
La sera precedente ho ascoltato le confessioni in una parrocchia e mi hanno dato 130.000 pesos (circa 25 euro). In questa grande povertà decido di destinare a lei la somma per il suo piccolo bimbo.
Verso mezzogiorno la ragazza arriva alla chiesa. Questa volta il suo abito è molto più castigato e direi elegante, lunghi pantaloni ampi, i capelli ben raccolti dietro la testa ed un giubbino di maniche lunghe: è una bella ragazza. Ci sediamo in canonica e Padre Giorgio ci ascolta con attenzione e grande bontà. E poi in modo serio e anche esigente, articola in modo costruttivo la sua proposta: “Frangelis, se tu ti liberi dal mondo della prostituzione e lasci Santa Fe io ti fornisco un ambiente sicuro, dove potrai mangiare, custodire la tua gravidanza e completare il tuo studio e la tua educazione”.
Frangelis sorride e scambia alcune parole con Padre Giorgio. Lei dice di non poter pagare l’alloggio e Padre Giorgio le risponde: “Guarda che Padre Gigi ci aiuterà, il tuo bimbo potrà entrare nel programma delle loro adozioni a distanza e ti potranno così fornire aiuti per lui”. Lei mi guarda e mi dice Grazie Gigi!
Nel mio cuore mi aspetto qualche cosa di più, che lei dica subito di sì, di poter organizzare in questi giorni il suo trasloco alla casa di Padre Giorgio. Le vorrei chiedere questo, poi mi mordo la lingua e rimango in silenzio. Devo stare attento a non forzare la sua volontà, oppure perdiamo lei e il suo grande tesoro: il bimbo che porta in grembo.
Padre Giorgio deve scappare e ci saluta. Rimaniamo io e lei in silenzio e una forte convinzione interiore mi spinge a pensare: focalizzati sul bambino che porta in grembo, non sulla sua vita. Mi accorgo che questa è la strada per giungere al suo cuore. La ragazzina non so se smetterà di prostituirsi, ma sono convinto che ama la gravidanza perché si è tatuata il nome del primo figlio e anche la data di nascita e di morte. E allora mi imposto in modo diverso: “Frangelis pensa molto molto bene a questa proposta, ma prima ancora pensa ancora di più a tuo figlio. A proposito come si chiama?”
Vedo la ragazzina di 22 anni accendersi di luce a tale domanda. È la luce che solo le mamme sanno emanare quando parlano dei loro figli. Quei pezzi della propria carne che dopo nove mesi si staccano da loro e sono nuove persone… “Gigi, io aspetto un maschietto e lo voglio chiamare Ismael David, nascerà il 23 novembre prossimo!”
“Che bellissimo nome biblico, anzi sono entrambi due nomi biblici bellissimi! Brava. A me piacerebbe battezzare il prossimo anno il tuo bambino ed essere anche il padrino”. Sorride felice Frangelis, sembra una bimba nella sua ingenua felicità di mamma-bambina che non per volontà ma per situazioni disgustose presta il suo corpo alla prostituzione. “Gigi, che bello! Sarei felicissima, davvero?” “Certo che si! Sarei davvero orgoglioso di te!”
Mentre parlo, mi chiedo: come posso proteggere questo bambino? Come posso proteggere questo bambino? Come posso proteggere questo bambino? Rimango in silenzio e lei, senza conoscere il mio pensiero, abbassa la maglietta dalla parte della spalla sinistra e mi dice, mostrando il tatuaggio: “Ti piace padre?” Guardo il tatuaggio con scritto JOB 17/10/20 e mi si illumina il cervello! Il tatuaggio, per protegge il bambino di una prostituta che ama i tatuaggi, sicuramente tatuare ISMAEL DAVID significa dichiarare prima di tutto che il bimbo esiste. Tutti coloro che la chiederanno chi è il nome tatuato, la aiuteranno a ricordare che aspetta un figlio, se fosse necessario. Poi, il tatuaggio può fare compagnia alla ragazza nei momenti bui e di difficoltà e se per un disgraziato caso abortisse rimarrà per sempre inciso nella sua pelle che lei è stata madre di un bimbo maschio.
Forse a voi che state leggendo lontanissimi da qui, vi sembrerà una proposta cretina e che un prete non dovrebbe fare. Ma se ci pensate bene, in un mondo depravato e difficile come questo il “codice” del tatuaggio è strada maestra per giungere al cuore di queste persone. E poi tatuarsi il nome del proprio figlio è una cosa bellissima. Perché disprezzare il mondo dei tatuaggi e vederli come delle porcherie? Tutto dipende da cosa ci si tatua. Certo, la Santa Muerte del Messico è orribile, ma è bellissimo il nome del proprio figlio, per sempre inciso sulla propria pelle, incancellabile, immodificabile, tremendamente personale.
Guardo Frangelis, che mi vede un po’ assente.
“Padre a che stai pensando?”
Con un po’ di paura rispondo: “Senti, mentre guardavo il tatuaggio di JOB che è fatto davvero bene, mi veniva in mente: perché tu ed io non andiamo a Santa Fe e tu ti fai tatuare sulla spalla destra il nome ISMAEL DAVID con una bella corona per dire che Lui è il re della tua vita e che a lui dovrai obbedire e a nessun altro interesse? Te lo regalo io e sto vicino a te mentre il tatuatore lavora!”
“Wow, ma che bellissima idea fuori di testa. Grazie, sono felicissima: come hai fatto a capire che avrei voluto tatuare io alla sua nascita il suo nome. Tu lo chiedi ora? Bene, andiamo subito, ma tu verresti con me a Santa Fe? È pericoloso e non è per preti!”.
“Ma se mi accompagni tu, dovrei essere al sicuro vero?”
“E tu ti accompagni con una prostituta come me in quelle strade?”
“Certo! Mi fai vedere il luogo dove ti prostituisci, le strade dove spacciano, ed i negozi, che dici?”
“Padre ho presente un negozio di barbiere, li fanno anche i tatuaggi!”
“Ma chissà come è sporco quel luogo. Non ne hai un altro?”
“Padre, nel quartiere Santa Fe tutto è sporco e poi questo tatuaggio me lo sono fatto da lui”.
Un’altra volta i miei criteri italiani ed europei vanno in fumo. Qui, i tatuaggi si fanno per strada, dai barbieri, e l’igiene è l’ultimo dei problemi.
“Andiamo?” Sono felice, esattamente come speravo, oltre a non dimenticarsi più del figlio non si dimenticherà più di me sicuramente questa piccola prostituta.
“Frangelis prima di andare siediti un momento: qui ci sono 130.000 pesos, 40.000 per il tatuaggio (circa 8 euro) ed il resto lo metti da parte per Ismaele, non per te. E quando hai qualche soldo in più tu lo metti qui dentro e così quando a novembre nascerà gli farai un bel regalo!” La ragazza saltella dalla gioia e mi abbraccia forte forte.
E così, una prostituta e un prete di 62 anni si incamminano verso il quartiere perverso di Bogotà chiamato Santa Fe. La ragazza lo conosce benissimo e prima di tutto mi dice: “Scordati di fare fotografie o video qui, è molto pericoloso”. Mi parla con grande autorità e non ammette di essere contraddetta. Spengo il cellulare e entriamo nell’inferno. Gente che ti chiede se vuoi fumare marijuana, ragazze che ti offrono di sniffare coca, gay e lesbiche in tono provocante, immondizia, spazzatura fumante, odore forte della marijuana. Davvero l’ambiente mette i brividi. La mia pelle bianca fa pensare ad un turista dissoluto. Alcune volte Frangelis mi prende per mano in modo lascivo e immediatamente capisco che qualcuno la sta osservando e ci sta osservando. Ecco, ho fatto la solita cretinata e mi sono messo nei guai. Se mi fanno qualche cosa? Chi lo spiega un prete con una prostituta in questo quartiere malfamato, pericoloso e fuori di ogni regola?
Camminiamo per 15 minuti. Lei si avvicina al mio orecchio e mi dice: la prossima strada gireremo a destra conta tre motel, il terzo di colore azzurro e bianco è dove io lavoro. Te ne accorgerai perché saluterò le mie compagne. Mi vengono i brividi. Sono donne su di età ed anche più giovani di Frangelis, più nude che vestite e provocanti, molto provocanti, qualcuna mi saluta, altre mi guardano in modo compiacente per la scelta di Frangelis, altre mi sfiorano con la mano il braccio, una mi dice languidamente: “Ci sono anch’io!!” E poi schiaccia in modo lento e studiato l’occhio. Mi sento disgustato.
La via del luogo di prostituzione di Frangelis finisce, ancora un paio di stradine e siamo dal barbiere. Entriamo. Ci sono 3 uomini che si stanno tagliando i capelli in forma bizzarra chiamata “a sette”. Frangelis saluta il proprietario, un uomo sui 40 anni e poi si dirige verso il tatuatore, per terra ciocche di capelli, una forbice dimenticata, in questo luogo non mi fare tatauare nulla nemmeno se mi pagassero. Il negozietto è pieno di poster sui tatuaggi e sembra un misto tra ambiente dark e barbiere scapestrato.
Il tatuatore si chiama David e ha 24 anni. Ci fa scegliere il carattere da un telefonino. Confronto la scritta con quella del tatuaggio di Job sulla spalla sinistra di Frangelis e finalmente insieme decidiamo per un carattere elegante anche se un po’ più costoso, e una bellissima corona. Il giovane invia per WhatsApp al vicino negozio di copisteria la scritta e dopo 10 minuti la fotocopia viene portata da un ragazzo. E lui che fa? Prende la vecchia carta ricalcante usata almeno 100 volte e con la penna la ripassa la carta ricalcante rimane impressa sull’altro lato del foglio.
E poi, una cosa ridicola che solo in scalcinati negozi di tatuatori si può immaginare: David prende dei guanti di lattice neri rigorosamente monouso e usati per mille volte come monouso. Quello destro è leggermente bucato da una parte. Oso indicare il buco e il ragazzo con tono serio alza le spalle come per dirmi: chi se ne frega! E poi prova l’apparecchio per tatuare che fa le bizze, cambia il filo e finalmente funziona la punta è già attaccata e chissà con chi l’ha usato. Visto come mi aveva risposto prima sto zitto e non dico nulla.

Frangelis è felice e ride contenta. Chiedo a lei se posso fare un video. “Gigi, qui puoi riprendere il lavoro, ma non farti notare troppo, qui la gente va e viene.
Se l’ambiente è davvero di degrado, il ragazzo lavora però benissimo e lentamente prende forma il nome di Ismael David e poi la bellissima corona. Il lavoro dura mezz’ora. Finiscono le salviettine umidificate usate per detergere l’inchiostro. David invia una dei barbieri a comperare un pacchetto nuovo. E allora collaboro, apro il pacchetto ed offro al tatuatore dal guanto bucato i tovagliolini umidificati. Frangelis ogni tanto accenna al alcune smorfie di dolore. Ci guardiamo negli occhi. Lei è felice e orgogliosa, e io sono felice più di lei.
Salutiamo il tatuatore e i barbieri, lei esce con il suo tatuaggio nuovo e orgogliosa lo mostra a tre, quattro prostitute, dicendo: “Te gusta es el nombre de mi hijo!”. Sorridono e piano piano ripercorriamo la strada verso la parrocchia. Lei mi prende nuovamente per mano e io questa volta la stringo forte forte. Mi guarda con sorpresa e inizio un breve ma forte discorso: “Frangelis, ora tu hai indelebile per sempre scritto il nome del figlio che vive in te, questo inchiostro con cui è stato disegnato il nome si nutrirà di te, come il feto di tuo figlio Ismael David sta vivendo del tuo sangue. Ora Frangelis, ti dico una cosa, sai perché ti ho regalato questo tatuaggio? Perché sono sicuro che ora proteggerà una vita umana, che è tuo figlio. Ti scongiuro, se qualcuno della Olla ti dicesse di abortirlo, non farlo, tocca e guarda il tatuaggio di tuo figlio e fallo vivere. Non sfidare Dio abortendo, a tuo figlio ci penseremo noi, mi hai capito?”.
Frangelis diventa scura in volto e mi rimprovera: “Cosa hai detto, abortire? Mai! Mai! Mai! Sei pazzo? Perché mi sarei fatta tatuare il nome allora?”
Con voce calma e tenendo dolcemente la sua mano le dico: “Brava! Tieni sempre questa ferma convinzione anche se uomini spietati volessero il contrario. Guarda il tatuaggio e proteggi tuo figlio a tutti i costi”. Ci abbracciamo forte e poi continuo. “Se disgraziatamente dovesse morire come Job, almeno avrai inciso nella pelle il suo ricordo. Ma farlo nascere è il tuo dovere, non trascurare il tuo corpo, curalo perché ora il tuo corpo non è più solo il tuo ma appartiene a tuo figlio fino a novembre quando nascerà. Ti faccio un’altra promessa: quando torno per il battesimo veniamo insieme a tatuare la data della sua nascita, da David il tatuatore dal guanto bucato o, invece spero, da un tatuatore vicino alla parrocchia!”.
La ragazza si ferma, ci sediamo al bordo della strada, si mette la testa tra le braccia e piange: “Gigi, ti ho visto come eri attento al tatuaggio del nome di mio figlio: la scelta del carattere, il guanto bucato, i tovagliolini igienici che offrivi al tatuatore mentre mi incideva per sempre il nome di mio figlio, mai nessuno ha usato queste accortezze per me. Dio ti benedica padre”. Mi abbraccia forte forte come una figlia abbraccia il padre e mi dice: “Se avessi avuto un padre come te non ci sarebbe questo casino, non sarei una prostituta e non sarei lesbica. Ti prego, aiutami!”
Tolgo dalla tasca il mio fazzoletto stirato con cura da Silvana e glielo pongo. Si asciuga gli occhi, si soffia il naso e sta per restituirlo. “No Frangelis, tienilo, e ricordati di me e ricorda che Dio asciugherà ogni tua lacrima, se lui sarà veramente la roccia del tuo cuore”.
Ci rialziamo e con la gioia nel cuore percorriamo la strada fino alla parrocchia, mano nella mano. Sulla porta della canonica Frangelis si mette in ginocchio e chiede la benedizione. Lentamente poso la mano sul suo capo e pronunciò le sante parole: “Frangelis ti benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen”.
È un caldo pomeriggio a Bogotà e con Padre Giorgio ci attende un intenso programma. Salto in macchina e vado ad incontrare alcune famiglie dei bambini in adozione a distanza. Il viaggio si sta concludendo e torno in Italia con un tatuaggio nel cuore. Li vi è scritto un nome: Ismael David. Voglio pregare per lui fino alla nascita e anche voi fate lo stesso. Proprio tu, che hai letto fino a queste ultime parole.




























