Congo, la denuncia dei vescovi: “Un genocidio silenzioso”. A Roma veglia di preghiera

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Una calma tesa sul fronte, con i fronti opposti attestati a pochi chilometri di distanza e l’Alto commissariato Onu per i rifugiati che prevede di far allontanare da Goma nei prossimi giorni almeno 60mila persone. In un documento dei vescovi congolesi il dolore per la situazione e per l’indifferenza del mondo. A Roma una veglia di preghiera organizzata dalla comunità congolese in Italia

CONGO – Nel timore del propagarsi degli scontri fino a Goma, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati porterà via “al piu’ presto” circa 60mila persone sfollate da due campi profughi alla periferia della città di Goma. Nella capitale della provincia orientale del Nord Kivu, gran parte del territorio e’ stato occupato nelle ultime settimane dai ribelli del Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo e, da agosto, piu’ di 250.000 persone sono state costrette a lasciare le loro case. Giovedi’ la rappresentante speciale aggiunta dell’Onu in Congo, Leila Zerrougui, ha visitato Goma e definito “molto preoccupante” la situazione umanitaria. Nella regione nord-orientale del Kivu -epicentro degli scontri tra i ribelli tutsi del Cndp, guidati dal generale Laurent Nkunda, e i guerriglieri hutu mai-mai, fedeli al governo di Kinshasa- la situazione sembra ormai fuori controllo.

Sul fronte di guerra la situazione prevalente sembra essere quella di una calma tesa, con i combattenti che continuano a essere divisi solo da pochi chilometri. Secondo le ultime informazioni, il Cndp si sarebbe ritirato a qualche chilometro da Kanyabayonga, località strategica sulla strada che controlla l’accesso a tutta la parte nord del Kivu, espugnata ieri e poi abbandonata dopo ore di saccheggi e violenze. La missione Onu nel paese (Monuc) riferisce che anche a Kibati, campo di sfollati alle porte di Goma dove la scorsa settimana l’esercito congolese e i ribelli si erano scontrati, si osserva un lento ritorno degli sfollati fuggiti per timore dei combattimenti; i residenti tuttavia, lamentano la presenza di militari nel campo e temono di rimanere intrappolati nel fuoco incrociato dei due belligeranti. Dal punto di vista sanitario, secondo le organizzazioni umanitarie, restano allarmanti le condizioni degli abitanti di Kiwanja e Rutshuru dove da settimane sono in aumento i casi di colera e altre malattie legate alle precarie condizioni sanitarie dei civili costretti a vivere nei boschi.

I VESCOVI CONGOLESI – Nel Kivu sta avvenendo un ”genocidio silenzioso” nel ”lassismo” della comunita’ internazionale. La denuncia viene dai vescovi della Repubblica Democratica del Congo, in un documento diffuso a margine della sessione straordinaria del Comitato permanente della Conferenza episcopale del Congo (Cenco), svoltasi a Kinshasa dal 10 al 13 novembre. “E’ passato appena un mese da quando la nostra Conferenza episcopale nazionale del Congo, ha diffuso una dichiarazione sulla ripresa delle ostilita’ nell’est e nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo. Malgrado i nostri appelli accorati sia ai governanti che alla comunita’ internazionale, ahinoi!, la situazione in questa parte del nostro Paese non ha fatto che peggiorare. Sta raggiungendo proporzioni insopportabili molto inquietanti – si legge nel documento dei vescovi – e capaci di destabilizzare tutta la sotto-regione se non vi si pone riparo”.

”Condanniamo con veemenza questa maniera ignobile di considerare la guerra come un mezzo per risolvere i problemi e accedere al potere. Denunciamo tutti i crimini commessi contro cittadini innocenti – scrivono i vescovi – e disapproviamo nel modo piu’ assoluto ogni aggressione del territorio nazionale. Biasimiamo il lassismo con cui la comunita’ internazionale tratta il problema dell’aggressione di cui e’ vittima il nostro Paese”. L’episcopato congolese sottolinea ancora una volta che si tratta di un vero dramma umanitario che somiglia a un genocidio silenzioso: ”I massacri gratuiti e su grande scala delle popolazioni civili, lo sterminio mirato dei giovani, gli stupri sistematici perpetrati come arma di guerra: di nuovo una crudelta’ di eccezionale virulenza si scatena contro le popolazioni locali che non hanno mai chiesto altra cosa che una vita tranquilla e dignitosa nelle loro terre. Chi avrebbe interesse a un simile dramma?”.

Tutto cio’ avviene “sotto gli occhi impassibili di coloro che hanno ricevuto il mandato di mantenere la pace e proteggere la popolazione civile – denunciano i vescovi del Congo -. I nostri stessi governanti si dimostrano impotenti di fronte alla portata della situazione dando l’impressione di non essere all’altezza delle sfide della pace, della difesa della popolazione congolese e dell’integrita’ del territorio nazionale. L’intera classe politica non sembra prendere la misura della sua responsabilita’ di fronte a questo dramma che rischia di ipotecare il futuro della nazione”. I vescovi chiedono ”l’immediata cessazione delle ostilita’ e la garanzia delle condizioni di sicurezza per il ritorno degli sfollati alle loro terre, un aumento dell’aiuto umanitario, mentre si appellano al governo e alla comunita’ internazionale per porre fine alle violenze”. ”E’ evidente – conclude il messaggio dell’episcopato – che le risorse naturali del Congo alimentano l’avidita’ di certe potenze e non sono estranee alla violenza che si impone alla popolazione. Infatti, tutti i conflitti si sviluppano nei corridoi economici e attorno ai giacimenti minerari. Come comprendere che i diversi accordi sono violati senza alcuna pressione efficace per convincere i firmatari a rispettarli?”.

VEGLIA DI PREGHIERA A ROMA –  Ha il titolo, eloquente, tratto dal salmo 22: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. La Veglia di preghiera promossa dalla comunità congolese di Roma con il patrocinio di Caritas diocesana e dell’Ufficio diocesano per le migrazioni è prevista per sabato 15 novembre nella Chiesa della Natività di Nostro Signore Gesù (detta “degli Agonizzanti”) in piazza Pasquino. “In questi giorni abbiamo sentito parlare della guerra in Congo – scrive padre Agostino Bita, cappellano della comunità congolese della Capitale –, una realtà che genera tante sofferenze. Come cristiani e uomini di buona volontà non dobbiamo chiuderci in noi stessi senza vedere ciò che succede nel mondo: con la speranza che viene da Cristo vi invitiamo a prendere parte alla veglia di preghiera. Dio è l’unica speranza dei popoli: incontriamoci e preghiamo insieme per invocare la pace per i figli e le figlie del Congo”. Ci saranno preghiere, testimonianze, canti e in conclusione un momento di adorazione eucaristica.

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