Eluana, una sconfitta per tutti. Le suore: “Lasciatela con noi”

eluana englaro
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La sentenza della Corte di Cassazione ha scritto la parola fine alla vicenda giudiziaria di Eluana Englaro. Una decisione che per l’Osservatore romano introduce di fatto l’eutanasia e rappresenta una sconfitta per tutti. Scienza&Vita si appella perché nessuno cooperi alla sua uccisione. E le suore che l’hanno accudita ogni giorno negli ultimi 14 anni scrivono: “Se c’é chi la considera morta – concludono le religiose – lasci che Eluana rimanga con noi che la sentiamo viva. Non chiediamo nulla in cambio, se non il silenzio e la libertà di amare e donarci a chi è debole, piccolo e povero”.

OSSERVATORE
– La sentenza della Cassazione su Eluana , introduce “di fatto” l’eutanasia in Italia e costituisce “una sconfitta per tutti”: è quanto scrive oggi l’Osservatore Romano, in un articolo di prima pagina firmato da Lucetta Scaraffia. In questa vicenda – su legge nel commento – la “voce del pensiero cattolico ” è stata “poco ascoltata”, come se le sue ragioni “non fossero abbastanza convincenti”.

LE SUORE – “Se c’é chi la considera morta, lasci che Eluana rimanga con noi che la sentiamo viva”: scrivono, in una nota, le suore della clinica Beato Luigi Talamoni di Lecco dove la donna è al momento ricoverata. “Noi tutte Suore della Clinica Beato Luigi Talamoni continuiamo a servire la vita di Eluana Englaro e di tutti i nostri pazienti”: così comincia la nota diffusa dalle religiose, il giorno dopo la decisione della Cassazione.  “L’amore e la dedizione per Eluana e per tutti coloro che si affidano alle nostre cure – proseguono le suore – ci portano ad invocare il Signore Gesù affinché la speranza prevalga anche in questa ora difficile, in cui sperare sembra impossibile. La nostra speranza – e di tanti con noi – è che non si procuri la morte per fame e sete ad Eluana e a chi è nelle sue condizioni. Per questo – ancora una volta – affermiamo la nostra disponibilità a continuare a servire – oggi e in futuro – Eluana”. “Se c’é chi la considera morta – concludono le religiose – lasci che Eluana rimanga con noi che la sentiamo viva. Non chiediamo nulla in cambio, se non il silenzio e la libertà di amare e donarci a chi è debole, piccolo e povero”.

SIR – La sentenza della Cassazione è stata commentata anche dal Sir, il servizio di informazione della Conferenza episcopale italiana. “La decisione dei giudici su Eluana é come la conferma di una deriva morale ma, purtroppo, ora è anche la sanzione della sua cittadinanza nel nostro Paese”. Per l’agenzia alimentazione e idratazione non possono essere considerate cure e chiede che il Parlamento legiferi sulla fine della vita: “Si vedono facilmente – prosegue l’agenzia dei settimanali cattolici promossa dalla Cei – gli orrori delle sue future applicazioni”. La via d’uscita è, forse, quella di riappropriarsi dello “scandalo” del soffrire e della malattia; sì, in una società dove il benessere esercita un potere così forte da distinguere tra quale vita merita di essere vissuta e quale no, occorre impegnarsi per una svolta culturale, che, per esempio, apprezzando i progressi della tecnica, applicata in campo medico, li consideri come utili strumenti al servizio dell’uomo nella sua dimensione fisica e spirituale. Ci vorrà tempo. Allora, è urgente che il Parlamento giunga ad una legge che, salvaguardando la vita delle persone in situazioni delicate, escluda che chiunque possa morire per fame o per sete”. Il Sir auspica inoltre un “equilibrio tra due eccessi opposti: il vitalismo, cioé il tenere in vita a tutti i costi, e l’eutanasia, il porre fine ad un’esistenza”.

SCIENZA&VITA – “Ci appelliamo alle coscienze di tutti quelli che nelle prossime ore e nei prossimi giorni si avvicineranno a Eluana Englaro, perché non cooperino alla sua uccisione”. E’ l’appello che l’Associazione Scienza & Vita rivolge a tutti, “al papà Beppino come agli altri familiari, a tutti gli amici ma anche ai medici, ai rappresentanti delle istituzioni dello Stato e delle Regioni. Un invito pressante rivolto a quanti possa essere richiesto di cooperare, a vario titolo, a porre fine all’esistenza terrena di Eluana. Una giovane donna da anni in stato vegetativo persistente, non dunque una malata terminale, che versa in un gravissimo stato di disabilità che necessita solo di un’assistenza elementare nell’idratazione e nell’alimentazione”. “Non è ancora troppo tardi per fermarsi – ammonisce Scienza & Vita –. Non c’è alcun obbligo di dare attuazione alla sentenza di condanna emanata dal giudice. E’ ancora possibile rispondere al comandamento dell’amore che ama la vita, qualunque vita, anche la più fragile e tormentata. E assecondare quella voce che da secoli viene dal profondo della coscienza di ogni uomo e di ogni donna e che risuona come un comando: non uccidere”.

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