Il “cavallo di Troia” dei mali della Chiesa secondo il “Consilium de emendanda Ecclesia” del 1536
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 24.04.2023 – Vik van Brantegem] – Don Claudio Centa ha ricordato in un recente post su Twitter «un brano da un notevole documento: il memoriale che la commissione cardinalizia istituita da Paolo III e presieduta da Contarini consegnò al papa (1536). N.B cosa è indicato come cavallo di Troia dei mali della Chiesa. Per aver testi così ci vogliono cardinali come Contarini e…».

Ecco il brano:
«E poiché la Santità tua, ammaestrata dallo spirito di Dio, che, come dice Agostino, parla nei cuori senza risonanti parole, ben sapeva che l’origine di questi mali deriva dal fatto che alcuni Pontefici tuoi predecessori, per prurito di udire, come dice l’apostolo Paolo, adottarono maestri in quantità per soddisfare le loro voglie, non per conoscere da essi cosa dovessero fare, ma affinché, attraverso lo studio e le sottigliezze escogitate da tali maestri, si trovassero i pretesti che rendessero lecito ciò che loro piacesse, di conseguenza, oltre al fatto che l’adulazione va sempre dietro ad ogni potere, come l’ombra al corpo, e che sempre con difficoltà la verità arriva alle orecchie di coloro che comandano, avvenne che all’improvviso sorsero dei dottori che insegnarono che il Pontefice è padrone di tutti i benefici e poiché a pieno diritto chi possiede può vendere ciò che è di sua proprietà, necessariamente ne segue che l’accusa di simonia non può riguardare il Pontefice, ne deriva che la volontà del Pontefice, qualunque essa sia, è la norma che dirige ogni azione, per cui ne viene che qualunque cosa si voglia, per il fatto stesso che si vuole, diviene lecita.
Da questa causa, Padre santo, come dal famoso cavallo di Troia, sono dilagati nella Chiesa di Dio un così grande numero di abusi e di gravi mali da cui, noi lo vediamo, è afflitta in maniera quasi disperata, e la risonanza di tali mali è arrivata anche alle orecchie degli infedeli. Creda la Santità tua a chi ne ha cognizione di causa, ed essi, soprattutto per questo motivo, deridono la religione cristiana tanto che, per causa nostra, proprio per causa nostra, viene vituperato il nome di Cristo tra le genti».

Si tratta della traduzione italiana di uno stralcio dalle prime due pagine del Consilivm delectorvm cardinalivm et aliorvm praelatorum, de emendanda Ecclesia (Romae, apud Antonium Bladum, 1538). È il documento redatto dall’apposita commissione Consilium de emendanda Ecclesia nominata nel 1536 da Papa Paolo III per analizzare la situazione della Chiesa del tempo, per riflettere sugli abusi e sulla corruzione, ed elaborare proposte di riforma. La commissione era presieduta dal Cardinale Gasparo Contarini e ne fecero parte: Cardinale Giovanni Pietro Carafa (poi Papa Paolo IV), Cardinale Jacopo Sadoleto, Cardinale Reginald Pole, Arcivescovo Federigo Fregoso (poi creato cardinale nel 1539 da Papa Paolo III), Arcivescovo Girolamo Aleandro (nominato cardinale in pectore nel 1536 e poi pubblicato cardinale nel 1539 da Papa Paolo III), Vescovo Gian Matteo Giberti, Abate Gregorio Cortese (poi creato cardinale nel 1541 di Papa Paolo III), Padre Tommaso Badia (poi creato cardinale nel 1542 dal Papa Paolo III). Il testo venne presentato a Paolo III nel concistoro del 9 marzo 1537.
Nel memoriale del Consilium de emendanda Ecclesia si espone con schiettezza assolutamente insolita un decisivo programma di riforma “nel capo e nelle membra” e si traccia, dal punto di vista della responsabilità pastorale, il quadro di una Chiesa rinnovata, indicando le vie ed i mezzi per eliminare un gran numero di abusi: “Con un attacco di inaudita audacia il Consilium apriva l’offensiva del movimento riformista contro la roccaforte della Curia romana, dalla cui conquista dipendevano i destini della Chiesa” (H. Jedin).
Papa Paolo III accettò le raccomandazioni ma non si impegnò a sufficienza per ottenere cambiamenti immediati. Il rapporto confidenziale fu pubblicato illegalmente nel 1538 e godette di un’ampia diffusione (un “Vatileaks” ante litteram, non c’è niente di nuovo sotto il sole). Martin Lutero pubblicò una versione tedesca, completata da sarcastiche annotazioni ai margini. Johannes Sturm analizzò più seriamente il Consilium de emendanda Ecclesia, plaudendo allo sforzo compiuto dalla Chiesa Cattolica per risolvere alcune delle sue più evidenti problematiche, ma mostrando grande preoccupazione nel caso la Chiesa avesse potuto riformarsi senza dare una maggiore importanza al Vangelo. La seconda parte del testo entra nel cuore del problema, esaminando nei dettagli i “mali” che affliggono la Chiesa: le ordinazioni sacerdotali, celebrate con molta superficialità, ammettendo all’ordine uomini indegni e di “cattivi costumi”; l’attribuzione delle diocesi, da molti vescovi individuate come fonte continua di cespiti e “giovamento delle proprie utilità”, non disdegnando tanto il cumulo di altri benefici, tanto il commercio degli stessi in funzione del “mero guadagno”. Le proposte contenute nel Consilium de emendanda Ecclesia non trovarono subito attuazione, sebbene molti dei suggerimenti furono alla base delle successive riforme.

Il Cardinale Gasparo Contarini nacque il 16 ottobre 1483 a Venezia. Fu ordinato presbitero in giugno 1537, eletto vescovo il 23 ottobre 1536 da Papa Paolo III e da lui consacrato il 17 febbraio 1538. Quindi, la sua genealogia episcopale risale al Cardinale Guillaume d’Estouteville, O.S.B.Clun. Il 95,6% di tutti i vescovi della Chiesa Occidentale (Cattolica Romana e Veterocattolica) di oggi proviene dalla linea Rebiba, cioè lo pongono al vertice della propria genealogia episcopale, inclusi Papa Francesco e tutti i suoi predecessori ininterrottamente a partire da Papa Benedetto XIII (1600-1669). Un altro 3,3 % appartiene a una delle numerose linee orientali. Il restante 1,1% dei vescovi hanno la loro origine tra le altre quattro linee latine, quindi, con pochissimi esponenti viventi: linea d’Estouteville, che ha inizio nel 1440, anche denominata linea Francesco della Rovere, con riferimento al capostipite Papa Sisto IV, che fu consacrato vescovo dal Cardinale cluniacense francese Guillaume d’Estouteville; linea Ravizza, che ha inizio nel 1667, anche denominata linea de Lencastre, a motivo della scoperta del capostipite, essa parte da Monsignor Francesco Ravizza, Vescovo titolare di Sidone e Nunzio apostolico in Portogallo; linea von Bodman, che ha inizio nel 1686 con Wolfgang von Bodman, Vescovo titolare di Dardano e Vescovo ausiliare di Costanza; linea de Bovet, che ha inizio dal 1789 con Monsignor François de Bovet, Arcivescovo di Tolosa. Esistono altre linee, ma estinte in quanto prive di esponenti in vita
Gasparo Contarini era il primogenito di Alvise di Federico Contarini, del ramo della Madonna dell’Orto, e di Polissena di Tommaso Malipiero. Apparteneva a una delle più antiche, più potenti e più ricche famiglie del patriziato veneziano: la famiglia Contarini.
Dopo gli studi, lavorò per la Serenissima fino a diventare ambasciatore presso la corte dell’Imperatore Carlo V d’Asburgo e poi presso la Santa Sede. La sua storia personale si intreccia con quella del Concilio di Trento: ai tempi in cui soggiornava in Germania capì, come pochi, che la ribellione di Lutero non poteva essere risolta con bolle papali o reprimende. Lucidamente avvertiva l’esigenza di una seria riforma della curia romana.
Papa Paolo III Farnese lo creò cardinale nel concistoro del 21 maggio 1535 – senza averlo preventivamente avvertito di tale scelta – insieme ad un’altra importante figura come Giampietro Carafa, divenuto in seguito egli stesso pontefice (Paolo IV – 1555-1559). Eletto nel frattempo Vescovo di Belluno, Contarini, una mente illuminata nella Curia pontificia, fu il più autorevole esponente del movimento di riforma interno al cattolicesimo. Rappresentava l’ala riformatrice più moderata del collegio cardinalizio. Nel 1536 era stato messo a presiedere la commissione Consilium de emendanda Ecclesia) e, forse per questo, Contarini venne inviato a Regensburg nel 1541 per trovare un accordo con i rappresentanti dei Luterani: Melantone e Bucero. Contarini tentò con Melantone, la vera mente del luteranesimo, il primo – e rimasto per secoli l’unico – tentativo serio di conciliazione tra le due fedi. Si trattò in gran parte di un’opera personale del Contarini, legato di Paolo III in Germania, che andò molto oltre il mandato della Curia ed arrivò anche ad un primo accordo su una serie di importanti concetti teologici. Sul problema della giustificazione Lutero era convinto che per salvare l’anima era necessaria la fede data da Dio. I Cattolici difendevano le preghiere e le opere buone, oltre che la fede, come viatico per la salvezza. Il Contarini cercò di affilare le armi della diplomazia ma, ritornato a Roma si dovette difendere dall’accusa di essere in odore di eresia. Purtroppo, sulla “Santa Cena” e sui sacramenti si arrivò alla rottura. L’incontro con Melantone fallì, giacché tra protestanti e cattolici cominciava oramai ad aprirsi un baratro sempre più profondo, destinato a provocare uno scisma. L’anno dopo, Paolo III istituisce il Sant’Uffizio, potenziando così l’inquisizione e togliendo ogni speranza di dialogo. I riformatori cattolici si limiteranno a considerare solo gli aspetti di moralizzazione e di disciplina nella Chiesa. In questo clima, nel 1545, Paolo III indice il Concilio di Trento. Uno dei tre Presidenti è il Cardinal Pole, grande amico di Contarini, legato pontificio in Inghilterra, ma rimane poco in carica e così l’ala conservatrice prende il sopravvento. Con il fallimento dell’incontro di Regensburg e la vittoria dell’ortodossia cattolica al concilio tridentino si apriva la strada ad una politica papale di chiusura verso tutti i potenziali nemici, protestanti ma anche eretici.
Contarini morì all’età di 58 anni a Bologna, ove era stato inviato come legato pontificio e incaricato del governo civile.
Foto di copertina: ritratto del Cardinale Gasparo Contarini, National Museums, Liverpool.



























