Il Cardinal Zuppi sulla Legge 194: «Una legge dolorosa». Invece, una legge iniqua da abrogare

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 20.04.2023 – Vik van Brantegem] – «A proposito delle sconcertanti dichiarazioni del Card. Zuppi sulla Legge 194. Che d’altronde richiamano alla mente quelle ancora più sconcertanti di un altro prelato legato a Sant’Egidio, Mons. Paglia, che ha affermato che la Legge 194 rappresenta un “pilastro della nostra vita sociale”, aggiungendo che essa non è “assolutamente” in discussione. Che purtroppo quella legge che ha portato all’uccisione di sei milioni di esseri umani nel grembo delle madri sia difesa a destra come a sinistra da politici timorosi di rendersi impopolari è un dato; ma che esponenti di Chiesa siano così immemori della realtà omicida del provvedimento in questione, persino quando esso è definito tale dal loro pontefice di riferimento, non stupisce, ma addolora» (Marco Tosatti).

«Non si può non partire dall’abrogazione di questa legge. Uno Stato che decide di rendere legale l’omicidio dei bambini è destinato ad andare incontro ad una profonda demoralizzazione, oltre che ad una bassa demografia. Ed è esattamente quanto accaduto all’Italia e all’Europa. È tempo di abrogare la Legge 194» (Cesare Sacchetti).

Aborto: chiediamo al Cardinale Zuppi un chiarimento sulla 194
di Toni Brandi
Pro Vita & Famiglia, 14 aprile 2023


«Una legge dolorosa», ma che «garantisce una traduzione laica importante» e che «nessuno pensa di mettere in discussione». Sono state le parole – apprese con perplessità e stupore – che il Cardinale Matteo Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha pronunciato il 2 aprile in un’intervista al Direttore de Domani Stefano Feltri, in merito alla Legge 194 sull’aborto. Si parlava di diritti, e Sua Eminenza ha detto – giustamente – che «la Chiesa è a favore dei diritti». Occorrerebbe, però, chiarire quali diritti, o meglio cosa si intenda per tali.

Siamo certi che il Cardinal Zuppi non consideri l’aborto un diritto. Ma se “nessuno” mette in discussione la 194, allora i nascituri non avrebbero diritto alla vita in palese violazione della legge morale naturale. Ed è impossibile tutelare i vari “diritti umani” se non è garantito il diritto alla vita che è presupposto necessario di tutti gli altri. Per questo speriamo che Sua Eminenza voglia presto chiarire che non esiste un diritto per le madri di sopprimere i propri figli nel grembo.

La Chiesa da sempre ha affermato, attraverso le parole dei Papi, l’iniquità dell’aborto. Papa Francesco, in più di un’occasione, ha definito l’aborto come un vero e proprio omicidio, per giunta accostando questa pratica a quella dell’assunzione di un sicario.

E anche i discorsi e i documenti di Papa Benedetto XVI e di San Giovanni Paolo II sono stati sempre inequivocabili.

In particolare il Papa polacco – che fu eletto pochi mesi dopo l’approvazione della Legge 194 – fu sempre molto chiaro e fermo non solo contro la pratica dell’aborto, ma anche contro le istanze legislative e referendarie a suo favore. Nel marzo del 1981, infatti, menzionò la dichiarazione dei vescovi che allora erano scesi in campo contro la legge. «Faccio mia – disse – la loro sollecitudine pastorale per ogni uomo e per la società intera». Pochi giorni dopo chiarì che l’aborto non è una questione privata, ma riguarda tutta la società. Il 10 maggio dello stesso anno, invece, affermò davanti ad oltre 70mila persone, durante il Regina Coeli, che «la Chiesa considera ogni legislazione favorevole all’aborto procurato come una gravissima offesa dei diritti primari dell’uomo e del comandamento del “non uccidere”» e definì addirittura «una causa santa» ciò che la Chiesa stessa faceva per difendere la «santa inviolabilità della vita concepita». Anche nelle sue encicliche e specialmente nella Evangelium vitae – del 1995 – Giovanni Paolo II deplorò l’aborto inserendolo tra le “strutture di peccato”, i peccati “sociali” di cui tutti siamo responsabili se li accettiamo passivamente.

Benedetto XVI, in occasione della XVII Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita ribadì che «l’aborto non è mai la soluzione»,  e mise in guardia la società dal pericolo a cui va incontro la madre, «spesso convinta, a volte dagli stessi medici, che l’aborto rappresenta non solo una scelta moralmente lecita, ma persino un doveroso atto “terapeutico” per evitare sofferenze al bambino e alla sua famiglia, e un ingiusto peso alla società».

È vero, come dice Sua Eminenza il Cardinal Zuppi, che le questioni non sono quasi mai bianche o nere, e che c’è una vasta zona grigia in cui si deve fare discernimento.

Ma se una legge permette la volontaria uccisione del più indifeso e debole degli esseri umani, il bambino nel grembo della mamma, non riusciamo a vedere dove sarebbe questa zona grigia. Perciò auspichiamo che presto Sua Eminenza voglia aiutare i fedeli nel discernimento, chiarendo che la Legge 194 è oggettivamente iniqua e contraria alla legge naturale e quindi al Magistero della Chiesa.

Toni Brandi
Presidente di Pro Vita & Famiglia Onlus


Zuppi difende la 194, ma non la giustizia né la verità
di Stefano Fontana
La Nuova Bussola Quotidiana, 4 aprile 2023


Quale verità e quale giustizia ha difeso il Cardinal Zuppi nell’intervista al quotidiano Domani? Nessuna. Difendendo la 194 come diritto ha omesso la morte dell’innocente e la legge morale naturale. Ma lui è un cardinale che rappresenta tutti i vescovi e i fedeli italiani. Non possiamo tacere che sull’aborto ha sbagliato.

Il Cardinale Matteo Zuppi è un cardinale. Inoltre, è Presidente dei vescovi italiani. Quando parla lui non parla uno qualunque. Quando va in qualche posto lui non ci va da uno qualunque. Quando risponde lui a delle domande, valuta certi temi, esprime delle opinioni non lo fa da uno qualunque. Altrimenti dovrebbe dire: sono Zuppi ma qui non parlo né da cardinale, né da vescovo, né da sacerdote. Ma non lo dice.

Allora perché il Cardinal Zuppi è andato a dire al festival del quotidiano Domani che nessuno – e quindi nemmeno lui, con tutto ciò che questo pronome significa dato che non è un lui qualunque – ha intenzione di mettere in discussione la legge sull’aborto? Perché ha detto che la 194 è una legge «dolorosa», ma che garantisce una «traduzione laica importante»? In quel «nessuno pensa di metterla in discussione» fa rientrare anche tutti i vescovi che rappresenta? Fa rientrare anche tutti i fedeli laici che sono inseriti nella Chiesa Cattolica? Se davanti a queste affermazioni i vescovi tacciono – come in effetti tristemente avviene – è segno che concordano e sono conniventi. Se i fedeli tacciono è segno che concordano e che sono conniventi. Per questo non possiamo tacere, perché il Cardinal Zuppi, nonostante sia cardinale e Presidente dei vescovi italiani, su questo punto, così fondamentale, sbaglia.

Ma torniamo all’intervista che il cardinale ha rilasciato il 2 aprile alle ore 19 al festival del laicissimo quotidiano Domani, rispondendo alle domande del Direttore Stefano Feltri e che si può vedere nel canale YouTube di Tempi Radicali [QUI] https://www.youtube.com/watch?v=0dkWKXNh33c. L’intervista è partita dal tema dei diritti e il Cardinal Zuppi ha dichiarato che la Chiesa è a favore dei diritti: il diritto allo studio o il diritto di poter mangiare per esempio. Essa, ha aggiunto, ha infatti al centro la persona umana. La risposta è stata sorprendente. Sappiamo tutti quale scontro sia in atto sulla questione diritti, ricordiamo come Benedetto XVI parlasse di “questione antropologica” a questo riguardo, e il cardinale accenna al diritto allo studio? Non ricorda nemmeno che i diritti devono essere preceduti dai doveri, che è il minimo sindacale da dire su questo tema anche per chi non fosse cardinale. Per lui non ci sono problemi: la Chiesa è per i diritti.

Ci ha pensato Stefano Feltri a ricondurre il cardinale alla realtà, ponendo la questione dei diritti civili. Ed è lì che Zuppi non ha trovato niente di meglio di parlare della 194, di dire che non si tocca e che è una traduzione laica importante. Ma cosa intende Zuppi per laicità? Pensa che voglia dire non tenere conto né della legge morale rivelata né della legge morale naturale? Un cardinale, però, non può pensare una cosa del genere. Come potrebbe essere un vero cardinale se lo pensasse? Ma allora perché un cardinale dice cose che nessun cardinale può pensare? E con ciò torniamo alla questione posta all’inizio: Zuppi parla da Zuppi e non da cardinale. Purtroppo, non ha avvertito prima gli ascoltatori.

Stefano Feltri non parlava però da uno qualunque, parlava da Stefano Feltri, e quindi è stato insidioso: è vero che anche la destra di governo non vuole mettere in discussione la 194, ma quando dice di volerla applicare pensa solo alla prevenzione e non all’aborto, dato che permette che permangono gli obiettori di coscienza. L’affondo è gravissimo: per realizzare la 194 bisogna abolire l’obiezione di coscienza del personale sanitario. Qui nuova sorpresa: il cardinale non ribadisce affatto il dovere dell’obiezione di coscienza, non ricorda che la formalità che rende quella legge iniqua è l’uccisione di un innocente, e si rifugia nella prevenzione prevista dalla 194 che potrebbe essere applicata meglio… ma per cosa? per «alleviare una sofferenza alla donna». La morte dell’innocente sparisce dall’intervista.

Ma a Feltri non va giù nemmeno la prevenzione, dato che – secondo lui – ciò esprime il pregiudizio che le donne abortiscano alla leggera e abbiano bisogno di essere consigliate e indirizzate, mentre in realtà altro non fanno che esercitare un diritto. A questo punto il cardinale tira in ballo il dialogo, dice che bisogna uscire dallo schema Orazi e Curiazi e ricorda come il quotidiano Avvenire abbia fatto bene a suo tempo a organizzare un confronto sulla Legge Zan. E tra una risata e qualche battuta la storia finisce lì.

Viene in mente Fra’ Cristoforo che si reca nel palazzotto di Don Rodrigo. Del bene se ne può fare dappertutto, e quindi anche lì, osserva il vecchio servitore aprendogli la porta. Aveva comunque notato una stonatura nella presenza di quel frate in quel luogo. Come noi notiamo una stonatura nella presenza del cardinale in quel luogo. Però poi ci diciamo: del bene se ne può fare dappertutto, quindi anche in una intervista con Stefano Feltri. Sì, ma a un patto, ossia che in quel luogo si dicano le cose che un cardinale deve dire in ogni luogo, senza far parlare solo Zuppi. Fra’ Cristoforo non ha risparmiato nulla a don Rodrigo per quanto riguarda cosa fossero la verità e la giustizia ed era perfino giunto a prevedere per lui delle pene… trattenendosi poi appena in tempo. Quale verità e quale giustizia, invece, ha difeso il cardinale in quella intervista? Nessuna.

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