“Non ho detto quello che ho detto e che ho detto di aver detto”. Ecco, non si scusa, fa la vittima e attacca. Il legale fa scena muta davanti ai magistrati e rincara
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.04.2023 – Vik van Brantegem] – In mattinata è arrivata, con una dichiarazione del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, informa Vatican News, la clamorosa notizia che l’avvocato di Pietro Orlandi, ricevuto dai Promotori di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano, si è avvalsa del segreto professionale e ha rifiutato di fornire le informazioni a seguito dalle sconcertanti insinuazioni sul conto di San Giovanni Paolo II: «Questa mattina il Promotore di Giustizia, Professor Alessandro Diddi, insieme al Professor Gianluca Perone, Promotore applicato, ha ricevuto l’Avvocato Laura Sgrò, come da lei ripetutamente e pubblicamente richiesto, nell’ambito del fascicolo aperto sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi, anche per fornire quegli elementi, relativi alla provenienza di alcune informazioni in suo possesso, attesi dopo le dichiarazioni fornite da Pietro Orlandi. L’Avvocato Sgro si è avvalsa del segreto professionale».

Pare che Pietro Orlandi non ha indicato al Promotore di Giustizia le fonti delle sue “informazioni” (insinuazioni oltraggiose) su San Giovanni Paolo II, che ha diffuso in televisione, definite dal Cardinal Dziwisz «accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali». Ci si attendeva che lo facesse il suo legale, che nei mesi scorsi aveva più volte lamentato di non essere stata ancora convocata, ma ha sorprendentemente scelto di opporre il segreto professionale, ovvero, il silenzio. Pietro Orlandi, dal canto suo, ha commentato le reazioni alle sue dichiarazioni, con un post sul gruppo Facebook dedicato a sua sorella: «Sta per iniziare il lancio di fango nei miei confronti strumentalizzando quello che dico e come lo dico». Quindi, accusa chi gli chiede conto delle sue insinuazioni di strumentalizzare il suo operato. Come ha osservato il Segretario particolare del Papa santo, siamo alle comiche, se non fosse tragico.
Come ha sottolineato Angelo Scelzo su Avvenire [QUI], la verità va cercata sempre, ma non con “mi hanno detto” o “si dice”. Ha ragione Don Maurizio Patriciello, Parroco di Caivano in provincia di Napoli, da sempre impegnato nella lotta alle mafie nella Terra dei Fuochi, l’area tra Napoli e Caserta che la camorra ha fatto diventare una discarica a cielo aperto. Scrive in una lettera ad Avvenire [QUI], che “il diritto alla verità non è diritto all’illazione”: «(…) La ricerca della verità è un diritto che appartiene a tutti. Alla verità sono disposto a sacrificare il mio stesso onore. La verità, però, come ben sai, ha mille nemici che portano nome di bugie, menzogne, calunnie, depistaggi, interessi economici, politici, mediatici, ideologie, odi. Nessuno è così ingenuo da non sapere che mentre tu, la tua famiglia, gli Italiani, i giornalisti e i credenti onesti cercano la verità, altri, in maniera più o meno occulta, cavalcano l’onda per motivi decisamente ignobili. (…) Il diritto alla verità non dà a nessuno – nemmeno a te – il diritto all’illazione ambigua, soprattutto quando tocchi un gigante dell’umanità, riconosciuto santo dalla Chiesa. La mia sofferenza, Pietro, non è paragonabile alla tua, ma sappi che le tue parole mi hanno fatto tanto male, e non solo a me. Non credo che questa fosse la tua intenzione. Un animo ferito come il tuo è capace di compassione, di pietà, di amore. In un animo lacerato il cinismo non trova casa. Allora? Allora, Pietro, devi andarci piano con le parole senza fondamento. Sono macigni, che una volta lanciati, possono ferire a morte anche gli innocenti. E questo sarebbe un vero fallimento. Un’ulteriore e colossale ingiustizia. Un vero e proprio boomerang. La dichiarazione rilasciata a riguardo dal Cardinale Stanisław Dziwisz, Arcivescovo emerito di Cracovia, già Segretario di Giovanni Paolo II, gronda tristezza, amarezza, sconcerto, dolore. No, non ti sto chiedendo di tacere quello che sai. Anche su di te incombe, come su tutti, oltre al diritto, il dovere di parlare. Ti chiedo, invece, in ginocchio, di pesare e misurare le parole. Sempre, ma soprattutto quando tocchi figure della Chiesa che hanno fatto della loro vita un dono a Dio e all’umanità. (…)».
Osservare questo non vuol dire lanciare fango o strumentalizzare quello che viene detto o come lo viene detto. E non è un bel spettacolo, vedere una frittata che viene girata, uscire fuori della padella…
Caso Orlandi, il fratello di Emanuela: “Nessuna accusa a Wojtyła di abusi. Le mie parole strumentalizzate”
Il fratello della giovane scomparsa replica. “Nessuna accusa di pedofilia. Ho chiesto al Promotore vaticano di ascoltare quell’audio per approfondire meglio”. Ricevuta in Vaticano l’avvocata della famiglia Laura Sgrò: ha opposto il segreto professionale
La Repubblica, 15 aprile 2023
«Ho parlato di questo argomento ma in maniera tranquilla con il Promotore di Giustizia. Le mie parole sono state strumentalizzate per fare titoli di giornale e per infangare e questo mi dispiace. Non ho mai accusato direttamente Giovanni Paolo II di pedofilia e sfido chiunque a dire il contrario». È quanto ha affermato Pietro Orlandi, intervistato ieri sera a Quarto Grado, sulle parole forti che gli sono state contestate in questi giorni su Papa Wojtyła. “Papa Francesco ha detto al promotore di giustizia che lui non vuole fare sconti a nessuno e che vuole analizzare tutto. Sa che c’era quest’audio di questa persona che accusava Giovanni Paolo II che circola dal 9 dicembre e nessuno dal 9 dicembre si è mai indignato [nessuno l’ha preso in considerazione, come invece ha fatto lui. VvB.]. Ho ritenuto opportuno riportare l’audio senza i famosi bip al promotore di giustizia, ho chiesto di ascoltarlo solo al fine di poter approfondire meglio”.
Sul suo colloquio-fiume in Vaticano col Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, Orlandi ha detto che “quelle otto ore non mi hanno pesato affatto perché io avevo una grande voglia di raccontare e di dire tutte le cose che per tanto tempo avrei voluto dire. Mi hanno dato massima libertà, ho riscontrato una forte volontà a fare chiarezza. Il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi mi ha detto che ha avuto carta bianca da Papa Francesco e dal Segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin per indagare a 360 gradi senza fare sconti a nessuno”.
E sulla chat – documento tra i più recenti, delle conversazioni di persone vicine a Papa Francesco che fanno riferimento al caso Orlandi, “in quell’occasione ho fatto i nomi delle persone coinvolte in quelle chat e anche cosa mi hanno detto queste persone fuori dalle chat. Ho spiegato a cosa si riferissero le chat e tutta la situazione. Loro hanno trascritto tutto quello che ho detto, ho parlato di queste cose, ho anche approfondito molto la questione dell’incontro con il magistrato Capaldo” [QUI].
Secondo il fratello di Emanuela Orlandi, gli inquirenti vaticani non privilegiano una pista rispetto ad altre, ma “sono aperti a tutte le piste che ho indicato io. Approfondiranno tutte le piste, andranno ascoltate le persone coinvolte nella chat altrimenti il mio colloquio non avrebbe avuto senso”.
“Mi hanno fatto capire che stanno indagando da tempo perché non sono stato il primo a essere stato ascoltato – ha proseguito -. Mi hanno fatto capire che stanno lavorando da tanto tempo, hanno trovato anche dei documenti dell’epoca. Mi hanno detto che lavoreranno molto all’interno del Vaticano ma che dovranno ascoltare anche persone esterne. E io per questo mi aspetto l’aiuto di Francesco Lo Voi da parte della Procura e anche della prossima commissione parlamentare che è stata incardinata e che quindi in un paio di settimana dovrebbe andare in Aula”.
“La sensazione – ha aggiunto Pietro Orlandi a proposito dell’indagine aperta dal Promotore di Giustizia – è che le loro indagini puntino molto all’interno del Vaticano. Quando Diddi parla di sopravalutazione della banda della Magliana mi trova d’accordo perché anche io penso che De Pedis abbia avuto solo un ruolo di manovalanza. Da quello che ho percepito penso che loro siano convinti che ci possano essere delle responsabilità interne. Non devono esistere nel 2023 persone intoccabili, non devono esserci”.
Intanto il Promotore di Giustizia Diddi, insieme al Promotore applicato, Gianluca Peroni, “ha ricevuto l’avvocata Laura Sgrò, come da lei ripetutamente e pubblicamente richiesto, anche perché fornisse quegli elementi, relativi alla provenienza di alcune informazioni in suo possesso, attesi dopo le dichiarazioni fornite da Pietro Orlandi. L’avvocata Sgrò ha opposto il segreto professionale”. Lo rende noto il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni.
“La mia richiesta di incontrare Diddi, a gennaio, subito dopo la notizia dell’apertura dell’inchiesta, era chiaramente finalizzata a un incontro tra il Promotore e Pietro, non certo a una mia volontà di deporre, in quanto tenuta al segreto professionale. Ho chiarito l’equivoco e l’ho messo a verbale”, ha spiegato ai giornalisti Sgrò. “La mia mail è dell’11 gennaio. Nulla c’entra con il volere specificare elementi forniti da Pietro”, ha aggiunto.
«Sassolini di Lehner: colate di fango dai nipotini di Stalin: Mi rendo conto che il grande Giovanni Paolo II ebbe, per così dire, l’imperdonabile colpa di aver travolto, distrutto e ridicolizzato il comunismo, dimostrando che la prima vittima del regime era proprio la classe operaia. Tuttavia, cotanto peccato non giustifica le gratuite colate di fango versate addosso a Wojtyla dai nostalgici di tutto il mondo, a cominciare dagli scappati dalle Frattocchie, tutti radunati all’interno de La7» (Giancarlo Lehner, 13 aprile 2023).
Accuse a Wojtyła, Pietro Orlandi e l’avvocato Sgrò si rifiutano di fare nomi
Il fratello della ragazza scomparsa non ha indicato le fonti delle informazioni al Promotore di Giustizia. Ci si attendeva che lo facesse l’avvocato, che nei mesi scorsi aveva più volte lamentato di non essere stata ancora convocata: ma ha sorprendentemente scelto di opporre il segreto professionale
Vatican News, 15 aprile 2023
Incontro-lampo dell’avvocato Laura Sgrò con il Promotore di Giustizia Alessandro Diddi: la mattina di sabato 15 aprile la legale della famiglia Orlandi si è recata in Vaticano dov’era stata convocata in qualità di testimone per riferire in merito alle fonti delle informazioni riguardanti Giovanni Paolo II e più in generale sul caso della ragazza scomparsa. L’avvocato ha scelto di opporre il segreto professionale e dunque si è rifiutata di riferire da chi lei e Pietro Orlandi abbiano raccolto le “voci” sulle presunte abitudini di Papa Wojtyła che, secondo quanto raccontato dal fratello di Emanuela durante la trasmissione DiMartedì, “la sera se ne usciva in con due suoi amici monsignori polacchi” e “non andava certo a benedire le case”. Parole che Pietro Orlandi ha pronunciato in diretta su La7 la sera dell’11 aprile, dopo essere stato lungamente ascoltato dal Promotore di Giustizia, lasciando così intendere di voler in qualche modo asseverare il contenuto di un audio nel quale un membro della Banda della Magliana faceva pesanti allusioni sul Pontefice polacco.
“Questa mattina – ha dichiarato il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni – il Promotore di Giustizia, Professor Alessandro Diddi, insieme al Professor Gianluca Perone, Promotore applicato, ha ricevuto l’Avvocato Laura Sgrò, come da lei ripetutamente e pubblicamente richiesto, nell’ambito del fascicolo aperto sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi, anche per fornire quegli elementi, relativi alla provenienza di alcune informazioni in suo possesso, attesi dopo le dichiarazioni fornite da Pietro Orlandi. L’avvocato Sgro si è avvalsa del segreto professionale”.
Il Promotore di Giustizia nei giorni scorsi aveva assicurato di voler andare fino in fondo e di indagare ogni pista possibile per cercare la verità sulla scomparsa di Emanuela, avendo ricevuto per questo un mandato dal Papa e dal Segretario di Stato. Come ha raccontato lo stesso Pietro Orlandi in trasmissione, durante la sua lunga testimonianza resa l’11 aprile, aveva fatto presente al magistrato inquirente le accuse contenute nell’audio dell’esponente della Banda della Magliana e anche le voci che circolavano in Vaticano sulle presunte abitudini di Giovanni Paolo II. Richiesto di fornire informazioni che consentissero di portare avanti l’indagine riferendo da chi avesse appreso queste informazioni Orlandi non ha indicato nomi. Ci si aspettava dunque che questi li potesse fornire l’avvocato Sgrò, anch’essa convocata sulla base delle sue ripetute richieste al termine dell’audizione di Pietro Orlandi. Oggi però il legale, inaspettatamente e sorprendentemente, ha preferito opporre il segreto professionale decidendo così di non collaborare con le indagini dopo che più volte e pubblicamente, negli scorsi mesi, aveva chiesto di poter essere ascoltata.
“Nell’istanza che ho appena presentato in Vaticano ho chiesto, per l’ennesima volta, di poter incontrare il Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, in seguito alle notizie date alla stampa sull’apertura del fascicolo” aveva dichiarato Laura Sgrò a Fanpage.it lo scorso 11 gennaio. “Mi aspetto un incontro tempestivo – aveva aggiunto – Vorrei consegnargli personalmente le chat e altri documenti: non mi aspetto una risposta immediata da parte di Diddi ma confido che mi convochi quanto prima: perché se io dico che ho delle prove, tu hai il dovere di ascoltarmi”. Ora che il contatto c’è stato e la convocazione pure, accompagnata alla piena disponibilità di ascoltare, valutare e indagare, la risposta da parte dell’avvocato è stata il silenzio.
L’avvocata di Pietro Orlandi replica all’ex Segretario di Wojtyła: «Da lui nessuna accusa: spiace che protesti oggi chi ha taciuto negli anni»
La legale di Pietro Orlandi parla di una «frase estrapolata manipolando il quadro complessivo delle sue dichiarazioni», dopo le dichiarazioni del fratello di Emanuela Orlandi a DiMartedì
Open, 14 aprile 2023
Le dichiarazioni di Pietro Orlandi su Papa Giovanni Paolo II non volevano essere «accuse nei confronti di alcuna persona» spiega Laura Sgrò, legale del fratello di Emanuela Orlandi, la ragazza cittadina vaticana scomparsa nel giugno 1983 a Roma. Ospite a DiMartedì su La7, Pietro Orlandi aveva dichiarato che «Wojtyła ogni tanto usciva di sera e andava in giro con due suoi amici polacchi. Secondo qualcuno non andava certo a benedire delle case». Frasi che secondo l’avvocata che assiste Orlandi sono state anche depositate durante la deposizione in Vaticano dal Promotore di Giustizia, al quale ha ribadito che non voleva accusare direttamente nessuno. «Ha chiesto solo che la ricerca della verità non abbiamo condizionamenti – ha aggiunto Sgrò – Spiace che alcune persone abbiano estrapolato qualche frase, manipolando il quadro complessivo delle sue dichiarazioni». La replica di Sgrò arriva dopo le proteste del cardinale polacco Stanislaw Dziwisz, ex arcivescovo di Cracovia e segretario personale di papa Giovanni Paolo II che aveva definito le frasi di Pietro Orlandi: «Accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali». Sgrò risponde: «Spiace, altrettanto, che, tra coloro che lo accusano a mezzo stampa di ledere la memoria di chi non c’è più, vi sia anche chi, contattato negli anni dal signor Orlandi, si sia sempre sottratto a un confronto autentico e sincero con lui».
Dopo l’incontro con il Promotore di Giustizia della Santa Sede
Pietro Orlandi travolto dalle polemiche. Ex segretario di Wojtyla: “Su di lui ignobili insinuazioni”
“Accuse assurde e infamanti”, scrive l’Osservatore Romano, in un articolo di prima pagina del direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Andrea Tornielli. La legale di Orlandi, Sgrò. “Non ha inteso formulare accuse”
Rai News, 14 aprile 2023
Finisce anche sulla prima pagina de L’Osservatore Romano la polemica sulle parole riguardo a Papa Giovanni Paolo II pronunciate da Pietro Orlandi in un programma tv all’indomani del suo colloquio in Vaticano con il Promotore di Giustizia.
“Accuse assurde e infamanti”. Così il quotidiano della Santa Sede, in un articolo a firma del Direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione, Andrea Tornielli, definisce le accuse a San Giovanni Paolo II piovute per il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi.
“Pensate che cosa sarebbe accaduto se qualcuno fosse andato in televisione ad affermare, sulla base di un ‘sentito dire’ proveniente da una fonte anonima e senza lo straccio di un riscontro o testimonianza anche soltanto di terza mano, che vostro padre o vostro nonno di notte usciva di casa e insieme a qualche ‘compagno di merende’ andava in giro a molestare ragazze minorenni. E immaginate che cosa sarebbe successo se il vostro parente, ormai defunto, fosse universalmente conosciuto e da tutti stimato, a motivo di qualche importante ruolo ricoperto. Non avremmo forse letto commenti ed editoriali indignati per il modo inqualificabile con cui è stata lesa la buona fama di questo grande uomo, amato da tanti? È accaduto davvero, purtroppo, con San Giovanni Paolo II”, scrive Tornielli riferendosi a quanto detto da Pietro Orlandi nel corso della trasmissione DiMartedì condotta su La7 da Giovanni Floris.
“Prove? Nessuna. Indizi? Men che meno. Testimonianze almeno di seconda o terza mano? Neanche l’ombra”, si fa notare. “Una follia. E non lo diciamo perché Karol Wojtyła è santo o perché è stato Papa. – scrive ancora L’Osservatore Romano – Anche se questo massacro mediatico intristisce e sgomenta ferendo il cuore di milioni di credenti e non credenti, la diffamazione va denunciata perché è indegno di un Paese civile trattare in questo modo qualunque persona, viva o morta, che sia chierico o laico, Papa, metalmeccanico o giovane disoccupato. È giusto che tutti rispondano degli eventuali reati, se ne hanno commessi, senza impunità alcuna o privilegi. È sacrosanto che si indaghi a 360 gradi per cercare la verità sulla scomparsa di Emanuela. Ma – conclude Tornielli – nessuno merita di essere diffamato in questo modo, senza neanche uno straccio di indizio, sulla base dei ‘si dice’ di qualche sconosciuto personaggio del sottobosco criminale o di qualche squallido anonimo commento propalato in diretta TV”.

L’articolo arriva dopo le dichiarazioni dell’Arcivescovo emerito di Cracovia, Cardinale Stanislao Dziwisz, storico Segretario di Wojtyla che aveva definito le frasi di Orlandi, pronunciate durante il programma televisivo “ignobili insinuazioni”, “accuse farneticanti”, “irrealistiche” e “criminali”. Pietro Orlandi – secondo il Cardinale Dziwisz – ha insinuato che Wojtyła la sera uscisse in incognito dal Vaticano con altri preti “e non andasse di certo per benedire delle case”.
La risposta della legale di Orlandi
Con parole ferme e chiare quelle l’Avvocato Laura Sgrò, legale di Pietro Orlandi, ha risposto, senza citarlo direttamente, alle affermazioni diffuse dal Cardinale Stanislao Dziwisz: “Il signor Orlandi non ha inteso formulare accuse nei confronti di alcuna persona, lo ha ribadito al Promotore, lo ha anche scritto in una memoria che ha depositato durante la sua deposizione. Egli ha chiesto solo che la ricerca della verità non abbia condizionamenti. Spiace che alcune persone abbiano estrapolato qualche frase manipolando il quadro complessivo delle sue dichiarazioni”.
La dichiarazione del Cardinale Stanislao Dziwisz
Nello specifico il Cardinale Stanislao Dziwisz ha dichiarato: “Negli ultimi giorni alcune avventatissime affermazioni – ma sarebbe più esatto subito dire ignobili insinuazioni – profferite dal signor Pietro Orlandi sul conto del Pontefice San Giovanni Paolo II, in connessione all’amara e penosa vicenda della sorella Emanuela, hanno trovato eco sui social e in taluni media anzitutto italiani. È appena il caso di dire che suddette insinuazioni che si vorrebbero all’origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità, sono in realtà accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali. Un crimine gigantesco infatti è ciò che è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia, ma criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale…..Come segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II posso testimoniare, senza il timore di smentite, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela”.
La scia delle polemiche e la difesa
La partecipazione di Orlandi al programma tv è seguita al lungo colloquio che il fratello di Emanuela Orlandi ha avuto in Vaticano con il Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, dopo la riapertura delle indagini sulla scomparsa della 15enne il 22 giugno del 1983.
“Spiace che tra coloro che lo accusano a mezzo stampa di ledere la memoria di chi non c’è più, vi sia anche chi, contattato negli anni numerose volte, si sia sempre sottratto a un confronto autentico e sincero con lui”, afferma ancora l’Avvocato Sgrò. “Pietro Orlandi – precisa la penalista – non ha inteso formulare accuse nei confronti di alcuna persona”. Orlandi “ha accolto con sentimenti positivi la volontà del Santo Padre di avere dato al Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, massima libertà di azione per indagare ad ampio raggio, senza condizionamenti di sorta e con il fermo invito a non tacere nulla sulla scomparsa di Emanuela Orlandi”. Ricordando l’incontro tra Orlandi e Diddi in Vaticano, l’11 aprile scorso, il legale sostiene quindi che non sono state formulate alcune accuse. “La ricerca della verità è un atto di coraggio e il Santo Padre ha manifestato di voler percorrere con forza questa strada. L’augurio – conclude il legale – è che questo atto straordinario, ma doveroso, non appartenga solo a Sua Santità”.
Caso Orlandi, promotore Giustizia: “Sgrò? Battuta arresto su mandato Papa a verità”
“Non si gioca coi santi, accuse mediatiche e indimostrate gravi due volte, il legale doveva chiarire subito, su segreto professionale faremo verifiche”
Adnkronos, 15 aprile 2023
“Questo atteggiamento è una grande battuta di arresto sul mandato del Papa di ricercare a 360 gradi la verità”. Così all’Adnkronos il Promotore di Giustizia in Vaticano, Alessandro Diddi, dopo che l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, convocata oggi come testimone, ha opposto il segreto professionale. “Se è segreto professionale o meno lo stabiliremo, ci sono verifiche che andranno fatte. Per il momento – sottolinea Diddi – prendo atto che è una grande battuta d’arresto su quello che per anni la famiglia Orlandi ha chiesto di fare”.
La convocazione di Sgrò come testimone, a quanto si apprende, era finalizzata ad approfondire alcuni dei punti toccati da Pietro Orlandi nelle dichiarazioni rese nei giorni scorsi ai promotori di giustizia, comprese le parole su Wojtyła. Alla domanda se risponda a verità che Pietro Orlandi sul punto relativo a Papa Wojtyła e ad altre circostanze abbia rimandato all’Avvocato Sgrò (“vorrei che su queste cose riferisse il mio avvocato”), Diddi si trincera dietro il segreto istruttorio. “Io dico solo che non si gioca con la figura e la memoria di un santo, certe accuse sono gravi due volte perché non dimostrate e perché rilanciate mediaticamente, e dunque vanno chiarite subito, senza se e senza ma. Cosa che Sgrò ha preferito non fare. Ecco perché per noi sentire l’avvocato della famiglia Orlandi che ripetutamente aveva chiesto di incontrare il Promotore di Giustizia, ovvero il sottoscritto, era importante. Pietro Orlandi ha parlato per ben 8 ore, ed è stato importante sentirlo per chiarire moltissime cose. Proprio per amore di verità, per quella verità che tutti giustamente invocano, era fondamentale sentire anche il suo avvocato che ha invece preferito ‘avvalersi’. Non ha senso, io proprio non lo capisco”, si limita a dire il Promotore.
Caso Orlandi, Camisasca: «Solo fango su Giovanni Paolo II»
Le parole a Tempi del Vescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla a proposito delle accuse al papa santo. Si tratta di «offese e illazioni senza fondamento»
Tempi.it, 15 aprile 2023
Durante il programma televisivo DiMartedì, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la ragazza scomparsa 40 anni fa, ha lanciato pesanti accuse contro San Giovanni Paolo II e il Vaticano, colpevoli, a suo dire, di tenere nascosta la verità sulla vicenda della sorella. Pietro Orlandi si è detto convinto che «Giovanni Paolo II, Ratzinger e Francesco siano a conoscenza di quello che è avvenuto». «Mi dicono – ha aggiunto – che Wojtyła ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case…».
Orlandi ha fatto ascoltare un audio da lui consegnato al Promotore di Giustizia vaticano, Alessandro Diddi, in cui un uomo vicino alla banda della Magliana pronuncerebbe la seguente frase: «Papa Giovanni Paolo II se le portava in Vaticano quelle, era una situazione insostenibile. E così il Segretario di Stato a un certo punto è intervenuto decidendo di toglierle di mezzo. E si è rivolto a persone dell’ambiente carcerario».
Il Cardinale polacco Stanislaw Dziwisz, Arcivescovo emerito di Cracovia e Segretario particolare di Papa Giovanni Paolo II, ha definito tali accuse «farneticanti».
Qui riportiamo la dichiarazione che Monsignor Massimo Camisasca, Vescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla, ha rilasciato a Tempi.
«Come vescovo della Chiesa cattolica e come cittadino italiano mi sento profondamente colpito e offeso dalle recenti illazioni sulla vita e i comportamenti di San Giovanni Paolo II. Ho avuto la possibilità di conoscerlo e di avvicinarlo familiarmente in tante occasioni. Nulla può fare pensare alla veridicità delle cose terribili che sono state dette su di lui, senza nessuna prova e nessuna testimonianza.
Provo profondo dolore nei confronti della famiglia di Emanuela Orlandi che ha visto scomparire nel nulla la propria figlia e sorella. È un dramma sconvolgente che merita ogni considerazione e la ricerca della verità.
Ma tutto questo non giustifica le accuse che, senza nessun fondamento, vengono rivolte ad un’altra persona. Viviamo in un’epoca barbarica dove chiunque può accusare un altro gettando fango su persone che non possono difendersi. L’immoralità di questo comportamento scuote la convivenza civile e chiede un cambiamento radicale dei cuori affinché i nostri rapporti siano fondati sulla verità e la giustizia».
Media vaticani: “accuse assurde e infamanti” contro Papa Wojtyła, ma si è taciuto per mesi. Perché?
Le difese doverose di Papa Wojtyła arrivano un po’ tardi. Intanto ha sempre parlato il Professore Diddi: “Il desiderio e la volontà ferrea del Papa e del Segretario di Stato sono di fare chiarezza senza riserve”
Il Sismografo, 14 aprile 2023
Bene Andrea Tornielli nella sua nota di oggi che abbiamo letto sull’Osservatore Romano, e che ovviamente per la sua importanza più che significativa abbiamo rilanciato subito. Ma, è un po’ tardiva, e di parecchio. Arriva dopo la nota, ieri, dell’Arcivescovo emerito di Cracovia, Cardinale Stanisław Dziwisz, che giustamente ha preso – come ha fatto sempre – la difesa di Papa Wojtyła. Tutta questa vicenda che infanga la memoria di Giovanni Paolo II è cominciata già due settimane fa sulla tivù La7 e non martedì 11 scorso, come si dice. Il Vaticano, i cardinali, i Prefetti, le associazioni paravaticane che portano il nome del Papa polacco, Papa Francesco stesso, tacciono da due settimane almeno.
E perché? Perché hanno lasciato parlare e sparlare il famoso giurista Alessandro Diddi che la stampa italiana e mondiale ha usato come fonte per dire che l’apertura del processo in Vaticano, dopo 40 anni, sulla scomparsa di Emanuela Orlandi era una svolta di trasparenza e chiarezza del pontificato di Bergoglio. Su questa spettacolarizzazione, in Vaticano si sono adagiati sugli allori, dai primi di gennaio.
Intanto andava avanti una grande operazione mediatica per presentare Papa Francesco come “il primo che vuole arrivare fino in fondo per conoscere tutta la verità”. I predecessori, Wojtyła e Ratzinger, allora questa verità non l’hanno mai voluta?
La parresia evangelica del Prof. Diddi che parla a nome del Papa
Il giurista nonché professore Alessandro Diddi, capo dell’Ufficio del Promotore di Giustizia del Tribunale Vaticano, che già in altre occasioni ha parlato a nome del Papa e del Segretario di Stato, Card. Parolin, è tornato a farlo in questi giorni per dire: “Sia il Santo Padre che il Cardinale Pietro Parolin, mi hanno concesso massima libertà d’azione per indagare ad ampio raggio senza condizionamenti di sorta e con il fermo invito a non tacere nulla. Ho il mandato di accertare qualunque aspetto in uno spirito di franchezza, di “parresia” evangelica e tale approccio è ciò che più conta. Questo è l’atteggiamento con il quale stiamo affrontando il caso Orlandi” (Corriere della Sera).
Va detto subito che la decisione di Papa Francesco di aprire un processo sulla scomparsa di Emanuela Orlandi (gennaio 2023) è da applaudire e appoggiare.
È meno entusiasmante però la gestione vaticana di questa vicenda anche perché, da come si sono messe le cose, la vicenda si sta trasformando in una nuova ferita per la famiglia Orlandi che soffre da 40 anni, che attende ancora giustizia e che giustamente ha pensato che il processo vaticano potrebbe sciogliere la gigantesca catena di misteri e intrighi che si snoda dal giorno del rapimento di Emanuela.
Con ogni probabilità anche questo processo vaticano e la stessa Commissione del Parlamento italiano finiranno in un nulla di fatto.
Ora c’è il rischio concreto che a questa catena si aggiungano altri misteri.
Da ricordare il “caso del card. Becciu”
Andrea Tornielli conclude la sua nota di oggi sui media vaticani dicendo: “È giusto che tutti rispondano degli eventuali reati, se ne hanno commessi, senza impunità alcuna o privilegi. È sacrosanto che si indaghi a 360 gradi per cercare la verità sulla scomparsa di Emanuela. Ma nessuno merita di essere diffamato in questo modo, senza neanche uno straccio di indizio, sulla base dei “si dice” di qualche sconosciuto personaggio del sottobosco criminale o di qualche squallido anonimo commento propalato in diretta TV”.
Parole vere e significative, ma purtroppo non pronunciate né scritte sui media del Vaticano all’indomani della defenestrazione del Cardinale A. Becciu, il 24 settembre 2020. Allora, proprio in Tv, all’ora dei Telegiornali delle 20, la Sala Stampa della Santa Sede, e prima ancora in modo non ufficiale la Sala Stampa di Santa Marta, fecero sapere che Francesco aveva destituito il Cardinale Prefetto Becciu accusandolo di “peculato” (sentenza emessa senza processo e senza prove tranne decine di “si dice” pubblicati su L’Espresso).
Nota della Redazione
Ci chiedono dal Vaticano, giustamente, di precisare la redazione di quest’ultimo paragrafo poiché crea confusione sull’intervento della Sala Stampa della Santa Sede il giorno della defenestrazione del Card. Becciu.
È vero, la Sala Stampa si limitò a dire che il Papa aveva accettato la rinuncia del porporato senza aggiungere altro. È stato lo stesso Pontefice ad accusare il Card. Becciu di “peculato”. Il giorno dopo, 25 settembre 2020, in una conferenza stampa il cardinale italiano raccontò in dettaglio il comportamento del Papa che pronunciò la parola “peculato”.
Ci scusiamo per la redazione poco precisa del testo. Si voleva dire, malamente, che esistono due Sale Stampa in Vaticano: quella detta Santa Sede e l’altra di Santa Marta.
Le comunicazioni vaticane, quelle che gestisce personalmente Papa Francesco, sono ormai una realtà molto liquida e indecifrabile. È certo però che creano grande confusione e disorientamento. Non occorre dimostrare nulla. Parlano i fatti nonché alcuni protagonisti. Ormai è assodato che nel pontificato di Francesco, fin dagli inizi, nel marzo 2013, sono esistite due Sale Stampa: quella della Santa Sede e l’altra di Santa Marta
Postscriptum
1. Si comprende lo stato d’anima di Pietro Orlandi, ma come stanno le cose alla luce dei fatti, ha sparso solo fango, senza nemmeno avere le prove di ciò che afferma, basandosi solo su voci anonime senza alcuna credibilità, senza riferire fatti riscontrabili o fornire prove. Ha calunniato non solo un santo e un cardinale defunto, ma ciò facendo ha offeso i sentimenti dei credenti e ha creato scandalo tra i “piccoli”. Se vuole avere un minimo di credibilità, si scusi e poi taccia, anche in rispetto per la memoria di Emanuela. Quello che la dichiarazione della Sala Stampa della Santa Sede fa capire è che non collabora in modo efficace alle indagini, anche se si lamentava che non veniva sentito dalla magistratura vaticana. Ha chiesto indagini a tutto campo, la ricerca della verità e giustizia per sua sorella e famiglia, ma finora ha ottenuto solo clamore mediatico. Un’occasione sprecata. La ricerca della verità e la giustizia passano per i tribunali, non per i giornali o per gli studi televisivi. Adesso che la giustizia vaticana si è mossa (e non solo ascoltando lui, come pare di capire), perché non fornisce tutto quello che sa agli inquirenti, con fatti documentati, nomi e prove, non patacche acclarate da tempo, diffuse per mezzo stampa e programmi televisivi, non con buttare fango attraverso insinuazioni e illazioni da “sentir dire”. Cosa pensa di ottenere con quello che sta facendo?
2. «Quando si è sempre in TV, coccolati dai grandi media, oggetto di attenzione da Netflix ecc., si può forse pensare che sia lecito dire di tutto: più la sparo grossa, più la notorietà è assicurata. Tanto più che processare la Chiesa è lo sport preferito dai grandi media (e questo è un buon segno, per il credente). Così, a naso, quello di Orlandi sembra un atteggiamento che mira più alla propria visibilità che alla ricerca della verità» (Francesco Agnoli).

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