Diritti umani, la Santa Sede ricorda la dichiarazione universale
I diritti umani “esprimono la trascendente dignità della persona, unica creatura amata da Dio per se stessa, fine e mai mezzo”. Lo ha ricordato questa mattina il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, presentando le celebrazioni che si terranno in Vaticano per il 60mo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo.
“La Chiesa pensa che la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo del 1948 – ha sottolineato il cardinale Martino – sia stata un momento di fondamentale importanza nella maturazione, da parte dell’umanità, di una coscienza morale consona alla dignità della persona”. In tal senso, “la Chiesa non ha mancato di segnalare la propria preoccupazione ogni volta che il tema dei diritti umani veniva inquinato da interpretazioni solo procedurali o legaliste, oppure quando la prassi concreta non ne rispettava i caratteri della universalità, della inviolabilità e della inalienabilità”.
Il cardinale ha parlato durante la conferenza stampa di presentazione delle celebrazioni promosse dalla Santa Sede per i 60 anni della Dichiarazione. Momento culminante sarà un concerto, il prossimo 10 dicembre nell’Aula del Nervi, alla presenza di papa Benedetto XVI, che per la prima volta in Vaticano verrà diretto da una donna: il maestro basco Inma Shara.
Spazio, infine, ad un annuncio che riguarda la figura del cardinale Francois-Xavier Nguyen Van Thuan, imprigionato per anni nei campi di lavoro del Vietnam e morto a Roma nel 2002. La volontà della Santa Sede è di trasferire la salma del porporato dal cimitero del Verano alla chiesa di Santa Maria della Scala a Trastevere, in occasione dell’apertura del processo di beatificazione. “Speriamo di poter portare la sua salma nella chiesa che fu il suo titolo cardinalizio – ha detto il cardinale Martino – faremo adesso i passi per arrivare a questo”. Sulla causa di beatificazione, annunciata lo scorso anno, “stiamo chiedendo testimonianze da chi ha avuto contatti con lui – ha aggiunto – e la cosa richiede non poco tempo. Questa sarà la base da cui la postulatrice deve costruire la richiesta. Ma non c’è alcuna remora nel procedere alla causa di beatificazione”.