Il Papa: ‘Lo sport resti tale, non diventi business!’

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Che il Cardinale Jorge Mario Bergoglio fosse un acceso appassionato di calcio era risaputo, per la precisione tifoso – anzi tifosissimo – del Club Atletico San Lorenzo de Almagro. E una volta eletto al Soglio Petrino, le nazionali di Italia e Argentina si sono immediatamente accordate: una amichevole in onore di Papa Francesco era d’obbligo. E si giocherà domani sera allo Stadio Olimpico di Roma, nella nuova Diocesi di Bergoglio. Stamane nella solenne cornice della Sala Clementina, Papa Francesco ha ricevuto in udienza, circa quindici minuti, i protagonisti. L’Italia – sua nazione d’origine e di cui ora è anche Primate – e Argentina – sua terra natale.

“Veramente – ha esordito scherzando il Papa – sarà un po’ difficile per me fare il tifo… Ma per fortuna è un’amichevole, e mi raccomando che sia veramente così. Uno sportivo, pur essendo professionista, quando coltiva questa dimensione di dilettante, fa bene alla società, costruisce il bene comune a partire dai valori della gratuità, del cameratismo, della bellezza”.

Ma nel suo discorso il Pontefice non ha mancato di rivolgere un monito affettuoso a chi vive nel mondo dorato del calcio. “Prima di essere campioni – ha scandito Papa Francesco – siete uomini, persone umane, con i vostri pregi e i vostri difetti, con il vostro cuore e le vostre idee, le vostre aspirazioni e i vostri problemi. E allora, anche se siete dei personaggi, rimanete sempre uomini, nello sport e nella vita. Uomini, portatori di umanità. Siete molto popolari: la gente vi segue molto sia dentro che fuori dal campo. E’ una grande responsabilità sociale”. Per spiegare la sua missione, Papa Bergoglio usa una metafora calcistica chiedendo ai calciatori di pregare per lui affinchè “anch’io, nel campo in cui Dio mi ha posto, possa giocare una partita onesta e coraggiosa per il bene di tutti noi”.

A nome del calcio italiano è intervenuto il presidente della FIGC Giancarlo Abete. “Al di là del ruolo sportivo e agonistico – ha assicurato il numero uno della Federcalcio – sentiamo forte il dovere di offrire, attraverso il calcio e grazie alla sua straordinaria popolarità, una testimonianza di impegno civile e sociale. Un calcio sano e pulito, nel quale i temi della solidarietà umana, dell’integrazione sociale senza alcuna distinzione, della difesa dei valori etici, del contrasto a qualsiasi forma di violenza e di illegalità devono trovare ogni giorno esempi concreti e spingerci a realizzare nuove iniziative”. “La partita di domani qui a Roma, fra due Nazionali fra le più prestigiose e titolate del mondo – ha concluso Abete – è stata voluta insieme, da noi e dagli amici argentini, proprio per rendere omaggio al suo Pontificato. Ed è con questi sentimenti che a nome di tutta la Federazione italiana e della Nazionale le rinnovo i sentimenti della nostra gratitudine e della nostra devozione”.

Al Papa le due nazionali hanno donato un ulivo dell’amicizia tra Italia e Argentina. Il Pontefice poi ha voluto anche fare riferimento alla sua gioventù, a quando con tutta la famiglia si recava allo stadio per vedere le partite del San Lorenzo. “Andavamo con papà, mamma, i bambini – ha ricordato forse con un pizzico di nostalgia Papa Francesco – ricordo un gol di Pontoni…” E chissà domani il Papa – davanti alla televisione a Santa Marta – per chi farà il tifo e se e come esulterà ai gol dei nazionali.

L’incontro tra i Papi e il calcio non è una novità. Molteplici in passato sono state le occasioni di vedere in Vaticano rappresentanti del mondo del pallone. Giovanni Paolo II dedicò agli sportivi una speciale giornata del Giubileo del 2000 che culminò con la presenza del Beato Karol Wojtyla all’Olimpico per assistere ad una partita. Anche Benedetto XVI non disdegnava l’incontro con i calciatori. Indelebile – ad esempio – l’incontro a Milano con due glorie di Milan e Inter: Franco Baresi e Javier Zanetti.

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