Don Dino Pirri: cinguettate il Vangelo

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Si può scrivere tutto su Twitter, rigorosamente entro 140 caratteri. E allora sul popolare social network c’è posto anche per Gesù. Nasce così il libro ‘Cinguettatelo sui tetti’, raccogliendo i minicommenti al Vangelo di Marco pubblicati da don Dino Pirri, assistente nazionale dell’Azione Cattolica Ragazzi, con la prefazione della giornalista Daria Bignardi, che scrive:

“Dino Pirri è spiritoso e mistico nello stesso tempo: due doti che molto difficilmente convivono nella stessa persona. Ho cominciato a seguirlo su Twitter attratta dal linguaggio diretto e imprevedibile con cui scriveva di ogni argomento, dalla religione alla televisione. Poi l’ho incontrato una volta per cinque minuti, a Roma, e mi è sembrato ancora più simpatico di come appare da quel che scrive. Non nego di aver pensato, leggendo qualche suo tweet, che fosse un po’ vanitoso per essere un prete… L’idea di twittare e commentare il Vangelo secondo Marco è molto bella perché è bello il Vangelo di Marco, e in pillole ancora di più. Un versetto, un commento, un altro versetto, un altro commento, e così via”.

E nella prefazione don Dino Pirri scrive: “La risposta ad ogni desiderio sta nel quotidiano sempre così squalificato piuttosto che nei grandi eventi. Abita soprattutto ai margini delle periferie e non i centri pastorali o le sale per convegni. Si può riconoscere nelle ferite causate dal peccato, e certamente non nei deliri di onnipotenza e nelle pretese di innocenza. Che Dio strano è mai questo? Chi è veramente questo Gesù da Nazareth? Perché me ne parlano sempre di qualcosa di vecchio, scontato ed accomodante? A me sembra straordinariamente nuovo e sovvertitore. Vorrei conoscerlo meglio. Anche perché non si vergogna della mia compagnia e sembra voler stare con me. Ed allora il Vangelo non è mai fuori luogo ed inopportuno. Neppure su Twitter”.

Gli abbiamo chiesto di spiegarci l’idea del libro: “Cinguettatelosuitetti nasce su Twitter. Dal tentativo di abitare questo social network da credente, e nel mio caso anche da prete. Così ho cominciato a seminare versetti di vangelo di Marco e piccole riflessioni. Successivamente l’idea di condividere la lettura insieme ad alcuni personaggi tuitteri, non provenienti dai ‘nostri’ ambienti ecclesiali. Alcuni di loro neppure credenti. Sono @alebinni @lupuulula @ossialaur @itscetty @matteograndi e @liaceli. E anche la prefazione è frutto di un incontro tuittero, con Daria Bignardi (@dariabig). Così come la copertina di Claudia Marta Bertola (@angiolettofree). In sintesi, un libro nato su Twitter, in ascolto del vangelo, senza aver paura di condividere domande e provocazioni. Ma neanche disposti a ridurre Gesù alla sola esperienza umana o a diluire la sua Parola, a misura dei propri gusti e delle proprie comodità”.

In quale modo annunciare in 140 battute il Vangelo? “Innanzitutto imparando ad ascoltare. La fede nasce dall’ascolto, dice l’apostolo Paolo. Parafrasando, direi che anche un annuncio efficace della fede nasce dall’ascolto. Poi ho provato ad andare all’essenziale del vangelo, che è la domanda di Dio all’uomo: cosa desideri? E la domanda dell’uomo a Dio: chi sei? Che c’entri con me? Infine ho cercato di esprimermi con parole dirette, evitando luoghi comuni e linguaggi da ‘addetti ai lavori’, senza avere l’ansia di convertire qualcuno o la pretesa di convincere tutti. Semplicemente raccontando la mia felicità e il mio stupore, nel camminare quotidiano con Gesù”.

Quale rispondenza ha ricevuto su Twitter questa ‘provocazione’ evangelica? “Su Twitter ho avuto una conferma. Il Vangelo interessa e tocca ancora la vita delle persone. È ancora una domanda attuale e pungente. Gesù è ancora capace di coinvolgere e stupire tutti, con i suoi gesti e le sue parole. Nessuno ha mai rifiutato un confronto libero e sincero, tranne rarissime eccezioni.  Sono invece rimasto stupito e amareggiato dal fatto che i più indifferenti e distratti, siano proprio i credenti, soprattutto i preti. Spesso siamo noi ad essere incapaci di cogliere la novità che Gesù è per la nostra vita. Ho imparato che il primo ostacolo all’evangelizzazione siamo noi evangelizzatori. Lo dico, estremizzando in una battuta, ma senza generalizzare e mai da disfattista. Anzi…”.

Perchè Twitter e non Facebook od altri social media? “Non so perché. Mi sono lasciato sedurre dalla sfida di dire cose belle con poche parole. Dalla essenzialità dei cinguettii. Ma anche da tante persone straordinarie che vi ho incontrato ‘dentro’, con le quali ho cominciato anche a condividere percorsi di amicizia vera”.

Cosa significa che 3000000 di giovani hanno seguito il Papa a Rio? “Personalmente non amo valutare gli eventi in relazione al numero dei partecipanti. Come la maggioranza non garantisce la verità di un’idea, neppure una grande massa di partecipanti è necessariamente garanzia di buon esito. La ‘folla’ mi dice sempre la ‘sete’ di felicità che c’è. Il desiderio di relazioni autentiche. Papa Francesco oggi è un testimone credibile e certamente capace di ‘profezia’. Tocca a tutte le comunità cristiane lasciarsi coinvolgere dal suo esempio e raccogliere la domanda di vita che i giovani esprimono. Spesso nelle nostre parrocchie non prendiamo in considerazione le loro domande, oppure non le prendiamo sul serio. Significa che dobbiamo convertirci, sempre”.

Anche il Papa ha successo su twitter: da cosa dipende? “Credo dipenda dalla limpidezza tra le sue parole e i suoi gesti. Ma anche dalla sua capacità di trovare il modo giusto di comunicare, senza rimanere intrappolato troppo dalle consuetudini o dalle strutture. E poi è simpatico. Anche questo influisce su twitter”.

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