Eluana, attesa per la sentenza. La Santa Sede: l’idratazione non è accanimento terapeutico

Non c’è ancora la decisione della Cassazione sul caso Eluana Englaro, ma è chiara l’indicazione arrivata dal procuratore generale della Suprema Corte, che durante l’udienza ha definito “inammissibile” il ricorso della Procura di Milano contro la Corte d’appello del capoluogo lombardo. I giudici delle sezioni civili riunite hanno chiuso l’udienza e si sono ritirati in camera di consiglio e a breve, entro due o tre giorni, arriverà la sentenza. Una sentenza che potrebbe mettere l’ultima parola sul caso.
O meglio sulla vita di Eluana, in stato vegetativo permanente dal 18 gennaio del 1992, quando a 20 anni si schiantò in auto contro un muro nei pressi di Lecco.
Intanto, sul tema è intervenuta nuovamente la Santa Sede. “Privare dell’idratazione e dell’alimentazione una persona in stato vegetativo significa ammazzarla, è una cosa mostruosa”, ha detto il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la Salute.
”L’accanimento terapeutico – ha affermato – non si consiglia mai, ma l’idratazione e l’alimentazione non appartengono a questa categoria. Qualcuno obietta che insieme all’alimentazione vengono somministrati anche i farmaci che tengono in vita – ha aggiunto – e allora, io dico, togliete i farmaci”. Diverso è il caso di pazienti ”nell’ultima agonia”, per i quali, ”quando nutrizione e idratazione diventano completamente inutili, non vanno sprecati”.