Il Novus Ordo rappresenta un “cambiamento nella teologia della Chiesa” (Cardinale Arthur Roche)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 24.03.2023 – Vik van Brantegem] – Il Cardinale Arthur Roche, Prefetto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti – dopo aver suggerito l’anno scorso, che chi difende la liturgia antica sta diventando “protestante” – ha parlato brevemente in un servizio della BBC presentato da William Crawley, trasmesso domenica 19 marzo 2023 [QUI] sulla questione della limitazione da parte della Santa Sede della Messa tradizionale a partire dal 2021. Il servizio della BBC includeva anche le opinioni di diversi cattolici britannici che apprezzano e partecipano al rito antico della Messa.
Nel video di 44’, al punto 5’12” Crawley chiede al Cardinal Roche della Messa tradizionale, che dice, in modo piuttosto drammatico, è diventata “un campo di battaglia inaspettato in una guerra culturale cattolica sulla futura direzione della Chiesa”.
Al punto 5’47”, qualcuno (evidentemente un sacerdote) canta alcune parole dell’antica liturgia, “Vere dignum et iustum est, æquum et salutare…” (“È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza”) [*] e poi il presentatore dice che, mentre Papa Benedetto ha fornito spazio per la Messa tradizionale, Papa Francesco ha “cambiato le regole” e ha richiesto ai vescovi di chiedere il permesso a Roma prima di qualsiasi celebrazione della Messa antica. Parla un cattolico della bellezza dei silenzi della Messa antica. Il presentatore spiega poi quante vivaci comunità tradizionali vengono represse. Un sacerdote inglese che è a favore della celebrazione della Messa antica, chiede a Papa Francesco e al Cardinal Roche di revocare le loro restrizioni sulla Messa antica. Il giornalista dissidente Austen Ivereigh difende poi la decisione di Papa Francesco, dicendo che ci sono valide ragioni per questa.
Al punto 10’19”, il presentatore introduce il Cardinal Roche, che inizia a parlare al punto 10’36” e finisce al punto 11’. In quei 24”: “Sai, la teologia della Chiesa è cambiata. Mentre prima il sacerdote rappresentava, a distanza, tutto il popolo – esse erano, per così dire, canalizzate attraverso questa persona che celebrava da sola la Messa. Non è solo il sacerdote che celebra la liturgia, ma con lui anche coloro che sono battezzati. E questa è una affermazione enorme da fare”.
Il servizio si conclude dopo la parola di un altro laico cattolico, al punto 11’54”.
Il Cardinal Roche ha affermato, che la devozione e l’adesione alla Messa tradizionale è un segno di essere “più protestante che cattolico”, il 28 agosto 2022 in una conversazione con due corrispondenti a Roma per le pubblicazioni dissidenti The Tablet [QUI] e National Catholic Reporter. Come Prefetto, il Cardinal Roche si è fatto conoscere nella difesa e promozione delle severe restrizioni di Papa Francesco sulla Messa tradizionale contenute nel Motu proprio Traditionis custodes, così come nella sua successiva Responsa ad dubia che conteneva ulteriori restrizioni. La Messa Novus Ordo, nata dal e dopo il Concilio Vaticano II, faceva parte di una necessaria “riforma”, ha detto il Cardinal Roche. “Dopo due guerre mondiali che si erano scatenate nel cuore dell’Europa cristiana, era evidente che occorreva un’enorme riforma all’interno della Chiesa”, ha affermato. Citando questa “riforma”, il Cardinale Roche ha criticato “quelli che tirano i piedi”, suggerendo che opponendosi a questa “riforma” stanno diventando “protestanti”: «Quella riforma è in atto, ma è un processo lento perché c’è chi sta trascinando i piedi al riguardo e non solo trascinando i piedi, ma opponendosi ostinatamente a ciò che la Chiesa ha effettivamente decretato. Questa è una cosa molto seria. Alla fine la gente deve chiedersi: sono davvero cattolico o sono più protestante?».
[*] Prefazio della Santissima Trinità
Una reliquia antichissima della liturgia romana, passata praticamente intatta al vaglio della riforma liturgica post-concilio – nonostante le voci che volevano eliminarla. Il prefazio della Santissima Trinità è un capolavoro di poesia liturgica, che in poche e sintetiche righe esprime le linee del dogma trinitario, il volto del Dio cristiano. Questo testo lo troviamo già contenuto nel Sacramentario Gelasiano (VII secolo) e collocato nell’ottava dopo Pentecoste. Con tutta probabilità è però originario del tempo di Leone Magno (V secolo), o addirittura vergato dalla stessa mano del Santo Dottore, di cui di sicuro riflette il pensiero. Sarebbe pertanto una delle prime testimonianze della liturgia occidentale nella quale si esprime la fides Trinitatis. Non dimentichiamo che gli Ariani erano ancora in giro e ben forti.
Vere dignum et iustum est, æquum et salutare, nos tibi semper et ubique gratias agere:
Domine, sancte Pater, omnipotens æterne Deus:
Qui cum Unigenito Filio tuo et Spiritu Sancto unus es Deus, unus es Dominus: non in unius singularitate personæ, sed in unius Trinitate substantiæ.
Quod enim de tua gloria, revelante te, credimus, hoc de Filio tuo, hoc de Spiritu Sancto, sine discretione sentimus.
Ut in confessione veræ sempiternæque Deitatis, et in personis proprietas, et in essentia unitas, et in maiestate adoretur æqualitas.
Quem laudant Angeli atque Archangeli, Cherubim quoque ac Seraphim, qui non cessant clamare quotidie, una voce dicentes:
Sanctus, Sanctus, Sanctus…
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te:
Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno:
Con il tuo unico Figlio e con lo Spirito Santo sei un solo Dio, un solo Signore, non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza.
Quanto hai rivelato della tua gloria, noi lo crediamo, e con la stessa fede, senza differenze, lo affermiamo del tuo Figlio e dello Spirito Santo.
E nel proclamare te Dio vero ed eterno, noi adoriamo la Trinità delle Persone, l’unità della natura, l’uguaglianza nella maestà divina.
Gli Angeli e gli Arcangeli, i Cherubini e i Serafini, non cessano di esaltarti uniti nella stessa lode:
Santo, Santo, Santo…
The Moynihan Letters
Lettera N. 76, 23 marzo 2023: Roche
Il Novus Ordo rappresenta un “cambiamento nella teologia della Chiesa” (Cardinale Arthur Roche)
Le breve osservazioni del Cardinal Roche nel servizio della BBC hanno caratterizzato in modo più evidente la sua affermazione che, per quanto riguarda la liturgia, per quanto riguarda ciò che accade a Messa, “la teologia della Chiesa è cambiata”. Questo è stato sorprendente ed è materia di riflessione.
Roche ha spiegato così il suo punto di vista: “Sai, la teologia della Chiesa è cambiata. Mentre prima il sacerdote rappresentava, a distanza, tutto il popolo – esse erano, per così dire, canalizzate attraverso questa persona che celebrava da sola la Messa. Non è solo il sacerdote che celebra la liturgia, ma con lui anche coloro che sono battezzati. E questa è una affermazione enorme da fare”.
Ha ragione: è una “affermazione enorme da fare”. Enorme, perché sembra dire ciò che pochissimi finora hanno voluto dire esplicitamente: che non c’è stata “continuità” nell’insegnamento cattolico su questa materia da prima del Concilio Vaticano II, attraverso il Concilio, e dopo il Concilio, fino ad oggi, ma una sorta di “rottura”, un “cambiamento” nell’insegnamento.
Tuttavia, sembra che l’onere principale dello sforzo teologico di Papa Benedetto XVI sia stato quello di esprimere, definire e difendere la convinzione che ciò che la Chiesa crede sulla liturgia, sulla Messa, non è stata una rottura con il passato, non è stato cambiato dal Concilio, ma era in continuità, presentando l’insegnamento tradizionale durante e dopo il Concilio in un modo che consentisse il significato interiore, immutabile, il significato perenne, il significato tramandato “dal principio”, dai tempi apostolici, dell’insegnamento della Chiesa sulla Messa, e il sacerdozio, da presentare efficacemente in questo periodo della storia, il nostro tempo presente. Non cambiamento, ma continuità. Perché creerebbe un problema teologico dire “l’insegnamento è cambiato”.
La cosa che colpisce di ciò che dice Roche è proprio questo, che sembra contraddire l’insegnamento centrale di Papa Benedetto: che la Messa nuova non è semplicemente una Messa “più accessibile” per la gente comune tra i banchi (perché, ad esempio, le parole sono in volgare piuttosto che in una lingua antica, il latino, che pochi conoscono) ma che in realtà rappresenta un “cambiamento” nella teologia della Messa.
È davvero questo ciò che hanno detto o inteso i vescovi riuniti al Concilio Vaticano II? C’è qualche luogo in cui i Padri conciliari dicono “avremo una nuova teologia della Messa”? (Evidentemente, considerando quanto la Chiesa aveva insegnato fino a quel momento in materia era in qualche modo carente, o incompleto).
Non è piuttosto vero che Papa Giovanni XXIII e i Padri conciliari hanno detto: “Vorremmo mantenere la stessa teologia della Messa di sempre, ma lasciarla comprendere meglio ai comuni fedeli”? E non è vero che alcune delle modifiche apportate – per rendere la Messa «più accessibile» – come (ad esempio) lo spostamento della posizione del sacerdote, da fronte all’altare a fronte al popolo, hanno avuto l’opposto effetto da quello previsto?
Cioè, nella Messa antica, il popolo non sente chiaramente che proprio insieme al sacerdote e, per così dire, guidato da lui, partecipa sì all’offerta del Santo Sacrificio? E non è piuttosto nel Novus Ordo, con il sacerdote di fronte al popolo, che i laici riuniti si sentono spettatori passivi dello “spettacolo” alquanto imprevedibile che il sacerdote presenta, non secondo le consuete rubriche tramandato da secoli, ma secondo gli avvenimenti del giorno e i capricci del sacerdote particolare?
In ogni caso, non è vero che la teologia cattolica sostiene che il sacerdote è ordinato per offrire il sacrificio corporale di Cristo stesso, in modo che il popolo possa partecipare, ma non possa compiere senza la presenza del sacerdote ordinato?
Suggerire, che l’azione primaria del sacerdote ordinato non sia diversa da quella partecipativa del popolo alla Messa sembrerebbe non in linea con l’insegnamento cattolico tradizionale in materia; cioè, sembrerebbe rappresentare un cambiamento nella teologia… rischiando di essere uno sviluppo non in linea con il perenne insegnamento cattolico.
Come riportato da Lifesitenews [QUI] [Cardinal Roche afferma che la Messa in latino deve essere limitata perché “la teologia della Chiesa è cambiata”. L’ultima affermazione del Cardinale Arthur Roche a difesa delle restrizioni alla Messa tradizionale in latino è in contrasto con l’insegnamento dei Papi nel corso della storia – 20 marzo 2023], lo studioso di liturgia Matthew Hazell ha evidenziato i commenti di Roche, osservando che contrariamente all’affermazione del cardinale, l’insegnamento del Chiesa non era cambiata. Ha richiamato l’insegnamento di Papa Pio XII nella sua enciclica Mediator Dei del 20 novembre 1947 [QUI], in cui il pontefice ha delineato l’insegnamento cattolico sulla congregazione che si unisce al sacerdote nel sacrificio della Messa: “Che i fedeli offrano il Sacrificio per mezzo del sacerdote è chiaro dal fatto che il ministro dell’altare agisce in persona di Cristo in quanto Capo, che offre a nome di tutte le membra; per cui a buon diritto si dice che tutta la Chiesa, per mezzo di Cristo (…) È necessario, Venerabili Fratelli, spiegare chiaramente al vostro gregge come il fatto che i fedeli prendono parte al Sacrificio Eucaristico non significa tuttavia che essi godano di poteri sacerdotali. (…) A quest’oblazione propriamente detta i fedeli partecipano nel modo loro consentito e per un duplice motivo; perché, cioè, essi offrono il Sacrificio non soltanto per le mani del sacerdote, ma, in certo modo, anche insieme con lui, e con questa partecipazione anche l’offerta fatta dal popolo si riferisce al culto liturgico» (Pio XII, Mediator Dei, 1947).
L’articolo di Lifesitenews contiene anche ulteriori discussioni su questi argomenti.
Robert Moynihan
Vaticano: verso una sepoltura definitiva della Messa tradizionale?
Fsspx.news, 22 marzo 2023
Secondo il sito di lingua tedesca Summorum Pontificum del 13 gennaio 2023, ripreso dai siti tedeschi Katholisch.de e Cath.ch il 26 gennaio, una nuova costituzione apostolica limiterebbe ulteriormente la possibilità di celebrare la messa tridentina.
Questa costituzione stabilirebbe quattro nuove disposizioni:
- In nessuna chiesa si può celebrare esclusivamente la Messa antica.
- Nelle chiese non si può celebrare ogni domenica secondo il rito antico.
- L’uso dei libri del 1962 (con le modifiche volute da Francesco) è autorizzato solo per la celebrazione della messa, ma non per l’amministrazione dei sacramenti e dei sacramentali.
- Ogni sacerdote è tenuto a celebrare anche secondo il messale di Paolo VI.
L’annuncio di questo irrigidimento è, per il momento, solo una voce. Ciò si spiegherebbe con il fatto che alcuni cardinali progressisti troverebbero l’attuazione di Traditionis custodes troppo lenta e indulgente.
Ai loro occhi, troppi vescovi applicherebbero restrizioni liturgiche con esitazione e riluttanza. Un nuovo documento più esplicito potrebbe quindi esercitare una maggiore pressione su questi recalcitranti. A meno che il Rescritto del 20 febbraio che specifica due punti di Traditionis custodes fosse il testo di cui parla la voce.
A guidare gli oppositori della Messa tradizionale è lo stesso Prefetto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il Cardinale Arthur Roche. In un documento del dicembre 2022, il presule britannico ha affermato che “la promozione della liturgia pre-Vaticano II, come se fosse in qualche modo più santa o più orante della liturgia attuale, non è fondamentalmente un problema liturgico, ma un problema ecclesiale”.
Secondo lui, l’unificazione liturgica deve rappresentare l’unità della Chiesa. Quando sappiamo che la Nuova Messa non esiste, poiché in nome della creatività liturgica oggi ci sono tante messe quanti sono i celebranti, possiamo chiederci se questo desiderio di unificazione non sia soprattutto un desiderio di distruzione della Messa Tridentina.
Il futuro dirà se queste minacce di restrizioni, che colpiranno i membri degli istituti ex-Ecclesia Dei e i sacerdoti diocesani legati alla Messa di San Pio V, siano giustificate o meno.
Secondo il sito Summorum Pontificum dell’8 febbraio scorso, si tratta di “più che semplici voci”, e il documento dovrebbe uscire il 4 aprile prossimo, anniversario della promulgazione della costituzione Missale romanum di Paolo VI (3 aprile 1969).
Traditionis custodes – Indice [QUI]