Cardinal Parolin: il Camino sinodale tedesco devia dall’insegnamento della Chiesa. Vescovo Camisasca: la Chiesa è chiamata da Cristo a stare dietro di Lui
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.03.2023 – Vik van Brantegem] – Stiamo seguendo da tempo, e con preoccupazione in questa “Vigna devastata”, l’evolversi delle vicende legate alle decisioni assunte dal Cammino sinodale della Chiesa in Germania, segno eclatante dell’aprire processi e nel contempo ostacolare la tradizione, delle fughe in avanti che vanno contro la dottrina trasmessa “ovunque, in ogni tempo e da tutti”.
Appena due mesi dopo i funerali del primo Papa tedesco nella storia moderna della Chiesa Cattolica Romana, l’11 marzo i delegati del Cammino sinodale della Chiesa nella terra natale di Papa Benedetto hanno votato in modo schiacciante a favore della causa dell’ideologia del gender, della benedizione delle coppie dello stesso sesso e dell’ordinazione delle donne.
Per quanto tempo ancora si eviterà di pronunciare la parola, non diciamo lo scisma (che è già una realtà non dichiarato, come nel caso di uno Stato non riconosciuto internazionalmente, per questo non è meno Stato [QUI]), ma formalmente l’eresia [*]?
“Bisogna assalire il Cielo con la preghiera”, scrive Dietrich von Hildebrandt, “che la grande parola ‘Anathema sit’ risuoni di nuovo contro tutti gli eretici e soprattutto contro coloro che formano la quinta colonna della Chiesa”, perché le dichiarazioni dell’eresia e dell’anatema sono opere di misericordia e di amore, che mirano al bene eterno dei fedeli.
Nel Can. 1752, quello che conclude il Codice di Diritto Canonico, si legge che la salvezza delle anime deve sempre essere nella Chiesa legge suprema. Salus animarum suprema lex perché la salvezza delle anime è il sommo bene. E il primo balsamo per le anime è il favor veritatis.
Non dichiarare l’eresia crea lo scandalo, che per la sua natura tocca il cuore dei cristiani e dei non cristiani allo stesso modo. In ogni scandalo si ritrovano tre elementi: un elemento attivo (l’azione o l’omissione d’una persona), un elemento passivo (una persona che osserva l’azione scandalosa) e un elemento interno (un valore che nel soggetto passivo riceve un impulso). Il Catechismo della Chiesa Cattolica tratta dello scandalo all’interno del quinto comandamento, nella sezione dedicata al rispetto della dignità delle persone; lo scandalo ha a che fare precisamente con il rispetto dell’anima altrui (nn. 2284-2287). «Lo scandalo è l’atteggiamento o il comportamento che induce altri a compiere il male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo. Attenta alla virtù e alla rettitudine; può trascinare il proprio fratello alla morte spirituale. Lo scandalo costituisce una colpa grave se chi lo provoca con azione o omissione induce deliberatamente altri in una grave mancanza» (n. 2284).
L’11 marzo, l’Assemblea del Cammino sinodale ha approvato con 176 voti a favore, 14 contrari e 12 astensioni, il documento di cinque pagine Cerimonie di benedizione per le coppie che si amano. Dei vescovi tedeschi che hanno votato, in totale 38 sono stati favorevoli al testo e 9 contrari, mentre 11 si sono astenuti. Il documento chiede ai vescovi tedeschi di “consentire ufficialmente cerimonie di benedizione nelle loro diocesi per le coppie che si amano ma alle quali il matrimonio sacramentale non è accessibile o che non vedono di contrarre un matrimonio sacramentale”. Dice: “Questo vale anche per le coppie omosessuali sulla base di una rivalutazione dell’omosessualità come variante normale della sessualità umana”. Questo documento contraddice palesemente una dichiarazione della Santa Sede pubblicata due anni fa oggi, il 15 marzo 2021, secondo cui “la Chiesa non ha e non può avere il potere di benedire le unioni di persone dello stesso sesso”. Il Cammino sinodale tedesco ha votato in modo schiacciante anche per accogliere l’ideologia del genere nella Chiesa Cattolica Romana, inclusa la modifica dei documenti di battesimo per riflettere la scelta personale preferita di una persona.
Osservando che Papa Benedetto XVI, nato in Germania, «è stato un Papa che ha attivamente difeso la tradizione sotto molti aspetti diversi, e sebbene Joseph Ratzinger non meritasse il soprannome di “Panzerkardinal” che alcuni gli hanno attribuito», Robert Moynihan nella sua ultima Lettera osserva che «è difficile non chiedersi se la Chiesa in Germania sarebbe arrivato fin qui se il Papa tedesco fosse ancora sul soglio di Pietro. In ogni caso, il Cammino sinodale tedesco (“Der Synodaler Weg”), guidato dal Vescovo di Limburg, Mons. Georg Bätzing, è andato avanti».
La posizione della Santa Sede in riferimento alle decisione del Camino sinodale tedesco è stata espressa in modo netto dal Segretario di Stato, il Cardinale Pietro Parolin: disapprovazione. Il Card. Parolin lo ha ribadito lunedì scorso, intervenendo a margine di un convegno sulla diplomazia della Santa Sede presso la sede de La Civiltà Cattolica a Roma, dicendo: «Il Cammino sinodale ha preso decisioni che non corrispondono esattamente a quella che è attualmente la dottrina della Chiesa», come riporta oggi la rivista cattolica francese La Croix International, in un articolo che riportiamo nella nostra traduzione italiana dall’inglese.
Segue inoltre il testo dell’intervista a cura di Pietro Piccinini pubblicato oggi 14 marzo 2023 su Tempi.it (La Chiesa tedesca e l’errore di «rincorrere il mondo»), con il teologo Mons. Massimo Camisasca, Vescovo emerito di Reggio Emilia, Fondatore e a lungo Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, che ripercorre l’evolversi delle vicende “sinodali” tedesche, offrendo un utilissimo contributo per il discernimento su quanto sta accadendo nella Chiesa in Germania (e non solo).
Parolin accusa i cattolici tedeschi di deviare dall’insegnamento della Chiesa
Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato del Papa, afferma che i delegati del “Cammino sinodale” in Germania hanno approvato misure che “non corrispondono alla dottrina cattolica”
di Loup Besmond de Senneville
La Croix International, 15 marzo 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Il funzionario N. 2 della Santa Sede ha ammonito i vescovi cattolici della Germania a non deviare dall’insegnamento della Chiesa, a seguito di decisioni controverse prese a conclusione del processo di riforma ecclesiale del loro Paese noto come “Cammino sinodale”. “Il Cammino sinodale ha preso decisioni che non corrispondono esattamente a quella che è attualmente la dottrina della Chiesa”, ha detto il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato del Papa.
Il cardinale, 68 anni, ha pronunciato le sue osservazioni in una conferenza a Roma lunedì, appena due giorni dopo che vescovi e rappresentanti laici tedeschi hanno concluso la quinta e ultima assemblea del Cammino sinodale, come il progetto di riforma durato più di tre anni è stato chiamato ufficialmente.
La questione delle benedizioni per le coppie omosessuali
Parolin, intervenuto a margine di un convegno sulla diplomazia vaticana presso la sede de La Civiltà Cattolica, è stato particolarmente critico nei confronti dell’accoglimento da parte dei vescovi tedeschi della proposta del Cammino sinodale di benedire coppie omosessuali coppie. “Mi sembra che la Santa Sede si sia già espressa molto chiaramente su questo tema con il documento del Dicastero per la Dottrina della Fede”, ha detto il porporato. “Questa è la posizione di Roma”, ha aggiunto.
L’ufficio dottrinale ha rilasciato una dichiarazione esattamente due anni fa – il 15 marzo 2021 – secondo cui la Chiesa “non ha e non può avere il potere di benedire” le unioni dello stesso sesso.
Una discussione tra i cattolici tedeschi e Roma
“Una Chiesa particolare, locale non può prendere questo tipo di decisione, che coinvolge la disciplina della Chiesa universale”, ha proseguito il porporato italiano. Ha sottolineato che ci deve essere “un confronto (dei leader dei cattolici tedeschi) con Roma e con il resto delle Chiese nel mondo” per “chiarire le decisioni da prendere”. Ha detto che queste discussioni dovranno svolgersi nel quadro delle due Assemblee del Sinodo sul futuro della Chiesa, che si terranno a Roma il prossimo ottobre e poi nell’ottobre 2024.
“Anche se [i Tedeschi] dicono che tutto questo avviene nell’ambito dell’attuale diritto canonico, bisognerà vedere e discutere questo”, ha insistito il Cardinal Parolin.
Questa è la prima reazione della Santa Sede da quando il Cammino sinodale si è concluso l’11 marzo a Frankfurt. I delegati del Cammino sinodale, che hanno tenuto la loro prima assemblea alla fine del 2019, sabato scorso, nella quinta e ultima sessione, hanno adottato alcune misure chiave. Hanno approvato le benedizioni della Chiesa per le coppie divorziate risposate e per le coppie dello stesso sesso.
A settembre hanno già suscitato una reazione negativa da parte dei funzionari della Santa Sede quando hanno approvato un provvedimento per istituire un “Consiglio sinodale” permanente in Germania, che sperano di istituire finalmente entro marzo 2026.
La Chiesa tedesca e l’errore di «rincorrere il mondo»
Camisasca dopo lo strappo del Sinodo di Germania su coppie gay e celibato dei preti: «Tanto più saremo assillati dal numero, tanto più le persone ci lasceranno. La Chiesa è “indietro” perché è chiamata da Cristo a stare dietro di Lui»
di Pietro Piccinini
Tempi.it, 14 marzo 2023
L’annunciato strappo della Chiesa tedesca alla fine è arrivato: venerdì scorso l’Assemblea del Cammino sinodale in corso da mesi in Germania ha votato a stragrande maggioranza a favore delle celebrazioni per la benedizione delle coppie dello stesso sesso, chiedendo anche la messa in discussione del celibato sacerdotale. I giornali lo hanno definito «un guanto di sfida storico al Vaticano», e del resto lo stesso Papa Francesco, da parte sua, finora non ha risparmiato richiami anche molto netti rispetto al metodo scelto dai vescovi e dai laici tedeschi che da oltre un anno discutono di come andrebbe riformata la Chiesa. L’ultimo poche settimane fa, quando il Pontefice ha definito il Sinodo di Germania «elitario», «non serio» e a rischio ideologia. Non condivide merito e metodo del “Synodaler Weg” nemmeno Monsignor Massimo Camisasca, Vescovo emerito di Reggio Emilia, teologo, Fondatore e a lungo Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo. Oltre ad avere dato recentemente alle stampe un libro che intende essere proprio un “contributo per una riforma nella Chiesa” (La luce che attraversa il tempo, Edizioni San Paolo), nell’aprile scorso Camisasca ha sottoscritto con altri 69 vescovi di tutto il mondo una lettera per chiedere ai confratelli di Germania di non rischiare uno scisma per conformarsi alla mentalità del mondo. A lui abbiamo chiesto un giudizio sulla nuova “fuga in avanti” della Chiesa tedesca.
Monsignore, perché la Chiesa non può benedire le coppie dello stesso sesso, come invece intendono fare i vescovi tedeschi a partire dal 2026?
Benedire da parte di Dio significa approvare e anzi innervare con la Sua grazia una realtà della natura. Il matrimonio inteso come unione tra l’uomo e la donna in vista di una vita vissuta assieme nell’amore e aperta al dono dei figli è un evento naturale di cui parlano già i primi capitoli della Bibbia, in particolare Genesi 1 e 2. Esso è stato assunto da Gesù affinché diventasse una strada di realizzazione della Chiesa e della vita personale. Non si può dunque benedire ciò che esce da questo progetto della natura e di Dio. Quando parlo di natura intendo la realtà così come è stata voluta da Dio e non una realtà lontana da Dio. Natura non vuol dire realtà indipendente da Dio. Già quindi nella descrizione del libro della Genesi si parla di un evento inserito nel disegno di Dio, prima ancora del matrimonio cristiano. Il matrimonio in qualunque cultura e storia, indipendente dalla fede, nel disegno di Dio è già contrassegnato dall’incontro fra l’uomo e la donna, dalla sua unità (non ci si può sposare con altri) e dalla sua indissolubilità. Per questo il sacerdote può benedire le persone, ma non può benedire ciò che non solo esula dal piano di Dio ma lo contrasta. Naturalmente questo non è un giudizio né sulla fede né sull’amore delle persone, ma sul significato che il loro gesto vissuto in pubblico davanti alla Chiesa potrebbe indicare per tutti.
Altra richiesta a Roma approvata dall’Assemblea del Cammino sinodale tedesco è quella di «riesaminare il nesso tra consacrazione e obbligo del celibato». Quest’ultimo, si sente dire spesso, è una delle cause della crisi delle vocazioni e non aiuta l’equilibrio affettivo dei sacerdoti. Lei ha fondato e guidato a lungo un seminario capace di attrarre un notevole numero di giovani: ritiene che il celibato sia un valore?
Riprendo le espressioni usate di recente da Papa Francesco. Esse suonavano così: «La messa in discussione del celibato non risolverebbe la mancanza del clero». Io ho lo stesso convincimento. Per esperienza posso dire che la scelta di una donazione totale a Cristo attrae molti giovani. Certo, occorre una verifica seria a riguardo dell’autenticità di questa attrattiva. Dobbiamo condurre le persone verso la maturità affettiva che si può vivere anche al di fuori del rapporto genitale, non al di fuori della propria sessualità, accolta e gioiosamente vissuta come aspetto fondamentale della personalità umana. D’altra parte Gesù, come attestano i Vangeli, ha vissuto il celibato e ha chiesto ai suoi Apostoli di lasciare tutto, promettendo loro la pienezza dei doni umani già sulla Terra. Per questa ragione fin dal IV secolo abbiamo attestazioni chiare che la Chiesa latina sceglieva come candidati verso il sacerdozio coloro che accettavano di astenersi dai rapporti sessuali. La convenienza del celibato al sacerdozio non è mai stata vista dalla Chiesa come dogma di diritto divino, ma è stata tenuta in alta considerazione nella Chiesa latina e anche in quella orientale per il grado più alto del sacerdozio, che è l’episcopato.
Benedizione delle coppie omosessuali, abolizione del celibato dei preti, sacerdozio femminile, perfino aborto… Sono molti i temi su cui il Cammino sinodale tedesco, almeno nelle intenzioni dei promotori, ha puntato ad assimilare la mentalità del mondo. Crede che questo tipo di “aperture” possano fare aumentare il gregge dei fedeli?
Assolutamente no, come purtroppo dimostrano gli abbandoni presso le altre confessioni cristiane. Noi non dobbiamo rincorrere il mondo. Per rimanere nella stessa immagine direi così: dobbiamo rincorrere le persone. Cercare l’uomo smarrito e mostrargli la luminosità della vita cristiana che, certo, comporta anche prove e sacrifici, ma in vista di un bene e di una felicità più grandi. Nella comunità cristiana ci stiamo tutti, con i nostri sbagli e i nostri peccati, ma non dobbiamo far diventare bene ciò che è male. In questo modo non faremmo altro che accrescere lo smarrimento e la confusione e ottenere un disagio più grande per i nostri fratelli e sorelle.
L’obiettivo di rendere il magistero più facilmente “digeribile” a un maggior numero di persone, nella speranza magari di tornare a riempiere le chiese, è un criterio adeguato per la riforma della dottrina?
Non è la dottrina che va riformata, è la nostra vita che va riformata. Riformare vuol dire guardare alla forma di vita che Cristo ha vissuto e ottenere da Lui la luce e la forza per accoglierla come il dono più grande che potremmo ricevere. Tanto più saremo assillati dal numero, tanto più le persone ci lasceranno. Non sono per niente un sostenitore della frase: “Piccolo è bello”. Vorrei che tutti gli uomini conoscessero e amassero la mia casa. Ma so benissimo che entrare nella casa di Dio implica la chiamata del Padre attraverso altri uomini e la libertà della persona. La perdita numerica delle nostre comunità nasce dalla freddezza della nostra fede e da un amore per gli uomini ormai illanguidito.
Nella lettera-appello dei 70 vescovi ai confratelli di Germania si esprime preoccupazione non solo per il contenuto dei vari documenti prodotti dal Cammino sinodale tedesco, ma anche per «la natura dell’intero processo». Perché?
Qualcuno pensa che il “Sinodo” tedesco sia un evento approvato dalla Chiesa di Roma. Non è così. Anche se la maggioranza dei vescovi si è espressa in un certo modo, le verità della fede non sono decise dalla maggioranza. Quando il Papa giustamente ricorda il senso di fede dei fedeli, non intende affidare a un processo democratico di votazioni le verità della nostra vita ecclesiale. La fede autentica è quella vissuta dagli Apostoli, da loro testimoniata negli scritti e nel martirio, e custodita dalla tradizione fino ai nostri giorni. La fede certamente richiede di essere vissuta in forme sempre nuove, ma non può essere inventata. È una vita che ci è trasmessa. Spetta a noi tramandarla nella sua integrità rinnovandone le forme espressive, se necessario.
La Chiesa è “indietro”?
Sì, la Chiesa è indietro perché essa è chiamata da Cristo a stare dietro di Lui. Quando Pietro, pochi minuti dopo avere affermato la fede nel Figlio di Dio a nome di tutto il collegio degli Apostoli, Lo rimprovera perché ha parlato di morte e resurrezione, si sente dire: «Vai dietro di me, Satana, tu mi sei di scandalo». Pietro voleva andare dietro al mondo e invece Cristo chiede che vada dietro di Lui, altrimenti da pietra sarebbe diventato pietruzza di inciampo, come letteralmente quella parola vuol dire.
[*] La parola eresia viene dal verbo greco haireisthai che significa “scegliere” o “prendere per sé stessi” e consiste nello scegliere o prendere per sé stessi, ciò che si vuole credere, piuttosto che accettare tutto ciò che Dio rivela tramite la Chiesa.
Questa scelta si distingue per la sua falsità: è una scelta falsa, un esercizio falso del libero arbitrio, in quanto è una scelta della falsità piuttosto che della verità: ossia della verità che è l’oggetto della Fede. Questa scelta (nel caso di un’Eresia formale, vide infra) si distingue inoltre per la sua superbia, perché è un rifiuto di sottomettersi all’autorità di Dio e della Chiesa e di umiliare l’intelletto davanti alla Fede.
Nell’epoca contemporanea l’eresia si insinua nella Chiesa tipicamente in modo implicito: tramite l’Oscurantismo. Questo oscurantismo fa parte del fenomeno che si chiama “il Modernismo”.
Cos’è esattamente l’eresia? Il codice di Diritto Canonico constata: “Vien detta Eresia l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per Fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa”.
Ora, il termine tecnico per la verità di cui si tratta qui è “dogma”. Il dogma è una verità divinamente rivelata, che viene proposta dal magistero della Chiesa da credere come tale. Ricordiamo che il Concilio Vaticano I dichiara: “Si deve credere per Fede divina e cattolica tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio, scritta o tramandata, e che dalla Chiesa viene proposto da credere come divinamente rivelata, sia con un giudizio solenne sia nel magistero ordinario e universale”.
Questo giudizio solenne può essere dato o dal Papa o da un Concilio ecumenico e costituisce la definizione del dogma. Il magistero ordinario e universale, invece, consiste nell’insegnamento costante della Chiesa, ad esempio nei catechismi promulgati dall’episcopato (prima del fenomeno del Modernismo).
Il criterio per sapere se una determinata dottrina appartenga al Magistero ordinario e universale della Chiesa (come alla Tradizione orale in genere) è che la dottrina sia trasmessa “ovunque, in ogni tempo e da tutti” (quod ubique, quod semper, quod ab omnibus”, secondo la formula di San Vicenzo Lerino.
Bisogna precisare che l’eresia, anche riferita ad una verità sola della Fede, comporta con sé la perdita totale della Fede, perché rigettare o dubitare in modo ostinato di una sola verità, è rigettare l’autorità di Dio su cui si basa la Fede intera.
L’eresia si distingue in eresia formale ed eresia materiale.
L’eresia formale viene definita nel Codice con il termine “ostinato” o “pertinax” in latino: negazione ostinata, dubbio ostinato. L’eresia materiale, invece, è la negazione o dubbio non ostinato di una verità di Fede. In altre parole un’eresia formale comprende non solo un errore dell’intelletto, ma anche un atto deliberato della volontà, mentre un’eresia materiale comprende solo un errore dell’intelletto.
Un esempio di un’eresia formale è negare che la Santa Messa sia un sacrificio, come ha fatto Martin Lutero; un esempio di eresia materiale è la negazione del primato del Papa da parte di un protestante cresciuto nell’ignoranza, pronto a correggere questo errore se ne fosse adeguatamente istruito.
L’eresia è la negazione di una verità rivelata della Fede, di un dogma. Tipicamente la Chiesa condannava l’eresia con l’anathema dichiarando, per esempio: “Se qualcuno dicesse che i Sacramenti della nuova legge siano più o meno di sette, anathema sit” (Concilio di Trento s.7, can.1). L’infallibilità della Chiesa si estende sia ai dogmi che agli “anatemi”, dichiarando la Fede nel primo caso in modo positivo e nel secondo caso in modo negativo.
Ora “Anathema sit” significa “sia escluso” e dichiara che un eretico formale è escluso dalla Chiesa Cattolica: che non appartiene ad essa. Se muore nell’eresia senza esserne pentito, viene condannato all’Inferno.
Oggigiorno l’eresia e l’anathema vengono considerate come fantasie crudeli e vuote della Chiesa Cattolica o, nelle parole di Dietrich von Hildebrandt in La vigna devastata, come “fanatismi medioevali”. Il Concilio Vaticano II ha evitato l’anathema e ha proposto di “usare la medicina della misericordia, invece di imbracciare le armi del rigore” e la Gerarchia e il Clero hanno mantenuto questo atteggiamento negli anni successivi.
Bisogna dire a questo punto, però, che quel genere di misericordia non è autentico, bensì costituisce un tipo di amore falso caratteristico del Modernismo e più particolarmente dell’Ecumenismo. Bisogna ricordare che le prime tre opere di misericordia (spirituali) sono: consigliare i dubbiosi; insegnare agli ignoranti; ed ammonire i peccatori; e come scrive Romano Amerio in Iota Unum: “Nella mente della Chiesa la condanna stessa dell’errore è opera di misericordia”. Questo è chiaro, perché la Verità, la verità della Fede, è la luce che ci conduce al cielo. Se qualcuno spegne questa luce, non vede più la strada che deve seguire e dunque si perde.
È un’opera di misericordia da parte della Chiesa; anzi un dovere grave dire a questa persona che sta nell’errore e punirla, affinché lei si penta e torni alla vera strada. Questo ammonimento e questa punizione devono essere pubblici, affinché altri ne sappiano la gravità e non vengano anche loro contaminati dallo stesso errore. “Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo taglialo e gettalo via da te: è meglio per te entrare nella Vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno” (Mt 18,1-20). Questa parola del Signore si applica bene all’esclusione di un eretico dal corpo sano della Chiesa.
In breve, chi non ha capito il significato dell’eresia e dell’anatema non ha capito il significato della Fede.
“Bisogna assalire il Cielo con la preghiera”, scrive Dietrich von Hildebrandt, “che la grande parola ‘Anathema sit’ risuoni di nuovo contro tutti gli eretici e soprattutto contro coloro che formano la quinta colonna della Chiesa”, perché le dichiarazioni dell’eresia e dell’anatema sono opere di misericordia e di amore, che mirano al bene eterno dei fedeli: dichiarazioni che separano la luce dalle tenebre, il vero dal falso e ci mostrano la strada stretta che sola conduce al Cielo: che con la Grazia di Dio, l’aiuto della Santissima Madre Sua e con una buona vita, raggiungeremo sicuramente alla Gloria del Suo Santo Nome. Amen (Fonte: LA DEFINIZIONE DELL’ERESIA, Catechesi di Radio Roma Libera del 5 febbraio 2018 [QUI]).
Foto di copertina: San Bernardo in preghiera con i suoi monaci (in alto) e San Bernardo tentato da Satana (in basso), dal Libro d’Ore di Etienne Chévalier, codice miniato di Jean Fouquet, 1452-1460, Musée Condé, Castello di Chantilly, Francia.