Un marciapiede lucido ci renderà più sicuri?

Adesso ci sarà anche il registro dei senza fissa dimora, quello dei clochard. Questione di sicurezza. L’emendamento recentemente approvato in Commissione Giustizia e Affari costituzionali al Senato (e che presto sarà discusso dall’Aula di palazzo Madama) è l’ultima di una lunga serie di provvedimenti pensati apposta per tutelare e garantire la sicurezza dei cittadini. “È istituito al ministero dell’Interno – recita il testo proposto dalla Lega Nord – un apposito registro delle persone che non hanno fissa dimora”. La norma non va nel dettaglio, se non per specificare che toccherà al Viminale, entro 180 giorni, stabilire come dovrà funzionare quest’altro “censimento” che segue di qualche tempo quello – altrettanto controverso – dei campi rom.

E’ vero che di questi tempi sulla sicurezza si gioca buona parte della credibilità e dello stesso consenso politico, ed è vero che i provvedimenti pensati debbono essere analizzati nel loro dettaglio prima di essere compresi e giudicati. La prima sensazione, però, è quella che il testo si basi sullo stereotipo del “senza dimora”, e che dunque si abbia in mente l’immagine della persona che dorme per strada, fra scatoloni e coperte, al caldo o – più frequentemente – al freddo. La realtà, in verità, è molto più complessa.
Non avere dimora fissa significa una pluralità di situazioni: ci sono persone che hanno una residenza e vivono in strada, altre che non stanno a casa ma hanno la residenza, altre ancora che hanno la residenza in un dormitorio o in carcere. Quella degli homeless insomma è una categoria molto labile, peraltro assai difficile da censire anche volendo tenere lontano – e non è cosa che si fa in modo poi così spontaneo – l’idea che la loro registrazione non significhi anche solo implicitamente una loro assimilazione a persone “non gradite”, se non a veri e propri criminali.
In definitiva, e in attesa dei dettagli che verranno decisi dal Viminale, l’elemento che andrebbe chiarito è che la sicurezza non è il risultato di un’estemporanea serie di norme o di censimenti coatti, ma il punto d’arrivo di un lungo cammino, la fase conclusiva di un lungo percorso di promozione umana che – dal punto di vista degli homeless – parte sempre dall’esigenza di fornire un tetto a chi ne ha bisogno. Qualcuno ha parlato di “sindrome da marciapiede lucido”: togliamo le persone non gradite dalle strade, dunque dalla nostra vista, e saremo più sicuri. Forse qualcuno potrebbe avere questa percezione, ma di sola percezione si tratterebbe. Non è il marciapiede lucido che decide della nostra sicurezza.