L’immagine miracolosa della Madonna delle Bombe “ab angelis defensa” che protegge il Vaticano dall’attacco è in stato di abbandono

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 17.02.2023 – Vik van Brantegem] – In un piccolo tratto sull’esterno delle mura vaticane, si trova un’immagine della Madonna molto particolare, che riporta alla testimonianza di un avvenimento prodigioso accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche se ci passa davanti tanta gente, quotidianamente e ancora di più in occasione di eventi in Vaticano, in pochi conoscono questa edicola raffigurante la Madonna delle Grazie, detta Madonna delle Bombe.

È situata presso Porta Cavalleggeri in Piazza del Sant’Uffizio, tra il Palazzo del Sant’Uffizio (dove ha sede il Dicastero per la Dottrina della Fede e si trovano diverse residenze di prelati della Curia romana) a destra e l’ex Oratorio di San Pietro (la chiesa di San Pietro in Borgo, a cui si accede solo dall’interno della Città del Vaticano, visto che il Portone accanto non è in uso abitualmente) a sinistra. Questa parte della Città del Vaticano si trova in Italia, non sul territorio dello Stato della Città del Vaticano, però in zona extraterritoriale della Santa Sede.

Foto del 17 febbraio 2023.

Purtroppo, questa edicola sacra oggi si trova in uno stato di abbandono inqualificabile, come documentano le foto scattate alle ore 13.30 di oggi. Una situazione vergognosa per lo Stato della Città del Vaticano, in un punto di grande transito di turisti e pellegrini. La scritta recita AB ANGELIS DEFENSA (difesa dagli angeli), ma non dall’indifferenza degli uomini, che passano davanti senza farci caso. Ci vorrebbe poco per dare almeno una sistemazione dignitosa ed assicurare una cura permanente.

Foto di archivio.

La chiesa di San Pietro in Borgo, oggi inserita nel contesto della Casa Dono di Maria gestita dalle Suore di Madre Teresa, costruita dentro le mura all’angolo di piazza del Sant’Uffizio e porta Cavalleggeri per volere di San Giovanni Paolo II, è di origine medievale ed è conosciuta nei documenti anche con il nome di San Salvatore de ossibus, per il vicino cimitero dei pellegrini, o San Salvatore in terrione, in riferimento ad una torre della Porta Cavalleggeri, oggi non più esistente. Invece, secondo Christian Hülsen, «il cognome deriva da un fondo o da una contrada chiamata Terrione posta fuori dalla Porta Cavalleggieri, verso la valle delle Fornaci; la forma in Turrione o Turrionis è senza autorità, e quindi l’etimologia del cognome derivata dalle torri della città Leonina senza fondamento. (…) Non si deve confondere, come fecero l’Armellini ed il Kehr, con la cappelletta San Salvatoris in ossibus ovvero in macello, i cui ruderi esistono tuttora nel Campo Santo Teutonico». La chiesa è annoverata fra le filiali della basilica Vaticana già nelle bolle papali del 1053, 1158 e 1186. Alla chiesa era annessa la Schola Francorum, ossia l’ospizio per i pellegrini francesi che venivano a Roma per visitare la tomba di san Pietro. Fu restaurata sotto Niccolò V (1447-1455), ma non molto più tardi fu abbandonata e poi in parte distrutta per l’edificazione del Palazzo del Sant’Uffizio. La chiesa fu restaurata come oratorio nel 1923. All’interno vi sono affreschi del XV secolo, e soprattutto una tavola cinquecentesca che raffigura la Madonna col Bambino. Al suo interno riposano i resti mortali del cardinale Alfredo Ottaviani.

Aprile 2014 (Foto di Luca van Brantegem).

La chiesa fu sede del Pontificio Oratorio di San Pietro, voluto da San Paolo VI nel 1968 e oggi, purtroppo, ufficialmente e giuridicamente chiuso. Attualmente è in uso come capella della Casa Dono di Maria.

Tra la chiesa di San Pietro in Borgo e la Casa Dono di Maria si trova un portone d’ingresso alla Città del Vaticano. Serviva da ingresso all’Aula Paolo VI, ma – essendo l’ubicazione non pratico per poter gestire grandi flussi di pellegrini – fu sostituito con un ingresso a cui si accede attraverso il cancello del Petriano, a destra del Palazzo del Sant’Uffizio. Quindi, si tratta di un portone che normalmente è chiuso e viene aperto solo in determinate circostanza, sotto controllo del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano. Fu aperto temporaneamente ad uso di ingresso al Media Center 2014, allestito nell’Atrio dell’Aula Paolo VI, per la Settimana Santa di Pasqua 2014 e la Canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II (10-30 aprile 2014), come anche nell’occasione precedente, per la Sede Vacante e il Conclave del 2013. Anche questo portone versa in cattivo stato, andrebbe almeno verniciato. Anche si abitualmente non è in uso, la sua vista comunque non è dignitosa per lo Stato della Città del Vaticano.

Gli angeli posti a protezione della Madonna dai bombardamenti (Foto di Lorenzo Grassi).

L’immagine dell’edicola raffigura la Beata Vergine Maria seduta con il Bimbo benedicente alla sua destra, posto in uno spazio ricoperto da tendaggi aperti a baldacchino. Questo dipinto a fresco riconducibile a scuola Sette-Ottocentesca, particolarmente suggestiva per via dei colori delicati della raffigurazione, in origine si trovava sotto una gran tettoia ricurva su un lato della vicina Porta Cavalleggeri, murata dopo il 1870. Quindi venne trasferito in una nicchia bordata da una cornice di legno, nel luogo dove si trova ancora oggi.

Questa immagine fu venerata qui con il titolo di Madonna delle Grazie fino agli anni della Seconda Guerra Mondiale. Il 1° marzo 1944 un aereo non identificato sganciò sei bombe che colpirono i Giardini Vaticani. Fu il secondo bombardamento che colpì la zona del Vaticano dopo quello del 5 novembre 1943, anch’esso di origine non identificato. Il muro dove l’immagine sacra si trova venne colpito da numerosi frammenti di un ordigno, i cui segni rimasero ben visibili tutt’intorno all’effigie e che penetrarono anche negli appartamenti, mandandone in frantumi tutti i vetri. L’unico vetro che rimaneva intatto, tuttavia, era proprio quello che proteggeva l’immagine della Madonna, che rimase miracolosamente illesa.

Dopo questo fatto del tutto particolare e sorprendente, e per mostrare gratitudine alla Madonna che aveva protetto i Romani da conseguenze peggiori, l’Oratorio di San Pietro decise di abbellire l’immagine. La sistemò all’interno di una incorniciatura di marmo bianco, grazie all’intervento del Commendatore Aldo Spinelli, il 27 febbraio 1950. Sopra un’alta base, lo scultore Silvio Silva compose due angeli dalle lunghe tuniche che levano grandi scudi chiodati simili ad ali di ferro, per proteggere la Vergine, posta sotto la corona del timpano ricurvo. «Sono gli unici due angeli al mondo votati alla protezione antiaerea», osservò Lorenzo Grassi nella sua storia Le Madonnine di guerra [QUI], da cui abbiamo tratto le informazioni storiche. La nuova edicola fu inaugurata dal Cardinale Borgongini Duca, allora monsignore, che ne dettò l’epigrafe AB ANGELIS DEFENSA – Kal. Mart. A.D. MCMXLIV.

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