Convegno su Pio XII: strumentali le polemiche sui silenzi

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A Roma si è tenuto un interessante convegno storico sul magistero di papa Pio XII, nella ricorrenza del 50^ della sua morte. Il convegno è servito a fare chiarezza storica, dopo le polemiche suscitate nei giorni scorsi. Infatti, il card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, ha affermato che “la polemica sul cosiddetto silenzio di Pio XII, imputato di insensibilità o addirittura di connivenza di fronte alla Shoah, è strumentale, come del resto indicano con chiarezza le sue origini radicate nella propaganda sovietica già durante la guerra, una propaganda poi travasata in quella comunista durante la guerra fredda e infine rilanciata dai suoi epigoni”.

“Per la sua esperienza tedesca, il porporato card. Pacelli conosceva benissimo il nazismo e la sua folle ideologia e più volte, tra il 1937 e il 1939, aveva messo in guardia statunitensi e britannici dal pericolo rappresentato dal Terzo Reich. Ma c’è di più: tra l’autunno del 1939 e la primavera del 1940 il Pontefice appoggiò, con una scelta senza precedenti, il tentativo, presto abortito, di alcuni circoli militari tedeschi in contatto con i britannici di rovesciare il regime hitleriano. Dopo l’attacco tedesco all’Unione Sovietica, Pio XII rifiutò di schierarsi e di schierare la Chiesa cattolica con quella che veniva presentata come una crociata contro il comunismo e, anzi, si adoperò per superare le opposizioni di molti cattolici statunitensi all’alleanza con i sovietici, anche se il giudizio sul comunismo del Pontefice e dei suoi più stretti collaboratori restò sempre radicalmente negativo”.

Di seguito il card. Tarcisio Bertone ha proseguito la sua relazione, delineandone l’impegno a difesa delle vittime del nazismo, a partire proprio dagli ebrei: “La rappresentazione di Pio XII come indifferente di fronte alla sorte delle vittime del nazismo – i polacchi e, soprattutto, gli ebrei – e addirittura come ‘Papa di Hitler’, prima ancora che oltraggiosa è dunque dal punto di vista storico insostenibile, così come senza fondamento storico è l’immagine di un Pontefice succube degli americani e ‘cappellano dell’Occidente’, diffusa e sempre sostenuta dai sovietici e dai loro sostenitori nelle democrazie europee durante la guerra fredda”. Il card. Bertone ha poi esortato a consultare i “tre milioni e mezzo di documenti dell’Ufficio Informazioni Vaticano per i prigionieri di guerra, istituito per volontà di Pio XII subito dopo l’inizio del conflitto, fondo che arriva al 1947 ed è interamente aperto, ma nonostante questo quasi inutilizzato. Di fronte agli orrori della guerra e a quella che poi sarebbe stata definita la Shoah Papa Pacelli non restò neutrale o indifferente, e quello che venne e viene tuttora bollato come silenzio fu invece una scelta consapevole e sofferta, basata su un giudizio morale e religioso chiarissimo”.

Quindi il card. Tarcisio Bertone ha proseguito la sua riflessione sui presunti ‘silenzi’ di Pio XII circa la Shoah, citando fonti di personaggi, che a suo tempo dichiararono l’impegno del Papa a difesa degli Ebrei: “A riconoscerlo sono state e sono tantissime voci, anche al di fuori del mondo cattolico. Per esempio, già nel 1940 sul ‘Time’ Albert Einstein scrive: ‘Soltanto la Chiesa ha osato opporsi alla campagna di Hitler di sopprimere la verità. Non ho mai avuto uno speciale interesse verso la Chiesa prima, ma ora sento un grande affetto e ammirazione perché solo la Chiesa ha avuto il coraggio e la forza costante di stare dalla parte della verità intellettuale e della libertà morale”. Da parte sua il domenicano Yves Congar, poi cardinale, riferisce nel suo diario conciliare le confidenze d’un testimone del tempo, il confratello Rosaire Gagnebet. Dopo la strage delle Fosse Ardeatine il Papa s’interrogò ‘con angoscia’ se denunciarla: “Ma tutti i conventi, tutte le case religiose di Roma erano piene di rifugiati: comunisti, ebrei, democratici e antifascisti, ex generali, ecc. Pio XII aveva sospeso la clausura. Se Pio XII avesse protestato pubblicamente e solennemente, ci sarebbe stata una perquisizione in queste case e sarebbe stato catastrofico. Così il Pontefice scelse la protesta diplomatica”. 

Da parte sua, lo storico Andrea Riccardi si è soffermato sulla ‘leggenda nera’ di Papa Pacelli, molte volte romanzata dalla letteratura: “La ‘leggenda nera’ su Papa Pio XII costituisce un grave problema professionale e deontologico. E’ un problema perché Pio XII è stato un papa di grandissima popolarità tra i cattolici, ha suscitato un largo entusiasmo nelle masse che si raccoglievano in San Pietro per le sue udienze, ma è poi stato progressivamente descritto come ‘figura esecrabile’ e ‘collaboratore del nazifascismo’”. Secondo Riccardi, oltre che dagli ambienti del comunismo internazionale, tale immagine negativa è stata diffusa e accreditata anche da parte di cattolici del dissenso, specie negli anni ’60 e ’70 all’epoca delle contestazioni studentesche: “Nel secondo dopoguerra Pacelli è convinto che con il comunismo ci sia poco da fare e poco da negoziare e di fronte all’evolversi dello scenario dei due blocchi giunse a scomunicare i comunisti”. Lo storico ha poi ricordato che “la politica orientale della Santa Sede non era un modus vivendi, bensì un modus non moriendi e la cautela nei confronti del comunismo si può riscontrare anche nel Vaticano II con pronunciamenti dai toni attenuati. ‘La nostra non è voce di giudici ma lamento di vittime’, questa una sintesi della sua posizione”.

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