Quando la tradizione rischia la deriva del tradizionalismo
Se proviamo ad invitare un cattolico praticante a convertirsi, probabilmente ci guarderà stranito o ci dirà: “ Ma vai a dirlo ad altri, io sto sempre in chiesa!”. Questi tempi impegnativi nei quali viviamo sono caratterizzati da momenti di distruzioni e costruzione molto repentini. La secolarizzazione che oggi invade anche la cattolica Italia può essere un’occasione favorevole per purificare la fede e riscoprire l’impegno di essere cristiani oggi. In particolar modo nel mezzogiorno d’Italia la fede cattolica convive con una forte componente tradizionalista, un colosso che non si lascia interpellare né scalfire. Sicuramente le devozioni e le tradizioni aiutano e arricchiscono la chiesa del sud, ma di fronte alle nuove sfide del XXI secolo, la Chiesa è chiamata a dare nuove risposte. “Vino nuovo in otri nuovi”. Lo stesso Benedetto XVI ricevendo i seminaristi del sud Italia ha precisato: “In Campania e in Calabria la vitalità della Chiesa locale, alimentata da un senso religioso ancora vivo grazie a solide tradizioni e devozioni, deve tradursi in una rinnovata evangelizzazione.” Una nuova evangelizzazione però deve far fronte ad un rischio molto comune. Una personale idea di Chiesa e un latente egoismo religioso non di rado portano a due tipi di devianze provenienti dallo stesso male: tradizionalismo o progressismo. Lo ha detto molto bene Papa Francesco durante la Messa crismale: “collezionisti di antichità oppure di novità”. Le tradizioni religiose del sud Italia possono scadere nel tradizionalismo, diventando modo di pensare e di agire. Questo avviene quando la formazione religiosa non tiene conto della persona, ma soltanto del contenuto da trasmettere. La fede non può essere realmente vissuta se non in contesti veramente umani. La fede presuppone e richiede umanità, altrimenti diventa ideologia, dottrina, moralismo. Altro che incarnazione!
Una fede che degenera nel tradizionalismo nasconde la paura di credere davvero nel Vangelo, la paura di lasciarsi coinvolgere da quella parola: “Seguimi!”. Il tradizionalismo è la maschera di colui che pretende di chiamarsi credente, ma poi trasforma la fede in cose da fare, in politica, in un club di appassionati o scalatori sociali. Così è il credente che non si immischia, non si lascia interpellare, che tiene il cuore chiuso in se stesso. A tal proposito sono da rileggere le importanti parole di Benedetto XVI a Lamezia Terme: “Per fare fronte alla nuova realtà sociale e religiosa, diversa dal passato, forse più carica di difficoltà, ma anche più ricca di potenzialità, è necessario un lavoro pastorale moderno e organico che impegni attorno al Vescovo tutte le forze cristiane: sacerdoti, religiosi e laici, animati dal comune impegno di evangelizzazione.”