Festa in Vaticano per gli svizzeri del Papa benedetta dall’arcivescovo Gänswein

La cupola che diventa d’oro, i pappagallini che stridono, il vento che accarezza l’edera abbarbicata all’antico muro e la trasforma in onda di mare, e in lontananza la città che si prepara al sospirato refrigerio della notte. Anche questo è Vaticano, quel colle dove Pietro fu crocefisso, quel piccolo lembo di terra che oggi è uno stato, quel punto di riferimento per la cristianità. E’ proprio qui, al riparo dalla confusione della Piazza o dei Musei che pulsa il cuore della “gens vaticana”, la gente che vive con lealtà e dedizione il servizio alla Santa Sede. Non c’è lo strepito dei media, non c’è la folla osannante. Ci sono solo famiglie e giovani che hanno deciso di dare il loro tempo. Ogni primo di agosto lo stato si allarga e fa spazio ad un altro piccolo stato: la Svizzera.
Nel giorno della festa nazionale della Confederazione Elvetica il piccolo e antico “esercito del Papa” si riunisce per celebrare la Patria. Una festa in famiglia che comincia con la messa. Una messa “pro Patria”, intenzione che sembra essere dimenticata e che invece diventa fortissima per chi è lontano da casa. Quest’anno la celebrazione ha avuto uno scenario suggestivo e ricco di significato: nei giardini con la cupola della basilica da un lato e l’immagine di Maria Madre del Buon Consiglio dall’altro e a fianco alla Campana del Giubileo. Poco lontano la Grotta di Lourdes e più in là il monastero Mater Ecclesiae.
La Guardia Svizzera Pontificia ha festeggiato così la festa nazionale, con il cuore attento al vescovo di Roma emerito, Benedetto e con la dedizione e il servizio attento a Papa Francesco per il quale, al termine della messa, si è recitata una preghiera speciale. Ogni anno a celebrare la messa c’è un ospite speciale. In questo specialissimo 2013 a celebrare la messa è stato l’arcivescovo Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia, e segretario particolare di Benedetto XVI, ma soprattutto legato alla Guardia e alla Svizzera che, ha detto, “ è un po’ la mia seconda patria”. Un legame familiare dovuto alle origini di monsignor Gänswein, o come amano chiamarlo ancora don Georg, che nella sua omelia ha parlato dell’ amore di Dio, che “non smette di investire su di noi” e “ continua a pompare amore nel nostro cuore”.
Il Cappellano della Guardia Svizzera Pontificia Alain de Raemy, nel suo saluto all’inizio della messa ha detto” speriamo di essere di aiuto, con la dovuto discrezione con o senza la nostra vistosa divisa”, e ha ringraziato l’arcivescovo per la sua presenza e per l’amicizia.
Diversi gli ospiti dalla Svizzera ex guardie, sacerdoti che hanno lodato Dio per “la bellezza della nostra patria, per la storia di libertà, la sua democrazia diretta e il suo senso del lavoro e di rispetto della natura come dono del Creatore” ha detto il Cappellano “ chiedendo a Dio di proteggere i sui abitanti dagli egoismi e grettezze di spirito, per essere sempre più fedeli alle nostre origini cristiane”.
La celebrazione è stata accompagnata dal suono del corno alpino e dai canti tradizionali liturgici, e la riflessione all’omelia è stata dedicata dal Prefetto della Casa Pontificia al rapporto d’amore tra gli uomini grazie all’amore di Dio: “Se sento che sono buono perchè Dio mi ha accettato e mi ama posso anche io accettare gli altri uomini, è un passo importantissimo per trovare il Regno di Dio su questa terra .” Per Dio contano soltanto gli uomini e non le cose materiali, il destino degli uomini è essenziale per Dio, perchè soltanto gli uomini possono accettare il suo amore e donarlo ad altri.
La serata estiva si è conclusa con la festa nel Quartiere Svizzero. Una piccola banda, un girarrosto i tavoli come in paese tra le valli. Così la famiglia della Guardia svizzera ha celebrato la festa nazionale. Anche con il saluto di Papa Francesco che la mattina nella messa privata celebrata a Santa Marta ha salutato in modo speciale le guardie che ogni giorno sono con lui nella Domus.