Dialogo tra cattolici e musulmani. Il papa: diversi, ma facciamo parte di un’unica famiglia

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Nuova tappa del dialogo tra cattolici e musulmani. Benedetto XVI ha ricevuto stamani la delegazione dei 138 intellettuali islamici che l’anno scorso con una lettera inviata al papa, avevano auspicato una nuova stagione di confronto. Il risultato è il Forum cattolico-musulmano svoltosi in questi giorni in Vaticano, un’occasione per rispettarsi, partendo dalle differenze.

“So che cristiani e musulmani hanno approcci diversi su Dio; – ha deto il papa – tuttavia possiamo e dobbiamo essere fedeli dell’unico Dio che ci ha creati e si cura di ogni persona in ogni angolo del mondo. Insieme dobbiamo mostrare, con il rispetto e la solidarietà reciproca, che ci consideriamo membri di una stessa famiglia: la famiglia che Dio ha amato e raccolto dalla creazione del mondo alla fine della storia umana”. E ancora: “Dovremmo lavorare insieme nella promozione di un genuino rispetto per la dignità della persona umana e i diritti umani fondamentali, anche se le nostre visioni antropologiche e le nostre teologie lo giustificano in modi diversi. C’è un campo grande e ampio nel quale possiamo agire insieme nel difendere e promuovere i valori morali parte di un’eredità comune”.

Del resto, continua Benedetto XVI, “per i cristiani l’amore di Dio è inseparabilmente legato all’amore per i nostri fratelli e sorelle, per ogni uomo e donna, senza distinzione di razza e cultura” e “anche la tradizione musulmana è piuttosto chiara nell’incoraggiare l’impegno pratico nel servire i più bisognosi”. Diritti umani al centro, dunque, e ferma condanna della “discriminazione e della violenza” compiuta in nome di Dio. “La mia speranza”, ha detto Benedetto XVI riferendosi indirettamente alla negazione della libertà religiosa in tanti paesi islamici, è che i “diritti umani fondamentali siano protetti ovunque per tutte le persone. I leader politici e religiosi hanno il dovere di garantire il libero esercizio di questi diritti nel pieno rispetto della libertà di coscienza e della libertà di religione di ogni individuo. La discriminazione e la violenza che anche oggi patiscono le persone religiose in vari luoghi del mondo, e le frequenti persecuzioni violente di cui sono oggetto, rappresentano azioni inaccettabili ed ingiustificabili, ancor più gravi ed esecrabili quando sono compiute nel nome di Dio. Il nome di Dio può essere solo un nome di pace e fraternità, giustizia e amore. La sfida che abbiamo di fronte è dimostrare, con le nostre parole e soprattuto con i nostri atti, che il messaggio delle nostre religioni è sempre un messaggio di armonia e comprensione reciproca. E’ essenziale che lo facciamo, a meno di indebolire la credibilità e l’efficacia non solo del dialogo, ma anche delle nostre stesse religioni”.

“Cari amici – ha detto ancora Benedetto XVI – uniamo i nostri sforzi, animati da buona volontà, per superare tutti gli equivoci e i disaccordi. Decidiamoci a superare i pregiudizi passati e a correggere immagini spesso distorte dell’altro che anche oggi possono creare difficoltà nelle nostre relazioni. Lavoriamo l’un con l’altro per educare tutte le persone, soprattuto i giovani, a costruire un futuro comune”.

Ad ascoltare il pontefice, nella sala Clementina, c’erano, tra gli altri, il controverso islamologo svizzero Tariq Ramadan, l’imam italiano Yahya Pallavicini, un ayatollah iraniano, un principe giordano, il gran muftì di Bosnia. Il Forum, riunito in Vaticano da martedì scorso, è l’ultimo appuntamento di un’iniziativa, ‘Una parola comune’, partita da 138 intellettuali musulmani, dopo le polemiche seguite alla lezione di Ratisbona del 2006. “Prego – ha concluso – che il Forum, che sta muovendo i primi passi, possa diventare ancor più uno spazio di dialogo e sia un battistrada per affrontare insieme una sempre più piena conoscenza della Verità”.

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