Dialogo tra cristiani e musulmani. Il cardinale Tauran: si apre un capitolo nuovo
Da oggi a giovedì in Vaticano, è in programma l’incontro tra una delegazione di intellettuali islamici e di teologi cattolici. Tutto ha inizio a settembre 2007 con una lettera inviata al papa da 138 saggi musulmani, intitolata ‘Una parola tra noi’, con la richiesta di un dialogo per cercare insieme, nelle sacre scritture, ‘una Parola comune’ e cementare l’amicizia fra cristiani e musulmani.
L’incontro, “rappresenta un capitolo nuovo in una lunga storia”, ha detto il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso in una intervista al quotidiano francese ‘La Croix’. “Bisogna evitare di dare l’impressione che questo forum segni l’inizio di un dialogo nuovo islamo-cristiano: in realtà noi dialoghiamo da 1.400 anni! Inoltre, a partire dalla dichiarazione ‘Nostra Aetate’ del Concilio vaticano II, si è instaurato un dialogo regolare e fecondo”.
Riguardo agli orientamenti dati da Benedetto XVI, il cardinale ha affermato: “Questo dialogo non consiste nel trovare il più piccolo denominatore comune, per dire che siamo tutti simili. Richiama piuttosto l’esigenza della verità, che per noi è Gesù Cristo, unico mediatore”. Nell’intervista il card. Tauran ha ribadito che il dialogo non può realizzarsi se non al di fuori di ogni ambiguità; occorre guardare l’altro, ascoltarlo, stimarlo. Poi affermare la propria identità: “Il dialogo interreligioso è sempre una chiamata ad affermare la nostra identità. Ciò non ha come scopo la conversione, ma la conoscenza reciproca”.
Inoltre, Tauran cardinale esprime la speranza che la questione della libertà religiosa possa essere affrontato durante il summit in Vaticano: “Bisognerà vedere come i partecipanti vorranno affrontarla. La questione si iscrive nella domanda di reciprocità secondo cui ciò che è bene per me è bene per te… Ma attenzione, tutto ciò non risponde alla logica del ‘do ut des’. Credo che essendo chiari, si possa arrivare a poco a poco, a cambiare i comportamenti”.
Anche per l’imam Yahya Sergio Yahe Pallavicini, vice presidente del Coreis (Italia), membro della delegazione islamica e tra i 138 firmatari della Lettera, “le attese per questo incontro sono molte. Tra la principali c’è quella di rinnovare una profonda convergenza nella fratellanza tra credenti cristiani e musulmani nel Dio unico”. L’auspicio dell’imam Pallavicini è che questa comune ‘fratellanza’ nel Dio unico che lega i credenti musulmani e cristiani “sappia manifestarsi con chiarezza e con forza nel rispondere alle sfide intellettuali della società contemporanea che ha sempre più bisogno di referenti credibili, autorevoli e disponibili che rappresentino la vera religiosità e sappiano anche ispirare azioni concrete di coesione sociale e coesistenza pacifica in tutte le regioni del mondo”. Sulla serietà di queste iniziative di dialogo l’imam afferma: Il margine del dialogo è possibile e la sua quantità di ampiezza è determinata dalla qualità delle intenzioni e della sensibilità degli interlocutori”. Infine, giovedì mattina è prevista una udienza con Papa Benedetto XVI.