Il ricordo di cardinali e vescovi defunti. Il papa: la vita eterna inizia in questo mondo

”La vita eterna inizia gia’ in questo mondo pur entro la precarieta’ delle vicende della storia: la vita eterna inizia nella misura in cui ci apriamo al mistero di Dio”. Sono le parole del papa nell’appuntamento annuale della messa in suffragio di cardinali e vescovo defunti nell’anno. Celebrato questa mattina all’altare della Cattedra nella basilica di San Pietro, il rito è una occasione di riflessione sulla vita eterna e sulla morte.
Essa, ha osservato Benedetto XVI, “e’ portatrice di un salutare ammaestramento, perche’ costringe a guardare in faccia la realtà”. Una dimensione che “spinge a riconoscere la caducita’ di cio’ che appare grande e forte agli occhi del mondo” e ”la morte prematura di una persona cara diventa un invito a non attardarci a vivere in modo mediocre, ma a tendere al piu’ presto alla pienezza della vita”.
Benedetto XVI ha definito la messa di oggi, alla quale partecipano membri del Corpo diplomatico presso la Santa sede e numerosissimi cardinali e vescovi, una ”bella tradizione” e, come sempre in questa circostanza, ha elencato uno per uno i nomi dei cardinali morti tra fine 2007 e nel corso del 2008: dieci in tutto, mentre nello stesso arco di tempo sono deceduti 103 vescovi. Proseguendo nell’omelia, il papa ha affermato che “Dio è la vera sapienza che non invecchia, è la ricchezza autentica che non marcisce, è la felicità a cui aspira in profondità il cuore di ogni uomo. Questa verità, che attraversa i Libri sapienziali e riemerge nel Nuovo Testamento, trova compimento nell’esistenza e nell’insegnamento di Gesù”.
Il pontefice ha sottolineato che “nella prospettiva della sapienza evangelica, la stessa morte è portatrice di un salutare ammaestramento, perché costringe a guardare in faccia la realtà; spinge a riconoscere la caducità di ciò che appare grande e forte agli occhi del mondo. Di fronte alla morte perde d’interesse ogni motivo di orgoglio umano e risalta invece ciò che vale sul serio. Mi riferisco qui a quell’aspetto, per così dire, positivo della morte che è sempre stato riconosciuto da filosofi e scrittori, cioè al fatto che essa, pur nella sua dolorosa ineluttabilità, dice comunque una cosa vera e molto importante: che tutto finisce, tutti in questo mondo siamo di passaggio, perché tutti siamo creature. In una parola, nessuno di noi è Dio”.