Cosa c’è dietro la nomina da parte di Papa Francesco del nuovo Prefetto per le Chiese Orientali?
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 23.11.2022 – Andrea Gagliarducci] – Per l’incarico di Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, Papa Francesco ha scelto l’Arcivescovo Claudio Gugerotti [*], dal 2020 Nunzio Apostolico nel Regno Unito. La carriera diplomatica del presule italiano è nata un po’ “per caso”. Specialista di liturgia orientale e parlando fluentemente russo e armeno, Gugerotti giunse a Roma per prestare servizio nella Congregazione per le Chiese Orientali, dove aveva ricoperto il ruolo di Sottosegretario prima di iniziare la carriera di “ambasciatore del Papa”. La sua recente nomina è stata un po’ una sorpresa, visto che secondo le voci vaticane il Cardinale Leonardo Sandri, 79 anni e Capo del Dicastero dal 2007, sarebbe rimasto Prefetto fino all’età di 80 anni.
Come possibile sostituto si parlava del Cardinale Dominique Mamberti, diplomatico di lunga data ed ex “ministro degli esteri” della Santa Sede, ora Prefetto della Segnatura Apostolica, la massima autorità giudiziaria della Santa Sede. Il profilo di Gugerotti era tra quelli considerati possibili prefetti ma ritenuti improbabile. Un po’ per la sua carriera diplomatica ben avviata: a Londra dal 2020, era stato inviato — ha spiegato in un’intervista a Vatican News [QUI] — per continuare il dialogo tra Cattolici e Anglicani. Anche perché la sua conoscenza fluente della lingua e della cultura russa lo rendeva, agli occhi di molti, troppo vicino alla Russia e, quindi, inammissibile in tempi come questi.
Questa lettura, però, rischia di essere superficiale.
Gugerotti è un esperto di Ucraina, essendo stato Nunzio Apostolico a Kiev dal 2015 al 2020. Ma è anche un esperto di Russia e di come si muove la politica russa. Così, quando da Nunzio ha parlato del conflitto nella regione ucraina del Donbass, molto prima della massiccia aggressione russa sul territorio ucraino, lo ha fatto in termini che rispecchiavano molto la linea diplomatica di Papa Francesco.
Alla fine, sono tre i motivi per cui l’Arcivescovo Gugerotti è stato scelto come Prefetto del Dicastero:
- La sua esperienza e conoscenza non solo delle Chiese Orientali ma anche dei politici post-sovietici.
- La sua dottrina diplomatica.
- Il ruolo che può svolgere il Dicastero per le Chiese Orientali.
1. L’esperienza dell’Arcivescovo Gugerotti
Gugerotti, 67 anni, è arrivato a Roma per prestare servizio nella Congregazione per le Chiese Orientali dopo aver frequentato per tre anni teologia e liturgia orientale presso l’Istituto di studi ecumenici di Verona. Rimase nel Dicastero fino al 2001, divenendo Sottosegretario nel 1997.
Poi, Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato Nunzio Apostolico in Georgia, Armenia e Azerbajgian, incarico che ha ricoperto dal 2001 al 2011. Era a Tbilisi quando, nel 2008, c’è stata la guerra russo-georgiana, e quindi ha conosciuto il modo russo di operare.
Nel 2011 Benedetto XVI lo ha nominato Nunzio Apostolico in Bielorussia. Lì ha potuto visitare i prigionieri politici, negoziando direttamente con il Presidente Aleksandr Lukashenko. Questa confidenza con il Presidente bielorusso è tornata utile alla fine del 2020 quando Papa Francesco lo ha inviato in Bielorussia per parlare con Lukashenko e negoziare il ritorno dell’Arcivescovo di Minsk, Mons. Tadeusz Kondrusiewicz, che si era recato all’estero per una serie di celebrazioni ed era stato impedito poi dalle autorità dal ritorno in patria [QUI]. Non era potuto tornare a casa perché – si diceva – il suo passaporto era scaduto. Gugerotti è riuscito nella missione e Kondrusiewicz è tornato in tempo per festeggiare il Natale, poi ha lasciato il suo posto quando ha compiuto 75 anni il 3 gennaio 2021.
Dal 2015 al 2020 Gugerotti è stato Nunzio Apostolico in Ucraina. Purtroppo ereditò una situazione di conflitto nata in seguito all’annessione russa della Crimea. Ciononostante è riuscito a raggiungere le zone di conflitto, celebrando anche una Pasqua nel Donbass. Inoltre, è stato tra i coordinatori dell’iniziativa “Papa per l’Ucraina”. Ma, soprattutto, ha costantemente chiesto una riconciliazione russo-ucraina che vada oltre la politica e le esigenze politiche.
La sua capacità di intravedere prospettive contrastanti è dovuta anche all’ottima conoscenza della lingua russa e lo ha reso candidato a ricoprire la carica di Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali.
2. Le posizioni di Gugerotti sulla guerra in Ucraina
Per capire la dottrina diplomatica dell’Arcivescovo Gugerotti, bisogna rileggere le sue dichiarazioni durante il conflitto nella regione del Donbass.
Nel dicembre 2019, il vertice di Parigi ha riunito il Presidente russo Vladimir Putin e il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, con il Presidente francese Emmanuel Macron e poi il Cancelliere tedesco Angela Merkel nella capitale francese. Commentando i risultati di quell’incontro [QUI], Gugerotti ha sottolineato che l’Ucraina, nei territori di conflitto nel Donbass, ha bisogno di vivere “una vera esperienza di riconciliazione altrimenti non se ne esce. Si tampona la situazione ma si conserva di fatto un cimitero a cielo aperto”. Già allora il Nunzio disse che ciò che preoccupava era la situazione di vita nel Donbass. “Per quanto ci sia stata una de-escalation negli ultimi mesi quanto a intensità di perdite umana – raccontava il Nunzio -, è comunque una situazione di eterna precarietà. I bombardamenti continuano. La paura dei bambini rimane inalterata. Continua ad essere difficile reperire le medicine e il cibo, assicurarsi il riscaldamento”. Insomma, il Nunzio ha denunciato la precarietà patologica della situazione.
Gugerotti ha anche chiesto all’Europa di essere “meno distratta” anche solo “per l’impegno morale che ha in quanto punto di riferimento al quale l’Ucraina si è rivolta scegliendo i valori europei. Una scelta che è costata carissima in termini di vite umane ed un altissimo prezzo economico”. L’Europa è coinvolta. Intanto perché ha un conflitto in atto che mette a rischio i suoi stessi confini, ma soprattutto perché – “e questa cosa va detta” – a combattere nel Donbass ci sono alcuni mercenari europei: Italiani, Tedeschi, Francesi, Americani. Il presule italiano ha anche affermato che “la tragedia di questo conflitto è l’oblio generale”.
Nell’aprile 2018 l’Arcivescovo Gugerotti ha lanciato un appello all’Europa [QUI]. “Se l’Europa pensa di risolvere i suoi problemi guardando soltanto alle sue questioni interne, non solo non riuscirà a risolverli ma sarà schiacciata dalla pressione esterna. Per cui soltanto uno sguardo mondiale può essere oggi una salvezza per tutti. Non esiste più il ‘si salvi chi può’. Alle porte dell’Europa, c’è un conflitto ma l’Europa è troppo presa dai problemi nazionali e dalla difficoltà del suo stare insieme per accorgersene. Se non si riscopre la solidarietà internazionale come mezzo per ristabilire un minimo di diritto comune, per garantire un minimo di giustizia e equità, noi non solo non salveremo noi stessi ma lasceremo perire altre persone pentendoci poi in futuro di non aver visto”.
Gli appelli alla riconciliazione possono essere difficili da digerire per le persone che subiscono un’invasione.
Allo stesso tempo, Gugerotti aveva anche espresso una certa preoccupazione per la dichiarazione congiunta tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill, firmata all’Avana il 12 febbraio 2016 [QUI]. Mentre il Papa l’ha definito “pastorale”, i critici hanno letto la dichiarazione come sbilanciata verso le posizioni della Russia.
3. Il ruolo del Dicastero per le Chiese Orientali
Scegliendo Gugerotti, Papa Francesco ha voluto presumibilmente informare i lavori del Dicastero per le Chiese Orientali in vista di iniziative riguardanti la guerra in Ucraina. La nomina è arrivata a sorpresa, con un’aggiunta al Bollettino, ed è stata annunciata personalmente dal Papa durante l’incontro interdicasteriale in corso la mattina del 21 novembre. Sebbene Gugerotti fosse naturalmente candidato alla carica, la nomina ha il sapore di essere una delle scelte improvvise del Papa, che ha colto di sorpresa gli altri. Ma questo tipo di scelta presuppone che il Papa avesse già un progetto.
In primo luogo, Papa Francesco voleva un diplomatico alla guida del dicastero, quindi è rimasto attivo a livello diplomatico. In questo, Gugerotti è un discepolo del Cardinale Achille Silvestrini, un altro Italiano e diplomatico, che ha servito come Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali – ed è succeduto al Cardinale Sandri. In questa prospettiva, il Papa ha voluto segnalare alla Russia che stava nominando un noto Nunzio che non fosse considerato ostile. Va ricordato che il Dicastero competente per la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina è il Dicastero per le Chiese orientali. Infine, il Papa aveva bisogno di un diplomatico che sostenesse la sua linea di neutralità ma che allo stesso tempo mostrasse simpatia e comprensione per l’Ucraina. Resta da vedere come tutto questo prenderà forma e impatterà sul ruolo diplomatico della Santa Sede nel conflitto in corso.
Papa Francesco, come sappiamo, ha sempre chiesto una mediazione. E l’Arcivescovo Gugerotti, possibile interlocutore chiave con i Russi, si farà carico del compito. Dopotutto, Gugerotti ha già incontrato sia il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, che il Presidente russo, Vladimir Putin.
Poi c’è un ulteriore indizio. Il 5 marzo 2022 Gugerotti ha partecipato a una manifestazione pro-Ucraina a Trafalgar Square a Londra [QUI]. Il Nunzio ha detto: “Siamo tutti Ucraini”. Le sue parole possono rappresentare anche i sentimenti di Papa Francesco, che ha autorizzato la presenza del suo Nunzio all’evento. Dunque, Gugerotti ha già svolto il ruolo di voce del Papa. Sarà chiamato a rifarlo.
Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato in inglese ieri, 22 novembre 2022, su Catholic News Agency [QUI].
[*] L’Arcivescovo Claudio Gugerotti è nato a Verona il 7 ottobre 1955. È stato ordinato sacerdote il 29 maggio 1982 come membro del clero di Verona e della Società di Don Nicola Mazza. Ha conseguito il Dottorato in Lingue e Letterature Orientali all’Università di Venezia-Ca’ Foscari, un Dottorato in Scienze Ecclesiastiche Orientali al Pontificio Istituto Orientale di Roma e ha una Licenza in Sacra Liturgia dall’Istituto di Santa Giustina, parte del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma. È stato Professore di Patrologia all’Istituto San Zeno a Verona dal 1981 al 1984. Ha insegnato Teologia Orientale e Storia delle Chiese d’Oriente all’Istituto di Studi Ecumenici a Verona dal 1982 al 1985, Liturgia Orientale all’Istituto Liturgico Santa Giustina a Padova a alla Pontifica Università Gregoriana a Roma. Ha insegnato Lingue e Letterature Orientali alle Università Statali di Venezia, Padova, Roma e al Pontificio Istituto Orientale a Roma. Nel 1985 è entrato in servizio alla Curia romana, lavorando presso la Congregazione per le Chiese Orientali, di cui è stato nominato Sotto-Segretario il 17 dicembre 1997. È stato per 11 anni Consultore dell’Ufficio per le Celebrazioni Liturgiche Pontificie. È autore di varie pubblicazioni di studi orientali. Di madrelingua italiano, conosce varie lingue moderne e antiche: greco, latino, armeno (classico e moderno), persiano, inglese, francese e russo.
Il 7 dicembre 2001 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato Nunzio Apostolico in Georgia ed Armenia, contestualmente assegnandoli la sede titolare di Ravello, con dignità di arcivescovo. Sei giorni dopo gli è stata affidata anche la Nunziatura Apostolica in Azerbajgian, allargando così la sua missione diplomatica nell’intera regione transcaucasica. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 6 gennaio 2002, nella basilica di San Pietro in Vaticano, per imposizione delle mani dello stesso pontefice, co-consacranti gli Arcivescovi (e futuri Cardinali) Leonardo Sandri e Roberto Sarah. Papa Benedetto XVI lo ha trasferito in Bielorussia il 15 luglio 2011. Papa Francesco lo ha trasferito in Ucraina il 13 novembre 2015 e nel Regno Unito il 4 luglio 2020.