Cristiani in India. Una testimonianza

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L’India del Mahatma Gandhi, della tolleranza, della democrazia è scivolata nella vergogna. “Una vergogna per la nostra Patria”: così il premier Manmohan Singh e il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, hanno definito il pogrom contro i cristiani scatenatosi dal 23 agosto in poi nello stato dell’Orissa. “Tra loro ci sono non pochi martiri che, alla testimonianza della parola e alla dedizione apostolica, hanno unito il sacrificio della vita”.

“Né possiamo dimenticare i molti religiosi, religiose e laici volontari che, insieme ai presbiteri, si sono prodigati per diffondere il Vangelo sino agli estremi confini del mondo. La Giornata Missionaria Mondiale sia occasione per ricordare nella preghiera questi nostri fratelli e sorelle nella fede e quanti continuano a prodigarsi nel vasto campo missionario”. Partendo da queste parole di papa Benedetto XVI abbiamo incontrato suor Noemi Carbone, che opera a Madurai nel Sud dell’India e ha raccontato la situazione dei cristiani nel continente indiano. Suor Noemi fa parte dell’ordine delle Figlie di Santa Maria di Leuca, sorto nel 1941 e diffuso in Europa, Canada, Filippine ed India.

Ora com’è la situazione per i cristiani in India?
“Il problema è nell’Orissa; da noi nel sud dell’India. La situazione è tranquilla. Nel Nord, però ci sono ancora episodi gravissimi con alcuni fanatici che distruggono le chiese; sacerdoti, laici, persone innocenti uccise”.

L’India è una democrazia. Come mai avvengono questi episodi?
“Il pretesto è stato l’uccisione di un capo indù. Dell’omicidio sono stati accusati ingiustamente i cristiani. Il vero motivo è che alcuni settori fondamentalisti non accettano la nostra presenza e il nostro messaggio di uguaglianza, specie davanti alla realtà delle caste”.

Questa è la rivoluzione del cristiano che proclama la libertà e la dignità dell’uomo: quale è la vostra missione?
“Noi siamo a Maturai, nel sud dell’India. Lavoriamo nel nostro ospedale e abbiamo una scuola, dove ospitiamo bambini poveri; curiamo i lebbrosi ed aiutiamo ogni giorno le famiglie povere”.

Quale messaggio può dare per una convivenza tra le religioni in India?
“Lancio un messaggio di pace, per ogni famiglia e per tutta la Nazione. Questo è l’augurio che faccio a tutti i miei connazionali e anche a tutto il mondo, perché oggi abbiamo bisogno di pace nel mondo, nella società e nella nostra Chiesa”.

Dall’Italia, cosa possiamo fare?
“Con la vostra preghiera e con il vostro aiuto economico noi possiamo lavorare e fare di più per la nostra povera gente. Con il vostro aiuto noi sosteniamo soprattutto i lebbrosi e possiamo lavorare per tanti fratelli più poveri”.

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