Mons. Betori nuovo vescovo di Firenze. L’ingresso in diocesi

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Inizia il ministero fiorentino di mons. Giuseppe Betori. L’ex segretario generale della Cei ha presso possesso come nuovo vescovo della diocesi toscana. Una giornata densa di simboli, a cominciare dagli incontri con i bambini malati dell’ospedale pediatrico Mayer, i poveri e gli ex detenuti alla mensa della Caritas. Nel pomeriggio, l’ingresso in duomo, dopo la preghiera davanti all’immagine della Vergine della basilica della Santissima Annunziata.

In duomo, mons. Betori ha ricevuto il Pastorale dalle mani del suo predecessore, il cardinale Ennio Antonelli, chiamato a Roma alla guida del Pontificio consiglio della famiglia. Poi ha iniziato la prima celebrazione nella sua nuova cattedrale. Con lui hanno concelebrato tre cardinali (Antonelli, l’ex presidente della Cei, Camillo Ruini, e il cardinale Silvano Piovanelli) e una trentina di vescovi. E nell’omelia ha anche voluto riconoscere i ”limiti” della Chiesa di oggi, richiamando ognuno, ”secondo il proprio ruolo e responsabilità”.

“Siamo ben consapevoli del fatto che la Chiesa – ha detto – è fatta di uomini che, protesi alla virtù, restano segnati dal peccato, e ciò è vero per ciascuno di noi e anche per la nostra Chiesa fiorentina”. “Ciascuno – ha aggiunto il presule con evidente riferimento al caso di don Lelio Cantini, ridotto dal Papa allo stato laicale perché riconosciuto colpevole di abusi sessuali su minori – è chiamato a rispondere personalmente delle proprie colpe di fronte alla comunità ecclesiale e alla società. Ma se queste cose accadono, è anche perche’ l’attenzione e la vigilanza di tutti si sono in qualche modo affievolite. Ognuno di noi, e io per primo, secondo il proprio ruolo e responsabilità, siamo chiamati a impegnarci attivamente a risalire la china, in un percorso di purificazione che non ammette alibi”.

Da qui, anche l’invito ai credenti ad impegnarsi nella vita sociale e politica, a servizio del bene comune. “Il comandamento dell’amore – ha spiegato Betori – ci fa responsabili nella costruzione di un ordine giusto nella società, con particolare predilezione per i deboli e per i poveri”, ha spiegato, citando fenomeni come l’emarginazione sociale e le difficoltà affrontate dalle famiglie; “la ricerca del bene comune – ha proseguito – non è estranea a questo orizzonte evangelico, ma ne costituisce la proiezione ultima, chiedendo ai credenti di impegnarsi in prima persona nell’azione sociale e nella vita politica”. Secondo Betori “sarà doveroso domandarci in che modo la nostra comunità ecclesiale possa porsi oggi a servizio della città, non per imporre sul piano civile una visione religiosa, ma per illuminare con la forza della fede la comune ricerca di ciò che è bello, vero e giusto. Tutto questo senza che il Vangelo scada a progetto sociale, mantenendo invece il suo essere dono di grazia ed esperienza di resurrezione”.

Betori ha voluto quindi citare alcuni esponenti che hanno segnato la vita della chiesa fiorentina nel Novecento: “In questo cercare Dio, e solo Dio – ha infatti spiegato – so di farmi eco del magistero di uno dei figli illustri di questa chiesa, don Divo Barsotti. Dalla sua testimonianza, e da quella degli altri grandi cattolici del suo tempo, e avendo appena parlato di carità e di città degli uomini non possiamo non ricordare don Giulio Facibeni e Giorgio La Pira, abbiamo ancora molto da imparare”.

Foto Lorenzo Curradi/Toscana Oggi

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