Di chi sono i Mig russi alla base aereo di Al-Jufra?

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 04.11.2022 – Vik van Brantegem] – Parlare di Libia oggi in Italia è come parlare di corda in casa dell’impiccato. Trauma rimosso, paraggi d’Italia dimenticati nel tempo, caos delle milizie, senso di colpa, commiserazione dei naufraghi, ipnosi collettiva.
La domanda nel titolo è stata posta da Michelangelo Severgnini sul suo canale Telegram e ne ha fornito anche la risposta: «Sì, a Jufra sono pronti i MiG [*], come anche da noi riportato ieri. Ma di chi sono? Per Agenzia Nova sono delle “forze di Haftar”. Essendo Haftar a capo dell’Esercito Nazionale Libico, istituito nel marzo 2015 con voto del Parlamento, significa che Agenzia Nova declassa d’arbitrio quelle forze, da esercito nazionale a forze private di Haftar. Nessun accenno alle basi turche in Tripolitania e ai finanziamenti italiani alla giunta militare illegale insediata a Tripoli che noi chiamiamo governo. Questa è Propaganda di Guerra, Lor Signori. Questo significa negare l’autodeterminazione dei libici. Ed è così che la Libia viene spiegata in Italia. Poi dice che nessuno parla di Libia perché nessuno capisce di Libia e però nel frattempo abbiamo perso 3/4 dello scambio commerciale dal 2011 a oggi. Fenomeni».
[*] Il Mikoyan MiG-29 Fulcrum è l’incarnazione dell’aereo militare russo. Questo intercettore supersonico e caccia multiruolo è una leggenda, di superiorità aereo. È stato esportato dalla Russia in numerosi Paesi ed è la spina dorsale di molte Forze aeree. Combina in modo unico l’incredibile manovrabilità con la grande velocità. I primi MiG-29 sono stati consegnati all’aviazione sovietica nel 1983. Fino ad oggi, sono stati costruiti più di 1500 MiG-29 in varie versioni. La presenza di MiG-29 russi in Libia era stata rivelata dal Comando USA in Africa (Africom) nel maggio 2020, riferendo dell’arrivo in Libia di 14 caccia. In una nota, Africom aveva sostenuto che Mosca aveva “schierato aerei da combattimento in Libia per fornire supporto aereo al Gruppo Wagner”, la Compagnia Militare Privata Wagner (un’organizzazione paramilitare russa) impegnata al fianco alle Forze dell’Esercito Nazionale Libico.

Michelangelo Severgnini, nato a Crema nel 1974 oggi vive a Napoli. È documentarista e regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. È stato redattore di Radio Onda d’Urto dal 1999 al 2001. Ha pubblicato Good morning, Pristina! – diario di un giornalista radiofonico tra Kosovo e Serbia” (Prospettiva edizioni 2000). In qualità di compositore e contrabbassista incide l’album 2001: odissee infrante alle periferie dell’impero” (MAP produzioni 2001). Realizza li primo documentario nel 2002, Il ritorno degli Aarch- i villaggi della Cabilia scuotono l’Algeria (60’). Nel luglio 2004 gira in Iraq …e il Tigri placido scorre – istantanee dalla Baghdad occupata (70’). Tra il 2004 e il 2008 partecipa come video-autore per l’agenzia H24 a numerosi documentari televisivi in onda su LA7 e Rai3, tra cui Stato di paura (premio della critica Ilaria Alpi nel 2007). Il terzo lavoro indipendente esce nel settembre 2008, Isti’mariyah – controvento tra Napoli e Baghdad (80’, edito da Peacereporter.net, con le musiche dei Radiodervish, già vincitore nel 2006 del Premio Internazionale Documentario Reportage Mediterraneo nella sezione creatività e nel 2008 del primo premio assoluto per la miglior opera in concorso al Sole e Luna doc festival). Dal 2007 cura il sito Kapdkjumb.it, su cui tiene un diario in rete. Nell’estate 2008, dopo aver interrotto la sua collaborazione con la tv, ha lasciato l’Italia e si è trasferito ad Istanbul, dove ha girato il film Katırlar doğurunca (Quando le mule partoriranno), in collaborazione con la casa di produzione Figli del Bronx. Anima il progetto Exodus-Escape from Lybia-Fuga dalla Libia in contatto con centinaia di persone in Libia. È il regista de L’Urlo, un docufilm sulla situazione libica che ribalta totalmente la narrazione mainstream. Il suo eccellente lavoro, con reportage sul campo e documenti alla mano, è stato boicottato ovunque in Italia e non solo. È anche l’autore del libro L’urlo. Schiavi in cambio di petrolio (l’AntiDiplomatico Edizioni 2022, 350 pagine, che diffonde quello che i media italiani non raccontano sulla Libia.

«Il fatto è che raccontare la verità sulla Libia oggi è una sfida che comporta la possibilità di soccombere. Con l’Ucraina si salta in aria tutti oppure ci si fa una carriera sopra. Con la Libia c’è il forte rischio che ti passino sopra con un caterpillar e nessuno nemmeno se ne accorga. Fare emergere questa storia significa scomodare (e mandare in galera) troppe persone. Inoltre è una storia il cui nesso con la nostra miseria non è visibile. Non è una pandemia, ma abbiamo perso ugualmente 3/4 dello scambio commerciale con la Libia dal 2011. Quanto sia l’incidenza sul caro bollette italiano degli ultimi 10 anni non si sa. Io non lo so calcolare e gli esperti sono girati dall’altra parte. Ma si può immaginare. Pure buttiamo soldi in armi (mezzo miliardo inviato alla giunta militare di Tripoli negli ultimi anni), ma ci piace raccontarci che sono per i migranti. Senza nesso con la nostra miseria, nessuno mi porgerà una mano. Letteratura d’evasione, sforzo esotico, pensano. Tutt’al più questa è la considerazione. Certo, avrei potuto accettare i soldi di Soros, tagliare la metà di quello che emerge da questa ricerca (come richiesto) e sfilare su tappeti rossi, con casetta, motocicletta in giardino e camicie sempre nuove. Ma non è la strada che scelgo da 20 anni a questa parte, da quando faccio questo mestiere. Non vi chiedo un aiuto, ad ogni modo: soccombere non è la peggiore delle possibilità. Ma se volete che questa ricerca continui, potete provare con un contributo su questo conto: IT22P3608105138250926550940 e acquistare il libro L’urlo. Schiavi in cambio di petrolio [QUI]» (Michelangelo Severgnini).
Schiavi in cambio di petrolio illegale
Parlare di Libia oggi in Italia è come parlare di corda in casa dell’impiccato. Trauma rimosso, paraggi d’Italia dimenticati nel tempo, caos delle milizie, senso di colpa, commiserazione dei naufraghi, ipnosi collettiva. Intanto La Libia sta per risorgere. E questa è la sua storia. L’urlo è il risultato di una ricerca di 4 anni in stretto contatto con le fonti dirette sul terreno in Libia.

L’urlo è prima di tutto un film presentato all’ISCI Film Festival di Istanbul nel maggio del 2022. Il trailer è disponibile QUI.
«Nel giugno del 2018, oltre 4 anni fa ormai, scoprii un metodo basato sulla geo-localizzazione che mi permette da allora di entrare in contatto con persone che abbiano accesso a internet da un dato luogo geografico. Fu così che nel giro di poche settimane mi trovai in contatto con centinaia di migranti-schiavi in Libia. Alcuni mesi più tardi diedi vita al progetto Exodus – fuga dalla Libia”, per pubblicare tutto il materiale che andavo raccogliendo. I messaggi vocali ricevuti sul mio telefono, le foto e i video, insomma tutto quanto è stato raccontato da questa marea di gente è stato pubblicato sui canali del progetto» (Michelangelo Severgnini).

Exodus – Escape from Libya – Fuga dalla Libia
Il materiale video e audio raccolto dalla Libia è consultabile QUI, QUI e QUI.
Il film che nessuno osa trasmettere, non è distribuito ma è possibile organizzare proiezioni contattando il regista via Email QUI.
Pagina Facebook QUI.
L’urlo non è il grido di dolore dei migranti che annegano nel Mediterraneo. L’urlo è il tentativo di abbattere il muro di manipolazione e silenzio eretto in Europa per nascondere la verità sulla Libia. un diabolico meccanismo di sfruttamento neo-coloniale che ha distrutto uno Stato sovrano, sprofondato nella guerra civile i suoi abitanti, depredato le sue risorse. Schiavi in cambio di petrolio. Un patto scellerato tra governi europei e milizie – benedetto da NATO e ONU – in vigore dal 2011. Migliaia di esseri umani, rapiti, torturati e ridotti in schiavitù in Libia. Migliaia di barili di greggio derubati e contrabbandati in Europa. È questo l’accordo. È questa la storia che non si può raccontare.
Dalla prefazione di Abdul Hadi Al-Huweej, ex Ministro degli Esteri libico e Presidente del Partito per il Futuro Libico: «L’urlo è un messaggio forte, chiaro e coraggioso di un grande scrittore che urla a modo suo attraverso un libro che elenca eventi documentati, con una corretta informazione, la realtà della migrazione, miraggio, illusione e strada della morte verso l’Europa. (…) L’urlo è una parola di verità chiara e trasparente sulle menzogne che circolano sul fenomeno dell’immigrazione irregolare – che ha fruttato all’Europa più di mezzo miliardo di euro per i governi che si sono succeduti a Tripoli – e il cui risultato sono state altre migliaia di migranti che pullulano nel Mediterraneo, alcuni dei quali arrivano mentre gli altri muoiono tra le onde. L’urlo è la verità sui doppi standard europei che sostengono di volere elezioni libere, giuste e democratiche in Libia. L’urlo è un grido che chiarisce la menzogna dell’Occidente sull’aiuto alla Libia per superare la sua crisi. (…) È l’urlo di una coscienza viva, consapevole e cosciente. Un urlo morale, politico, culturale, intellettuale, un urlo di umanità, l’urlo dell’uomo verso i suoi simili in un tempo di interessi e di assenza di principi. C’è qualcuno che risponde?».
La denuncia
Lo scorso fine luglio, il governo dimissionario Draghi con voto del Senato ha stanziato 11 milioni 884 mila euro per la Guardia Costiera Libica. In realtà diverse voci autorevoli in Libia denunciano come i fondi inviati dall’Italia non siano spesi dal governo di Tripoli esattamente per gli obiettivi ufficialmente stabiliti.
Lo ha denunciato ad esempio nel giugno scorso Breka Beltamar, Capo della Commissione per la Società Civile Libica e lo ha ribadito recentemente Yousef Al-Aqoury, Presidente della Commissione esteri della Casa dei Rappresentanti di Tobruk (il Parlamento libico): “Il governo di Tripoli è un governo de facto – afferma quest’ultimo-, non è soggetto all’autorità del Parlamento e quindi non c’è alcun controllo su di esso, e non c’è alcuna garanzia che questi fondi vengano destinati agli obiettivi per i quali sono stati stanziati, ed è molto probabile che questi stanziamenti finiscano a partiti e gruppi armati sospetti”.
Dal 2011 la Libia è diventata la meta dell’ondata migratoria del continente africano. La maggior parte dei migranti si ferma però nella zona di Tripoli, dove finisce nei centri di detenzione.
Schiavi in cambio di petrolio: gli affari sporchi tra Italia e Libia
Questa storia ha ripercorso Byoblu con la denuncia di Michelangelo Severgnini sugli accordi sotto banco tra Italia e Libia, per il commercio di petrolio e di esseri umani: QUI.
Qual è il collegamento tra i finanziamenti che l’Italia fornisce al Governo libico, il traffico illegale di petrolio e la tratta di esseri umani? Dove finiscono i soldi degli Italiani inviati dal Governo italiano in Libia?
La risposta nell’intervista esclusiva al Presidente della Commissione esteri della Casa dei Rappresentanti di Tobruk (il Parlamento libico): «I soldi inviati dai governi italiani ai governi di Tripoli in questi anni non sono mai stati legati al tema della migrazione. Sono stati finanziamenti a scopo militare. A cominciare dai 12 milioni di euro stanziati dal Governo Draghi dimissionario lo scorso fine luglio. In questo momento in cui le milizie di Tripoli stanno lentamente defezionando una dopo l‘altra, lasciando sguarnito il Premier Dabaiba, appoggiato dall’Occidente ma privo della fiducia del Parlamento, c’era bisogno di soldi freschi, per comprare i favori delle ultime milizie rimaste, per rinforzare gli arsenali, prima che Tripoli cada sotto il controllo delle autorità libiche legittime. Questa intervista è una straordinaria fotografia della Libia oggi, come nessun altro ve la racconta» (Byoblu).
La dichiarazione delle tribù libiche contro l’occupazione NATO
di Michelangelo Severgnini
l’AntiDiplomatico, 22 giugno 2022
Mentre i pozzi della Libia sono chiusi dallo scorso febbraio, in seguito a una mobilitazione popolare, per negare che i proventi finiscano nelle casse del governo usurpatore di Dabaiba, insediato a Tripoli con la forza militare delle milizie e il sostegno della NATO.
Mentre il Premier Bashagha, votato dal Parlamento, si è temporaneamente stabilito a Sirte con il proprio governo, nell’impossibilità di raggiungere la capitale per l’opposizione delle milizie e delle forze NATO.
Mentre Regno Unito e Turchia negli ultimi mesi hanno quasi quotidianamente effettuato voli militari cargo verso Tripoli.
Mentre la città di Sabratha, sulla costa occidentale, è caduta sotto il controllo dell’Isis, improvvisamente ricomparso in Libia.
Mentre gli inviati internazionali tornano a chiedere elezioni, dopo essere stati responsabili dell’annullamento di quelle che si sarebbero dovute tenere lo scorso 24 dicembre, nel timore che Saif Gheddafi diventasse il nuovo Presidente della Libia.
Mentre l’Europa sprofonda in un delirio militarista accompagnato da una crisi energetica e il governo Draghi ignora e anzi ostacola il processo democratico in Libia privando l’Italia di un approvvigionamento strategico di risorse prime.
Mentre tutto questo accade, i leader delle tribù libiche sono tornati ad unirsi, lanciando il movimento “Libia, pace e amore”.
Riportiamo di seguito la dichiarazione finale dell’incontro tenuto lo scorso 18 giugno.
«Ciò che il nostro amato Paese, la Libia, sta attraversando da più di dieci anni, ha dipinto un quadro esistente e tragico contaminato dal sangue dei suoi figli e dalla perdita della sua sovranità in guerre inutili, non importa quante giustificazioni e cause, che è stigmatizzato come assurdo e sospetto perché l’assassino è libico e l’assassinato è libico e perché ha prodotto la perdita di una generazione di giovani tra morti e disabili fisici o malati di mente.
Quindi è importante neutralizzare un’intera generazione fuori dal volante di produzione e sviluppo. Questa guerra, che ogni giorno approfondisce l’abisso e il divario tra i figli di un popolo e apre il campo ai fautori della secessione e della divisione, oltre a contribuire fortemente all’attuazione di piani e agende estere nel cambiare la mappa demografica del popolo libico e penetrando nella sua struttura sociale che è sempre stata e nel corso della storia è il fattore forte ed efficace nella protezione della Libia e delle sue entità come stato o regione geografica della regione.
Questa struttura ha contribuito alla battaglia contro successive campagne coloniali contro il popolo libico. L’ingerenza straniera va a scapito della vita, del sostentamento, della stabilità, della sovranità e dell’indipendenza della Libia e del suo popolo. Oggi siamo tutti chiamati come libici, nati in questa terra e in essa cresciuti, a stare uniti contro tutta questa assurdità e questa perdita, traendo ispirazione dalle lezioni del passato lontano e vicino, ricordando la lotta dei padri e dei nonni che sacrificarono la vita per il bene della libertà, dell’indipendenza e della dignità della Libia.
Procedendo da tutte le costanti nazionali unificanti e basato sui nostri nobili valori il sistema morale derivato dal Libro di Dio e dalla Sunnah del Suo Profeta e del Suo Nobile Messaggero Maometto che dipinse un quadro creativo del mosaico del nostro tessuto sociale libico, caratterizzato dalla sua coesione e interdipendenza. E rispetta la parola di Dio Onnipotente nel nome di Dio, il Misericordioso. Dio ti chiarisce i suoi versetti affinché tu possa essere guidato.
Ecco perché noi, riuniti al Forum di Amore e Pace in Libia, affermiamo quanto segue:
1) La Libia è uno stato civile e democratico unificato, in cui il potere viene trasferito pacificamente attraverso elezioni democratiche e tutte le parti si impegnano a rispettarne i risultati, e tutte le istituzioni si impegnano alla completa imparzialità tra tutte le parti. Criminalizza l’uso della forza per ottenere il potere.
2) Tenere le elezioni presidenziali e parlamentari senza ritardi quest’anno 2022. Affermiamo che le elezioni sono la soluzione in Libia e sono l’unico modo per unire la Libia, ripristinare la sua sovranità e respingere ogni nuova fase di transizione e le loro estensioni che non hanno portato altro che distruzione e devastazione alla patria e al cittadino.
3) L’Alta Commissione Elettorale è chiamata ad annunciare immediatamente le liste definitive dei candidati presidenziali e parlamentari, ricordando loro di assumersi la piena responsabilità di impedimenti e ritardi e di procedere allo svolgimento delle elezioni presidenziali e parlamentari, nel rispetto della volontà di tre milioni elettori e respingendo la nazionale Interferenze esterne nei suoi affari.
4) La Libia è un’unità unica e indivisibile e che preservare il suo suolo, l’unità e il credo del suo popolo sono linee rosse che non possono essere toccate. Respingiamo anche le interferenze straniere da parte di paesi e ambasciatori nei paesi negli affari del paese nella forma e sostanza.
5) Rifiutare la logica delle guerre e dei combattimenti tra libici, rifiutare l’incitamento a farlo, e fare della nostra gioventù il suo carburante, rifiutare i conflitti regionali e tribali e affermare che il dialogo e la riconciliazione sono l’unico modo per costruire il nostro Stato.
6) L’identità libica è comprensiva di tutti i libici con il loro patrimonio culturale, linguistico e sociale, e noi ci rifiutiamo di giocarci o smantellarlo e obbligare lo Stato a preservare il patrimonio storico libico, compreso il patrimonio culturale, religioso e linguistico, e a criminalizzare la manomissione.
7) Rifiuto di utilizzare i media, le piattaforme culturali, educative e religiose per incitare alla violenza L’odio, il tradimento, l’espiazione, l’intimidazione o l’inganno che portano ad accendere il fuoco del conflitto tra città, villaggi e individui in tutte le parti della Libia sono atti criminali punibili legalmente e socialmente.
8) L’establishment militare e di sicurezza libico è leale a Dio e quindi alla patria, e non è appannaggio delle tribù Alcune regioni e città ed essere letterali nella gerarchia militare, che è un criterio base per selezionare i leader secondo le leggi.
9) Chiediamo fortemente allo stato libico e alle autorità interessate di mantenere l’anagrafe civile e il sistema numerico nazionale, unico garante dopo Dio dei dossier di cittadinanza libica per tutti i libici senza eccezioni.
La disobbedienza popolare e civile rifiuta tutte le nuove fasi di transizione e le loro estensioni che non hanno portato nulla se non distruzione e devastazione alla patria e al cittadino. In conclusione, chiediamo a tutto il popolo libico di radunarsi attorno a “Libia, amore e pace” e di lavorare per raggiungere questi obiettivi.
Che Dio protegga la Libia e il suo popolo.
Pace, misericordia e benedizioni di Dio.
Emesso a Tripoli sabato 18 giugno 2022 d.C.».
Foto di copertina: le forze dell’Esercito Nazionale Libico hanno pubblicato il 2 novembre 2022, per la prima volta, le immagini dei caccia russi MiG-29 di stanza presso la base aerea di Al-Jufra (Fonte: Alwasat).