Scuola e unversità. Dalla protesta al dialogo: le voci degli studenti cattolici

Manifestazioni e occupazioni, ma anche volontà di dialogo e confronto sui contenuti. E’ il vasto mondo degli studenti italiani, che in queste ore sta protestando contro il “decreto Gelmini” e la riforma di scuola e università. Tra questi anche il vario ventaglio delle sigle degli studenti cattolici, più orientato “alla discussione e alla elaborazione di documenti”, che “alle proteste di piazza”, come spiega a Korazym Silvia Sanchini, presidente nazionale della Fuci, la Federazione degli universitari cattolici.
“Noi ci rifacciamo all’insegnamento di Napolitano, secondo cui ‘non bisogna dire solo dei no’ – spiega a korazym.org la presidente – La Fuci non è per indole portata alle manifestazioni di piazza, nessuno dei nostri gruppi ha partecipato a cortei di protesta o ad occupazioni, anche se lasciamo a tutti il legittimo diritto di manifestare”.
Di “cose positive” nel decreto Silvia Sanchini ne vede ben poche, se non “la necessità di regolamentare una situazione che oggettivamente non funziona”. Sulle note negative del decreto, invece, il fatto che “non si può regolamentare una materia così complessa con un decreto del ministro dell’Economia”, ma soprattutto “è inaccettabile la trasformazione delle università pubbliche in fondazioni” e il blocco delle assunzioni previste nel decreto “porterà ad inevitabili ricadute sulla didattica, ma soprattutto sulla ricerca”, che al contrario “dev’essere potenziata”, e se ci devono essere tagli, devono avere un carattere di equità”.
Nel pomeriggio il ministro Mariastella Gelmini aveva scelto di incontrare tutte le sigle studentesche, tra cui quelle cattoliche. Per la Fuci c’era il vicepresidente Luca Bilardo, che ha trovato, a suo dire, “un ministro teso e sotto pressione: ha la convinzione che la protesta sia fortemente ideologizzata”. “Secondo noi della Fuci – chiarisce Bilardo – bisogna mettere da parte le ideologie e far circolare i contenuti”, anche se, ammette, “dialogare ora è tardi, il decreto potrà essere presto una legge. Ma c’è spazio per il decreto di attuazione che sarà una fase successiva a questa, dove si potrà incidere diversamente”.
“Bisogna coltivare il confronto – continua – perché il rischio più evidente è che si esasperino i toni della piazza e ci sia una definitiva chiusura”. A colloquio con il ministro c’erano anche altre sigle del mondo cattolico. “Abbiamo chiesto di non penalizzare il diritto allo studio delle periferie”, spiega Marco Iasevoli, responsabile dei giovani di Azione cattolica e presente all’incontro con il Movimento studenti. “Il ministro ci ha assicurato che le variazioni saranno di carattere amministrativo ma non verranno chiusi plessi scolastici”, ha aggiunto.
Per Iasevoli un motivo di apprensione reale è quello del monte ore, il cui ridimensionamento potrebbe “penalizzare soprattutto gli istituti tecnici e professionali, incidendo sul numero di ore dedicate ai lavoratori e alle attività pratiche”. Per quanto riguarda invece il blocco del turn over “un diverso rapporto tra numero di studenti e di insegnanti potrebbe danneggiare la didattica”.
Ci sono anche gli studenti palesemente schierati per il si al decreto-riforma. “Oltre alla fiction delle occupazioni c’e’ un’università che vive”, recita il grande striscione con scritta rossa su fondo bianco che gli studenti della lista universitaria “Ateneo Studenti” della Cattolica di Milano hanno appeso su una parete del chiostro dell’ateneo di largo Gemelli. Il senso del messaggio lo spiega Federico, esponente del movimento vicino a Comunione e Liberazione: “Quello che vogliamo dire e’ che la realtà non e’ quella rappresentata dai media, che hanno parlato di una Statale a ferro e fuoco, mentre ci sono state assemblee con al massimo 50 studenti”.
Anche la riforma Gelmini secondo Federico non e’ presentata dai media in maniera imparziale: “Per questo abbiamo deciso di fare una rassegna stampa murale con le riproduzioni di diversi articoli usciti sulla stampa, per dare un’informazione più completa”. Della riforma i ragazzi di Ateneo Studenti dicono che “non e’ perfetta”, ma che condividono lo spirito di fondo di “tagliare per ridurre gli sprechi”. “Guarda caso – commenta Federico – le prime università a mobilitarsi sono state proprio quelle in rosso come Palermo e Firenze”. A sentire gli studenti in pausa nel chiostro della Cattolica, l’iniziativa di Ateneo Studenti e’e’ perlopiù condivisa: “La riforma è equa e giusta e i tagli non mi preoccupano”, dice Marco, mentre per Lorenzo, “tantissimi manifestano per moda, senza neanche sapere perchè lo fanno”.
In tutto questo si fa sentire anche la voce della Conferenza Episcopale Italiana. In un’intervista ad Apcom, monsignor Diego Coletti, presidente della “Commissione episcopale per l’Educazione cattolica, la scuola e l’università”, apre alle “classi-ponte” proposte dalla Lega e affronta il tema dei tagli del personale. Secondo il vescovo le manifestazioni di piazza degli studenti, anche se “vivaci”, sono legittime, purché si svolgano nel rispetto delle regole democratiche. Esse, anzi, espongono “un inventario di esigenze e disagi ai quali bisogna fare attenzione”. Anche se, alla fine, il dialogo e il confronto, sostenuto dal ministro Gelmini, è l’unica via percorribile.
“Ci sono manifestazioni di piazza che seguono un iter di correttezza democratica e sono assolutamente legittime e rispettabili e ci sono, invece, inaccettabili atti di violenza da parte di minoranze aggressive, che impediscono addirittura agli altri di usufruire di beni e servizi a cui hanno diritto”, afferma il vescovo di Como. Se da un lato c’è “un’atmosfera politica un po’ deprimente, da una parte e dall’altra. Si vede poco lo sforzo di smorzare i toni della polemica per esaminare i problemi”, dall’altra “Ci vuole un sussulto di dialogo e di ragionevolezza, lo scontro frontale non aiuta ad affrontare i problemi complessi”.